IERI & OGGI: IL PRIMO TOUR DI EDDY MERCKX

La prima di cinque vittorie di Eddie Merckx al Tour de France: il Cannibale lascia il secondo a quasi 18′ in una classifica d’altri tempi

Eddie MerckxSei vittorie di tappa, la maglia gialla, la maglia verde, la maglia a pois del Gran Premio della Montagna, la maglia della Combinata, il trofeo per il più combattivo, la vittoria della Faema nella classifica a squadre: è il bilancio unico e irripetibile del primo Tour de France del Cannibale, al secolo Eddie Merckx.

Era il 20 luglio 1969 quando il belga si impose anche nella cronometro di fine Tour da Créteil – Paris la Cipale infliggendo nell’occasione 53″ a Raymond Poulidor e 1’14” a Roger Pingeon, il secondo sul podio finale con un distacco d’altri tempi, 17’54”. Il ventiquattrenne belga si era già imposto, con la maglia iridata (la prima di tre) conquistata nel 1967 ad Heeerlen, nel Giro d’Italia del 1968 mentre nel 1969, quando era al comando della classifica generale era stato squalificato a Savona perchè trovato positivo ad un controllo antidoping.  Perdonato all’ultimo momento dalla sua Federazione, Merckx si presentò desideroso di rivincita ai nastri di partenza di Roubaix.

Una tappa tra tutte può essere utilizzata per descrivere il dominio del belga alla prima esperienza nella Grande Boucle: il tappone pirenaico Luchon – Mourenx. Dopo Peyresourde e Aspin dove i grandi rimangono in gruppo la Faema prende l’iniziativa sul Tourmalet e in vetta un episodio rivela il carattere di cannibale e di padre padrone del grande belga: a 200 metri dal GpM, accelera per passare per primo davanti al suo gregario Vandenbossche. Nel dopo corsa la maglia gialla spiegherà il suo comportamento con la delusione per aver ricevuto dallo sfortunato Vandenbossche la notizia qualche giorno prima della sua decisione di cambiare squadra a fine stagione. ma Merckx non è contento di aver dato una lezione al gregario infedele. Il Cannibale accelera in discesa e alla fine della stessa ha 25″ di vantaggio, si rifornisce e parte come se si trattasse di una tappa a cronometro. Quaranta chilometri dopo alla base del Soulor ha 3’35” di vantaggio che diventano 5’15” allo scollinamento e 6’55 sulla cima dell’Aubisque. All’arrivo, dopo 140 km di fuga solitaria, Merckx avrà relegato il secondo di tappa, l’italiano Michele Dancelli, a 7’56. Il giorno dopo Jacques Goddet su L’Équipe intitolerà il suo articolo “Merckxissimo”

Quella sera quando mancano cinque tappe all’arrivo a Parigi Merckx ha 16’18” di vantaggio su Pingeon che arrotonderà ancora nei giorni successivi per vincere il primo dei suoi 5 Tour de France.


Massimo Brignolo

TOUR: VOECKLER VINCE MA CONTADOR PRENDE LA MAGLIA

Contador attacca Schleck quando è colpito da un guasto meccanico e conquista la maglia gialla tra i fischi del pubblico di Bagnères-de-Luchon

Thomas VoecklerIl Tour entra nell’ultima settimana di corsa, continuando sulla strada dei Pirenei già intrapresa col tappone di ieri. I 187.5 km tra Pamiers e Bagnères-de-Luchon scorrono infatti tra i monti e le valli che segnano il confine franco-spagnolo, attraversando il Col de-Portet-d’Aspet, con la sua maledetta discesa dove trovò la morte Fabio Casartelli, il Col-des-Ares e il Port-de-Balès, oltre 19 km di ascesa al 6.1%. La salita termina a 21 km dal traguardo, dove si giunge attraverso una picchiata lunga e tecnica. La città termale di Bagnères-de-Luchon, sede di arrivo della prima tappa pirenaica della storia, esattamente cento anni fa con la vittoria di Octave Lapize.

