A 48 ANNI HOLYFIELD RESISTE SUL RING

La sospensione del match per una ferita al sopracciglio permette a Evander Holyfield di conservare il titolo WBF dei pesi massimi. Il ritratto di un campione dall’immagine “buonista”, che dopo 35 anni di boxe esibisce ancora una forma smagliante.

Holyfield - WilliamsÉ Gesù a darmi la forza, è lui a muovere i miei pugni.”
Evander Holyfield

Il titolo mondiale WBF (acronimo di World Boxing Federation), non è proprio uno di quei trofei da ostentare con orgoglio in bacheca. Distanziata anni luce dalle quattro maggiori sigle internazionali: WBA, WBC, IBF e WBO, la WBF, sede legale in Lussemburgo e presidenza retta da un sudafricano bianco, vivacchia da un paio d’anni organizzando sfide tra pugili in disarmo, come quella di questa notte a White Sulphur Springs, nel West Virginia. A confrontarsi sono saliti sul ring il detentore, l’ormai 48enne vecchia (ma eterna) gloria Evander Holyfield e lo sfidante, il 38enne bahamense Sherman “Tank” Williams.

Quasi novant’anni insieme, i due pugili non hanno dato vita a un incontro particolarmente esaltante dal punto di vista agonistico, con un Williams sgraziato e appesantito, ma decisamente più efficace di un Holyfield, che a vederlo apparire sul ring, con tanto di fisico stilizzato da culturista, gli si sarebbero dati dieci anni di meno. Ma il peso dei 48 anni dell’ex campione mondiale dei massimi si è fatto sentire subito dopo la prima ripresa, quando lo si è visto in difficoltà sotto i potenti colpi del tozzo bahamense. Difficilmente Holyfield avrebbe potuto resistere per tutti i dieci round previsti da questa serata, battezzata dagli organizzatori con un pomposissimo “Redemption in America”, ma alla fine della terza ripresa una testata accidentale di Williams gli ha provocato una ferita all’arcata sopraccigliare, costringendo l’arbitro a dichiarare chiuso l’incontro con un verdetto di no contest, ovvero parità.

Considerato una sorta di anti-Tyson, il pio (a suo dire) Evander Holyfield ha improntato la propria carriera di pugile all’insegna della purezza stilistica e della correttezza, e ha cercato di costruire il proprio personaggio, anche nella vita privata, su un modello politically correct, che lo ha reso più popolare tra i bianchi yankee che tra gli afro americani. Da sempre praticante evangelico (ha fatto incidere anche un salmo della Bibbia sui pantaloncini da combattimento), non ha mai praticato troppo l’astinenza nella vita sentimentale. Almeno cinque dei suoi figli sono nati da altrettanti peccati extra coniugali, mentre le sue tre ex mogli hanno avuto a lamentarsi sia per il mancato pagamento degli alimenti che per le botte subite, tanto che l’anno scorso un giudice di Atlanta ha emesso un’ordinanza a suo carico di divieto di avvicinamento a meno di 500 metri dalla famiglia.

Nonostante queste contraddizioni tra atti di fede e vita reale, che potrebbero rimandare al gangster redento di Pulp Fiction interpretato da Samuel Jackson, la storia di Evander Holyfield è comunque un discreto esemplare di sogno americano. Cresciuto da una madre abbandonata dal marito in un sobborgo degradato di Atlanta insieme ad altri otto fratelli, è rimasto sempre a debita distanza dalle bande giovanili della sua zona, e nel 1980 si è diplomato a pieni voti alla Fulton High School. Essendo dotato di una predisposizione innata all’attività sportiva, si è cimentato con uguale successo in diverse discipline. Se fosse stato per lui, probabilmente avrebbe scelto il football americano; ma i suoi 188 centimetri di altezza erano stati considerati troppo pochi per i suoi selezionatori, e si era così dedicato anima e corpo alla boxe. La sua prima grande apparizione è datata 1984, alle Olimpiadi di Los Angeles, quando è arrivato a conquistare la medaglia di bronzo nei pesi massimi leggeri. L’anno dopo lo vedrà esordire come professionista, e la sua carriera diventerà un’ascesa trionfale, con la conquista del titolo unificato dei massimi nel 1990, e fino alla sfida cult del 28 giugno 1997 contro un Mike Tyson così inferocito da strappargli a morsi il lobo di un orecchio.

