TONY MARTIN TRIONFA ALL’ENECO TOUR

È il ciclista tedesco il vincitore del Giro del Benelux: per lui trionfo anche nella prova a tempo.

L’Eneco Tour-Giro del Benelux è proseguito con una serie di tappe più mosse rispetto a quelle dei primi giorni, caratterizzate dalle côtes delle grandi Classiche del Nord. Venerdì, il traguardo di Ronse ha premiato l’esperto olandese Koos Moerenhout (Rabobank): il 37enne di Achtuizen ha battuto in uno sprint a due il compagno di fuga Tony Martin (HTC-Columbia), che ha conquistato la maglia di leader della classifica.

Sabato, a Roermond, nel Limburgo olandese, si è avuto un arrivo in volata, con il gruppo che ha ripreso il parmense Adriano Malori (Lampre-Farnese Vini) sotto lo striscione dell’ultimo chilometro, al termine di un lungo attacco: dallo sprint finale è emerso il neozelandese Greg Henderson (Team Sky), al quarto successo stagionale, davanti all’olandese Kenny Van Hummel (Skil-Shimano) e all’onnipresente compagno di squadra Edvald Boasson Hagen, giovane e talentuoso norvegese che spesso non riesce a cogliere il momento opportuno per l’azione decisiva.

Domenica, le terre dell’Amstel Gold Race, col traguardo a Sittard, hanno premiato Jack Bobridge (Garmin), australiano di Adelaide. Unico superstite di una fuga a undici, della quale faceva parte anche il veneto Mauro Da Dalto (Lampre-Farnese Vini), ha avuto la meglio per distacco sul basco Rubén Pérez (Euskaltel-Euskadi) e sul fiammingo Thomas De Gendt (Topsport Vlaanderen). Per il ventunenne Bobridge, che come molti australiani è ciclisticamente cresciuto nel Varesotto, si tratta del primo successo da professionista: lo scorso anno il ragazzo si era aggiudicato la prova a cronometro nella categoria under 23 ai Campionati del Mondo di Mendrisio.

Lunedì, il leader della classifica Tony Martin riesce a rintuzzare tutti gli attacchi dei rivali, in particolare sul Muro di Huy e sul Muro di Amy: la sua HTC-Columbia tiene chiuso il gruppo, e sul traguardo di Heers è proprio il suo compagno di squadra André Greipel ad avere la meglio allo sprint sul belga Jürgen Roelandts (Quick Step) e su Boasson Hagen, cogliendo la diciottesima vittoria di una stagione quanto mai prolifico.

Nella cronometro conclusiva di martedì, 17 km attorno alla città di Genk, per Tony Martin c’è stata anche la classica ciliegina sulla torta: oltre alla vittoria della classifica finale, il ragazzo di Cottbus si è aggiudicato anche la prova contro il tempo, infliggendo 6’’ all’olandese Maarten Tjallingii (Rabobank) e 9’’ al pistard danese Alex Rasmussen (Saxo Bank). Il venticinquenne tedesco, medaglia di bronzo mondiale in carica proprio nella cronometro, con questa doppietta porta a dodici i successi della sua carriera, iniziata appena due stagioni fa: non è parente dell’irlandese Daniel Martin, davvero brillante nelle ultime corse, ma questi due giovani omonimi sembrano avere un luminoso futuro davanti a loro.

Per quanto riguarda gli italiani, a secco di successi in questa competizione, la vera nota positiva arriva da Elia Viviani (Li quigas-Doimo), ventunenne veronese di Oppeano, già vincitore nella tappa di Fethiye al Giro di Turchia, che è stato capace di chiudere quarto nella frazione di Heers e di piazzarsi anche nelle altre volate di gruppo; qualche piazzamento meno soddisfacente per il più esperto compagno di squadra Francesco Chicchi, mentre i giovani Daniel Oss e Adriano Malori si sono fatti notare più volte per i loro coraggiosi attacchi.

Classifica generale finale:

1°Tony MARTIN (Team HTC-Columbia) in 28h50’57’’;

2°Koos MOERENHOUT (Rabobank) a 31’’;

3°Edvald BOASSON HAGEN (Team Sky) a 1’46’’;

4°Richie PORTE (Saxo Bank) a 1’57’’;

5°Svein TUFT (Garmin-Transitions) a 2’04’’.

