I CAMPIONI SIAMO NOI!

Vittoria da antologia sulla Serbia ai supplementari (8-7): il Settebello conquista l’oro mondiale!

BALLIAMO SUL MONDO. La gioia di Tempesti, Presciutti, Felugo e Figlioli.

Quando l’Italia della pallanuoto vinse il suo primo oro mondiale, a Berlino nel 1978, il difensore azzurro Amaurys Pérez aveva appena due anni e viveva ancora nella natìa Cuba: i suoi attuali compagni, invece, non erano ancora venuti alla luce. Quando l’Italia della pallanuoto vinse il suo secondo oro mondiale, a Roma nel 1994, l’allenatore Sandro Campagna era ancora un atleta che segnava e faceva segnare, Tempesti e Felugo erano due adolescenti e tutti gli altri nuotavano le prime vasche e toccavano i primi palloni. Oggi quei bambini sono cresciuti ed hanno scritto un’altra bellissima pagina dello sport italiano: due anni esatti dopo l’umiliante undicesimo posto a Roma ecco il terzo oro mondiale nella storia del Settebello. Un’oro che balugina tra i riflettori del “fiore di magnolia”, un oro messo al collo dopo la battaglia infinita con la Serbia, arrivata fino ai supplementari e vinta meritatamente per 8-7 dagli azzurri.

Vittoria di nervi. Il successo del ct Sandro Campagna e dei suoi meravigliosi ragazzi è, forse, soprattutto mentale. Per giocare, e vincere, la finale di un Mondiale non basta essere tecnicamente superiori, o tatticamente più disciplinati, della squadra che occupa l’altra metà della vasca: bisogna batterla con la testa. L’Italia è stata esemplare nel non smarrire la diritta via nei momenti difficili: andata sotto di un gol nel secondo e nel terzo tempo, dopo una prima metà gara contrassegnata da una sola marcatura e dagli errori in superiorità numerica, la nazionale azzurra ha mantenuto la calma. Gli schemi hanno iniziato a girare, soprattutto sull’uomo in più, e i serbi – peraltro assai limitati nel loro potenziale – si sono trovati a rincorrere. Gli azzurri sono stati ancor più straordinari nell’ultimo parziale ed infine ai supplementari: tre rigori subiti con Tempesti sbalorditivo che ne respinge un paio, due espulsioni definitive pesanti, specie quella del centroboa Deserti, qualche decisione arbitrale dubbia. Cambia la geografia della pallanuoto: è finita l’egemonia balcanica, da oggi Serbia e Croazia ci guardano dal basso verso l’alto. E anche Rudić lo ha ammesso: l’allievo Campagna non ha più nulla da imparare, adesso può muoversi con le proprie gambe.

Finale leggendaria. La cronaca della finale è un racconto epico, altamente emotivo, struggente. Perfetto equilibrio, come in entrambe le semifinali e nella sfida per il bronzo, segno che gli scarti tra le varie nazionali sono davvero minimi e questo è certamente un bene per la pallanuoto. Chiudiamo i primi sette minuti in vantaggio di un gol, quello messo a segno da Gallo dopo poco più di un minuto, poi ci lasciamo andare ad un passaggio a vuoto prima dell’intervallo lungo: Giorgetti recupera un pallone in inferiorità numerica e cede a Tempesti, ma il suo retropassaggio non è ben calibrato e così diventa un passaggio per Prlainović che deve solo depositare in rete. E poi il ventunenne Ćuk, giovane virgulto del Partizan, azzecca la conclusione dalla distanza. Tre gol in due tempi, di cui appena uno in superiorità numerica: Italia e Serbia si equivalgono, ma con il passare dei minuti, con la tensione che sale e quel nodo alla gola che si fa più stretto le maglie della difesa si allargano. Specie quelle della Serbia: Aicardi si libera di Rađen al centro e infila Soro con una beduina, il centroboa savonese sblocca poi gli azzurri in superiorità numerica e così fanno pure Presciutti in controfuga – i serbi avevano protestato per una trattenuta di Giorgetti su Udovičić – e Figlioli con una pregevole finta che pietrifica il portiere serbo. I balcanici segnano solamente con Filipović: con un tempo ancora da giocare, l’Italia vede l’oro, con un paio di reti di vantaggio.

