CONTADOR CONTRO TUTTI, ATTO IV°

Sabato scatta la 98a edizione del Tour de France: lo spagnolo è, ancora una volta, il principale favorito.

La novantottesima edizione del Tour de France scatta sabato dalla Vandea con un favorito d’obbligo: Alberto Contador. Questo moderno cannibale, più volte al centro di inchieste e veleni, ha letteralmente dominato il Giro d’Italia, vinto con oltre sei minuti di margine su Vincenzo Nibali, e punta ora a conquistare la quarta Grande Boucle della carriera, che gli consentirebbe oltretutto di realizzare quella magica doppietta Giro-Tour assente dai trionfi di Pantani nel 1998. Per quanto apparentemente la sua Saxo Bank non sembri la squadra più forte ai nastri di partenza, soprattutto se paragonata alla Leopard o alla RadioShack, la superiorità atletica e tattica dimostrata dal madrileno nell’ultima corsa rosa è tale da consegnargli ancora una volta i ranghi di favorito assoluto, lasciando agli altri, perlomeno in apparenza, l’onere di inseguire.

Già, gli altri. Su un percorso quanto mai povero di cronometro (cronosquadre di 23 km il secondo giorno e individuale di 41 il penultimo), la corsa si farà sulle montagne: Luz Ardiden, l’Aubisque, Plateau de Beille, il Galibier, da affrontare per ben due volte, Sestriere e l’Alpe d’Huez saranno i giudici inappellabili per le speranze dei vari Andy Schleck, Ivan Basso, Robert Gesink, Samuel Sánchez e Cadel Evans. Il lussemburghese, con al fianco il fidato fratello Fränk, il sempre più brillante Jakob Fuglsang e la locomotiva di Berna Fabian Cancellara , è probabilmente il rivale più accreditato di Contador, ma dovrà veramente cercare di fare una sua corsa, senza accontentarsi di agire di rimessa rispetto alle azioni del madrileno. Ivan Basso si è preparato appositamente per questo appuntamento, pur con una caduta in uno stage in Sicilia che gli ha rallentato la preparazione: tuttavia, il varesino sembra tranquillo e motivato come non mai e ha al suo fianco un team che farà buona figura sia nella cronosquadre, sia sulle montagne. Gesink, Sánchez ed Evans sono probabilmente un gradino sotto nella griglia dei pronostici rispetto agli atleti citati finora: l’olandese, brillante scalatore, è migliorato molto anche a cronometro e avrà al suo fianco quel Bauke Mollema sorprendentemente quinto all’ultimo Giro di Svizzera. Sánchez, alla ricerca disperata del primo podio al Tour, guida una Euskaltel-Euskadi la cui età media è in drammatica crescita, ma che non mancherà certo di attaccare ad ogni occasione, nella migliore tradizione basca; Cadel Evans, maglia gialla per un giorno e gomito fratturato nella scorsa edizione del Tour, ha guadagnato negli anni un certo credito con la sorte, perlomeno per quanto riguarda le corse a tappe, e chissà mai che questa non sia l’occasione buona per fare l’impresa inseguita da una vita.

Possibili outsider per la classifica generale sono l’eterno Levi Leipheimer, carattere poco apprezzato ma regolarissimo tanto in montagna quanto a cronometro, nonché vincitore dell’ultimo Tour de Suisse e col vantaggio di avere al suo fianco una squadra davvero forte (Brajkovic, Klöden, Popovich giusto per citarne tre); Damiano Cunego è l’eterno punto interrogativo, perennemente bello ma sfortunato, sempre combattuto tra le corse di un giorno e quelle a tappe, ma l’ottima condizione intravista in Svizzera lascia ben sperare anche per questa Grande Boucle; e poi Van den Broeck, Vinokourov, Wiggins, Roche, Velits, chi all’ultima chiamata di una gloriosa carriera, chi chiamato alla conferma di un risultato insperato e chi a caccia, per la prima volta, del risultato che vale una vita.

