IERI & OGGI: E IL LIBANO SOTTO ASSEDIO SCONFISSE LA FRANCIA

Nel corso della storia non sono mai mancate, in occasione di Giochi Olimpici o Mondiali, sfide sportive che mettevano di fronte colonizzatori e colonizzati. Ma questa aveva un fascino tutto particolare.

Libano-FranciaNel corso della storia non sono mai mancate, in occasione di Giochi Olimpici o Mondiali, sfide sportive che mettevano di fronte colonizzatori (europei) e colonizzati (africani, americani o asiatici). Ma questa aveva un fascino tutto particolare.

È il 23 agosto del 2006 ed in Giappone si gioca la penultima giornata del girone A dei Mondiali di basket maschile. A Sendai si affrontano due squadre che, in comune, hanno forse la lingua parlata. Da una parte c’è la Francia terza classificata agli Europei di un anno prima che, pur priva della stella Tony Parker, può schierare un parterre de roi di assoluto rispetto: Gomis e Florent Piétrus hanno vinto il campionato spagnolo con l’Unicaja Málaga, mentre sono ben quattro i giocatori – Diaw, Petro, Mickaël Piétrus e Turiaf – impegnati nella NBA. Dall’altra c’è il Libano, alla seconda partecipazione mondiale della sua storia, guidato in panchina da un allenatore giramondo, lo statunitense Paul Coughter. I suoi uomini giocano tutti in patria. Per la nazionale mediorientale non è una partita qualsiasi. Perché una vittoria potrebbe far avvicinare la squadra allo storico traguardo degli ottavi di finale. Perché, nel lungo arco temporale compreso tra i due conflitti mondiali, il Libano era un protettorato francese. E, soprattutto, perché il loro paese è in guerra da oltre un mese con Israele: a dir la verità da nove giorni è entrato in vigore il cessate il fuoco, ma è solo con la fine del blocco navale imposto dagli israeliani che, a settembre, calerà definitivamente il sipario su un’altra pagina di sangue in Medio Oriente. La preparazione ai Mondiali è stata un vero incubo per i giocatori, che si allenavano sapendo che gli F16 israeliani sorvolavano sulle loro case. E poi l’odissea per raggiungere Turchia e Slovenia, per disputare due tornei di preparazione, tra aeroporti bombardati ed autostrade danneggiate che, di fatto, avevano isolato il paese. I giocatori non volevano saperne di andare al Mondiale: troppo importante la vita dei loro familiari. Ma, alla fine, la spedizione libanese parte alla volta della terra del Sol Levante: dopo la vittoria all’esordio contro il Venezuela, i mediorientali hanno perso contro Serbia-Montenegro ed Argentina. E adesso ci sono loro, i colonizzatori.

Il parquet di Sendai sovverte inizialmente il pronostico che vede la Francia favorita: la stella Fadi El Khatib trascina il Libano con le sue giocate, sul fronte francese l’assenza dell’infortunato Jeanneau si traduce in una fase offensiva molto compassata e stagnante. Dopo il sostanziale equilibrio delle battute iniziali, il Libano prende il largo grazie ad un paio di tiri liberi di Roy Samaha: le due squadre chiudono così il primo quarto sul 21-14. Anche nel successivo la Francia non fa molto per arginare le folate libanesi: una schiacchiata di Mickaël Piétrus riduce il distacco a due sole lunghezze, ma un lay-up di El Khatib e le bordate di Rony Fahed, complesa una tripla, riportano avanti la nazionale mediorientale che va al riposo con il massimo vantaggio (43-30).

