PARTIZAN IN FINALE A COLPI DI MITROVIĆ

Il giocatore del Partizan decide con una tripletta la prima semifinale (12-9) di Eurolega a Roma.

dal nostro inviato

ROMA C’era apprensione, alla vigilia, per l’arrivo a Roma di circa 6mila tifosi delle opposte fazioni che sarebbe potuto sfociare in uno scontro che, visti i precedenti, non prometteva. E invece, per fortuna, si è assistito solo ad una piacevole partita di pallanuoto. Va al Partizan Belgrado la prima semifinale della Final Four di Eurolega: i serbi battono 12-9 il Mladost Zagabria, sconfitto per la quarta volta in nove confronti diretti nella massima competizione continentale. E, adesso, puntano a vincere la settima Coppa dei Campioni nella loro storia, eguagliando proprio il Mladost.

Lo Stadio del Nuoto, teatro ideale di questo atto supremo, viene invaso dai sostenitori croati e serbi, sistemati per motivi di ordine pubblico in due diverse tribune, e colorato di bianconero e giallo: ancor prima che in acqua, la sfida inizia sugli spalti. Come calore e numero di unità, i tifosi del Partizan sovrastano i rivali del Mladost. E così sarà anche tra le squadre: i serbi comandano fin dalla prima frazione, senza che i croati diano realmente l’impressione di poter rimontare il divario in varie occasioni. Anzi, a metà gara il vantaggio dei bianconeri di Belgrado raggiunge già le quattro lunghezze e tocca pure vette di cinque nell’ultimo parziale.

Gara nervosa e maschia, il gran derby balcanico: ben quattro i giocatori espulsi in via definitiva. E poi il pubblico si gode una miriade di avvincenti duelli, specie sui due metri, su cui talvolta la coppia arbitrale sorvola per non surriscaldare ulteriormente gli animi. Schierate entrambe a pressing, le difese iniziano a concedere qualche gol – e fallo grave – di troppo solamente nella seconda parte dell’incontro, quando i due fischietti decidono di punire con maggior severità alcuni corpo a corpo. Quanto ai singoli, non basta un Pavić a tratti monumentale ad evitare la sconfitta al Mladost. Eccezionale, addirittura, la prova offerta dal serbo Mitrović: a suo favore parlano non solo i tre gol personali ma anche, e soprattutto, una quantità industriale di palloni intercettati. Giornata da dimenticare, invece, per l’atteso ex di turno Vanja Udovičić, serbo in forza al Mladost: la doppietta del fuoriclasse arrivato dalla Pro Recco viene leggermente messa in secondo piano dai troppi passaggi sbagliati. Emblematico il modo in cui Pijetlović, centroboa di cui si dice un gran bene, si libera della sua marcatura in occasione della rete del 12-8, segnando di prepotenza.

In chiusura, una brutta pagina scritta dai tifosi del Partizan che, durante l’incontro, hanno innalzato cori a favore di Ratko Mladić, il criminale di guerra recentemente arrestato per l’eccidio di Srebrenica del 1995. Gli stessi sostenitori hanno poi intonato canzoni offensive nei confronti degli ustaše, i nazisti croatiche imperversavano nella Seconda guerra mondiale, ma il pubblico di fede Mladost non ha raccolto la provocazione. La politica e le divisioni tra i popoli balcanici, ancora una volta, non risparmiano neppure la pallanuoto.

 

Venerdì 3 giugno 2011
PARTIZAN BELGRADO-MLADOST ZAGABRIA 12-9 (3-1, 3-1, 2-3, 4-4)
Stadio del Nuoto, Roma

PARTIZAN: Soro, Vujasinović, Chatzitheodorou, Rađen 1, Prlainović 1, Mitrović 3, Čuk; Zivojinović, Korolija 2, Aleksić, Pijetlović 2, Radović 4, Mandić. All. Milanović.

MLADOST: Pavić, Karač 1, Udovičić 2, Buljubasić 1, Hinić, Muslim 2, Vukičević 1; Perić, Letica, Petković 1, Pavičić 1, Brlecić, Loncar. All. Kobeščak.