Ma il Tour non è solo montagne e classifiche: come dimenticare infatti lo spettacolo delle volate? Mark Cavendish è l’equivalente di Contador per gli sprint, un cannibale, un dominatore, un padrone assoluto. Anche in questo settore la concorrenza è ampia: dall’immortale Alessandro Petacchi a Tyler Farrar, dal campione del mondo Thor Hushovd a Tom Boonen, dall’emergente Romain Feillu al tedescone André Greipel, per il ragazzo dell’Isola di Man non sarà facile piegare questa serie agguerrita di rivali.

E infine gli uomini da un giorno, siano essi cronoman formidabili come il già citato Fabian Cancellara e il britannico David Millar, o affermati talenti delle corse in linea come Philippe Gilbert ed Alexandr Kolobnev, o giovani attaccanti come il trentino Daniel Oss e lo stellare Edvald Boasson Hagen: nessuna ambizione di classifica per loro e nessuna possibilità di sfidare Cavendish in volata, per cui questi atleti dovranno inventarsi qualcosa in quella lunga serie di tappe intermedie che non saranno appannaggio né degli scalatori, né dei velocisti.

Dunque, l’imminente Tour de France si prospetta davvero ricco di spunti di interesse: sin dalle primissime tappe, capiremo se sarà un duopolio Contador-Cavendish o se invece si combatterà fino all’ultimo giorno per tutti i traguardi.

TOUR DE FRANCE: SORPRESE E DELUSIONI

Alberto ContadorOggi è tempo di bilanci. La novantasettesima edizione del Tour de France è andata in archivio con la tappa dei Campi Elisi, dopo tre settimane di corsa attraverso montagne, pietre, discese, asfalti che si scioglievano al sole ed interminabili pianure. Questa Grande Boucle è stata solo a tratti spettacolare: troppo spesso ha prevalso la tattica (o la mancanza di gambe in forma), come ad esempio in quella memorabile ed assurda frazione di Ax 3 Domaines, dove i duellanti Schleck e Contador si sono letteralmente marcati ad uomo, arrivando addirittura a perdere terreno dagli altri big. In compenso, una sfida come quella che gli stessi due atleti hanno inscenato sul Tourmalet, con Schleck che cerca in tutti i modi di fare la differenza e Contador che agisce in contropiede, ripaga i tifosi di altre giornate più deludenti. Si è discusso e si discuterà a lungo sull’attacco dello spagnolo al lussemburghese nella tappa di Bagnéres-de-Luchon, approfittando di un salto di catena dell’amico-rivale: in fondo, i 39’’ che hanno permesso al madrileno di vincere il Tour derivano essenzialmente da quell’azione. Comunque, anche una situazione del genere fa parte dello sport.

Ma la corsa non ha visto soltanto due protagonisti. Tra i promossi, categoria nella quale Contador e Schleck rientrano a pieni voti, non si può non inserire Fabian Cancellara. Lo svizzero di sangue lucano domina letteralmente prologo e cronometro di Bordeaux, vinte a medie pazzesche, veste per ben sei giorni la maglia gialla e si fa valere come un gregario fondamentale per Schleck, aiutandolo in modo decisivo nella tappa del pavé di Arenberg. Altra nota lieta di questo Tour è senza ombra di dubbio Sylvain Chavanel: il ragazzo di Châtellerault, trentuno anni compiuti a fine giugno, si aggiudica con azioni da lontano le tappe di Spa e Station-des-Rousses, indossando per due giorni la maglia gialla e dando sempre l’idea di una condizione fisica esuberante. Per gli atleti di casa si tratta di un Tour da incorniciare, visti i successi, sempre con fughe da lunga distanza, di Casar, Fédrigo, Voeckler e Riblon, oltre ai due dell’atleta della Quick Step. Tutti gli appassionati si levano il cappello anche dinnanzi ad Anthony Charteau: in carriera il suo miglior successo era una tappa al Giro di Catalogna, ma in questo Tour, grazie ad una serie di attacchi e a duelli infiniti nella prima parte di corsa con Jérôme Pineau, vince la prestigiosissima maglia a pois di miglior scalatore, difendendosi egregiamente nelle tappe pirenaiche.