La Francia, tuttavia, si risveglia brutalmente nella seconda metà dell’incontro: gli uomini di Claude Bergeaud assestano un parziale di 9-0 e poi, grazie al canestro del madridista Gelabale, ancora una volta si portano a due punti di ritardo dal Libano. Dilapidato il prezioso vantaggio, i mediorientali rialzano la testa ed è il solito El Khatib a mantenerli in vita con i suoi punti. Ma è soprattutto Florent Piétrus il protagonista dell’ultimo quarto: il giocatore dell’Unicaja regala spettacolo con rimbalzi e schiacchiate. Regala soprattutto punti preziosi alla Francia che consentono di risalire la china: mediorientali e transalpini giocano a rincorrersi, con i primi che viaggiano a una media di quattro punti di vantaggio. Fino a quando Boris Diaw, pure lui uscito dal guscio dell’anonimato nella seconda parte, non fissa il risultato sul 68-68. La gioia per aver agganciato, dopo un lungo inseguimento, il Libano dura tuttavia il breve spazio di una dozzina di secondi: Rony Fahed mette dentro una tripla e dà nuovamente il vantaggio alla sua squadra. Manca un minuto e mezzo alla fine. E la Francia deve recuperare tre punti. Florent Piétrus non fallisce dalla lunetta e così pure Foirest: adesso sono i libanesi a dover inseguire (72-71) quando mancano quaranta secondi. Ti aspetti una giocata decisiva di El Khatabi – a fine gara sarà il miglior marcatore con 29 punti personali – e invece è Joseph “Joe” Vogel, centro di origini statunitensi, a scrivere la storia del basket: riceve palla, si gira, segna subendo fallo e poi realizza il tiro libero aggiuntivo. 74-72. L’appuntamento con la storia è lì a ventiquattro secondi, ma c’è ancora da soffrire: Diaw va in lunetta, può riequilibrare nuovamente le sorti dell’incontro a sei secondi dalla conclusione. Mette dentro il primo: 74-73. Prosegue con il secondo. Il tiro è corto, la palla tocca il ferro e torna in campo: all’ultimo secondo finisce tra i palmi di Foirest che tenta il tiro della disperazione. Palla fuori bersaglio. Fischio finale. Vince il Libano delle famiglie sotto assedio, vince il Libano senza giocatori nella NBA, vince il Libano umile contro una Francia presuntuosa. “Siamo stati davvero deludenti e non abbiamo preso abbastanza sul serio la partita – ammette a fine partita Bergeaud – questo è un momento storico per noi perché non abbiamo rispettato i nostri avversari”. Con il sorriso fanciullesco di chi ha appena compiuto un’impresa, Khalaf commenta una vittoria inattesa: “Questa vittoria, comunque, non significa nulla se domani non facciamo risultato contro la Nigeria. Per me, quella partita è più importante del successo di oggi”.

Ma il miracolo non si ripeterà: il Libano esce sconfitto 95-72 contro la formazione africana, fallendo così la qualificazione al turno successivo. La Francia avanza e chiuderà al quinto posto la sua avventura in terra nipponica. Ma sulle maglie dei transalpini rimarrà per sempre incancellabile la macchia della sconfitta contro i libanesi. I quali tornano comunque a casa con una storia da poter raccontare ai propri figli, nel frattempo tornati alla normale vita di tutti i giorni dopo il cessate il fuoco del 14 agosto. Eccola, la vittoria più bella, da aggiungere al 74-73 di Sendai.

Simone Pierotti

SPAGNA: AL BARCELLONA LA SUPERCOPPA

In Spagna, il primo trofeo della nuova stagione va al Barcellona che batte 4-0 il Siviglia con tre gol di Messi.

Alla faccia della rimonta. Lionel Messi ricomincia da una tripletta, una delle tante messe a segno in questo anno solare, e conduce il Barcellona ad una vittoria che più limpida non si può: 4-0 e Supercoppa di Spagna in cassaforte, la sconfitta di  Siviglia (3-1) cancellata dai gol dell’argentino, dalle  geometrie di Xavi e Iniesta, dalla rapidità di Pedro. Gli uomini di Guardiola conquistano così il primo trofeo stagionale e regalano a Sandro Rosell la prima gioia da nuovo presidente della polisportiva blaugrana.

Come annunciato alla vigilia, il tecnico catalano richiama tra le riserve i giovani prodotti del vivaio e punta tutto sui reduci dal Mondiale: nella retroguardia si rivedono il portiere Valdés ed il centrale Piqué, le chiavi del centrocampo sono affidate a Busquets e Xavi mentre in attacco Messi viene lanciato dal primo minuto e, sulla corsia opposta, trova spazio Pedro. Ibrahimović parte invece dalla panchina, così come David Villa. Il Siviglia è impegnato negli spareggi per l’accesso alla Champions’ League e si vede: Álvarez lascia momentaneamente a riposo i titolari e prova a difendere i due gol di vantaggio dell’andata con i rincalzi. Niente maglia da titolare per Cigarini, Perotti e Luís Fabiano, mentre Kanouté si accomoda sulle tribune del Camp Nou.