ARBITRI: Tulga (TUR) e Spiegel (GER)

NOTE: superiorità numeriche Partizan 3/10, Mladost 6/11. Espulsi definitivamente Hinić al 3’47” st, Buljubasić al 6’01” tt, Rađen al 3’30” qt e Letica a 1’40” qt.  Spettatori 4000 circa. Presenti in tribuna il presidente della FIN Paolo Barelli,  l’allenatore del Posillipo Carlo Silipo, l’allenatore del Latina Yiannis Giannouris, il ct della Croazia Ratko Rudić e quello della Serbia Dejan Udovičić.

Simone Pierotti

 

L’OSSESSIONE DI RECCO

Alla scoperta del Mladost Zagabria, rappresentante della pallanuoto croata alla Final Four di Eurolega a Roma.

Più che a quello attuale, comunque pericoloso, l’attenzione della Pro Recco è rivolta al Mladost Zagabria del tempo che fu. Quello delle sette Coppe dei Campioni – oggi Eurolega – in bacheca, record continentale al quale aspirano i liguri adesso che la Final Four di Roma (3-4 giugno) si avvicina a grandi passi. Curiosità: i croati, in semifinale, saranno attesi da un’equilibrata sfida contro il Partizan di Belgrado, altra aspirante ad alzare al cielo la coppa dalle grandi orecchie per la settima volta nella sua storia.

La Hrvatski Akademija Vaterpolo Klub Mladost – parola che in croato significa “gioventù”, sorta di corrispondente balcanico della nostrana Juventus di calcio – vede la luce nel 1946 ed in breve tempo diventa una delle potenze della pallanuoto jugoslava: negli anni Sessanta vince tre campionati nazionali e, soprattutto, tre Coppe dei Campioni consecutive (1967, 1968 e 1969). E i trionfi proseguiranno anche quando, trenta anni dopo, la Croazia diventerà uno stato indipendente.

Il presidente Luka Miličić ha dotato il tecnico Vjekoslav Kobeščak – era in acqua nel 1996, anno dell’ultima affermazione continentale del Mladost – di una squadra altamente competitiva: proprio dalla Pro Recco è arrivato il campione premiato pochi mesi fa come miglior pallanotista dell’anno, Vanja Udovičić. Che, ironia della sorte, dovrà sfidare in semifinale i connazionali – ed ex compagni di squadra – del Partizan Belgrado. In fase offensiva, il punto di forza del Mladost è stato il gigante Petar Muslim (2 metri per 105 chili), ieri centroboa e oggi attaccante che milita nella nazionale campione d’Europa: fino ad oggi ha segnato 29 reti nell’Eurolega. La retroguardia può contare su due estremi difensori di indubbio valore come Pavić – le sue parate hanno regalato l’oro alla Croazia agli ultimi Europei – ed il macedone Perčinić. A proposito di nazionali: altri elementi di spicco sono Ivan Buljubašić, difensore con la passione per la saga di “Star wars”, ed i non più giovani Frano Karač (34 anni) ed Igor Hinić (36 anni), centroboa con trascorsi in Italia al Brescia.

L’unico neo è la discontinuità di risultati in Europa: dopo un brillante turno preliminare, chiuso al primo posto nel girone pur con qualche ombra (vedi la stringata vittoria ad Atene su un Olympiakos in preda ad una gravissima crisi economica e la disfatta – 14-7 – a Belgrado contro il Partizan), il bilancio dei quarti di finale è assai meno rassicurante. Al di là della doppia sconfitta patita contro la Pro Recco, la squadra si è arresa anche al Primorje Rijeka,  superato  poi nell’incontro di rivincita a Zagabria, con tanta fatica. E solamente un gol ha separato il Mladost da quelli che sarebbero stati due preoccupanti pareggi contro il Vasas Budapest, ultimo del girone con un misero punto. Quando, però, un allenatore può permettersi tutti quei campioni appena menzionati, tutto può succedere. Anche di tornare a vincere il trofeo dopo quindici anni di digiuno.