Per i primi novanta chilometri, il gruppo rintuzza con determinazione ogni tentativo di fuga: solamente dopo svariati attacchi, prende il largo la fuga di giornata, composta da Alessandro Ballan (BMC), Francesco Reda (Quick Step), Brian Vandborg (Liquigas-Doimo), Johan Vansummeren (Garmin), Sergei Ivanov (Team Katusha), Lloyd Mondory (Ag2r-La Mondiale), Luke Roberts (Team Milram), Aitor Pérez (Footon-Servetto) e i compagni di squadra Sébastien Turgot e Thomas Voeckler (Bbox Bouygues Telecom). Questo plotoncino, ben assortito tra passisti puri come Vansummeren, Vandborg e Roberts e corridori completi come Pérez Arrieta, Voeckler e il nostro Ballan, guadagna rapidamente un vantaggio interessante: ai piedi del Port-de-Balès il margine è di oltre 8 minuti sul gruppo maglia gialla. Sin dai primi chilometri dell’ascesa, Turgot, Mondory e il cosentino Reda non riescono a tenere il ritmo scandito dai compagni di fuga, in particolare dal longilineo Vansummeren, 197 cm x 79 kg.  Lo stesso Ballan, già attivo due giorni or sono, sembra brillante, reagendo prontamente agli scatti di Vansummeren, ma non può nulla quando, verso metà salita, Voeckler allunga in modo deciso, restando in testa da solo. Con il suo stile un po’  a ciondoloni, sgraziato come pochi ma efficace, il ragazzo alsaziano guadagna rapidamente un buon margine su Ballan, il suo primo inseguitore, e non perde eccessivamente dal plotone della maglia gialla, condotto dagli uomini della Saxo Bank di Andy Schleck, nel quale gradualmente restano solo i migliori della classifica generale. Ai 2 km dalla vetta, succede l’imprevedibile: Schleck ha un salto di catena e Contador, accortosi immediatamente del problema meccanico del rivale, gli scatta in faccia, seguito da Sánchez e Men’šov. Il lussemburghese, staccato di una trentina di secondi, reagisce con un’azione di pura adrenalina, e in cima alla montagna ha già dimezzato il suo ritardo, lanciandosi in discesa. Su questo terreno, Contador riprende a guadagnare, ben aiutato da Men’šov e da Sánchez, mentre la maglia gialla può contare solo su qualche sparuto cambio offertogli dal belga Van den Broeck. Mentre dietro si lotta per la leadership del Tour, davanti Thomas Voeckler va a compiere l’impresa forse più bella di una carriera che lo ha sempre visto all’attacco, sin dalla prima stagione da professionista: campione nazionale francese in carica, questo ragazzo cresciuto nei Caraibi, in Martinica, coglie il suo secondo trionfo alla Grande Boucle, nella quale era anche stato maglia gialla per ben dieci giorni nel 2004. Il veneto Ballan difende egregiamente la seconda posizione, ma gli occhi di tutti sono puntati sui secondi che separeranno Contador e Schleck: alla fine sono 39, e lo spagnolo può così conquistare la divisa di leader della corsa, mentre il lussemburghese è comprensibilmente deluso ed arrabbiato per il colpo di sfortuna che lo ha privato della prima posizione. Ma il Tour non è certo finito oggi.

Domani il più classico dei tapponi pirenaici, 199.5 km tra Bagnères-de-Luchon e Pau, attraverso il Peyresourde, l’Aspin, il Tourmalet e l’Aubisque, salite storiche che, per quanto lontane dal traguardo, faranno sicuramente la differenza.