Secondo i giornalisti statunitensi, Evander Holyfield continua a restare disperatamente aggrappato al ring per potersi pagare i debiti contratti in vent’anni vissuti come un sultano, e per mantenere la sua enorme famiglia, composta da tre ex mogli e da una torma di figlioli legittimi e non solo. A nulla sono serviti i consigli dei suoi medici di interrompere l’attività dopo che gli era stata diagnosticata una patologia cardiaca nel 1994 e l’intimazione al ritiro da parte delle autorità pugilistiche dello Stato di New York per manifesta debolezza.

In un momento di enorme crisi della boxe, oggi dominata dai pugili dell’est europeo, la sua immagine continua ad essere appetibile per il mercato americano, dove gli incontri sono trasmessi unicamente sulle televisioni pay per view. Anche a causa di questa vera e propria barriera tariffaria, la boxe oggi è sempre meno popolare tra gli afro americani dei sobborghi; e il sempreverde Holyfield, personaggio “noioso come una partita di canasta” secondo la definizione di un avversario scomparso nell’oblio, è ormai un mito “borghese” per l’America di oggi.

BOXE: SAMUELE ESPOSITO RE DEI SUPERLEGGERI

A Parma il ventincinquenne napoletano si laurea campione italiano dei superleggeri.

Finalmente, dopo un po’ di tempo, si torna a parlare di boxe tricolore che stavolta, all’altezza dei superleggeri, incorona a Parma addirittura un ragazzo, il 25enne napoletano Samuele Esposito (5-1), campione italiano alle prese solamente con il suo sesto match da professionista. In una boxe italiana sconclusionata e allla ricerca della sua dimensione perduta, può succedere anche questo. La premessa non vuol dignificare che il ragazzo di Cotena e Zurlo non abbia meritato la vittoria, tutt’altro, del resto partiva senza i favori del pronostico e in casa del rivale pugliese-parmigiano Alfredo Di Feto (19-8-1).

Esposito, fino ad adesso una classica carriera con pochi match con materassi dell’Est tra cui uno anche perduto prima del limite, è partito fortissimo, ha messo in serio imbarazzo il molto più esperto rivale alla prima ripresa e al tappeto nella seconda. Poi il match girava, e quasi lo prendeva in mano l’irriducibile Di Feto, scarso come tecnica ma un fuoriclasse come cuore. Ne usciva un match bellissimo tutto all’arma bianca e senza un attimo di respiro, e all’ottavo round, complice un richiamo ufficiale attribuito al napoletano, il match pareva in sostanziale equilibrio: la vittoria sarebbe stata di chi avesse fatto meglio le ultime due riprese. E’ qui il cuore ce l’ha messo Esposito, che ha tirato fuori una nona e una decima ripresa di gran temperamento, meritandosi il verdetto di due giudici su tre e la vittoria per decisione contrastata. Onore comunque a Di Feto, che per la quarta volta è sconfitto in un match per il titolo tricolore di categoria.

Nel sottoclou della serata organizzata da Cavallari, buone vittorie per altri underdog della nostra boxe, come Salvatore Costarelli, Frezza e Nettuno.

Andrea Bacci

IL SICILIANO D’AGATA BATTE UN BUON COCCO E CONQUISTA IL TITOLO DEI MEDIOMASSIMI

Danilo D'AgataIl mediomassimo siciliano Danilo D’Agata della Boxe Promotion 99 di Cavallari ha conquistato sul ring di Enna, in maniera meritata e con dimostrazione di grande preparazione fisica, il vacante titolo italiano dei mediomassimi battendo il torinese Roberto Cocco, alla terza sconfitta su tre opportunità tricolori, autore comunque di una buona prova.