Tornando agli uomini di classifica, una nota di merito va a Menchov e Sánchez: regolare e costante il primo, che alla fine si aggiudica la terza posizione, dalla vocazione maggiormente offensiva il secondo, che però perde le velleità di podio nella cronometro di Pauillac. Applausi anche per Jurgen Van den Broeck, quinto nella classifica finale, che si guadagna così i gradi di miglior corridore belga per le corse a tappe, e per Joaquím Rodriguez, primo a Mende e ottavo nella generale.

Tra i velocisti, solo piazzamenti per Ciolek, Dean, lo sfortunato Farrar, il vecchio McEwen e l’arrembante Boasson Hagen che, pur in ottima condizione, non riesce a centrare nemmeno un successo parziale: le vittorie sono suddivise tra Thor Hushovd, primo nell’inferno del pavé e in lotta fino all’ultimo per la maglia verde, Mark Cavendish, in netta difficoltà all’inizio ma scatenatosi nella seconda parte di Tour con 5 vittorie di tappa, e Alessandro Petacchi, sicuramente il più sorprendente sia per i 36 anni di età che per la stagione non eccezionale prima di questa corsa. Lo spezzino si aggiudica due successi, si piazza altre cinque volte sul podio e, grazie a questa grande regolarità, riporta in Italia la maglia verde della classifica a punti che mancava da oltre quarant’anni, dai tempi di Cuore Matto Franco Bitossi.

E infine le delusioni. Il varesino Ivan Basso rientra giocoforza in questa categoria, così come altri due reduci dal Giro d’Italia, ovvero Cadel Evans e Carlos Sastre: i primi due hanno l’attenuante dei problemi fisici, ma ad ogni modo nessuno di questi tre big sembra mai essere in grado di battagliare con Schleck e Contador, perdendo parecchi secondi già nel cronoprologo e staccandosi puntualmente sulle salite più dure di questa corsa. Sastre, perlomeno, ci prova con un’azione coraggiosa in una delle ultime tappe pirenaiche, ma è troppo poco per degli atleti partiti con ben altre velleità. Evidentemente, le scorie del Giro d’Italia si sono fatte sentire più del previsto nelle gambe dei tre ragazzi.  Tra le delusioni, inseriamo anche Damiano Cunego e Vasil Kiryenka: si tratta di due corridori dalle doti eccezionali, ma probabilmente incapaci di gestirsi sotto l’aspetto tattico. Kiryenka, atleta completo con un buon spunto veloce, si fa sorprendentemente sconfiggere in una volata a due dal portoghese Paulinho nella frazione di Gap, e ci riprova anche in occasioni successive mettendo in mostra una grande condizione ma una scarsa lucidità. Discorso simile per Cunego, sempre all’attacco, addirittura per ben due volte nella fuga buona ma incapace di prevalere in quegli sprint a ranghi ridotti nei quali non dovrebbe avere rivali. Inoltre, il veronese corre praticamente in modo ininterrotto da marzo ad ottobre, il che gli permette di essere sempre regolare ma senza quei picchi di forma necessari per imporsi ai più alti livelli.

Lance Armstrong merita un discorso a parte: a 39 anni, in pochi credevano alle sue ambizioni di vittoria finale, tuttavia il texano sembrava davvero convinto delle sue capacità, ma svariate cadute, ed una condizione fisica non certo ottimale, lo hanno trascinato ben lontano dai primi della classifica. Un addio assolutamente triste per il plurivincitore di questa corsa.

Infine, una nota in conclusione per la lanterne rouge, versione d’Oltralpe della nostra maglia nera. Quest’anno è toccata al parmigiano Adriano Malori, 170° a 4h27’03’’ dal vincitore Contador.  Il giovane emiliano ha disputato un ottimo cronoprologo, chiudendo nei primi quindici, ma poi le cadute lo hanno condizionato pesantemente. In compenso, a ventidue anni è riuscito a terminare un Tour de France, e ha tutti i numeri per crescere nel corso delle prossime stagioni, diventando magari uno dei migliori specialisti mondiali delle prove a cronometro.