Marco Regazzoni

TOUR DE FRANCE: SORPRESE E DELUSIONI

Alberto ContadorOggi è tempo di bilanci. La novantasettesima edizione del Tour de France è andata in archivio con la tappa dei Campi Elisi, dopo tre settimane di corsa attraverso montagne, pietre, discese, asfalti che si scioglievano al sole ed interminabili pianure. Questa Grande Boucle è stata solo a tratti spettacolare: troppo spesso ha prevalso la tattica (o la mancanza di gambe in forma), come ad esempio in quella memorabile ed assurda frazione di Ax 3 Domaines, dove i duellanti Schleck e Contador si sono letteralmente marcati ad uomo, arrivando addirittura a perdere terreno dagli altri big. In compenso, una sfida come quella che gli stessi due atleti hanno inscenato sul Tourmalet, con Schleck che cerca in tutti i modi di fare la differenza e Contador che agisce in contropiede, ripaga i tifosi di altre giornate più deludenti. Si è discusso e si discuterà a lungo sull’attacco dello spagnolo al lussemburghese nella tappa di Bagnéres-de-Luchon, approfittando di un salto di catena dell’amico-rivale: in fondo, i 39’’ che hanno permesso al madrileno di vincere il Tour derivano essenzialmente da quell’azione. Comunque, anche una situazione del genere fa parte dello sport.

Ma la corsa non ha visto soltanto due protagonisti. Tra i promossi, categoria nella quale Contador e Schleck rientrano a pieni voti, non si può non inserire Fabian Cancellara. Lo svizzero di sangue lucano domina letteralmente prologo e cronometro di Bordeaux, vinte a medie pazzesche, veste per ben sei giorni la maglia gialla e si fa valere come un gregario fondamentale per Schleck, aiutandolo in modo decisivo nella tappa del pavé di Arenberg. Altra nota lieta di questo Tour è senza ombra di dubbio Sylvain Chavanel: il ragazzo di Châtellerault, trentuno anni compiuti a fine giugno, si aggiudica con azioni da lontano le tappe di Spa e Station-des-Rousses, indossando per due giorni la maglia gialla e dando sempre l’idea di una condizione fisica esuberante. Per gli atleti di casa si tratta di un Tour da incorniciare, visti i successi, sempre con fughe da lunga distanza, di Casar, Fédrigo, Voeckler e Riblon, oltre ai due dell’atleta della Quick Step. Tutti gli appassionati si levano il cappello anche dinnanzi ad Anthony Charteau: in carriera il suo miglior successo era una tappa al Giro di Catalogna, ma in questo Tour, grazie ad una serie di attacchi e a duelli infiniti nella prima parte di corsa con Jérôme Pineau, vince la prestigiosissima maglia a pois di miglior scalatore, difendendosi egregiamente nelle tappe pirenaiche.

Tornando agli uomini di classifica, una nota di merito va a Menchov e Sánchez: regolare e costante il primo, che alla fine si aggiudica la terza posizione, dalla vocazione maggiormente offensiva il secondo, che però perde le velleità di podio nella cronometro di Pauillac. Applausi anche per Jurgen Van den Broeck, quinto nella classifica finale, che si guadagna così i gradi di miglior corridore belga per le corse a tappe, e per Joaquím Rodriguez, primo a Mende e ottavo nella generale.

Tra i velocisti, solo piazzamenti per Ciolek, Dean, lo sfortunato Farrar, il vecchio McEwen e l’arrembante Boasson Hagen che, pur in ottima condizione, non riesce a centrare nemmeno un successo parziale: le vittorie sono suddivise tra Thor Hushovd, primo nell’inferno del pavé e in lotta fino all’ultimo per la maglia verde, Mark Cavendish, in netta difficoltà all’inizio ma scatenatosi nella seconda parte di Tour con 5 vittorie di tappa, e Alessandro Petacchi, sicuramente il più sorprendente sia per i 36 anni di età che per la stagione non eccezionale prima di questa corsa. Lo spezzino si aggiudica due successi, si piazza altre cinque volte sul podio e, grazie a questa grande regolarità, riporta in Italia la maglia verde della classifica a punti che mancava da oltre quarant’anni, dai tempi di Cuore Matto Franco Bitossi.

