PALLANUOTO: ARRIVEDERCI A EINDHOVEN 2012

Si chiudono gli Europei che hanno visto la rinascita della pallanuoto azzurra, conferme e novità.

Con la finalissima tra Croazia ed Italia, e quella di consolazione tra Serbia ed Ungheria, è calato definitivamente il sipario sugli Europei di Zagabria. Europei che hanno assistito al riscatto della pallanuoto nostrana, seconda con il Settebello e ai piedi del podio con il Setterosa (nessun’altra nazionale ha portato entrambe le selezioni tra le prime quattro classificate). Europei che hanno confermato lo strapotere delle squadre balcaniche, vincitrici indiscusse del titolo continentale da nove anni a questa parte, in campo maschile e della Russia in quello femminile. Europei che, al contrario, hanno messo in luce il difficile momento della pallanuoto ungherese, all’asciutto di medaglie e alle prese con un processo di rinnovamento in vista delle Olimpiadi di Londra. Europei che hanno visto più di una squadra ricorrere ad una difesa a zona mista – raddoppio nelle sole posizioni 2 e 3 – volta a spingere a concludere i (presumibili) peggiori tiratori avversari e a dare avvio a controfughe. Europei che hanno avuto note negative, come la mancata copertura televisiva degli incontri mattutini – noi italiani ci siamo persi le vittorie contro Montenegro e Turchia – e lo scarso numero di spettatori nelle partite in cui non giocavano le rappresentative croate.

E adesso l’attenzione è rivolta a Eindhoven, sede della prossima rassegna iridata continentale: già qualificate, oltre all’Olanda organizzatrice, le varie Croazia, Italia, Serbia, Ungheria e Montenegro. Le squadre che invece a Zagabria si sono classificate dal sesto al dodicesimo posto vanno a completare la griglia dei gironi di qualificazione. Cioè i seguenti:

Gruppo A: Turchia, Malta, Polonia
Gruppo B: Germania, Slovenia, Portogallo, Bulgaria
Gruppo C: Spagna, Macedonia, Bielorussia
Gruppo D: Russia, Francia, Svizzera
Gruppo E: Grecia, Gran Bretagna, Georgia
Gruppo F: Romania, Slovacchia, Ucraina, Israele

Il 30 ottobre inizieranno le prime partite: per ogni girone sono previsti incontri di andata e ritorno tra tutte le squadre. Le prime due classificate accedono alla fase successiva, che sarà a eliminazione diretta e inizierà ad ottobre 2011.

Infine, sono stati premiati come miglior marcatore del torneo maschile il capitano serbo Vanja Udovičić con 18 reti (una in più del rumeno Radu e due in più dello spagnolo Molina) e come miglior realizzatrice del torneo femminile la greca Angeliki Gerolymou con 17 reti.

EUROPEI DI PALLANUOTO 2010

RISULTATI TORNEO MASCHILE

FINALE 3°-4° POSTO

Serbia-Ungheria 10-8

FINALE 1°-2° POSTO

Croazia-Italia 7-3

CROAZIA CAMPIONE D’EUROPA (prima volta)

CLASSIFICA FINALE TORNEO MASCHILE

1 ) Croazia

2 ) ITALIA

3 ) Serbia

4 ) Ungheria

5 ) Montenegro

6 ) Germania

7 ) Romania

8 ) Spagna

9 ) Grecia

10 ) Turchia

11 ) Russia

12 ) Macedonia

Simone Pierotti

PALLANUOTO: SETTEBELLO, SCONFITTA CON ONORE

Nella finalissima degli Europei di Zagabria l’Italia si inchina ai padroni di casa (7-3) ma esce a testa alta.

“Le parole sono importanti” ammoniva Nanni Moretti nei panni di Michele Apicella nel  film “Palombella rossa”. Giusto. E quindi è più corretto dire non che l’Italia della pallanuoto maschile ha perso l’oro, ma che ha vinto l’argento. Perché questo secondo posto agli Europei di Zagabria coincide davvero con la rinascita di un movimento che nel corso degli anni aveva patito troppe delusioni, specialmente tra gli uomini. Il Settebello ha stupito tutti: ha superato un girone difficilissimo battendo Spagna e Montenegro, ha spezzato la serie negativa con la Romania, ha giocato magnificamente con l’Ungheria. Certo, è mancata la ciliegina sulla torta contro la Croazia, alla prima affermazione europea, confermatasi bestia nera degli azzurri di Sandro Campagna in questa tornata. Ed è proprio lui, il tecnico siciliano, il principale artefice di questo miracolo: era stato criticato per alcune convocazioni – vedi Bertoli e Fiorentini quando altri caldeggiavano Figari e Giorgetti – ma i fatti gli hanno dato ragione. Merito suo e dei suoi straordinari giocatori se il Settebello è tornato tra le grandi d’Europa, se è tornato a farci gioire ed emozionare. Che questo argento sia davvero un nuovo punto di partenza per la nostra pallanuoto.

