VOLLEY: E’ SEMPRE E SOLO BRASILE

Il Brasile ha vinto la sua nona World League di Pallavolo Maschile superando nell’Albo d’Oro l’Italia ferma a quota otto

BrasileIn un torneo davvero equilibrato sono arrivate in finale, nonostante qualche acciacco fisico, le due squadre più forti. Il Brasile ha dovuto rinunciare al suo opposto titolare Leandro Vissotto, la Russia al suo schiacciatore Khtey dopo che, per gran parte del torneo, aveva dovuto far a meno di Berezhko, l’altro martello titolare, che è sceso in campo ieri notte ancora non al meglio. Theo, il sostituto di Vissotto ha fatto 16 punti, quello di Khtey, Biryukov zero e, dopo tre attacchi murati consecutivi, è stato sostituito prima da Poltavskiy, opposto che non giocava schiacciatore da un decennio, e poi dal giovane Krasikov, un onesto gregario ma nulla più.

Potrebbe bastare questa come chiave di lettura del successo brasiliano, i carioca sono infatti l’unica squadra al mondo in cui le riserve sono competitive tanto quanto i titolari e, a guardar bene, a casa in Brasile ci sarebbero ancora molti atleti che sarebbero stati in grado di fare la differenza qui a Cordoba. Qualche nome? Ricardo, l’ex palleggiatore della Sisley o Gustavo, ancor oggi uno dei migliori centrali al mondo. La grande forza della squadra di Bernardinho è proprio questa: chiunque giochi in nazionale deve conoscere l’impianto di gioco quindi poco importa se è Giba, Dante, Murilo Endres, Vissotto, Theo o chi per loro a scendere in campo, il risultato non cambia: i campioni sono sempre loro. Non a caso è la nona volta che il brasile solleva questo trofeo.

Quello che ha impressionato di più dei verde-oro è stata la perfezione in ricezione. Italia, Cuba, Serbia, non certo le ultime arrivate, erano state annichilite dalla potenza dei servizi di Muserskiy e compagni, Mario, Dante e Endres invece hanno fatto sembrare docili le bordate dei russi.

Il Brasile porta a casa i primi due set trascinata da Murilo Endres, incoronato da Giba come nuovo leader di questo Brasile dalle mille frecce, la Russia di Bagnoli paga i problemi in banda e qualche errore di troppo nei momenti decisivi.

Nel terzo set, assestata la situazione in banda con Krasikov, la Russia non sbaglia nulla e cambia totalmente l’inerzia dell’incontro dominando a muro e lasciando i fenomeni brasiliani a 16.

La partita sembra riaperta ma a questo punto i russi fanno di tutto per mettersi in difficoltà sbagliando, a inizio set, ben quattro battute. Il set procede poi in maniera assai equilibrata con Dante e Muserskiy a giocare i palloni più pesanti. Sul 24 a 23 la Russia sbaglia l’ennesima battuta, il Brasile ringrazia e solleva il trofeo.

Domenica 25 luglio 2010
RUSSIA BRASILE 1 – 3
(22-25; 22-25; 25-16; 23-25)
Cordoba (ARG)

RUSSIA: Grankin 1,  Biryukov, Berezhko 11, Muserskiy 16, Volkov 7, Mikhaylov 20, Komarov (L). (Poltavskiy 3, Krasikov 8, Khtey n.e., Kazakov (C), Makarov 2.)

BRASILE: Endres Murilo 8, Fabricio Nery Lopes Theo 16, Santana Rodrigo  9, Saatkamp Lucas 2, Muragati Yared Marlon 3, Amaral Dante Guimaraes 18, Da Silva Pedreira Junior Mario (L). (Rezende Bruno Mossa, Dos Santos Jr. Sidnei 2, Godoy Filho Gilberto (C) 1, Alves Thiago Soares n.e.,  Tavares Joao Paulo 2)

IL SESTETTO DI PIANETA SPORT
PALLEGGIATORE: Grankin (RUS)
OPPOSTO: Mikhaylov (RUS)
BANDE: Endres Murilo (BRA) Dante Amaral (BRA)
CENTRALI: Simon (CUB) Muserskiy (RUS)
LIBERO: Marra (ITA)
ALLENATORE: Bernardinho (BRA)

Nicola Sbetti

IERI & OGGI: LA MORTE DI ANTONIO ASCARI

Ottantacinque anni fa moriva sul circuito di Monthlery, Antonio Ascari, pioniere dei trionfi Alfa Romeo nei Gran Premi e padre di Alberto.