La strategia del tecnico andaluso dura nemmeno un quarto d’ora: Pedro riceve palla sulla destra ed esegue una strabiliante serpentina tra le maglie della difesa biancorossa, poi il suo passaggio rasoterra viene deviato in porta dal malcapitato Konko. L’autorete dell’ex genoano riapre, così, immediatamente la contesa. Che viene virtualmente chiusa undici minuti più tardi: splendida intuizione di Xavi che serve Messi nel corridoio centrale, al resto ci pensa la Pulga che batte in velocità l’addormentata difesa sivigliana e conclude alle spalle di Palop. Al Barcellona basterebbero queste due reti per alzare il trofeo e invece i culé non sono ancora sazi: grande azione tutta in velocità con tocchi di prima, ottima progressione di Dani Alves che serve il pallone del 3-0 a Messi, su cui Konko interviene in evidente ritardo.

Nella ripresa Álvarez prova a giocarsi i suoi assi, mandando in campo al quarto d’ora proprio i tre esclusi eccellenti. Ma la testa è ormai proiettata al ritorno della delicata sfida contro lo Sporting Braga che vale il visto per l’Europa. Nel frattempo Iniesta e Villa rilevano Bojan e Pedro e sono proprio i due nuovi entrati a creare i presupposti per la quarta ed ultima rete, che giunge allo scoccare del novantesimo: l’ex attaccante del Valencia lancia il compagno di squadra e di nazionale, nel cuore dell’area piccola si inserisce Messi che al quale Iniesta porge un assist facile facile da depositare in rete. È il trionfo catalano, sul quale però si materializza una piccola ombra, quella di Zlatan Ibrahimović: l’attaccante svedese rimane in panchina, scuro in volto. Saprà guadagnarsi la fiducia di Guardiola o la sua avventura a Barcellona è già giunta al capolinea?

Sabato 22 agosto 2010
BARCELLONA-SIVIGLIA 4-0 (3-0)
Camp Nou, Barcellona

BARCELLONA (4-3-3): Valdés; Alves, Piqué, Abidal, Maxwell; Busquets, Keita (86’ Adriano), Messi, Bojan (55’ Iniesta), Pedro (55’ Villa). All. Guardiola.

SIVIGLIA (4-4-2): Palop; Dabo, Konko, Escudé, Fernando Navarro; Jesús Navas, Zokora, Romaric (59’ Cigarini), Capel (59’ Luís Fabiano); Alfaro (59’ Perotti), Negredo. All. Álvarez.

ARBITRO: Fernando Teixeira.

GOL: 13’ Konko ag, 24’, 44’ e 90’ Messi.

NOTE: ammoniti Piqué e Romaric.

Simone Pierotti

È MORTO HAROLD CONNOLLY, MARTELLISTA ROMANTICO

Harold ConnollyIl campione olimpico di lancio del martello Harold Connolly è morto il 18 agosto, per un attacco cardiaco mentre stava facendo ginnastica in una palestra di Catonsville nel Maryland, la cittadina dove viveva con la sua seconda moglie.

Nove volte campione nazionale statunitense e medaglia d’oro nel martello alle Olimpiadi di Melbourne del 1956, Connolly era nato nel Massachussets nel 1931 con una malformazione al braccio sinistro che ne aveva menomato lo sviluppo.

Proprio per tonificare la muscolatura delle braccia, aveva cominciato a praticare il lancio del martello negli anni del college a Boston, e nel 1955 era diventato il primo statunitense a superare il muro dei 200 piedi, con un lancio di 61,42 m.

Durante le Olimpiadi di Melbourne era balzato agli onori delle cronache per la sua love story con un’altra medaglia d’oro nei lanci: la discobola cecoslovacca Olga Fikotovà, conosciuta al villaggio olimpico.

Sbocciata in piena guerra fredda, la loro passione, al pari di due moderni Romeo e Giulietta, era stata ostacolata dai pessimi rapporti diplomatici tra i loro rispettivi paesi; e solo la titanica determinazione di Connolly, che nel 1957 andrà a chiedere (e ottenere) la mano di Olga ai massimi dignitari del regime cecoslovacco, renderà possibile il loro matrimonio a Praga, con una spettacolare cornice di due ali di folla festante.