Come era facile prevedere gli spalti del “Mladost Sports Center” sono colonizzati dai sostenitori croati e c’è pure Ivo Josipović, presidente della Repubblica: 5mila tifosi in bianco e rosso che fanno pendere l’ago della bilancia dalla parte degli uomini di Ratko Rudić. Che, dopo aver rischiato lo svantaggio sull’uomo in meno (decisiva la deviazione di capitan Barač su tiro dal vertice destro di Gallo), fanno subito infiammare il pubblico: arriva la prima superiorità numerica e Bošković pesca sul secondo palo il solitario Bušlje che non ha difficoltà a schiacciare il pallone in rete. L’Italia, da copione, si difende a zona raddoppiando, però, solo dalle posizioni 2 e 3: è una tattica per non far giungere a destinazione i servizi al centro, dove Gitto e Fiorentini si alternano nella simil-lotta grecoromana con il possente Dobud. Ma, dall’altro lato, lascia troppo spazio a Bošković che inquadra lo specchio e scaglia violentemente il pallone all’incrocio dei pali, con Tempesti che nulla può di fronte a cotanta potenza. Gli azzurri raccolgono pazientemente i primi cocci rotti e ripartono con serenità: guadagnano subito un’altra espulsione e questa volta fanno centro con un gol di Luongo, bravo a sfruttare la marcatura morbida di Bošković e a infilare Pavić sul primo palo. La partita si accende: il legno di Obradović fa il pari con quello di Figlioli, Aicardi riesce a girarsi al centro ma la sua conclusione viene strozzata. E a otto secondi dalla fine gli azzurri pareggiano con una staffilata di Figlioli che trova l’angolo basso, laggiù, dove la mano di Pavić non arriva. Il Settebello c’è. Eccome se c’è. Una volta vinta l’emozione dei minuti iniziali, esce allo scoperto e mette paura alla Croazia. Pavić vola su due conclusioni di Figlioli, la girata da breve distanza di Gitto finisce fuori per una questione di centimetri e poi lo stesso portiere croato fa buona guardia su una beduina di Deserti. Sul fronte della difesa gli azzurri chiudono i varchi, ma si arrendono al gol del capitano Samir Barač, tra i protagonisti dei primi successi del Brescia, che mette a sedere difensori e Tempesti in superiorità: è l’unico gol di un parziale che ci vede arrembanti, ordinati in difesa e sfortunati in attacco, giacché Aicardi e Deserti svolgono un gran lavoro sui due metri vanificato solamente dai salvataggi di un Pavić in grande forma.

Il dato negativo degli azzurri è proprio la fase offensiva, dove il solo Luongo ha segnato in superiorità numerica e dove andiamo in bianco per l’intero secondo tempo: frenesia e precipitosità sono le nostre consigliere fraudolente. Si vede, insomma, che manca Felugo. Ed è così pure nei successivi otto minuti, nei quali la porta avversaria ci sembra un cantuccio piccolo piccolo e la Croazia inizia a mettere le mani sull’oro con due reti identiche a quelle che ci hanno già segnato: Bošković si fa ancora apprezzare per i tiri da posizione 2, con il pallone che schizza sotto la traversa, mentre Buslje è nuovamente smarcato sul secondo palo in superiorità numerica, pronto ad accompagnare la sfera tricolore in fondo alla rete. Mancano tre lunghezze da recuperare, ad otto minuti dalla conclusione: non sarebbe un’impresa impossibile se l’Italia non incontrasse tutte queste difficoltà nell’andare a segno. Ci pensano comunque i croati a mettere a tacere qualsiasi velleità di rimonta: Joković spara sotto l’incrocio un tiro che Tempesti può solo sfiorare e, successivamente, Muslim sigla una rete che fa assumere al risultato le sembianze di una punizione fin troppo severa nei confronti del Settebello. Che mette dentro l’ultimo gol dell’incontro con Gallo, una conclusione dalla distanza che fa breccia in uno dei pochi momenti in cui Pavić non è irreprensibile. Il portiere del Mladost, infatti, neutralizza anche gli ultimi, disperati tentativi degli azzurri. Bacia il pallone ogni volta che salva il risultato. Ed è il primo ad alzare le braccia prima del triplice fischio che sancisce la prima volta europea della Croazia. Nove anni dopo, l’Italia si ferma ancora una volta a un passo dall’oro. Ma a Budapest non fece tanto scalpore, oggi sì perché è un argento conquistato con un gruppo – sì, un gruppo – rivoluzionato da un anno a questa parte e con numerosi giovani tanto inesperti quanto generosi e impagabili per abnegazione. A Shangai torneremo a presentarci tra le favorite: è soprattutto dalle sconfitte che si costruiscono i successi più luminosi. Il futuro è anche nostro. Basta volerlo, Federazione e società in primis.