Antonio AscariL’epopea dei Gran Premi automobilistici esce dai confini francesi nel primo dopoguerra quando iniziano a corrersi gare anche in Italia (Gran Premio di Brescia del 1921) e con il passare degli anni negli Stati Uniti (la 500 miglia di Indianapolis e in Belgio). Nel 1924 nasce l’Associazione Internazionale degli Automobile Club, primo embrione della Federazione Nazionale dell’Automobilismo, che attraverso la sua Commissione Sportiva regolamenta i Gran Premi e nel 1925 lancia il primo Campionato Mondiale per Costruttori.

Negli stessi anni si affaccia nel mondo dei Gran Premi, l’Alfa Romeo che fino al 1922 si dedica a gare a formula libera come la Targa Florio: il salto di qualità avviene ad opera dell’ingegnere Vittorio Jano che lascia nel 1923 la Fiat per entrare in Alfa Romeo e sviluppare una nuova macchina, la P2, e di una pattuglia di piloti come Giuseppe Campari, Enzo Ferrari e Antonio Ascari.

Reduce da una carriera nelle gare di formula libera non sempre fortunata, Antonio Ascari, nato il 15 settembre 1888 nel Mantovano, si presenta con Campari e Sivocci al debutto nei Gran Premi internazionali dell’Alfa Romeo al Gran Premio d’Italia a Monza ma durante le prove, in quella che ora è la variante Ascari (dedicata ad Alberto il figlio di Antonio), Sivocci perde il controllo della vettura e perde la vita. La scuderia si ritira dalla gara.

Bisogna aspettare l’anno successivo per vedere l’Alfa Romeo ai nastri di partenza di un Gran Premio; la P2 viene testata in gare non ufficiali come il Circuito di Cremona dove Antonio Ascari ottiene il giro più veloce e la vittoria finale. L’esordio mondiale avviene, quindi, il 3 agosto 1924 a Lione nel Gran Premio di Francia. Antonio Ascari sembra lanciato verso una vittoria trionfale quando a 4 giri dal termine la sua Alfa inizia ad accusare problemi meccanici che lo costringono a fermarsi ad un giro dal traguardo; la vittoria va a Campari sempre su Alfa mente un’altra P2 del Biscione, quella di Wagner chiude al quarto posto. La consacrazione di Ascari arriva al Gran Premio d’Italia  dove in cinque ore di gara, il mantovano domina conquistando la vittoria con un arrivo in parata delle Alfa Romeo che occupano i tre gradini del podio con Wagner e Campari davanti alle Mercedes.

Il 1925 inizia ancora sotto la stella di Ascari e della P2 che al Gran Premio del Belgio fornisce un dimostrazione di superiorità schiacciante con Ascari e Campari nelle prime due posizioni che fa pensare che il proseguio della stagione si trasformi in un braccio di ferro tra i due alfisti. Il Gran Premio successivo si corre il 26 luglio nel nuovo circuito di Monthléry nei dintorni di Parigi e la corsa si svolge come le previsioni: le P2 vanno in testa e non trovano reale opposizione dalle avversarie e ancora una volta è Ascari il più veloce fino al ventiduesimo giro.

“Alla curva a grande raggio e in leggerissima ascesa, posta alla fine del 9° chilometro, Ascari toccò il mozzo della ruota anteriore nella inutile ed insidiosa palizzata dal colore troppo simile a quello del terreno tutto intorno. Tentò subito, l’abilissimo pilota, di raddrizzare la vettura che – per la nuova direzione – leggermente toccò con la ruota posteriore. Onde, altro lieve colpo di sterzo. E intanto, nel corso dei due secondi – tanti ne occorrono per percorrere 100 metri alla velocità presunta di 180 km/h – la staccionata divelta si era venuta ammassando davanti all’assale della macchina sicché questa…piroettava, usciva di strada, sbatteva in aria il pilota, che ricadeva – inerte – sulla pista”

(Lando Ferretti, Auto Italiana, 31 luglio 1925).