Che pathos! L’ultimo quarto, e i due supplementari da tre minuti ciascuno sono di una sofferenza atroce: Deserti inciampa nel terzo fallo personale fermando Udovičić, ma poi Tempesti neutralizza il rigore di Filipović. Ma i serbi sono squadra indomita e l’errore dai cinque metri, anziché demoralizzarli, li incattivisce: Udovičić infila la difesa e batte Tempesti e poi, dopo il nuovo gol azzurro firmato da Presciutti, arrivano il tocco vincente di Duško Pijetlović ed il rigore, stavolta impeccabile, di Filipović aspramente contestato dagli azzurri. Parità: 6-6, non bastano gli ultimi due minuti, ci vogliono i supplementari e l’Italia perde anche Gitto per gioco violento. Un impagabile Aicardi, stremato perché senza ricambi a centroboa, ha ancora la forza per riportarci in vantaggio, ma poi Filipović fa ancora centro, ancora in superiorità numerica. In un minuto si decide la finale: Tempesti respinge a Udovičić il secondo rigore di giornata e, esattamente sessanta secondi dopo, Felugo indovina la conclusione vincente dal lato cattivo. Manca ancora il secondo supplementare, ma il dado ormai è tratto. Gli ultimi, disperati tentativi dei serbi si infrangono sui galleggianti dietro il fortino di Tempesti: rinvio dal fondo, Felugo si defila, tiene il pallone e lo alza al cielo. La vendetta della finale di World League – guarda caso, anche lì finì 8-7, ma per la Serbia – è servita: azzurri campioni del mondo, per la terza volta nella storia. Dopo anni di delusioni, di critiche, di scoramento, l’Italia (della pallanuoto) s’è desta.

 

Sabato 30 luglio 2011
SERBIA-ITALIA 7-8 dts (0-1, 2-0, 1-4, 3-1; 1-2, 0-0)
Natatorium, Shanghai

 

SERBIA: Soro, Avramović, Gocić, Vanja Udovičić 1, Ćuk 1, Duško Pijetlović 1, Nikić, Aleksić, Rađen, Filipović 3 (1 rig.), Prlainović 1, Mitrović, Gojko Pijetlović. All. Dejan Udovičić.

ITALIA: Tempesti, Pérez, Gitto, Figlioli 1, Giorgetti, Felugo 1, Figari, Gallo 1, Presciutti 2, Fiorentini, Aicardi 3, Deserti, Pastorino. All. Campagna.

ARBITRI: Tulga (TUR) e Koganov (AZE).

NOTE: superiorità numeriche Serbia 3/10 + 3 rig., Italia 5/11. Espulsi definitivamente Deserti a 7’21” qt e Aleksić a 5’50” qt per somma di falli, Gitto a 0’51” qt per gioco violento e Pastorino a 1’34” pts per proteste. Tempesti respinge rigore a Filipović a 7’21” qt e a Udovičić a 1’34” pts.

ITALIA E SERBIA, A VOI

A Shanghai è il giorno della finalissima nella pallanuoto maschile: pronostico più che mai incerto.

Non più tardi di due anni fa, nessuno avrebbe nutrito dubbi: la Serbia è la squadra più forte, l’Italia vive del suo glorioso passato e non fa paura. Esito fin troppo scontato, neanche a giocarle, queste partite. Era il 30 luglio di due anni fa: a Roma, ai Mondiali dei record stracciati ma anche delle piscine sequestrate, l’Italia batteva la Cina nella finale per l’undicesimo posto mentre la Serbia, il giorno dopo, vinceva l’oro contro la Spagna. Anche oggi è il 30 luglio, anche oggi come allora una delle due finaliste è la squadra guidata da Dejan Udovičić. is weight watchers site down L’altra finalista, però, non è la formazione iberica, e nemmeno la Croazia, l’Ungheria o gli emergenti Stati Uniti: è l’Italia, sì, proprio lei. Possibile?