 

Sabato 11 settembre 2010

CROAZIA-ITALIA 7-3 (2-2, 1-0, 2-0, 3-1)

Mladost Sports Center, Zagabria

CROAZIA: Pavić, Joković 1, Bošković 2, Burić, Barač 1, Sukno, Dobud; Muslim 1, Karač, Bušlje 2, Hinić, Obradović, Buljubašić. All. Rudić.

ITALIA: Tempesti, Gallo 1, Fiorentini, Gitto, Figlioli 1, Presciutti, Aicardi; Pastorino ne, Luongo 1, Bertoli, Felugo ne, Giacoppo, Deserti. All. Campagna.

ARBITRI: Tulga (Turchia) e Stavridis (Grecia).

NOTE: superiorità numeriche Italia 1/8, Croazia 3/7. Spettatori 5000. Presenti in tribuna il presidente della FIN Paolo Barelli, il segretario generale della FIN Antonello Panza ed il presidente della Repubblica croata Ivo Josipović.

 

ALBO D’ORO EUROPEI PALLANUOTO

1926 Ungheria
1927 Ungheria
1931 Ungheria
1934 Ungheria
1938 Ungheria
1947 ITALIA
1950 Olanda
1954 Ungheria
1958 Ungheria
1962 Ungheria
1966 Urss
1970 Urss
1974 Urss
1977 Ungheria
1981 Germania Ovest
1983 Urss
1985 Urss
1987 Urss
1989 Germania Ovest
1991 Jugoslavia
1993 ITALIA
1995 ITALIA
1997 Ungheria
1999 Ungheria
2001 Jugoslavia
2003 Serbia-Montenegro
2006 Serbia
2008 Montenegro
2010 Croazia

Simone Pierotti

PALLANUOTO: È IL GIORNO DEL SETTEBELLO

Giorno di chiusura agli Europei di Zagabria: Croazia e Italia si giocano l’oro (ore 21, diretta Rai Sport 1).

Una non mette al collo l’oro europeo da ormai quindici anni, l’altra non l’ha mai vinto. Chiunque trionferà stasera, dunque, scriverà un nuovo pezzo di storia della pallanuoto del Vecchio Continente. A Zagabria cala il sipario sugli Europei e nella piscina del Mladost andrà in scena la finalissima del torneo maschile: se per la Croazia padrona di casa era l’obiettivo minimo, la vera sorpresa è l’Italia di Sandro Campagna. Il Settebello, arrivato nei Balcani godendo di poco credito, ha rovesciato ogni pronostico ed ha raggiunto l’atto finale sconfiggendo lungo il percorso nazionali sulla carta più quotate come Spagna, Montenegro (campioni europei in carica, lo saranno ancora per poche ore) e Ungheria, vincitrice degli ultimi tre Giochi Olimpici. Tutto questo con una squadra profondamente rinnovata rispetto ai fallimentari Mondiali di Roma di un anno fa. E con alcune scommesse vinte, vedi il non ancora ventenne Stefano Luongo, finora a segno già sette volte, o il richiamo di Arnaldo Deserti, centroboa che ha fruttato pochi gol eppure fondamentale nell’economia del gioco azzurro. Ritroviamo da avversario quel Ratko Rudić che ha creato la leggenda del Settebello nella prima metà anni Novanta (due Europei, un Mondiale, una Coppa FINA ed un’Olimpiade), ha dato impulso al movimento pallanotistico negli Stati Uniti e che, adesso, sta facendo grande la sua Croazia, unica squadra a sconfiggere gli azzurri nel girone eliminatorio. Finora l’Italia ha dato dimostrazione di grande solidità in difesa, con Tempesti autentica muraglia umana, e di grande coesione, sapendo vincere a dispetto di assenze pesanti, vedi Figlioli contro la Spagna e Felugo nella semifinale. E contro l’Ungheria ha funzionato pure l’attacco, rivelatosi a volte il nostro punto debole.