E infine le delusioni. Il varesino Ivan Basso rientra giocoforza in questa categoria, così come altri due reduci dal Giro d’Italia, ovvero Cadel Evans e Carlos Sastre: i primi due hanno l’attenuante dei problemi fisici, ma ad ogni modo nessuno di questi tre big sembra mai essere in grado di battagliare con Schleck e Contador, perdendo parecchi secondi già nel cronoprologo e staccandosi puntualmente sulle salite più dure di questa corsa. Sastre, perlomeno, ci prova con un’azione coraggiosa in una delle ultime tappe pirenaiche, ma è troppo poco per degli atleti partiti con ben altre velleità. Evidentemente, le scorie del Giro d’Italia si sono fatte sentire più del previsto nelle gambe dei tre ragazzi.  Tra le delusioni, inseriamo anche Damiano Cunego e Vasil Kiryenka: si tratta di due corridori dalle doti eccezionali, ma probabilmente incapaci di gestirsi sotto l’aspetto tattico. Kiryenka, atleta completo con un buon spunto veloce, si fa sorprendentemente sconfiggere in una volata a due dal portoghese Paulinho nella frazione di Gap, e ci riprova anche in occasioni successive mettendo in mostra una grande condizione ma una scarsa lucidità. Discorso simile per Cunego, sempre all’attacco, addirittura per ben due volte nella fuga buona ma incapace di prevalere in quegli sprint a ranghi ridotti nei quali non dovrebbe avere rivali. Inoltre, il veronese corre praticamente in modo ininterrotto da marzo ad ottobre, il che gli permette di essere sempre regolare ma senza quei picchi di forma necessari per imporsi ai più alti livelli.

Lance Armstrong merita un discorso a parte: a 39 anni, in pochi credevano alle sue ambizioni di vittoria finale, tuttavia il texano sembrava davvero convinto delle sue capacità, ma svariate cadute, ed una condizione fisica non certo ottimale, lo hanno trascinato ben lontano dai primi della classifica. Un addio assolutamente triste per il plurivincitore di questa corsa.

Infine, una nota in conclusione per la lanterne rouge, versione d’Oltralpe della nostra maglia nera. Quest’anno è toccata al parmigiano Adriano Malori, 170° a 4h27’03’’ dal vincitore Contador.  Il giovane emiliano ha disputato un ottimo cronoprologo, chiudendo nei primi quindici, ma poi le cadute lo hanno condizionato pesantemente. In compenso, a ventidue anni è riuscito a terminare un Tour de France, e ha tutti i numeri per crescere nel corso delle prossime stagioni, diventando magari uno dei migliori specialisti mondiali delle prove a cronometro.

Marco Regazzoni

TOUR: UN “VINO” D’ANNATA TRIONFA A REVEL

Prima dei Pirenei, Vinokurov trova la vittoria dopo la crisi di ieri in casa Astana; la mglia verde ritorna sulle spalle di Petacchi

Alexandre VinokurovAvvicinandosi sempre più ai Pirenei, il Tour de France offre una serie di tappe comunque mosse ed interessanti: se quella di ieri ha visto una vera e propria bagarre tra gli uomini di classifica, anche quella odierna presenta un percorso vallonato, ricco di insidie e adatto anche a colpi di mano nel finale. I 196 km tra Rodez e Revel presentano infatti cinque gran premi della montagna di quarta e terza categoria, con una salita di 1900 metri al 6% che termina a 8 km dal traguardo. Il comune dell’Alta Garonna dove si conclude la frazione odierna ha già ospitato il Tour in diverse occasioni: l’ultima volta fu nel 2005, con una grande vittoria del Falco della Val Seriana Paolo Savoldelli, allora compagno di squadra del dominatore Lance Armstrong.