Sì, possibilissimo. Sandro Campagna è già tornato sulla panchina azzurra quando Roma ospita i Mondiali. Entusiasmo, pubblico a proprio favore, attesa. E delusione: undicesimo posto, mai così in basso il Settebello. Ma Campagna non si  demoralizza, anzi: raccoglie le macerie e prova a ricostruire il movimento, partendo dal recupero di quelle generazioni che ormai parevano bruciate.  E, con un po’ di pazienza, i risultati arrivano. Solo la differenza reti nei confronti diretti con il Montenegro ci nega la qualificazione alla Super Final di World League, poi vinta agevolmente dalla Serbia. Poi l’incoraggiante successo al trofeo Otto Nazioni di Siracusa. E poi la straordinaria impresa, il ritorno ad una finale europea dopo nove anni di attesa: a Zagabria vince, praticamente senza storia, la Croazia, sospinta dal tifo di 5mila sostenitori. Ma l’Italia, intanto, prende l’argento. Il resto è storia nota: gli azzurri ospitano la World League a Firenze, questa volta battono la Croazia in semifinale e si arrendono alla Serbia per un solo gol di differenza.

Un mese dopo, è ancora finalissima tra Italia e Serbia. Sui balcanici c’è poco da dire: un portiere affidabile (Soro), un capitano carismatico (Vanja Udovičić), due centroboa di peso (Nikić e Duško Pijetlović), un mancino micidiale (Filipović) e cecchini infallibili (Prlainović, Aleksić e Mitrović, autore del gol decisivo nella semifinale con l’Ungheria). Un gruppo piuttosto omogeneo, che si conosce alla perfezione ed abituato a giocare finali di grandi competizioni. Meno prestante sul piano fisico, meno esperta in campo internazionale, l’Italia ha comunque le sue carte da tirare sul tavolo: è squadra vera, con i giocatori che si incitano e si aiutano l’un l’altro. Ognuno, indipendentemente dal numero di reti segnate, è stato utile a modo suo: Deserti si è sacrificato molto a centroboa guadagnando dei rigori, Figlioli ha messo i compagni nelle condizioni di segnare, Fiorentini ha creato dei varchi da sfruttare, Pérez ha spesso contribuito a serrare la difesa. E ora è il momento di provarci ancora: a Firenze ci mancò qualcosa, forse l’inesperienza, forse il gol che avrebbe dato ai serbi il colpo di grazia, forse qualche marcatura troppo blanda su Udovičić e Filipović. E quel qualcosa, forse, oggi potrebbe essere l’arma in più degli azzurri.

Così in acqua (ore 15, diretta Rai 3 e Rai Sport 1):

SERBIA: Soro, Avramović, Gocić, Vanja Udovičić, Ćuk, Duško Pijetlović, Nikić, Aleksić, Rađen, Filipović, Prlainović, Mitrović, Gojko Pijetlović. All. Dejan Udovičić.

ITALIA: Tempesti, Pérez, Gitto, Figlioli, Giorgetti, Felugo, Figari, Gallo, Presciutti, Fiorentini, Aicardi, Deserti, Pastorino. All. Campagna.

ARBITRI: Tulga (TUR) e Koganov (AZE).

SETTEBELLO, GRAZIE LO STESSO

L’Italia si arrende alla Serbia (7-8) nella finalissima di World League, dopo essere stata sempre in partita.

dai nostri inviati

FIRENZE Peccato, peccato davvero. Proprio sul più bello, proprio in finale, l’Italia si lascia sfuggire la World League. Soprattutto, vede sfumare la possibilità di qualificarsi direttamente per i Giochi Olimpici di Londra del prossimo anno. Sarebbe, tuttavia, più corretto dire che ha vinto la Serbia (8-7 il finale in favore degli uomini di Dejan Udovičić, vincitori del torneo per il secondo anno consecutivo e per la quarta volta negli ultimi cinque anni) e non che ha perso l’Italia. Perché il Settebello ha lottato ad armi pari, non si è dato per spacciato ed ha tenuto l’esito in bilico fino all’ultimo secondo, quando il tiro della disperazione di Gallo si è infranto contro il muro serbo.