La Croazia, dal canto suo, godrà innanzitutto del sostegno di cinquemila spettatori pronti a vestirsi di bianco e rosso. E poi ha in Jug Dubrovnik e Mladost Zagabria i suoi blocchi principali: alcuni giocatori, insomma, conoscono a memoria i movimenti dei loro compagni. Il punto di forza è sicuramente la fisicità: se gli arbitri lasciano correre, non sarà bizzarro assistere nuovamente a Burić o Bušlje che trascinano lontano dalla linea dei due metri i nostri centroboa e lo stesso dicasi per i giocatori posizionati lungo il perimetro. La chiave tattica per battere i croati sarà, probabilmente, questa: consueta difesa a zona mista – tutti a pressing tranne i difensori in posizione 2 e 3 – per indurre l’avversario a tirare con il timore di subire una contrifuga in caso di errore. Lo schema può apparire rischioso considerando le bocche da fuoco balcaniche – Bošković, Joković, Muslim e Sukno – ma è pur vero che Tempesti ha dimostrato in questo Europeo di poter fornire numerose garanzie.  In attacco, poi, saranno fondamentali i movimenti dei giocatori senza palla, premesso che la Croazia giocherà molto probabilmente a pressing poiché potrà far valere kili e centimetri in abbondanza. Al resto penseranno la tensione che ogni finale porta con sé e la capacità di sfruttare le superiorità numeriche.

Infine, qualche curiosità: Croazia-Italia è anche una partita che mette di fronte due paesi che hanno avuto contatti diretti nella prima metà del Novecento (si pensi ai possedimenti italiani in Istria ed in Dalmazia). Non sarà una partita qualunque per Ratko Rudić, tecnico croato che ha lasciato ricordi indelebili nel nostro paese, al punto da meritarsi la cittadinanza italiana per meriti sportivi. Non sarà una partita qualunque per Deni Fiorentini, nazionale azzurro nato a Spalato da padre croato – il suo secondo cognome è Jovanović – e madre italiana, che qualche anno fa fu convocato proprio nella selezione che oggi affronta da avversario. E non sarà una partita qualsiasi per il difensore croato Damir Burić, pure lui in possesso del passaporto italiano, e per il ventenne Sandro Sukno, cresciuto in Italia quando papà Goran allenava la Rari Nantes Salerno. Da non dimenticare, poi, il confronto tra l’allievo (Sandro Campagna) ed il maestro (Ratko Rudić): chi la spunterà?

Così a Zagabria (ore 21, diretta Rai Sport 1):

CROAZIA: Pavić, Joković, Bošković, Burić, Muslim, Sukno, Dobud; Obradović, Buljubašić, Karač, Barač (c), Hinić, Bušlje. All. Rudić.

ITALIA: Tempesti (c), Gallo, Fiorentini, Gitto, Figlioli, Presciutti, Aicardi; Pastorino, Luongo, Bertoli, Giacoppo, Deserti. Indisponibile: Felugo (infortunato). All. Campagna

ARBITRI: Tulga (Turchia) e Stavridis (Grecia).

 

EUROPEI DI PALLANUOTO 2010

RISULTATI TORNEO MASCHILE

FINALE 9°-10° POSTO

Grecia-Turchia 10-7

FINALE 7°-8° POSTO

Spagna-Romania 7-8

FINALE 5°-6° POSTO

Germania-Montenegro 6-14

RISULTATI TORNEO FEMMINILE

FINALE 3°-4° POSTO

Italia-Olanda 12-14

FINALE 1°-2° POSTO

Grecia-Russia 6-11

CLASSIFICA FINALE – TORNEO FEMMINILE

1 ) Russia

2 ) Grecia

3 ) Olanda

4 ) ITALIA

5 ) Ungheria

6 ) Spagna

7 ) Germania

8 ) Croazia

Simone Pierotti

PALLANUOTO: PALOMBELLA RUSSA

Dopo Belgrado 2006 e Málaga 2008, a Zagabria terzo oro europeo consecutivo della Russia in campo femminile.