PALLANUOTO: SETTEBELLO, SCONFITTA CON ONORE

Nella finalissima degli Europei di Zagabria l’Italia si inchina ai padroni di casa (7-3) ma esce a testa alta.

“Le parole sono importanti” ammoniva Nanni Moretti nei panni di Michele Apicella nel  film “Palombella rossa”. Giusto. E quindi è più corretto dire non che l’Italia della pallanuoto maschile ha perso l’oro, ma che ha vinto l’argento. Perché questo secondo posto agli Europei di Zagabria coincide davvero con la rinascita di un movimento che nel corso degli anni aveva patito troppe delusioni, specialmente tra gli uomini. Il Settebello ha stupito tutti: ha superato un girone difficilissimo battendo Spagna e Montenegro, ha spezzato la serie negativa con la Romania, ha giocato magnificamente con l’Ungheria. Certo, è mancata la ciliegina sulla torta contro la Croazia, alla prima affermazione europea, confermatasi bestia nera degli azzurri di Sandro Campagna in questa tornata. Ed è proprio lui, il tecnico siciliano, il principale artefice di questo miracolo: era stato criticato per alcune convocazioni – vedi Bertoli e Fiorentini quando altri caldeggiavano Figari e Giorgetti – ma i fatti gli hanno dato ragione. Merito suo e dei suoi straordinari giocatori se il Settebello è tornato tra le grandi d’Europa, se è tornato a farci gioire ed emozionare. Che questo argento sia davvero un nuovo punto di partenza per la nostra pallanuoto.

Come era facile prevedere gli spalti del “Mladost Sports Center” sono colonizzati dai sostenitori croati e c’è pure Ivo Josipović, presidente della Repubblica: 5mila tifosi in bianco e rosso che fanno pendere l’ago della bilancia dalla parte degli uomini di Ratko Rudić. Che, dopo aver rischiato lo svantaggio sull’uomo in meno (decisiva la deviazione di capitan Barač su tiro dal vertice destro di Gallo), fanno subito infiammare il pubblico: arriva la prima superiorità numerica e Bošković pesca sul secondo palo il solitario Bušlje che non ha difficoltà a schiacciare il pallone in rete. L’Italia, da copione, si difende a zona raddoppiando, però, solo dalle posizioni 2 e 3: è una tattica per non far giungere a destinazione i servizi al centro, dove Gitto e Fiorentini si alternano nella simil-lotta grecoromana con il possente Dobud. Ma, dall’altro lato, lascia troppo spazio a Bošković che inquadra lo specchio e scaglia violentemente il pallone all’incrocio dei pali, con Tempesti che nulla può di fronte a cotanta potenza. Gli azzurri raccolgono pazientemente i primi cocci rotti e ripartono con serenità: guadagnano subito un’altra espulsione e questa volta fanno centro con un gol di Luongo, bravo a sfruttare la marcatura morbida di Bošković e a infilare Pavić sul primo palo. La partita si accende: il legno di Obradović fa il pari con quello di Figlioli, Aicardi riesce a girarsi al centro ma la sua conclusione viene strozzata. E a otto secondi dalla fine gli azzurri pareggiano con una staffilata di Figlioli che trova l’angolo basso, laggiù, dove la mano di Pavić non arriva. Il Settebello c’è. Eccome se c’è. Una volta vinta l’emozione dei minuti iniziali, esce allo scoperto e mette paura alla Croazia. Pavić vola su due conclusioni di Figlioli, la girata da breve distanza di Gitto finisce fuori per una questione di centimetri e poi lo stesso portiere croato fa buona guardia su una beduina di Deserti. Sul fronte della difesa gli azzurri chiudono i varchi, ma si arrendono al gol del capitano Samir Barač, tra i protagonisti dei primi successi del Brescia, che mette a sedere difensori e Tempesti in superiorità: è l’unico gol di un parziale che ci vede arrembanti, ordinati in difesa e sfortunati in attacco, giacché Aicardi e Deserti svolgono un gran lavoro sui due metri vanificato solamente dai salvataggi di un Pavić in grande forma.