Ascari rimane a lungo disteso sul bordo della pista e nessuno è autorizzato ad avvicinarsi fino a quando, una mezz’ora dopo, arriva il medico del circuito. Adagiato sull’autoambulanza spira all’età di trentasei anni lasciando due figli tra i quali, Alberto, che vinse nel 1952 e nel 1953 il Campionato del Mondo per poi perire tragicamente in un incidente durante dei test sul circuito di Monza all’età di trentasei anni.

Massimo Brignolo

IL DOTTOR POZZOVIVO TRIONFA AL BRIXIA TOUR

Domenico PozzovivoDomenico Pozzovivo appartiene a quella categoria di corridori che fanno più infiammare gli appassionati: è uno scalatore puro, agile come un camoscio, fiato da maratoneta, gambe che girano in modo perfetto quando le pendenze sono impossibili. Piccolo ed esile (165 cm x 53 kg), questo ventottenne figlio della Lucania si era messo in luce già da giovane, in particolare con un quarto posto al Campionato del Mondo di Verona-categoria dilettanti nel 2004. Le prime stagioni da professionista, disputate sempre nella squadra diretta da Bruno e Roberto Reverberi per i quali corre tuttora, sono costellate da buoni sprazzi di classe, soprattutto sulle montagne del Giro d’Italia, e tanta, troppa sfortuna, come una frattura della clavicola nella primavera 2006 che lo costringe a rinunciare a quell’edizione della corsa rosa. Il ragazzo non si perde d’animo: al Giro 2008 è secondo dietro ad Emanuele Sella, suo compagno di squadra, nella tappa del Passo Fedaia, e chiude in classifica generale al nono posto. Poi, nel 2009, la prima vittoria in carriera, con la tappa di Flero nella Settimana Lombarda, seguita in questa stagione dalla tappa dell’Alpe di Pampeago al Giro del Trentino. Arriva a questo Brixia Tour in ottima condizione: il suo team disputa una buona prova nella cronosquadre vinta dalla ISD-Neri, quindi Pozzovivo fa suo l’arrivo di Lumezzane-Cima Poffe, dando una lezione di tattica all’irlandese Daniel Martin (Garmin), troppo attivo nei primi chilometri di ascesa; poi sfrutta il circuito finale della tappa di Pisogne, con tante curve strette nel cuore della Val Camonica, guadagnando ulteriori secondi sui rivali, per quanto la vittoria della frazione vada, in una volata anomala, al ventiseienne australiano Christopher Sutton (Team Sky). Ma il capolavoro lo compie sabato sul Passo Maniva, il traguardo simbolo di questo Brixia Tour, con uno scatto a dieci chilometri dalla conclusione che gli permette di distanziare di quasi un minuto il solito Martin e il brillante Morris Possoni (Team Sky); infine, si difende senza troppi sussulti nella pianura di Orzinuovi, dove Roberto Ferrari (De Rosa-Stac Plastic), bresciano di Gavardo, si impone allo sprint davanti a Sutton.

Pozzovivo, che pochi mesi fa ha conseguito la laurea in economia aziendale, è dunque il vero dominatore di questa decima edizione del Brixia Tour, con due successi parziali oltre a quello finale: un corridore con una simile abilità in salita, se assistito dalla fortuna, potrà davvero battagliare con tutti i migliori scalatori al prossimo Giro d’Italia e in ogni altra corsa a tappe. Da segnalare anche le brillanti prestazioni dell’appena ventunenne Diego Ulissi, toscano in forza alla Lampre-Farnese Vini, quarto nella classifica generale

Classifica finale Brixia Tour (maglia azzurra):
1°Domenico POZZOVIVO (Colnago-CSF Inox) in 15h32’00’’;
2°Morris POSSONI (Team Sky) a 1’50’’;
3°Daniel MARTIN (Garmin) a 2’39’’;
4°Diego ULISSI (Lampre-Farnese Vini) a 3’21’’;
5°Bartosz HUZARSKI (ISD-Neri) a 3’36’’.


Marco Regazzoni

PALLANUOTO: L’ITALIA VINCE L’OTTO NAZIONI DI SIRACUSA

Otto NazioniNon è una competizione ufficiale. Non erano presenti tre grandi potenze come Croazia, Montenegro e soprattutto Serbia. Eppure la vittoria di un trofeo è sempre un evento dolce e piacevole e, specialmente se in vista di una competizione di grande rilievo, assume un significato ancor più profondo. E così la nazionale italiana di pallanuoto maschile si aggiudica l’Otto Nazioni-Trofeo Syracusae, svoltosi proprio nella città siciliana: il Settebello di Sandro Campagna, uno che qui è di casa, batte in finale per 9-6 la Germania, dimostrando di essere così sulla buona strada per gli Europei di Zagabria.