“Siamo tutti esuli dal nostro passato” ebbe a dire il celebre scrittore russo Fëdor Dostoevskij. Anche la nazionale russa di pallanuoto femminile lo è. Perché, dopo anni di anonimato, di successi solamente accarezzati, la Russia ha voltato pagina ed è diventata la regina – anzi, la zarina – indiscussa del Vecchio Continente. Dopo gli ori conquistati a Belgrado e Málaga ecco la terza sinfonia, eseguita a Zagabria: la nazionale di Aleksandr Kabanov, un orso con un cuore grande così, supera in finale con un netto 11-6 una Grecia apparsa comunque in crescita nel corso del torneo. Unica nota negativa la scarsa cornice di pubblico presente: è vero che non giocava la Croazia padrona di casa, ma in casa LEN sono sicuri che la pallanuoto abbia ancora appeal?

Come era già stato osservato precedentemente, si contendevano l’oro quelle che, attualmente, sono da considerarsi le due eccellenze della pallanuoto femminile in Europa. Tra i club – Coppa LEN e Coppa dei Campioni sono andate a squadre elleniche, in finale contro due russe – e naturalmente, tra le nazionali. Perché Russia-Grecia, un anno fa, fu anche la finale per il bronzo ai Mondiali di Roma, posto che là davanti Stati Uniti e Canada erano inarrivabili. Ieri al Foro Italico come oggi a Zagabria è stato un trionfo delle russe, segno che attualmente sono una spanna sopra le elleniche. Probabilmente tutto è ruotato attorno alle pressioni: molte giocatrici greche erano alla prima finale europea con la loro selezione, la maggioranza delle russe era reduce dai trionfi di Belgrado e Málaga. E fin dall’inizio non c’è assolutamente storia: la Russia è micidiale in attacco, sostenuta anche dalla giornata nera di Tsouri, portiere di indiscusso livello che, però, stecca proprio al momento decisivo. Sulla vittoria finale, manco a dirlo, è impresso il nome delle quattro giocatrici che hanno preso per mano la squadra e l’hanno condotta al successo: il capitano Sof’ja Konuch, la svelta Evgenia Ivanova, la specialista dei rigori Ekaterina Prokofieva ed il centroboa Ol’ga Beljaeva, che ha assicurato un cospicuo bottino di reti (otto) svolgendo, al contempo, un prezioso gioco di squadra. E si materializza così la vendetta di Aleksandr Kabanov, sconfitto pochi mesi fa nella finale di Coppa dei Campioni con il suo Kinef Kiriši per mano del Vouliagmeni, squadra ateniese che fornisce alla nazionale di Morfesis il maggior numero di giocatrici.

Passando proprio alla Grecia, la squadra ha espresso una buona pallanuoto nel corso dell’Europeo, aggiudicandosi pure un girone eliminatorio che, con l’eccezione della modesta Croazia, comprendeva la Russia stessa ed un’Italia imprevedibile, capace di grandi prestazioni ma anche di errori grossolani. Il gruppo è mancato, non certo in tutte le sue componenti, proprio nella finale. Dove hanno comunque ben figurato Angeliki Gerolymou (è lei la miglior marcatrice del torneo con 17 reti) e, soprattutto, Alexandra Asimaki: il centroboa tascabile del Vouliagmeni ha dimostrato che, pur senza un fisico da granatiere, sa farsi valere sui due metri ed ha segnato quattro reti. Più in generale, il movimento pallanotistico ellenico dimostra di proseguire nella giusta direzione: il ciclo avviato con il clamoroso argento ai Giochi di Atene del 2004 ha portato in dote una World League, un quarto posto mondiale e, soprattutto, le prime affermazioni dei suoi club, che finora hanno resistito all’invasione straniera. Continuando ad accumulare esperienza, molto probabilmente, arriverà il momento in cui si concluderà l’egemonia delle zarine.

Venerdì 10 settembre 2010

GRECIA-RUSSIA 6-11 (1-3, 3-3, 1-2, 1-3)

Mladost Sports Center, Zagabria

GRECIA: Tsouri, Antonakou, Roubesi, Psouni, Gerolymou 2, Liosi, Asimaki 4; Kouvdou, Tsoukala, Melidoni, Avramidou, Manolioudaki, Lara. All. Morfesis.

RUSSIA: Kovtunovskaja, Glyzina 2, Soboleva 1, Ryžova-Aleničeva, Konuch 2, Prokofieva, Beljaeva 1; Protsenko ne, Pustynnikova, Tankeeva 1, Antonova 1, Ivanova 2, Gaufler. All. Kabanov.

