EUROPEI ATLETICA: LA SICILIA VA A MEDAGLIA

Matthias De ZordoPer comprendere quanto i Campionati Europei di Atletica abbiano ormai un valore tecnico relativo (soprattutto nelle corse e nei salti) è forse sufficiente considerare le finali degli 800 metri di Barcellona e dei contemporanei Campionati africani di Nairobi: il polacco Lewandowski si è ieri aggiudicato il titolo correndo in 1’47″07 mentre venerdì il kenyano Rudisha ha fermato i cronometri a 1’42″84. Non è, peraltro, un caso se l’ultimo record del mondo stabilito durante i Campionati Europei risale al 1990 (la staffetta veloce francese).

A risollevare le sorti della rassegna di Barcellona è arrivata ieri una splendida gara di Lancio del Giavellotto (e qui l’Europa non ha rivali): vince l’esperienza del norvegese Thorkildsen che fa atterrare l’attrezzo a 88.37 ma la vera rivelazione è Matthias De Zordo, tedesco di 22 anni con la famiglia di origine veneta, che mette sotto pressione il norvegese e arriva fino a 87.81. I prossimi anni potrebbero essere suoi.

Il Salto con l’Asta maschile è ormai una partita a scacchi tra saltatori dall’autonomia limitata o in cerca del colpaccio: non c’è strategia che tenga, vince il favorito, il francese Lavillenie che è l’unico a valicare i 5.85 mentre l’ucraino Mazuryk si ferma a 5.80 e il polacco Czerwinski e Giuseppe Gibilisco tentano l’azzardo ma si fermano a 5.75. E’ un quarto posto per l’astista siciliano che sta ritornando protagonista a 31 anni.

Sono siciliani anche i due squilli da podio della giornata: in mattinata Anna Incerti arriva alla medaglia di Bronzo nella Maratona vinta dall’outsider Balčiūnaitė mentre nel pomeriggio Simona La Mantia esce dal tunnel di tre anni di infortuni ai tendini piazzando un salto triplo che vale l’Argento.

Gara Oro Argento Bronzo
800 m M
M.Lewandowski (POL)
1’47″07
M.Rimmer (GBR)
1’47″17
A.Kszczot (POL)
1’47″22
5000 m M
Mo Farah (GBR)
13’31″18
J.España (SPA)
13’33″12
H.Ibrahimov (AZE)
13’34″15
400 hs M
D.Greene (GBR)
48″12
R.Williams (GBR)
48″96
S.Melnykov (UKR)
49″09
Asta M
R.Lavillenie (FRA)
5.85
M.Mazuryk (UKR)
5.80
P.Czerwiński (POL)
5.75
Peso M
A.Mikhnevich (BLR)
21.01
T.Majewski (POL)
21.01
R.Bartels (GER)
20.93
Giavellotto M A.Thorkildsen (NOR)
88.37
M.De Zordo (GER)
87.81
T.Pitkämäki (FIN)
86.67
200 m F
M.Soumaré (FRA)
22″32
Y.Bryzhina (UKR)
22″44
A.Fedoriva (RUS)
22″44
100 hs F
N.Yanit (TUR)
12″63
D.O’Rourke (IRL)
12″65
C.Nytra (GER)
12″68
Triplo F
O.Saladuha (UKR)
14.81
S.La Mantia (ITA)
14.56
S.Bolshakova (BEL)
14.55
Maratona F
Z.Balčiūnaitė (LIT)
2h31.14
N.Yulamanova (EUS)
2h32.15
A.Incerti (ITA)
2h32.48
Eptathlon F
J.Ennis (GBR)
6823
N.Dobrynska (UKR)
6778
J.Oeser (GER)
6683

Massimo Brignolo

IL SICILIANO D’AGATA BATTE UN BUON COCCO E CONQUISTA IL TITOLO DEI MEDIOMASSIMI

Danilo D'AgataIl mediomassimo siciliano Danilo D’Agata della Boxe Promotion 99 di Cavallari ha conquistato sul ring di Enna, in maniera meritata e con dimostrazione di grande preparazione fisica, il vacante titolo italiano dei mediomassimi battendo il torinese Roberto Cocco, alla terza sconfitta su tre opportunità tricolori, autore comunque di una buona prova.