Marco Regazzoni

IL TOUR DEI FRANCESI CONTINUA CON FÉDRIGO

Nulla di fatto nel tappone pirenaico che ha portato per la prima volta in questo Tour sul Tourmalet.

Perrick FedrigoTante montagne, tanta fatica, ma anche tanta pianura prima di giungere al traguardo di Pau, città dove hanno trionfato negli anni Binda, Coppi, Gimondi, Hinault, Chiappucci e molti altri atleti. Prima il Peyresourde, poi l’Aspin, quindi il Tourmalet, infine l’interminabile Aubisque, al termine del quale mancano 60 chilometri di discesa e pianura per arrivare nel capoluogo del dipartimento dei Pirenei atlantici.

Già sulle rampe della prima ascesa di giornata, poco dopo il via, la corsa si incendia: scattano anche uomini di medio-alta classifica come Roman Kreuziger (Liquigas-Doimo), Ryder Hesjedal (Garmin) e altri atleti di buon livello come Sastre, Armstrong e Wiggins, costringendo l’Astana a mantenere un ritmo davvero alto in testa al gruppo. Per dare un’idea della situazione, a 160 km dal traguardo ci sono dieci atleti in testa alla corsa con una trentina di secondi sul plotone maglia gialla, che però è composto unicamente da quindici atleti, visto che anche alcuni big si sfilano, per quanto rientrino nella discesa successiva.  Sul Tourmalet si mischiano nuovamente le carte: il plotone principale, grazie alle tirate dell’Omega Pharma-Lotto di Van den Broeck, riprende buona parte dei fuggitivi. Davanti resta solo l’indomabile Lance Armstrong (RadioShack), ma gradualmente lo raggiungono il suo compagno di squadra Chris Horner, il veronese Damiano Cunego (Lampre-Farnese Vini), Sandy Casar (Française des Jeux), il lituano Ignatas Konovalovas (Cervélo), l’altro francese Pierrick Fédrigo (Bbox Bouygues Telecom) e due coppie: Christophe Moreau e Rubén Plaza per la Caisse d’Epargne, Carlos Barredo e Jurgen Van de Walle per la Quick Step. La fuga, ben assortita e senza elementi pericolosi per la classifica generale, ha finalmente il via libera del gruppo. Lo stesso Armstrong è tra i più attivi nel plotone di testa, intenzionato a riscattare con una vittoria di tappa un Tour fin qui deludente e sfortunato. Konovalovas si stacca sulle rampe dell’Aubisque, e ai 45 km dall’arrivo scatta Barredo: all’inizio nessuno ci dà troppo peso, sembra un’azione priva di razionalità tattica visto che dietro ci sono nove atleti (otto, se non consideriamo il suo compagno) intenzionati a vincere la tappa. Eppure, il ragazzo di Gijón guadagna prima 15, poi 20, poi 40 secondi, e sembra che nessuno sia in grado di andare a riprenderlo: solamente sotto lo striscione dell’ultimo chilometro, grazie ad una trenata di Moreau, il suo folle sogno si spezza, e a lui non resta che tirare pugni sul manubrio per la delusione. Si arriva così in volata, dove Pierrick Fédrigo, uno dei più veloci del plotoncino, si impone senza troppi problemi davanti a Sandy Casar, già vincitore pochi giorni fa,  mentre per l’ennesima volta Damiano Cunego non riesce a concretizzare quanto di buono fatto in precedenza, chiudendo al quarto posto. Per Fédrigo si tratta del terzo successo in carriera al Tour de France, dopo una frazione  vinta lo scorso anno e una nel 2006, ponendo un altro sigillo su quello che si configura sempre di più, almeno a livello di tappe, come il Tour dei francesi, al sesto successo in questa edizione. Il gruppo principale arriva ad oltre sei minuti, col norvegese Thor Hushovd capace di conquistare punti preziosi che gli permettono di riprendersi la maglia verde ai danni di Petacchi. Di questo plotone non fa parte Ivan Basso, colpito da una broncotracheite che lo costringe in coda alla corsa per tutto il giorno, facendolo uscire definitivamente di classifica.