ARBITRI: Margeta (Slovenia) e Borrell (Spagna)

NOTE: superiorità numeriche Grecia 1/5, Russia 0/5. Uscita per limite di falli Psouni (G) a 6’43” del quarto tempo.

Simone Pierotti

EUROPEI ATLETICA: BLANKA VLAŠIC STELLA DELL’ALTO

Blanka Vlasic
Giancarlo Colombo/FIDAL

E’ sicuramente la finale del Salto in Alto femminile la gara più intensa dell’ultima giornata dei Campionati Europei di Atletica Leggera di Barcellona con il previsto duello tra la croata Blanka Vlašic e la tedesca Ariane Friedrich e il tipico terzo incomodo, in questo caso la svedese Emma Green alle prese con il suo primato personale. A 1.99 le tre medagliate sono decise e i favori per la vittoria vanno alla tedesca impeccabile fino a quel momento mentre la croata accusa qualche problema di rincorsa e ha segnato un errore sia a 1.95 sia a 1.97. Emma Green, arrivata a Barcellona con un personale di 1.98, si supera al terzo tentativo a 1.99 e sembra la chiara predestinata al ruolo da spettatrice nella lotta over 2.00.

Vlašic è una macchina da medaglie e vola 2.01 al primo tentativo, alla svedese riesce il miracolo nella gara giusta e per la prima volta nella carriera supera i due metri saltando 2.01 al secondo tentativo mentre alla Friedrich riesce solo al terzo. La gara è segnata: la croata è l’unica a superare l’asticella a 2.03 e conquista la medaglia d’Oro, argento per la Green e amaro bronzo per la Friedrich.

Si vede una delle poche migliori prestazioni mondiali stagionali di questa rassegna continentale nel Lungo maschile grazie al tedesco Reif che atterra a 8.47, in una gara altrimenti mediocre dal punto di vista tecnico dove Andrew Howe dà buona prova di ritrovata efficienza dopo l’intervento al tendine dello scorso settembre.

La staffetta veloce ancora una volta dimostra come in questo tipo di prove più delle prestazioni individuali dei singoli conti il duro lavoro sui cambi: sulla carta l’Italia rende quasi mezzo secondo alla Francia del bimbo d’Oro Christophe Lemâitre ma alla resa dei conti ai 350 metri è ancora l’Italia con l’ultimo frazionista Maurizio Checcucci a comandare ed a spaventare i francesi che sul filo di lana superano gli azzurri di soli 6 centesimi: Lemâitre diventa il primo a fare tripletta nei Campionati Europei, gli azzurri (Roberto Donati, Simone Collio, Emanuele Di Gregorio, Maurizio Checcucci) cancellano dal libro dei primati dopo 27 anni un pezzo di storia dell’atletica italiana, la staffetta d’argento alla prma edizione dei Campionati Mondiali con Tilli, Simionato, Pavoni e Mennea.

Gara Oro Argento Bronzo
3000 s M
M.Mekhissi (FRA)
8’07″87
B.Tahri (FRA)
8’09″28
J.L.Blanco (ESP)
8’19″15
MaratonaM
V.Röthlin (SUI)
2h15’31”
J.M.Martínez(ESP)
2h17’50”
D.Safronov (RUS)
2h18’16”
Lungo M
C.Reif (GER)
8.47
K.Gomis (FRA)
8.24
C.Tomlinson(GBR)
8.23
Disco M
P.Malachowski(POL)
68.87
R.Harting (GER)
68.47
R.Fazekas (HUN)
66.43
4×100 M
Francia
38″11
Italia
38.17
Germania
38.44
4×400 M Russia
3’02″14
Gran Bretagna
3’02″25
Belgio
3’02″60
1500 F
N.Fernández (ESP)
4’00″20
H.Dehiba (FRA)
4’01″17
N.Rodríguez (ESP)
4’01″30
5000 F
A.Bekele (TUR)
14’52″20
Abeylegesse(TUR)
14’54″44
S.Moreira (POR)
14’54″71
Alto F
B.Vlašic (CRO)
2.03
E.Green (SWE)
2.01
A.Friedrich (GER)
2.01
4×100 F
Ucraina
42″29
Francia
42″45
Polonia
42″68
4×400 F
Russia
3’21″26
Germania
3’24″07
Gran Bretagna
3’24″32

Massimo Brignolo