Dopo una prima ripresa di studio, con l’altissimo D’Agata a sfruttare il jab e Cocco a cercare insistentemente la corta distanza, nel secondo round la maggiore irruenza e intraprendenza di Cocco si facevano nettamente preferire. Dopo un terzo round in cui D’Agata riusciva quasi sempre a far valere il maggiore allungo, pur con qualche buon gancio di Cocco, nel quarto tornava l’equilibrio con buoni colpi piazzati da una parte e dall’altra, con discreti colpi dritti del siciliano e buona pericolosità del torinese dalla corta distanza. Nella quinta ripresa Cocco pressava solo a sprazzi e la ripresa era nettamente per l’avversario, che si muoveva bene sulle gambe e con il tronco. Nel sesto round il ragazzo di Monia Cavini iniziava in maniera più brillante ma anche D’Agata era bravo a trovare lo spiraglio giusto per colpire verso la fine del tempo. Il match continuava a essere interessante e aperto, Cocco capiva che doveva accelerare per portare a casa il verdetto, colpiva con buoni ganci ma D’Agata rintuzzava la maggior parte degli attacchi del torinese cui mancava un pizzico di lucidità. Il torinese continuava senza sosta ad attaccare e qualche buon colpo veniva piazzato bene sul viso di D’Agata, facendo diventare probabilmente sua l’ottava ripresa. Il jab sinistro di D’Agata continuava a funzionare, ma Cocco spingeva e colpiva con buona precisione e potenza e anche la penultima ripresa era per lui. Il match si giocava quindi nella decima e ultima ripresa, e un Cocco preciso e insistente poteva ancora far sua la vittoria. E il torinese iniziava con buoni colpi mettendo alle corde il rivale, quindi usciva di nuovo il destro da lontano del siciliano. Sul finire di round tornava l’equilibrio, e la decisione spettava ai giudici, che con due 97-93 e un 97-94 davano la vittoria uninime a D’Agata (personalmente avevamo due punti per il siciliano), nuovo campione italiano dei mediomassimi. Roberto Cocco non ne usciva però ridimensionato, in quanto autore di un’ottima prestazione che lo può fare ancora guardare con fiducia al futuro.

Per D’Agata invece si prospetta la difesa del titolo contro il precedente titolare della stessa, il calabrese Francesco Versaci del team Conti Cavini, cui è stata tolta la cintura per non averla difesa, causa infortunio, nei tempi stabiliti.

Andrea Bacci

PAZZO CALCIO: SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO

Cagliari - BastiaRubrica quindicinale su tutto quello che gira intorno al rettangolo in cui si gioca lo sport più amato e discusso dagli italiani. Di Nicola Sbetti

Amichevoli che finiscono in rissa e poco cambia se i protagonisti sono i giocatori (Cagliari – Bastia e Catania – Iraklis) o gli Ultras (Parma – Spal), un numero sempre maggiore di squadre fallite, bilanci perennemente in rosso, un’impressionante calo degli abbonamenti venduti (da tre anni siamo ormai il fanalino di coda dell’Europa, umiliati da Germania e Inghilterra e inferiori anche a Spagna e Francia), un sistema ideato per arginare la violenza sugli spalti che sa molto di schedatura e rende ancora più complesso l’andare a vedere una partita di calcio allo stadio, Lega Calcio e Figc in rotta e un possibile sciopero dei calciatori alla prima giornata. Insomma, se questo è l’antipasto prepariamoci con le dovute precauzioni all’abbuffata di calcio che come ogni anno ci aspetta.