Domani il secondo giorno di riposo, mentre giovedì ci saranno le ultime montagne, l’ultima possibilità di far male prima che la cronometro di sabato sistemi definitivamente la classifica: da Pau, attraverso il Marie Blanque e il Soulor, lo spettacolare arrivo in quota sul Tourmalet già affrontato oggi, 18.6 km di ascesa al 7.5%.

Martedì 20 luglio 2010
Tour de France, sedicesima tappa
Bagnères-de-Luchon – Pau (199.5 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Pierrick FÉDRIGO
Bbox Bouygues Tlc 5h31’43”
(media 36.1 km/h)
2. Sandy CASAR
Française des Jeux stesso tempo
3. Rubén PLAZA Caisse d’Epargne stesso tempo
4. Damiano CUNEGO
Lamp’re-Farnese Vini stesso tempo
5. Christopher HORNER
RadioShack stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alberto CONTADOR
Astana 78h29’10”
2. Andy SCHLECK
Saxo Bank a 8″
3. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi a 2’00”
27. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 37’18”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Thor HUSHOVD Cérvelo 191
2. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini 187
3. Mark CAVENDISH
Team Htc-Columbia 162

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 143
2. Christophe MOREAU
Caisse d’Epargne 128
3. Damiano CUNEGO
Lampre-Farnese Vini 99

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 78h29’18”
2. Robert GESINK
Rabobank a 4’53”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 7’50”

Marco Regazzoni

TOUR: VOECKLER VINCE MA CONTADOR PRENDE LA MAGLIA

Contador attacca Schleck quando è colpito da un guasto meccanico e conquista la maglia gialla tra i fischi del pubblico di Bagnères-de-Luchon

Thomas VoecklerIl Tour entra nell’ultima settimana di corsa, continuando sulla strada dei Pirenei già intrapresa col tappone di ieri. I 187.5 km tra Pamiers e Bagnères-de-Luchon scorrono infatti tra i monti e le valli che segnano il confine franco-spagnolo, attraversando il Col de-Portet-d’Aspet, con la sua maledetta discesa dove trovò la morte Fabio Casartelli, il Col-des-Ares e il Port-de-Balès, oltre 19 km di ascesa al 6.1%. La salita termina a 21 km dal traguardo, dove si giunge attraverso una picchiata lunga e tecnica. La città termale di Bagnères-de-Luchon, sede di arrivo della prima tappa pirenaica della storia, esattamente cento anni fa con la vittoria di Octave Lapize.