Dopo una prima ripresa di studio, con l’altissimo D’Agata a sfruttare il jab e Cocco a cercare insistentemente la corta distanza, nel secondo round la maggiore irruenza e intraprendenza di Cocco si facevano nettamente preferire. Dopo un terzo round in cui D’Agata riusciva quasi sempre a far valere il maggiore allungo, pur con qualche buon gancio di Cocco, nel quarto tornava l’equilibrio con buoni colpi piazzati da una parte e dall’altra, con discreti colpi dritti del siciliano e buona pericolosità del torinese dalla corta distanza. Nella quinta ripresa Cocco pressava solo a sprazzi e la ripresa era nettamente per l’avversario, che si muoveva bene sulle gambe e con il tronco. Nel sesto round il ragazzo di Monia Cavini iniziava in maniera più brillante ma anche D’Agata era bravo a trovare lo spiraglio giusto per colpire verso la fine del tempo. Il match continuava a essere interessante e aperto, Cocco capiva che doveva accelerare per portare a casa il verdetto, colpiva con buoni ganci ma D’Agata rintuzzava la maggior parte degli attacchi del torinese cui mancava un pizzico di lucidità. Il torinese continuava senza sosta ad attaccare e qualche buon colpo veniva piazzato bene sul viso di D’Agata, facendo diventare probabilmente sua l’ottava ripresa. Il jab sinistro di D’Agata continuava a funzionare, ma Cocco spingeva e colpiva con buona precisione e potenza e anche la penultima ripresa era per lui. Il match si giocava quindi nella decima e ultima ripresa, e un Cocco preciso e insistente poteva ancora far sua la vittoria. E il torinese iniziava con buoni colpi mettendo alle corde il rivale, quindi usciva di nuovo il destro da lontano del siciliano. Sul finire di round tornava l’equilibrio, e la decisione spettava ai giudici, che con due 97-93 e un 97-94 davano la vittoria uninime a D’Agata (personalmente avevamo due punti per il siciliano), nuovo campione italiano dei mediomassimi. Roberto Cocco non ne usciva però ridimensionato, in quanto autore di un’ottima prestazione che lo può fare ancora guardare con fiducia al futuro.

Per D’Agata invece si prospetta la difesa del titolo contro il precedente titolare della stessa, il calabrese Francesco Versaci del team Conti Cavini, cui è stata tolta la cintura per non averla difesa, causa infortunio, nei tempi stabiliti.

Andrea Bacci

LUCIANO ABIS NUOVO CAMPIONE DELL’UNIONE EUROPEA DEI PESI WELTER

Luciano Abis sul ring di Is Arenas a Quartu S. Elena (Sardegna) conquista la vacante cintura dell’Unione Europea dei pesi welter battendo per decisione tecnica all’ottava ripresa Kobe Vandekerhove

Luciano AbisSul ring di casa di Quartu Sant’Elena il sardo Luciano Abis, welter di 31 anni a giorni, una carriera quasi illibata con una sola sconfitta (per l’Europeo di categoria contro il polacco Jackiewicz un anno e mezzo fa) e 28 vittorie, si è laureato campione dell’Unione Europea (la sigla sorella minore del titolo europeo Ebu vero e proprio) battendo con larga decisione unanime allo stop del combattimento all’ottavo round il rognoso belga Vandekerkhove, in un match spigolo e tutt’altro che bello. Abis, pugile dalla buona impostazione tecnica cui, nonostante il soprannome di Bazooka, difetta un po’ il colpo risolutore, quello che fa male veramente, per ben incanalare i suoi incontri, ha svolto con buona lena un compitino che si è fatto duro quando una testata dell’avversario lo ha beccato nel secondo round, che il sardo ha chiuso anche con un bel knock down. Fino all’ottavo round il match (programmato sulle dodici) non è vissuto di particolari emozioni, se non la strenua resistenza di Vandekerkhove su un Abis infastidito dalla ferita ma pur sempre padrone del match. Dopo vari controlli il medico, dottor Sanna, ha preferito interrompere la contesa perché l’occhio sinistro del sardo somigliava a un melone e mandare la decisione alla lettura dei cartellini. Cartellini che, a parte dei marchiani errori di composizione (due volte 80-61 in otto match nemmeno finiti??? La matematica non dovrebbe essere un’opinione…), ha dato una vittoria forse un pochino larga, comunque sacrosanta, a Luciano Abis che, dopo svariati titolini che non contano un fico secco e l’opportunità del 2007 contro Bundu per la stessa cintura finita in un pari tecnico dopo una manciata di minuti, mette finalmente in bacheca un titolo che vale qualcosa, soprattutto la possibilità di combattere ancora una volta per l’Europeo vero dopo la sfida tra Bundu e presumibilmente Petrucci.