A onor di vero la stagione è già cominciata (a luglio!!!), la Juventus ha esordito a Dublino, nei preliminari di Europa League, vincendo per 2 a 0 contro lo Shamrock (doppietta di Amauri). Anche in Irlanda però si può imparare qualcosa, il piccolo stadio (6.500 posti) in cui si è giocato l’incontro era dotato di un luogo preposto per lasciare i neonati e i bambine per tutta la durata dell’incontro. Potrebbero sembrare banalità ma quando presidenti e politici si riempiono la bocca con slogan tipo “Riportiamo le famiglie allo stadio” non propongono mai iniziative come queste. Andare allo stadio è invece sempre più difficile, prima i biglietti da comprare giorni in anticipo, poi i tornelli, talvolta la decisione di limitare la vendita ai soli residenti in provincia, ora la misteriosa tessera del tifoso (sfido chiunque non si sia informato di persona a spiegarne il funzionamento). Ma se io sono tifoso del bel gioco, mi fanno una tessera ad hoc? E se seguo più di una squadra? Dilemmi irrisolvibili, tanto ormai vedere il calcio dal vivo è diventato una chimera. Per fortuna ci sono le Pay Tv pago e mi godo le partite comodamente dalla mia poltrona. Il sistema poi è semplicissimo (se ti compri tutti i pacchetti in vendita): c’è il satellite per il campionato, la televisione pubblica per la Champions League e il digitale terrestre a pagamento per l’Europa League, quest’anno poi le telecamere entreranno anche negli spogliatoi.. wow, chi ci va più allo stadio. Aspettiamo con ansia la completa applicazione del modello Premier League dove un biglietto ti costa uno stipendio. Basta essere consci che così facendo lo sport più popolare del mondo rischia di diventare un bene esclusivo come hanno dimostrato i Mondiali sudafricani. Stupende cattedrali nel deserto a uso e consumo delle televisioni globali a pochi chilometri di distanza da persone (tenute a debita distanza dall’occhio del turista) che usavano l’energia del loro generatore per guardarsi le partite del Mondiale.

A proposito del Mondiale e dei modelli da adottare, voi siete per il modello spagnolo o modello tedesco? Il dibattito nato da alcuni autorevoli giornali dopo il disastro dell’Italia di Lippi (e non dimentichiamoci quello dell’Under 19) sarebbe veramente interessante ma malauguratamente finisce per essere funzionale al “modello quaquaraquà italiano”. Fior fior di esperti, danno il loro parere per come migliorare la situazione, si instaura una dinamica positiva in cui vengono suggerite alcune soluzioni pratiche ideali poi, quando la spinta mediatica viene meno, nulla cambia vengono presi provvedimenti più simbolici che utili (es: quest’anno le squadre italiane possono acquistare un solo calciatore extracomunitario) che mantengono l’immobilismo perché le decisioni vengono prese troppo spesso secondo ragionamenti politici e non meritocratici.

Il successo dell’Italia nel 2006 aveva delle solide basi nel lavoro fatto da Cesare Maldini in avanti con l’under 21. Ora è un dato di fatto che da quando Gentile non allena più l’under21 nessuna nazionale giovanile ha più avuto successo eppure, dopo numerosi fallimenti, mai nessuno mette in discussione la figura di Casiraghi o ancor meno quella di Abete.

Vi sono però anche le note positive. Innanzitutto non c’è più Mourinho, l’Inter perde un allenatore vincente (Benitez però non è certo l’ultimo arrivato) e l’Italia guadagna qualche polemica in meno. Speriamo si ritorni a parlare più di calcio, di tattica, di belle giocate. Proprio lo stesso auspicio dei dirigenti Rai quando hanno annunciato che da quest’anno nelle loro trasmissioni non ci sarà più la moviola. Musica per le mie orecchie; anche se la “cassazione” sembra comunque una moviola mascherata, vi lascio con l’auspicio  che al più presto ci sia sempre più moviola in campo e sempre meno moviola in televisione.

BUONA STAGIONE CALCISTICA 2010-11

Nicola Sbetti

PALLANUOTO: FINALE TUTTA JUGOSLAVA IN COPPA FINA

Finale tutta balcanica in Coppa FINA: possibile antipasto della finale europea di Zagabria?

La finale di Coppa FINA sarà Croazia – Serbia. Le due balcaniche si sono imposte rispettivamente su Stati Uniti e Spagna, mentre Romania e Australia, dopo aver battuto Iran e Cina, si sfideranno per la parte bassa del tabellone, che mette anche a disposizione un posto di qualificazione ai Mondiali previsti per l’anno prossimo a Shangai.

Buoni risultati li sta dando la Croazia di Ratko Rudić che tra un mese ospiterà gli Europei a Zagabria. Per loro seconda vittoria contro gli Stati Uniti, già battuti nella terza giornata. Sono i croati a partire meglio, con un parziale nella prima frazione di gioco di 3-1. Poi gli Stati Uniti si fanno coraggio e, con le triplette di Azevedo e Bailey, colmano lo svantaggio fino a raggiungere i croati sull’8-8 all’inizio del quarto periodo. Per i croati i mattatori sono Joković, autore di una tripletta, e Bošković, a segno quattro volte. Sono loro le tre marcature croate della quarta frazione, che permettono agli uomini di Rudić di agguantare un successo per 11-9 e di strappare l’accesso alla finale.