Per i primi novanta chilometri, il gruppo rintuzza con determinazione ogni tentativo di fuga: solamente dopo svariati attacchi, prende il largo la fuga di giornata, composta da Alessandro Ballan (BMC), Francesco Reda (Quick Step), Brian Vandborg (Liquigas-Doimo), Johan Vansummeren (Garmin), Sergei Ivanov (Team Katusha), Lloyd Mondory (Ag2r-La Mondiale), Luke Roberts (Team Milram), Aitor Pérez (Footon-Servetto) e i compagni di squadra Sébastien Turgot e Thomas Voeckler (Bbox Bouygues Telecom). Questo plotoncino, ben assortito tra passisti puri come Vansummeren, Vandborg e Roberts e corridori completi come Pérez Arrieta, Voeckler e il nostro Ballan, guadagna rapidamente un vantaggio interessante: ai piedi del Port-de-Balès il margine è di oltre 8 minuti sul gruppo maglia gialla. Sin dai primi chilometri dell’ascesa, Turgot, Mondory e il cosentino Reda non riescono a tenere il ritmo scandito dai compagni di fuga, in particolare dal longilineo Vansummeren, 197 cm x 79 kg.  Lo stesso Ballan, già attivo due giorni or sono, sembra brillante, reagendo prontamente agli scatti di Vansummeren, ma non può nulla quando, verso metà salita, Voeckler allunga in modo deciso, restando in testa da solo. Con il suo stile un po’  a ciondoloni, sgraziato come pochi ma efficace, il ragazzo alsaziano guadagna rapidamente un buon margine su Ballan, il suo primo inseguitore, e non perde eccessivamente dal plotone della maglia gialla, condotto dagli uomini della Saxo Bank di Andy Schleck, nel quale gradualmente restano solo i migliori della classifica generale. Ai 2 km dalla vetta, succede l’imprevedibile: Schleck ha un salto di catena e Contador, accortosi immediatamente del problema meccanico del rivale, gli scatta in faccia, seguito da Sánchez e Men’šov. Il lussemburghese, staccato di una trentina di secondi, reagisce con un’azione di pura adrenalina, e in cima alla montagna ha già dimezzato il suo ritardo, lanciandosi in discesa. Su questo terreno, Contador riprende a guadagnare, ben aiutato da Men’šov e da Sánchez, mentre la maglia gialla può contare solo su qualche sparuto cambio offertogli dal belga Van den Broeck. Mentre dietro si lotta per la leadership del Tour, davanti Thomas Voeckler va a compiere l’impresa forse più bella di una carriera che lo ha sempre visto all’attacco, sin dalla prima stagione da professionista: campione nazionale francese in carica, questo ragazzo cresciuto nei Caraibi, in Martinica, coglie il suo secondo trionfo alla Grande Boucle, nella quale era anche stato maglia gialla per ben dieci giorni nel 2004. Il veneto Ballan difende egregiamente la seconda posizione, ma gli occhi di tutti sono puntati sui secondi che separeranno Contador e Schleck: alla fine sono 39, e lo spagnolo può così conquistare la divisa di leader della corsa, mentre il lussemburghese è comprensibilmente deluso ed arrabbiato per il colpo di sfortuna che lo ha privato della prima posizione. Ma il Tour non è certo finito oggi.

Domani il più classico dei tapponi pirenaici, 199.5 km tra Bagnères-de-Luchon e Pau, attraverso il Peyresourde, l’Aspin, il Tourmalet e l’Aubisque, salite storiche che, per quanto lontane dal traguardo, faranno sicuramente la differenza.

Lunedì 19 luglio 2010
Tour de France, quindicesima tappa
Pamiers- Bagnères-de-Luchon (187.5 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Thomas VOECKLER
Bbox Bouygues Tlc 4h44’51”       (media 39.5 km/h)
2. Alessandro BALLAN
BMC a 1’20”
3. Aitor PÉREZ Footon Servetto
stesso tempo
4. Lloyd MONDORY
Ag2r a 2’50”
5. Luke ROBERTS
Team Milram stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alberto CONTADOR
Astana 72h50’42”
2. Andy SCHLECK
Saxo Bank a 8″
3. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi a 2’00”
14. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 9’15”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini 187
2. Thor HUSHOVD
Cérvelo 185
3. Mark CAVENDISH
Team Htc-Columbia 162

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 115
2. Jérôme PINEAU
Quick Step 92
3. Thomas VOECKLER
Bbox Bouygues Tlc 82

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 72h50’50”
2. Robert GESINK
Rabobank a 4’53”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 6’56”

Marco Regazzoni

TOUR: AD AVORIAZ I PRIMI VERDETTI, SCHLECK C’E’, LANCE NO

Andy Schleck vince la prima vera tappa di montagna del Tour, mentre è notte fonda per Lance Armstrong. Maglia Gialla a Cadel Evans

Andy SchleckDopo l’antipasto di ieri, il Tour de France affronta nella tappa odierna il suo primo arrivo in salita: si giunge a Morzine-Avoriaz, sulla montagna che in passato ha visto trionfare gente come Lucien Van Impe, Bernard Hinault e Piotr Ugrumov, al termine di 189 km senza un metro di pianura, con due salite di quarta categoria, una di terza e il Col de la Ramaz (prima categoria), oltre all’ascesa finale.