Massimo equilibrio. Dimenticatevi il confronto diretto di mercoledì scorso, quello che aveva visto l’Italia arrendersi solamente ai rigori ai maestri serbi: in quel caso si lottava per il primo posto nel girone A, stasera c’era in palio un biglietto per Londra 2012. E si intuisce fin da subito come i serbi siano risoluti nel voler rifilare ad altri la patata bollente dei vari tornei di qualificazione: difesa serrata – l’Italia fallisce subito due superiorità numeriche – e attacco tremendamente cinico, con Udovičić beffa Tempesti su uomo in più e Duško Pijetlović – sembrava destinato alla squalifica, dopo l’espulsione per gioco violento rimediata in semifinale – si gira tra tre difensori realizzando da centroboa di razza. L’Italia, però, non accusa il colpo: raccoglie i cocci e, piano piano, costruisce pazientemente la rimonta. Che si concretizza prima con il grande gol di Aicardi dal centro e poi con la micidiale controfuga concretizzata da Giorgetti – sarà poi eletto, giustamente, miglior giocatore del torneo – con una conclusione che sibila tra le braccia di Soro.

Cuore azzurro. Ad onor di cronaca, in questa finale con vista su Londra manca, al Settebello, la lucidità in superiorità numerica (nessun gol, in due tempi, in quattro situazioni di uomo in più). Non mancano, invece, coraggio, determinazione, audacia. E il senso di squadra: tutti si danno una mano, tutti sono pronti a recitare una parte inedita pur di contribuire al bene comune. Si spiegano così le intrusioni di Giacoppo, un difensore, a centroboa. O gli interventi puliti di Gallo e Presciutti in marcatura su Nikić e Pijetlović, tra gli ospiti più ingrati che potessero bussare alla porta del Settebello. O i gol, realizzati dalla linea dei cinque metri, da Aicardi, uno che solitamente giostra con le spalle rivolte alla porta avversaria. Penalizzata sul piano fisico al cospetto dei marcantoni balcanici, la squadra di Sandro Campagna compensa con la rapidità dei suoi nuotatori: non è un caso che Fiorentini e Figlioli vincano due scatti a testa, non è un caso che le uniche ripartenze della partita arrivino proprio su iniziativa degli azzurri.

Scatto decisivo. Si gioca sul filo del rasoio per tre tempi buoni: la Serbia parte subito sullo 0-2, viene raggiunta in prossimità del suono della prima sirena, passa ancora, nuovo pareggio italiano e, infine, sorpasso in un paio di circostanze (4-3 e 5-4). L’equilibrio è il vero vincitore di questo incontro: Tempesti e Soro, indubbiamente i migliori al mondo nel loro ruolo, strappano applausi con interventi al limite del prodigioso, le rispettive difese assolvono al loro compito tenendo molto basso il dato delle superiorità numeriche. Quando un incontro non riesce a prendere una piega, finisce che la squadra più forte fa valere la propria superiorità. E così fa la Serbia nell’ultimo parziale, quello decisivo: Filipović, inserito dalla stampa presente a Firenze nella squadra ideale del torneo, infila Tempesti sul palo più lontano con una palombella per il 6-5 e, a meno di tre minuti dal termine, con un sinistro violento che, di fatto, deciderà l’incontro. Il tutto in colpevole, da parte degli azzurri, solitudine. L’Italia attacca e tiene sulle corde i serbi fino all’ultimo secondo. Fino a quando Gallo si ritrova sulla mano il pallone del possibile 8-8, che non si concretizza. Finisce con la Serbia che festeggia e che raggiunge Londra prima di tutti. Ma, se in futuro proseguirà su questi binari, per il Settebello la strada non è poi tanto lontana.

In evoluzione. “Siamo come le figurine dei Pokemon che regalo a mio figlio: lui mi dice che ne vuole sempre una nuova, perché i personaggi cambiano, si evolvono. E noi siamo come loro”. Trova la forza di sorridere, Sandro Campagna, nonostante la delusione per il successo mancato di un soffio. “Fino a 2-3 anni fa Serbia e Croazia erano avversari inarrivabili, ora ce la stiamo giocando alla pari con loro”. Vero: nella finale degli Europei di Zagabria la resistenza degli azzurri durò due soli tempi, stasera il Settebello per poco non prolungava la sfida ai rigori.  E pensare che, due anni fa, ai Mondiali in casa chiudevamo con un brutto undicesimo posto. “Quando arrivi a perdere, in una finale, per un solo gol di scarto contro i campioni del mondo in carica, il cui zoccolo duro viene dalla squadra vincitrice dell’Eurolega, significa che la squadra c’è e che siamo alla pari. Solo giocando a questi livelli, a questi ritmi arriverà la giusta esperienza per fare ancora meglio. Abbiamo riportato entusiasmo attorno al Settebello: l’Italia deve essere consapevole di avere una bella nazionale. Godiamocela e lavoriamo sodo per i Mondiali”. Coraggio, azzurri.