Oggi ci vogliono soltanto 5 km prima che parta la fuga di giornata, composta da Sylvain Chavanel (Quick Step), da Juan Antonio Flecha (Team Sky) e da Pierrick Fedrigo (Bbox Bouygues Telecom). Si tratta di tre ottimi passisti: Chavanel ha già vinto due tappe in questa Grande Boucle, indossando per altrettanti giorni la maglia gialla; Flecha è il classico corridore da fuga, già vincitore della frazione di Tolosa al Tour 2003 e di un Campionato di Zurigo; Fedrigo, campione nazionale francese nel 2005, vanta già due successi al Tour de France. I tre, a differenza degli attaccanti di ieri, non rappresentano assolutamente un problema per gli uomini di classifica e per il leader Andy Schleck, e dunque il loro vantaggio sale rapidamente fino ai 5-6 minuti, ma non oltre perché comunque la Lampre-Farnese Vini di Petacchi pensa che lo spezzino, nonostante il tracciato vallonato, abbia comunque chance di vittoria, e impone dunque un ritmo regolare per tenere sotto controllo il terzetto al comando. Il lavoro di Simon Spilak e Adriano Malori per la squadra italiana e di Maxime Monfort per la HTC-Columbia di Cavendish permette al plotone principale di recuperare secondi su secondi: così, nonostante molti potessero pensare all’azione del terzetto come quella decisiva, ai -10 il gruppo è compatto, dopo aver completato l’inseguimento ai fuggitivi. Si arriva quindi all’ultima salita, sulla quale le squadre dei velocisti contano di tenere le fila serrate: tuttavia, Alessandro Ballan (BMC) prova ad attaccare in solitaria, però al termine della salita rinviene su di lui, a velocità doppia, il kazako Vinokurov (Astana), ancora deluso dal piazzamento di ieri. Per Ballan non c’è nulla da fare, e dietro nessuna squadra è in grado di riorganizzarsi per inseguire il compagno di Contador: Vinokurov, con un’azione da manuale, coglie la sua settima vittoria di tappa al Tour de France, tre anni dopo quello scandalo-doping che lo costrinse ad abbandonare la corsa e a subire una lunga squalifica. Sceso dalla bicicletta, il vincitore abbraccia Contador, ponendo fine alle polemiche nate ieri per lo scatto della spagnolo che di fatto è andato a riprendere il compagno di squadra, in fuga da inizio tappa. Ad una quindicina di secondi arriva il gruppo principale, comunque frazionato, e Cavendish precede Petacchi per il secondo posto, ma lo spezzino riconquista l’agognata maglia verde ai danni di Hushovd, solo ottavo al traguardo.

Domani, la quattordicesima tappa partirà da Revel: dopo un centinaio di chilometri relativamente tranquilli, il gruppo dovrà affrontare il Port de Pailhhères, 15.5 km al 7.9%, salita hors categorie ideale preambolo dell’ascesa sulla quale si concluderà la tappa, i 7.8 km all’8.2% che porteranno i corridori ad Aix-3-Domaines.

Sabato 17 luglio 2010
Tour de France, tredicesima tappa
Rodez – Revel (196 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alexander VINOKUROV Astana 4h26’26”    (media 44,1km/h)
2. Mark CAVENDISH
Team HTC-Columbia a 13″
3. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini stesso tempo
4. Edvald BOASSON HAGEN
Team Sky stesso tempo
5. José Joaquin ROJAS
Caisse d’Epargne stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 63h08’40”
2. Alberto CONTADOR Astana a 31″
3. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi a 2’45
11. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 5’30”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini 187
2. Thor HUSHOVD
Cérvelo 185
3. Mark CAVENDISH
Team Htc-Columbia 162

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 107
2. Jérôme PINEAU
Quick Step 92
3. Mario AERTS Omega Pharma-Lotto 65

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 63h08’40”
2. Robert GESINK
Rabobank a 4’27”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 5’16”

Marco Regazzoni

TOUR: SYLVAIN CHAVANEL, BRAVO E FORTUNATO

Un’altra tappa funestata dalla cadute e arriva la protesta del gruppo che “ferma” la corsa. Chavanel in fuga davanti alla caduta prende la maglia gialla

Sylvain ChavanelLe Ardenne sono le protagoniste delle seconda tappa in linea del Tour de France: 201 km tra Bruxelles e Spa, con sei côtes da affrontare nella parte finale di corsa, l’ultima a 12 km dal traguardo. Il cielo è coperto, la pioggia scende a tratti lungo il percorso, rendendo lo scenario troppo simile a quello delle tradizionali Classiche del Nord. Adam Hansen (HTC-Columbia), giunto stoicamente sul traguardo di Bruxelles malgrado una lesione alla clavicola, non ce la fa a risalire in sella, e dunque il gruppo perde un’altra unità. Al decimo chilometro di corsa parte la fuga di giornata: il primo a rompere gli indugi è Sylvain Chavanel (Quick Step), seguito dal compagno di squadra Jérôme Pineau, dal valtellinese Francesco Gavazzi (Lampre-Farnese Vini), dal ventiseienne Sébastien Turgot (Bbox Bouygues Telecom), dal giovane estone Rein Taaramäe (Cofidis), dal tedesco Marcus Burghardt (BMC) e dai due atleti della Omega Pharma-Lotto Matthew Lloyd e Jürgen Roelandts. Tutti e otto sono buoni passisti: Pineau, Burghardt e Gavazzi sono dotati anche di un brillante spunto veloce, mentre Lloyd (già maglia verde al Giro d’Italia) e Taaramäe hanno un’ottima resistenza sulle salite. Il vantaggio oscilla costantemente tra i 3 ed i 5 minuti, con la Cérvelo di Hushovd e Sastre che si sobbarca l’onere dell’inseguimento.