La coppia andrà a vivere negli Stati Uniti, farà un figlio che diventerà un discreto decatleta, per poi scoppiare e divorziare a metà degli anni settanta. Nel frattempo Connolly partecipa ad altri tre giochi olimpici, quelli di Roma 1960, Tokyo 1964 e Città del Messico 1968. Fallisce di poco la qualificazione per quelli di Monaco 1972, classificandosi al quinto posto nei Trials alla veneranda età di quarantun anni.

Sia durante la carriera sportiva (da dilettante), che dopo il ritiro, Harold Connolly aveva lavorato come insegnante alle scuole superiori, e nel 1983, nel corso di un’intervista al New York Times aveva candidamente ammesso l’uso di steroidi anabolizzanti. Niente di illegale per quei tempi, comunque. Gli steroidi anabolizzanti verranno banditi ufficialmente solo nel 1976.


Giuseppe Ottomano

SPAGNA: STASERA IL RITORNO DI SUPERCOPPA

Questa sera a Barcellona si assegna la Supercoppa di Spagna: si parte dal 3-1 del Siviglia di sette giorni fa.

BarcelonaVia all’operazione “remuntada”. Non sarà un gioco da ragazzi, nel vero senso della parola: i canterani rientrano nei loro ranghi, ora tocca ai campioni del mondo. Stasera al Camp Nou si assegna la Supercoppa di Spagna: dopo il 3-1 patito sette giorni fa a Siviglia, il Barcellona è chiamato all’impresa. Guardiola non commetterà più l’errore che gli è costato caro in Andalusia e vuole naturalmente scacciare il fantasma dell’Inter, evocato dal quotidiano catalano “Mundo deportivo” (il riferimento è alla semifinale dell’ultima Champions’ League, nella quale i meneghini vinsero 3-1 all’andata: al Camp Nou a nulla valse il gol di Piqué per raggiungere la finalissima).

Tra i blaugrana dovrebbe entrare a gara in corso il grande colpo del calciomercato di quest’estate, David Villa: il centravanti asturiano ha già promesso un’esultanza inedita, tutta per il Camp Nou, nel caso in cui dovesse andare a segno. Frattanto continua a tenere banco il caso Ibrahimović: lo svedese ha fatto sapere che non ha “intenzione di muoversi dal Barcellona”, mentre Guardiola dribbla le domande dei giornalisti ad ogni conferenza stampa. Ed è di oggi la notizia di un presunto interesse da parte del Real Madrid: dopo l’arrivo di Özil il direttore generale Valdano aveva assicurato che la campagna acquisti delle merengues è chiusa e che, adesso, ci sarà da sfoltire la rosa. Eppure, secondo il quotidiano filomadridista “Marca”, sarebbero stati messi sul piatto 35 milioni di euro per lo svedese, una bazzecola al confronto con la richiesta a tre cifre avanzata dal Manchester City. Ed anche il Milan ha messo gli occhi addosso sull’ex interista, autore del provvisorio vantaggio catalano nel match di andata.

Del gran fermento in casa Barcellona potrebbe approfittarne il Siviglia. Gli andalusi hanno offerto una buona prova nello spareggio per l’accesso alla Champions’ League, a dispetto della sconfitta di misura patita a Braga. Proprio in terra portoghese è stato utilizzato un altro giocatore al centro di numerose trattative di mercato, Luís Fabiano: uscito di scena il Marsiglia, adesso vorrebbe farlo suo il Tottenham in caso di qualificazione alla fase a gironi della Champions’ (i londinesi dovranno rimontare la sconfitta per 3-2 contro gli svizzeri degli Young Boys). La sensazione è che il brasiliano rimarrà a Siviglia, tanto più che dopo il gol dell’andata – firmò il momentaneo 1-1 –  esultò mandando messaggi d’amore alla tifoseria biancorossa. I quarantacinque minuti del Ramón Sánchez Pizjuán dovrebbero poi bastare a Cigarini per accaparrarsi una maglia da titolare: l’ex regista di Parma, Atalanta e Napoli è stato definito dalla stampa sportiva spagnola il “nuovo Guardiola”. Ancora assente per infortunio l’altro italiano Tiberio Guarente, fuori dall’undici titolare il francese Squillaci, sempre più vicino all’Arsenal.