Sin dai primissimi chilometri molti corridori cercano di portar via la fuga buona, ma oggi si fa più fatica rispetto agli altri giorni: infatti, nonostante alcune cadute nei primi chilometri (tra i corridori coinvolti anche Cadel Evans),  i primi attaccanti vengono ripresi immediatamente, e solamente nella discesa del Petit Joux, la prima asperità di giornata, sette atleti riescono a fare il vuoto. Il primo a partire è Mario Aerts (Omega Pharma-Lotto), esperto passista belga, già vincitore di una Freccia Vallone; lo seguono Imanol Erviti (Caisse d’Epargne), navarro già all’attacco nelle prime tappe; Koos Moerenhout (Rabobank), trentasettenne olandese campione nazionale nel 2007 e nel 2009; Christophe Riblon (Ag2r-La Mondiale), pistard francese; Benoit Vaugrenard (Française des Jeux), ventottenne passista-scalatore; e infine la coppia in forza alla Cofidis composta da Amaël Moinard e Sébastien Minard. Sulla Ramaz, quando il vantaggio dei fuggitivi si aggira ancora sui 3’30’’, restano davanti solo Moerenhout, Aerts e Moinard, mentre gli altri cedono di netto. E sul primo vero colle di questo Tour, c’è anche la prima vera sorpresa: infatti, Lance Armstrong (Team RadioShack), forse complice anche una dolorosa caduta poco prima dell’ascesa, si stacca dal gruppo di Contador, Basso e gli altri “big” di classifica, e, scortato fedelmente da Janez Brajkovic, perde svariati minuti e con essi le sue chance di vincere la sua ottava Grande Boucle.

Sull’ultima salita gli Astana fanno un ritmo infernale, riagganciando gli ultimi fuggitivi ai meno 5 grazie alle trenate di Tiralongo, Vinokourov e Navarro. Quando si sposta anche quest’ultimo,  pare che Contador sia prossimo all’attacco ma in realtà, per un paio di chilometri, ci sono solo tentativi poco decisi da parte di Gesink, ben rintuzzati dagli altri favoriti: si stacca solamente il britannico Bradley Wiggins, con lo stesso Basso che sembra più volte vicino a mollare, ma alla fine chiuderà con i migliori. Lo scatto decisivo, per quanto non possa ovviamente creare grandi distacchi, lo fanno Andy Schleck (Saxo Bank) e Samuel Sánchez (Euskaltel-Euskadi), che guadagnano una manciata di secondi sul gruppetto: il lussemburghese ha la meglio nello sprint a due, vincendo la sua prima tappa al Tour de France. Venticinque anni, già a podio sia al Giro che al Tour, il fratello di Frank sembra avere trovato la mentalità giusta per imporsi definitivamente a questi livelli, ma ovviamente saranno i Pirenei i giudici finali sulle sue possibilità. La maglia gialla, complice il crollo preventivato di Chavanel, passa sulle spalle del campione del mondo Cadel Evans. Per la cronaca, Armstrong arriva proprio insieme all’ormai ex leader della corsa, a quasi 12’ dal vincitore.

Domani la Grande Boucle godrà del primo giorno di riposo: si riprenderà martedì col traguardo a Saint Jean de Maurienne, dopo quattro salite molto impegnative, comunque lontane dalla conclusione.

Domenica 11 luglio 2010
Tour de France, ottava tappa
Station des Rousses – Morzine-Avoriaz (189 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK Saxo Bank 4h54’11”
(media 38,5 km/h)
2. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi stesso tempo
3. Robert GESINK
Rabobank a 10″
4. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo stesso tempo
5. Alberto CONTADOR Astana stesso tempo

9. Ivan BASSO Liquigas-Doimo stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Cadel EVANS
BMC 37h57’09”
2. Andy SCHLECK Saxo Bank a 20″
3. Alberto CONTADOR
Astana a 1’01”
13. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 2’41”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Thor HUSHOVD Cérvelo 118
2. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini
114
3. Robbie MCEWEN
Team Katusha 105

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Jérôme PINEAU Quick Step 44
2. Sylvain CHAVANEL
Quick Step 36
3. Andy SCHLECK
Saxo Bank 30

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 37h57’29”
2. Roman KREUZIGER
Liquigas Doimo a 1’25”
3. Robert GESINK
Rabobank a 2’17”

Marco Regazzoni