Il dato negativo degli azzurri è proprio la fase offensiva, dove il solo Luongo ha segnato in superiorità numerica e dove andiamo in bianco per l’intero secondo tempo: frenesia e precipitosità sono le nostre consigliere fraudolente. Si vede, insomma, che manca Felugo. Ed è così pure nei successivi otto minuti, nei quali la porta avversaria ci sembra un cantuccio piccolo piccolo e la Croazia inizia a mettere le mani sull’oro con due reti identiche a quelle che ci hanno già segnato: Bošković si fa ancora apprezzare per i tiri da posizione 2, con il pallone che schizza sotto la traversa, mentre Buslje è nuovamente smarcato sul secondo palo in superiorità numerica, pronto ad accompagnare la sfera tricolore in fondo alla rete. Mancano tre lunghezze da recuperare, ad otto minuti dalla conclusione: non sarebbe un’impresa impossibile se l’Italia non incontrasse tutte queste difficoltà nell’andare a segno. Ci pensano comunque i croati a mettere a tacere qualsiasi velleità di rimonta: Joković spara sotto l’incrocio un tiro che Tempesti può solo sfiorare e, successivamente, Muslim sigla una rete che fa assumere al risultato le sembianze di una punizione fin troppo severa nei confronti del Settebello. Che mette dentro l’ultimo gol dell’incontro con Gallo, una conclusione dalla distanza che fa breccia in uno dei pochi momenti in cui Pavić non è irreprensibile. Il portiere del Mladost, infatti, neutralizza anche gli ultimi, disperati tentativi degli azzurri. Bacia il pallone ogni volta che salva il risultato. Ed è il primo ad alzare le braccia prima del triplice fischio che sancisce la prima volta europea della Croazia. Nove anni dopo, l’Italia si ferma ancora una volta a un passo dall’oro. Ma a Budapest non fece tanto scalpore, oggi sì perché è un argento conquistato con un gruppo – sì, un gruppo – rivoluzionato da un anno a questa parte e con numerosi giovani tanto inesperti quanto generosi e impagabili per abnegazione. A Shangai torneremo a presentarci tra le favorite: è soprattutto dalle sconfitte che si costruiscono i successi più luminosi. Il futuro è anche nostro. Basta volerlo, Federazione e società in primis.

 

Sabato 11 settembre 2010

CROAZIA-ITALIA 7-3 (2-2, 1-0, 2-0, 3-1)

Mladost Sports Center, Zagabria

CROAZIA: Pavić, Joković 1, Bošković 2, Burić, Barač 1, Sukno, Dobud; Muslim 1, Karač, Bušlje 2, Hinić, Obradović, Buljubašić. All. Rudić.

ITALIA: Tempesti, Gallo 1, Fiorentini, Gitto, Figlioli 1, Presciutti, Aicardi; Pastorino ne, Luongo 1, Bertoli, Felugo ne, Giacoppo, Deserti. All. Campagna.

ARBITRI: Tulga (Turchia) e Stavridis (Grecia).

NOTE: superiorità numeriche Italia 1/8, Croazia 3/7. Spettatori 5000. Presenti in tribuna il presidente della FIN Paolo Barelli, il segretario generale della FIN Antonello Panza ed il presidente della Repubblica croata Ivo Josipović.

 

ALBO D’ORO EUROPEI PALLANUOTO

1926 Ungheria
1927 Ungheria
1931 Ungheria
1934 Ungheria
1938 Ungheria
1947 ITALIA
1950 Olanda
1954 Ungheria
1958 Ungheria
1962 Ungheria
1966 Urss
1970 Urss
1974 Urss
1977 Ungheria
1981 Germania Ovest
1983 Urss
1985 Urss
1987 Urss
1989 Germania Ovest
1991 Jugoslavia
1993 ITALIA
1995 ITALIA
1997 Ungheria
1999 Ungheria
2001 Jugoslavia
2003 Serbia-Montenegro
2006 Serbia
2008 Montenegro
2010 Croazia

Simone Pierotti