Probabili formazioni (fischio d’inizio alle 20.30):

BARCELLONA (4-3-3): Valdés; Alves, Piqué, Puyol, Abidal; Xavi, Busquets, Iniesta; Messi, Ibrahimović, Bojan. All. Guardiola.

SIVIGLIA (4-4-2): Palop; Dabo, Fazio, Escudé, Fernando Navarro; Capel, Zokora, Cigarini, Perotti; Negredo, Luís Fabiano. All. Álvarez.

ARBITRO: Fernando Teixeira.

Simone Pierotti

GAVAZZI E BELLETTI AL TRITTICO LOMBARDO, TUIFT LEADER ALL’ENECO TOUR

Manuel BellettiDopo il successo dell’irlandese Martin alla Tre Valli Varesine, il Trittico Lombardo è proseguito mercoledì con la Coppa Ugo Agostoni, tradizionale competizione che attraversa le colline della Brianza (quest’anno il percorso prevedeva anche lo storico Ghisallo) prima di giungere sul traguardo di Lissone: proprio l’ultimo passaggio sulla salita tipica del Giro di Lombardia ha sfoltito i ranghi del gruppo, facendo rimanere in testa un plotone di una ventina di atleti. Nello sprint a ranghi ridotti, è stato il ventiseienne Francesco Gavazzi (Lampre-Farnese Vini) ad avere la meglio al fotofinish sui comaschi Mauro Santambrogio (BMC) e Luca Paolini (Acqua & Sapone-D’Angelo Antenucci): per il valtellinese di Talamona, ben imbeccato dai compagni di squadra Marzano e Ponzi, si tratta della terza vittoria stagionale, dopo la tappa di Bonorva al Giro della Sardegna e quella di Amurrio al Giro dei Paesi Baschi.

Ieri si è disputata invece la Coppa Bernocchi, manifestazione che ha avuto come sempre il traguardo a Legnano al termine di un percorso sviluppatosi sulle strade dell’Alto Milanese e del Basso Varesotto, caratterizzato dall’ascesa del Piccolo Stelvio di Morazzone ripetuta 5 volte: nonostante questo strappo, il gruppo si è presentato compatto sul traguardo legnanese, con la vittoria del romagnolo Manuel Belletti (Colnago-CSF Inox) che ha sorprendentemente preceduto il tedesco Danilo Hondo (Lampre-Farnese Vini) e l’inglese Mark Cavendish (HTC-Columbia), dominatore delle volate al Tour de France. Belletti, venticinquenne di Cesena, coglie così la seconda vittoria stagionale, dopo il successo sulle strade di casa alla tredicesima tappa dell’ultimo Giro d’Italia. Gavazzi, grazie alla somma dei piazzamenti nelle tre corse, si è invece aggiudicato il diamante di 10.000€ messo in palio dalla Regione Lombardia.

Mentre in Italia si disputavano queste tradizionali corse di inizio agosto, in Belgio ha preso il via l’Eneco Tour, ovvero il giro d’Olanda e Belgio. Il cronoprologo di Steenwijk ha visto prevalere l’esperto canadese Sven Tuift (Garmin-Transitions), già argento mondiale a cronometro a Varese 2008, davanti agli olandesi della Rabobank Van Emden e Boom. La prima frazione in linea si è conclusa a Rhenen, nei pressi di Utrecht, con l’affermazione dell’immortale australiano Robbie McEwen (Team Katusha), bravissimo a rinvenire su Boasson Hagen che aveva tentato un’azione da finisseur: alle spalle del “canguro” trentottenne si sono piazzati l’argentino Lucas Haedo, l’altro australiano Allan Davis e il nostro Francesco Chicchi. Anche oggi, la tappa di Ardooie si è conclusa con uno sprint di gruppo, dominato da André Greipel (HTC-Columbia) sui soliti McEwen e Boasson Hagen: Tuft conserva la maglia di leader della classifica generale.

L’Eneco Tour si concluderà martedì con la decisiva cronometro di Genk: data la morfologia dei territori attraversati, nei prossimi giorni non verranno affrontate grandi salite, ma le frazioni di Ronse e Sittard, caratterizzate dai muri del Giro delle Fiandre e dagli strappi dell’Amstel Gold Race, potrebbero già definire la classifica.

Marco Regazzoni