Partita ancora più equilibrata tra Serbia e Spagna: si va avanti punto-punto, nessuna squadra riesce a piazzare l’allungo nelle prime due frazioni di gioco (da notare il pareggio 4-4 della Spagna all’ultimo secondo del primo quarto con Xavier García). Il primo doppio vantaggio della partita arriva nel terzo quarto, grazie a due marcature di Andrija Prlainović da cui gli spagnoli non si riprendono più. Alla fine del terzo quarto i serbi sono avanti di una rete, e l’ultimo periodo vede un solo gol messo a segno, quello di Filipović che suggella il 12-10 finale. Mattatori del match lo spagnolo Xavier García (tripletta) e il serbo Prlainović, autore di quattro reti.

Nella parte bassa del tabellone va tutto come previsto: gli australiani, dopo aver piazzato un parziale di 4-1 nella prima frazione di gioco, si limitano ad amministrare il vantaggio fino al 10-6 finale, mentre i rumeni travolgono il malcapitato Iran per 24-6, fermando l’opera di demolizione solo nel quarto quarto, dopo aver registrato un parziale di 9-1 nella terza frazione di gioco. A segno ben sei volte Tiberiu Negrean, che scippa la testa della classifica cannonieri al croato Sandro Sukno, a secco per la prima volta da inizio torneo. Quattro le realizzazioni di Nicolae Diaconu e tripletta per Mihnea Chioveanu. Degli undici giocatori di movimento della squadra di Kovacs, solamente Busila non è andato a segno nel corso del match.

Saranno due finali importanti in prospettiva: Serbia – Croazia potrebbe essere un assaggio della finale del prossimo 11 settembre agli Europei di Zagabria, mentre Romania e Australia vorranno staccare, nella finale per il quinto posto, un biglietto per il Mondiale di Shangai.

Semifinali 1-4 posto

STATI UNITI – CROAZIA 9-11
(1-3; 2-3; 4-2; 2-3)
Oradea (ROU)

STATI UNITI: Moses, Varellas, Sharf, Powers 1, Wright 1, Tyrrell, Hopkins, Azevedo 3 (1 rig), Bailey 3, Hutten, Smith, Corcoran 1, Stevens.

CROAZIA: Pavić, Burić, Bošković 4, Dobud 1, Joković 3, Karač, Muslim, Bušlje 1, Sukno, Barač 2, Hinić, Buljubašić, Brzica.

ARBITRI: Alexandrescu (ROU) e Hart (AUS)

NOTE: superiorità numeriche Stati Uniti 3/7 + 1 rigore, Croazia 5/10. Espulsione definitiva per limite di falli per Smith (USA) nel IV periodo di gioco.

SERBIA – SPAGNA 12-10
(4-4; 3-3; 4-3; 1-0)
Oradea (ROU)

SERBIA: Soro, Avramović, Gocić, V.Udovičić 2, Vapenski, D.Pijetlović 1, Nikić 2, Aleksić, Miličić, Filipović 2, Prlainović 4, Mitrović 1, G.Pijetlović.

SPAGNA: I.Aguilar, M.García, Martín 1, Szirányi, Molina 1, Minguell 1, Gallego, Español 2, Vallés 2, Perrone, Mallarach, X.García 3, Lopez.

ARBITRI: Cabral (BRA) e Koganov (AZE)

NOTE: superiorità numeriche Serbia 2/6 Spagna 2/7 + 2 rigori.

Semifinali 5-8 posto

Australia – Cina 10-6 (4-1; 2-2; 1-2; 3-1)
Romania – Iran 24-6 (4-1; 8-3; 9-1; 3-1)

OGGI IN VASCA
10:00 SETTIMO POSTO Iran – Cina
11:30 QUINTO POSTO Romania – Australia
16:00 TERZO POSTO Stati Uniti – Spagna
17:30 PRIMO POSTO Croazia – Serbia

Damiano Benzoni

IERI & OGGI: L’INCIDENTE DI NIKI LAUDA AL NÜRBURGRING

Trentaquattro anni fa, l’incidente di Niki Lauda al Nurburgring: un rogo tremendo dove il pilota austriaco si salva solo grazie all’intervento di Arturo Merzario.