Ai 35 km, nel cuore dei “mangia e bevi” della parte finale del percorso, Chavanel e Roelandts allungano: tuttavia, il plotone principale è distante meno di un minuto. Ai -31 si vive però un momento drammatico ma al tempo stesso decisivo per la corsa: Francesco Gavazzi, staccato dai primi due, cade rovinosamente in una discesa, anche a causa dell’asfalto viscido; una motocicletta di ripresa lo schiva davvero per pochissimi centimetri. L’immagine successiva è un groviglio di biciclette in mezzo al gruppone: a terra Andy Schleck (Cérvelo) che sanguina dal braccio, la maglia verde Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini), i suoi compagni Adriano Malori e Damiano Cunego con molti altri atleti; forse, la bici di Gavazzi era rimasta in mezzo alla strada, o forse era caduta anche la motocicletta della televisione francese, causando la caduta che spezza il plotone. La maglia gialla Fabian Cancellara decide, dopo un rapido consulto col direttore sportivo e con gli altri corridori, di “fermare” la corsa, perlomeno quella del gruppo principale, che di fatto rinuncia all’inseguimento di Chavanel, nel frattempo rimasto solo al comando. E’ una forma di protesta clamorosa, dettata probabilmente dai troppi rischi che i corridori hanno affrontato in queste prime due tappe: Sylvain Chavanel, già vincitore della tappa di Montluçon al Tour 2008 e di una trentina di corse complessivamente, taglia il traguardo in solitaria, cosa che non sarebbe potuta avvenire senza la decisione presa da Cancellara. Il gruppo principale, nel quale erano rientrati anche tutti gli uomini di classifica rimasti attardati a causa della caduta (mentre Cunego, Petacchi ed altri non riescono nell’intento), si presenta all’arrivo a velocità di crociera e senza alcuna volata, a quasi quattro minuti dal vincitore. Dunque, Chavanel, trentunenne del Poitou-Charentes, può indossare la prima maglia gialla della sua carriera, mentre giornalisti e giudici di gara dovranno fare luce su quanto avvenuto in gruppo dopo la caduta di Gavazzi.
Domani 213 km tra Wanze e Arenberg-Porte du Hainaut: la tappa, mossa in avvio, sarà caratterizzata nel finale da diversi settori in pavé che, soprattutto in caso di avverse condizioni meteorologiche, potrebbero mettere in difficoltà davvero tanti corridori.

Lunedì 5 luglio 2010
Tour de France, terza tappa
Bruxelles – Spa (201 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Sylvain CHAVANEL Quick Step 4h40’48”
(media 43,30 km/h)
2. Maxime BOUET Ag2r-La Mondiale
a 3’56”
3. Fabian WEGMANN Team Milram stesso tempo
4. Robbie McEWEN Team Katjuša stesso tempo
5. Christian KNEES
Team Milram stesso tempo
27. Mauro DA DALTO
Team Milram stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Sylvain CHAVANEL
Quick Step 10h01’25”
2. Fabian CANCELLARA
Saxo Bank a 2’57”
3. Tony MARTIN
HTC Columbia a 3’07”
24. Daniel OSS
Liquigas Doimo a 3’40”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Sylvain CHAVANEL
Quick Step 44
2. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini 35
3. Jürgen ROELANDTS Omega Pharma-Lotto 34

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Jérôme PINEAU Quick Step 13
2. Sylvain CHAVANEL
Quick Step 8
3. Rein TAARAMÄE Cofidis 8

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Tony MARTIN HTC-Columbia 10h04’32”
2. Geraint THOMAS Team Sky a 13″
3. Edvald BOASSON HAGEN Team Sky a 22″