Durante il torneo la squadra ha espresso un buon gioco e lungo il cammino ha battuto Russia, Grecia e persino gli Stati Uniti vicecampioni olimpici, in semifinale: l’unica sbavatura è stata la sconfitta per mano dell’Ungheria, dalla quale però gli azzurri si sono prontamente ripresi. Buona la prova offerta nella finale: dopo un primo tempo in cui ha sofferto la fisicità degli avversari ed in fase offensiva ha commesso qualche errore, l’Italia è salita in cattedra nel secondo parziale, iniziando a distanziare sempre più i tedeschi. Due, in particolare, gli aspetti positivi da segnalare: la straordinaria determinazione della squadra (fino al 3-3 è sempre stata costretta a rincorrere la Germania, poi dopo il primo vantaggio firmato da Figlioli non c’è più stata storia) e la capacità di sfruttare nei momenti chiave le superiorità numeriche. A centroboa Campagna ha utilizzato tre elementi (Deserti, Lapenna e Napolitano): nessun gol per loro, ma tanto lavoro oscuro che ha consentito di guadagnare numerose superiorità numeriche. Agli Europei, in un girone eliminatorio che pone di fronte Croazia, Montenegro e Spagna, sarà tutta un’altra musica, ma se queste sono le premesse l’Italia può davvero provare a stupire. Questo il tabellino della finale:

ITALIA: Tempesti, Luongo 1, Bertoli, Figlioli 1, Napolitano, Felugo 2, Giacoppo 1, Gallo 2, Presciutti 1, Fiorentini, Lapenna, Deserti, Gitto 1. All. Campagna.

GERMANIA: Tchigir, Naroska, Schroedter, Real, Marko Stamm, Politze 3 (1 rig.), Bukowski, Schüler, Kreuzmann, Oeler 3, Schlotterbeck, Miers, Robing. All. Hagen Stamm.

ARBITRI: Margeta (Slo) e Dykman (Can).

NOTE: parziali 1-1, 4-2, 4-2, 0-1. Usciti per limite di falli Naroska (G) a 0’35, Real (G) a 4’30 e Schroedter (G) a 5’00 del quarto tempo. Ammonito Campagna per proteste nel quarto tempo. Superiorità numeriche: Italia 6/13, Germania 3/11. Spettatori 1000 circa. In tribuna, con il vicepresidente Lorenzo Ravina, gli azzurri Aicardi, Bini, Figari, Giorgetti, Pastorino.

Nello stesso giorno arrivano ben tre soddisfazioni dal settore giovanile: poche ore prima della vittoria del Settebello a Siracusa, nella vicina Acireale la selezione 1993 vince a punteggio pieno il “Memorial 24 giugno 2000-Trofeo Sette Nazioni”, battendo nell’ultima giornata l’Ungheria per 7-2: svetta la doppietta di Vincenzo Renzuto Iodice, eletto miglior giocatore del torneo. Ad Hannover, poi, la selezione 1995 porta a casa la “Bernhard Baier Cup” vincendo 14-5 nella terza giornata contro i padroni di casa della Germania: ancor più belle le precedenti affermazioni contro Montenegro (7-6) e Serbia (10-4). Infine, agli Europei di Dneprodzerzhinsk (Ucraina) riservati alle selezioni femminili 1993, l’Italia esordisce nel migliore dei modi con un perentorio successo (21-4) ai danni della Croazia.

Simone Pierotti

F1: DOPPIETTA ROSSA AD HOCKENHEIM

Ferrari in parataNon è servito granché a Sebastian Vettel battere per due millesimi Fernando Alonso nelle qualifiche del sabato, così come non è servito cercare di stampare sul muretto box la F10 dello spagnolo pochi metri dopo il via, contro la Ferrari vista a Hockenheim nemmeno le Red Bull e un Vettel comunque in discreta forma ha potuto farci molto

Ci ha pensato la gestione sportiva Ferrari a inquinare quello che poteva essere una giornata trionfale. Scelta logica certo, ma attuata nel peggior modo possibile, diciamo che in Ferrari “lo fanno peggio”. Il sorpasso di Alonso su Massa, guidato dai box, ha lasciato un amaro in bocca che farà anche parte delle regole del gioco – e della storia della corse – ma non è mai troppo gradevole da assaporare.