Niki LaudaAndreas Nikolas “Niki” Lauda arriva in Ferrari all’inizio della stagione 1974 dopo un paio di anni di apprendistato, non decisamente fortunati, alla BRM: era la Ferrari la cui squadra corse era stata riformata intorno alla figura di un giovanissimo Luca di Monzemolo dopo un inizio deludente del decennio.

Nel 1974, Niki, alle prese con una macchina non ancora inaffidabile, vince due Gran Premi (Spagna e Olanda) ma nonostante sei pole position non riesce ad andare oltre il quarto posto nella classifica finale. Diversa è la musica nel 1975 con la nuova 312T: la stagione parte male ma nei cinque Gran Premi tra Monaco e il GP di Francia, l’austriaco ottiene 4 vittorie – una quinta arriverà in chiusura di campionato a Watkins Glen – e conquista con una gara di anticipo, di fronte al pubblico amico di Monza, il titolo mondiale riportando una Ferrari al vertice dopo la vittoria di John Surtees, 11 anni prima.

La Ferrari è decisamente superiore alle avversarie: Lauda vince quattro delle prime sei gare e conquista il secondo posto nelle altre due, una delle quali vinta dal suo compagno Regazzoni. Si arriva a fine luglio con 9 GP disputati su 16 e l’austriaco ha praticamente doppiato in classifica i suoi avversari: 61 punti per Lauda, 30 punti per Schekter, futuro ferrarista che guida una Tyrrell, e 26 punti per James Hunt e la sua McLaren.

Nelle settimane che precedono il Gran Premio di Germania sulla pista del Nürburgring, circuito di altri tempi lungo quasi 23 km con ampi tratti in mezzo alla foresta, Lauda cerca di boicottare il GP per ragioni di sicurezza (i soccorsi nel tratto centrale della pista possono arrivare solo in una decina di minuti) ma non riesce a raccogliere il consenso dei suoi colleghi. In prova James Hunt ottiene la pole position davanti a Lauda, mentre in seconda fila ci sono Depailler e Stuck.

Piove la mattina della gara, il 1 agosto 1976: alla partenza è il ferrarista Regazzoni che prende la testa superando sia Hunt che Lauda. Hunt è secondo, terzo il bravo Mass, quarto Laffite che approfitta del fatto che la March di Stuck viene esclusa dalla griglia a causa di un problema alla frizione (sebbene il tedesco parta poi effettivamente ma dall’ultima fila).  Nel primo giro Regazzoni si gira e scende al quarto posto. Al termine del primo giro, il tempo si mette definitivamente al bello e tutti vanno ai box per metter gomme slick.

Durante il terzo giro lo schianto: al chilometro 11, esattamente alla metà del percorso dove i soccorsi sono lontani, la Ferrari affronta una curva a sinistra. Le poche immagini a disposizione fanno intuire che l’austriaco tocchi il cordolo con la ruota posteriore inizando una sbandata. La Ferrari parte in testacoda, sfonda le reti e sbatte la fiancata contro una roccia rimbalzando verso il centro della carreggiata dove prende fuoco.  Arriva Guy Edwards che riesce ad evitare la Ferrari mentre Brett Lunger la centra in pieno e il fuoco aumenta di intensità. Ewards, Lunger e il sopraggiunto Ertl cercano di soccorrere Lauda, Arturo Merzario, quello che Lauda definirà “l’uomo senza il quale io non sarei qui”, si getta nelle fiamme e estrare l’austriaco dall’abitacolo.

Le condizioni di Lauda appaiono disperate: ustioni di terzo grado al volto e alla testa ma soprattutto i polmoni danneggiati dai vapori di benzina inalati per interi minuti. Lauda arriva all’ospedale di Adenau in coma e gli viene impartita l’estrema unzione. Lentamente le sue condizioni migliorano e dopo alcuni giorni l’austriaco viene dichiarato fuori pericolo anche se il suo volto porterà per sempre i segni del terribile rogo. Trentasette giorni dopo l’incidente, un recupero che ha del miracoloso, si ripresenta alla partenza del GP d’Italia dove chiude, con i bendaggi sanguinanti per lo sforzo, al quarto posto.

Ma a ventisette anni, quello che era il ragioniere del volante, aveva scoperto anche la paura: nel decisivo GP del Giappone si ritira dopo due giri di pioggia torrenziale e James Hunt può conquistare il Mondiale. Si rifarà nel 1977 conquistando il titolo nella sua ultima stagione alla Ferrari.

Massimo Brignolo