Nel sottoclou ha destato una grandissima impressione il peso leggero italo-spagnolo Luca Giacon, portato in Italia dalla Opi2000 di Salvatore Cherchi insieme  ad altri “oriundi” (il welter Lo Greco e, forse, addirittura l’ex iridato Paulie Malignaggi), che ha messo insieme la sua dodicesima vittoria prima del limite su dodici incontri spedendo al tappeto il nicaraguense Mc Field (niente di trascendentale, ma nemmeno un materasso) al terzo round, prima con un pregevole gancio sinistro, poi definitivamente con un attacco deciso. Per Giacon (nato in Spagna da padre italiano e mamma ruandese, ha iniziato la carriera a Panama dove lavorava papà) si spalancano forse le porte per qualcosa di gustoso. La stessa opportunità che ha fatto vedere di meritare anche Michele Di Rocco, il welter “Godot” della boxe italiana, che ha messo in bacheca la vittoria numero 28 in carriera (più una sconfitta e un pari), battendo dopo una prestazione interessante corredata da un pizzico di potenza in sei round l’irlandese McDonagh. Di Rocco continua a prendere qualche colpo di troppo e forse starebbe meglio nei superleggeri, ma la forma fisica c’é, la tenuta atletica pure e, se si concentra solo nel pugilato il gitano umbro può togliersi ancora grandissime soddisfazioni.

Andrea Bacci

DAVIDE DIELI NUOVO CAMPIONE ITALIANO DEI PESI PIUMA

Davide Dieli strappa a Massimo Morra la corona tricolore dei Pesi Piuma.

Davide DieliIn uno scenario davvero incredibile, nella pineta di Marina di Grosseto all’interno del Village “Cieloverde”, uno dei più grandi d’Italia, Rosanna Conti Cavini ha messo in scena una bella riunione che, oltre alla boxe, intendeva premiare anche il regista Rai Giancarlo Tomassetti, che proprio venerdì 16 ha lasciato il lavoro per la meritata pensione. A tenere il clou c’ha pensato il bel match valevole per il titolo italiano dei pesi piuma detenuto da Massimo Morra, appena ingaggiato dalla manager Monia Cavini, contro il romano Davide Dieli. Morra, quasi 37enne, Dieli, 31enne domani (auguri) hanno dato vita a un bella bella contesa all’arma bianca che, dopo le prime due riprese a favore del campione, che nella seconda ripresa ha fatto traballare lo sfidante con un gran gancio destro, ha visto un quasi autentico monologo di Dieli, bravissimo a colpire in anticipo e con un pizzico di potenza un Morra generossissimo che veniva sempre avanti. Cinque, due e un punto per Dieli, nuovo campione italiano, i verdetti dei giudici. Dieli raccoglie il primo squillo di una carriera che lo aveva visto finora affrontare quasi solamente collaudatori stranieri che in una occasione lo avevano anche battuto.

Il retroscena racconta però dell’ingenuità di Morra che non ha denunciato un infortunio alla mano destra, che poi gli è stata ingessata, durante il terzo round: il regolamento dice che entro la quarta ripresa un infortunio fa scattare il no contest, e il ragazzo di Civitavecchia avrebbe conservato il titolo. Onore alla sportività e al coraggio.

Per il resto della serata solita vittoria sbrigativa di Andrea Di Luisa, campione italiano dei supermedi e fenomenale picchiatore, che ha impiegato meno di un round a mettere ko tecnico l’ungherese Olah (nona vittoria su nove, tutte prima del limite!), mentre ha sofferto un po’ il giovane Giuseppe Di Micco, alla settima vittoria in carriera, nel venire a capo dell’ostico romeno Nicolae ai punti in sei riprese. Per Di Micco è l’avvicinamento decisivo al titolo italiano dei supergallo di Massimo Deidda.

Andrea Bacci