Gara comunque regolata a proprio piacimento dai piloti di Maranello, con la sorpresa però che, grazie alla schermaglia al via tra Alonso e Massa, chi si è involato al via non è stato il super favorito Alonso, ma il bistrattato Felipe Massa. Il brasiliano ha visto la luce davanti a sé, e lesto e veloce ha preso il comando e lo ha mantenuto resistendo bene ai tentativi di Alonso e cedendo la posizione solo su “consiglio” dei box. Come detto anche in radio dal suo ingegnere di pista “un peccato” quello che è successo, un peccato perché per Massa sarebbe stato molto bello tornare sul gradino più alto del podio.

Dietro le due Ferrari, solo Vettel ha cercato di resistere, ma sbagliare la partenza questa volta è stata una pessima “iniziativa” da parte del tedesco. A fine gara ha cercato di recuperare il secondo posto, magari sperando in un tracollo psicologico di Massa, ma il risultato per lui è stato solo quello di ridurre il gap nei confronti del brasiliano a un secondo e poco più e di aggiudicarsi il giro più veloce in gara. Alle sue spalle la coppia Mclaren, Hamilton e Button, decisamente sotto tono in terra tedesca, e l’altro depresso ecccellente della prova tedesca, ovverosia il secondo pilota Red Bull, Mark Webber.

Per gli altri solo briciole, la gara è vissuta sulla tensione tra i due compagni di squadra in rosso, il dopo gara e probabilmente anche i prossimi giorni saranno riempiti dalla polemiche sul sorpasso agevolata tra i due ferraristi, e i piazzamenti in zona punti di Kubica, Rosberg e Schumacher in fondo sono una logica conseguenza dei valori visti in gara. Da sottolineare il punticino raccolto da Petrov,
Per fortuna che domenica si va subito in Ungheria, dove le Ferrari sono chiamate alla conferma, certo con Alonso, ma anche – e chi ci sperava più? – anche con il rabbuiato e ritrovato Massa.

Pos  Pilota        Squadra                     Tempo
 1.  Alonso        Ferrari                    1h28:38.866
 2.  Massa         Ferrari                    +     4.196
 3.  Vettel        Red Bull-Renault           +     5.121

 4.  Hamilton      McLaren-Mercedes           +    26.896
 5.  Button        McLaren-Mercedes           +    29.482
 6.  Webber        Red Bull-Renault           +    43.606
 7.  Kubica        Renault                    +     1 lap

 8.  Rosberg       Mercedes                   +     1 lap
 9.  Schumacher    Mercedes                   +     1 lap
10.  Petrov        Renault                    +     1 lap
11.  Kobayashi     Sauber-Ferrari             +     1 lap

12.  Barrichello   Williams-Cosworth          +     1 lap
13.  Hulkenberg    Williams-Cosworth          +     1 lap
14.  De la Rosa    Sauber-Ferrari             +     1 lap
15.  Alguersuari   Toro Rosso-Ferrari         +     1 lap

16.  Liuzzi        Force India-Mercedes       +    2 laps
17.  Sutil         Force India-Mercedes       +    2 laps
18.  Glock         Virgin-Cosworth            +    3 laps
19.  Senna         HRT-Cosworth               +    4 laps

Classifiche campionato, round 11 

Piloti:
 1.  Hamilton     157
 2.  Button       143
 3.  Vettel       136
 4.  Webber       136
 5.  Alonso       123
 6.  Rosberg       94
 7.  Kubica        89
 8.  Massa         85
 9.  Schumacher    38
10.  Sutil         35
11.  Barrichello   29
12.  Kobayashi     15
13.  Liuzzi        12
14.  Petrov         7
15.  Buemi          7
16.  Alguersuari    3
17.  Hulkenberg     2

 Costruttori: 
1.  McLaren-Mercedes          300
2.  Red Bull-Renault          272
3.  Ferrari                   208
4.  Mercedes                  132
5.  Renault                    96
6.  Force India-Mercedes       47
7.  Williams-Cosworth          31
8.  Sauber-Ferrari             15
9.  Toro Rosso-Ferrari         10

Andrea Corbetta