Marco Regazzoni

TOUR: LA LOCOMOTIVA DI BERNA FISCHIA A ROTTERDAM

Fabian Cancellara è la prima maglia gialla del Tour de France. Lo svizzero ha vinto il cronoprologo di Rotterdam. Il migliore degli uomini di classifica è Lance Armstrong, quinto

Fabian CancellaraSono le 16.15 di un umido sabato pomeriggio quando scatta ufficialmente la 97esima edizione del Tour de France. Si parte da Rotterdam, il più grande porto d’Europa,  cuore economico e commerciale dell’Olanda: anche la Grande Boucle, dopo la Vuelta del 2009 e il Giro di quest’anno, sceglie dunque i Paesi Bassi come sede per lo start.

Il primo corridore a lanciarsi nel cronoprologo è Iban Mayoz, basco di San Sebastián, che indossa i colori della Footon-Servetto: 29 anni, corridore onesto e completo, un nome pesante, troppo simile a quell’Iban Mayo, anche lui basco, indimenticabile scalatore capace di trionfare sull’Alpe d’Huez, prima di cadere in disgrazia per uso di sostanze proibite. Come da pronostico, il buon Mayoz non fa una prova indimenticabile: però, anche solo per pochi minuti, lui è il Tour de France, lui è il leader, la prima, provvisoria maglia gialla, e si gode l’effimera gloria, anche se alla fine chiuderà a 59’’ dal vincitore. Ecco appunto, il vincitore. Con la consueta facilità di pedalata, Fabian Cancellara (Saxo Bank) si impone alla stratosferica media di 53.4 km/h, spezzando il sogno del tedesco Tony Martin (HTC-Columbia), in testa alla corsa per quasi tre ore. Il ragazzo svizzero, di sangue lucano, mette così a tacere tutte le polemiche che lo avevano riguardato sull’utilizzo di un motore nella bici, con una prova di forza e potenza straordinaria. Completa il podio lo specialista britannico David Millar (Garmin), seguito a ruota da un brillantissimo Lance Armstrong (Team RadioShack), il primo tra gli uomini di classifica, capace di infliggere oltre 30’’ ai vari Sastre, Basso, Men’šov e Wiggins, mentre Evans si difende meglio.

Il rivale per antonomasia del texano, ovvero Alberto Contador (Astana), perde cinque secondi dal corridore della RadioShack.  E gli italiani? Detto di Basso, che più di così non poteva obiettivamente fare, sorprende positivamente il giovane parmigiano Adriano Malori (Lampre-Farnese Vini), quattordicesimo a 35’’ dall’inarrivabile Fabian.  Ma il Tour non è solo la facilità di Cancellara nel trionfare, andando a cogliere la sedicesima maglia gialla della carriera: il Tour è fatica, è sofferenza, sin dalla prima tappa. Infatti, l’asfalto viscido causa molte cadute, e Mathias Frank, giovane svizzero della BMC, taglia il traguardo perdendo sangue dalla bocca. Possiamo leggere questa immagine come un segno per le prossime frazioni: questo Tour sarà veramente durissimo per tutti. Domani la prima tappa in linea, 224 km tra Amsterdam e Bruxelles attraverso le regolari pianure del Nord: ma se il dio Eolo dovesse fare la sua comparsa, potrebbe già esserci spettacolo.

Sabato 3 luglio 2010
Tour de France, prima tappa
Prologo Rotterdam
Cronometro individuale – 8 km

ORDINE DI ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Fabian CANCELLARA Saxo Bank 10’00”  (media 53.40 kmh)
2. Tony MARTIN HTC-Columbia a 10″
3. David MILLAR Gamin a 20″
4. Lance ARMSTRONG Team RadioShack a 22″
5. Geraint THOMAS Team Sky a 23″
6. Alberto CONTADOR
Astana a 27″
14. Adriano MALORI Lampre-Farnese Vini a 35″
18. Aleksandr VINOKUROV Astana a 38″
22. Cadel EVANS BMC a 39″
27. Manuel QUINZIATO Liquigas-Doimo a 43″
57. Robert GESINK Rabobank a 51″
68. Carlos SASTRE Cervélo a 54″
71. Ivan BASSO
Liquigas a 55″
74. Bradley WIGGINS Team Sky a 56″
76. Denis MEN’ŠOV Rabobank a 56″
195. Manuel CARDOSO
Footon-Servetto a 6’20”

Marco Regazzoni