Lunedì 19 luglio 2010
Tour de France, quindicesima tappa
Pamiers- Bagnères-de-Luchon (187.5 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Thomas VOECKLER
Bbox Bouygues Tlc 4h44’51”       (media 39.5 km/h)
2. Alessandro BALLAN
BMC a 1’20”
3. Aitor PÉREZ Footon Servetto
stesso tempo
4. Lloyd MONDORY
Ag2r a 2’50”
5. Luke ROBERTS
Team Milram stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alberto CONTADOR
Astana 72h50’42”
2. Andy SCHLECK
Saxo Bank a 8″
3. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi a 2’00”
14. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 9’15”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini 187
2. Thor HUSHOVD
Cérvelo 185
3. Mark CAVENDISH
Team Htc-Columbia 162

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 115
2. Jérôme PINEAU
Quick Step 92
3. Thomas VOECKLER
Bbox Bouygues Tlc 82

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 72h50’50”
2. Robert GESINK
Rabobank a 4’53”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 6’56”

Marco Regazzoni

IERI & OGGI: FABIO ON PENSE À TOI

Morire a venticinque anni andando in bicicletta. Il destino è spesso cinico come nel caso di Fabio Casartelli morto sulle strade del Tour il 18 luglio 1995.

Fabio CasartelliIl Tour de France arriva oggi in zona Pirenei e domani nella tappa Pamiers – Bagneres de Luchon affronterà dopo un centinaio di chilometri il Col de Portet d’Aspet, asperità di media difficoltà appena sopra i mille metri d’altezza.

Sulle stesse strade, 15 anni fa, il 18 luglio 1995, “Fabio ha chiuso gli occhi. Per sempre” come aprì la sua drammatica cronaca sulla Gazzetta dello Sport Pier Bergonzi. Era l’ultimo Tour dell’era Indurain che a Parigi conquisterà la sua quinta maglia gialla consecutiva, un ventiquattrenne Lance Armstrong è nel cuore della sua prima vita ciclistica, il giorno prima a Guzet Neige si era imposto per distacco Marco Pantani. Nella squadra di Lance Armstrong, la Motorola, è iscritto un venticinquenne al terzo anno da professionista dopo una luminosa carriera da dilettante culminata nella medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Barcellona: Fabio Casartelli.

Quel 18 luglio il programma presenta uno dei più classici tapponi pirenaici: Portet d’Aspet, Menté , Peyresourde, Aspin, Tourmalet. E’ quindi naturale che sul Portet d’Aspet a soli 35 km dalla partenza il gruppo scollini a ranghi compatti e si getti a capofitto nella discesa verso Ger-de-Boutx. “Caduta grave” gracchia Radio Corsa, in una curva verso sinistra è l’ecatombe: il francese Dante Rezze finisce diritto giù nella scarpata e verrà tirato su con una corda, Perini, Museeuw e Breukink riescono a rialzarsi e ripartire. Ci si affanna intorno a Baldinger che urla e ha una frattura esposta del bacino, lì vicino una pozza di sangue preannuncia la tragedia. Fabio Casartelli, in un ciclismo senza caschi e senza protezioni sulle strade, ha picchiato la testa sul lato sinistro con violenza contro un blocco di cemento che limita la strada, uno dei tanti paracarri che fungono da protezione per le auto nelle strade montane francesi.

Non c’è nulla da fare e anche il trasporto d’urgenza all’ospedale di Tarbes è inutile: dopo un’agonia di due ore, Fabio, che non ha mai ripreso conoscenza, chiude gli occhi. Per sempre. Quindici anni fa come adesso lo spettacolo deve continuare: tra chi dice di non essere stato informato e chi difende la filosofia del “show must go on” la tappa arriva a Cauterets, vince Virenque tra baci delle miss e champagne. Solo il giorno dopo il grande circo dedica la sua attenzione al dramma consumato: da Tarbes a Pau il gruppo passeggia, quasi in processione, e concede alla Motorola l’arrivo in prima fila. Tre giorni dopo a Limoges, Lance Armstrong vince in solitaria la tappa che sulla carta doveva vedere l’affondo di Casartelli. Dita rivolte al cielo per l’ultimo saluto a Fabio.

“Fabio, on pense à toi”, reciterà l’anno successivo uno striscione sui Pirenei.

Massimo Brignolo