 

Domenica 26 giugno 2011
ITALIA-SERBIA 7-8 (2-2, 1-1, 2-2, 2-3)
Piscina Paolo Costoli, Firenze

 

ITALIA: Tempesti, Luongo, Gitto, Figlioli 1, Pérez, Felugo, Giacoppo, Gallo 1, Presciutti, Fiorentini, Aicardi 3, Deserti, Giorgetti 2. All. Campagna.

SERBIA: Soro, Ćuk 1, Gocić, Vanja Udovičić 1, Vapenski, Duško Pijetlović 2, Nikić, Aleksić 1, Rađen, Filipović 3, Prlainović, Mitrović, Gojko Pijetlović. All. Dejan Udovičić.

ARBITRI: Margeta (SLO) e Moliner (ESP).

NOTE: superiorità numeriche Italia 1/9, Serbia 4/11. Espulsi definitivamente Gocić a 2’18” tt e Rađen a 5’21” qt per somma di falli. Spettatori 2200 circa. In tribuna il presidente della FIN Paolo Barelli e il sindaco di Firenze Matteo Renzi.

 

Damiano Benzoni
Simone Pierotti

SALTA IL DERBY BALCANICO IN SEMIFINALE

Montenegro fuori ai rigori: in semifinale la Serbia ritroverà di fronte gli Stati Uniti.

dal nostro inviato

FIRENZE Sembrava tutto già scritto, quasi fosse una profezia da cui non ci si poteva sottrarre: Italia-Croazia e Serbia-Montenegro, ennesima sfida fratricida tra formazioni della ex Jugoslavia, sarebbero state le semifinali della World League di Firenze. Niente di tutto ciò: il Montenegro esce di scena nella sfida inaugurale della giornata dedicata ai quarti di finale. A condannare i balcanici sono quei rigori che, proprio ieri, avevano consentito agli “Squali rossi” di passare come seconda classificata del girone B, incrociando gli Stati Uniti anziché il Settebello.

Ci si aspettava, indubbiamente, qualcosa di più da parte del Montenegro, che da due anni a questa parte non ha saputo ripetere la vittoria agli Europei di Málaga e quella in World League a Podgorica: Jokić e compagni palesano nuovamente la difficoltà sia nell’amministrare i vantaggi accumulati nei frangenti iniziali, sia nel saper reagire alle rimonte avversarie. Insomma, le risicate vittorie contro due avversari, sulla carta, ben più deboli quanto a tecnica e preparazione come Canada e Australia erano stati due campanelli d’allarme cui Petar Porobić, ancora privo di un uomo simbolo come Nikola Janović, non ha saputo prendere le contromisure adeguate. Un plauso agli Stati Uniti, che hanno rincorso per quattro tempi i montenegrini, raggiungendoli per poi assestare il colpo mortifero ai rigori. Qualche polemica per il gol del 6-6 segnato da Azevedo a otto secondo dal termine, con il tabellone elettronico che non segnalava il tempo rimanente.

Scontato il canovaccio delle altre due gare: la Serbia rifila ben diciannove reti ad un Canada che, comunque, merita di esser tenuto d’occhio in questo ultimo anno che precede il torneo olimpico. Grande dimostrazione di forza, quella dei serbi, che hanno fatto capire al contempo di mantenere la concentrazione anche in quelle partite il cui esito premia già in partenza il settebello slavo. Da segnalare il derby tutto personale per i canadesi Gasic, Dakic e Aleksic, cresciuti nella vecchia Jugoslavia o provenienti comunque da famiglie emigrate dai Balcani. Tutto facile anche per la Croazia contro una Cina che, al pari del Canada, potrebbe emergere nei prossimi anni: miglio marcatori dell’incontro Karač e Sukno con tre reti, tante quante quelle messe a segno da Pan. Una tripletta che, per un giocatore asiatico, fa certamente curriculum.

 

WORLD LEAGUE SUPER FINAL
FIRENZE, 21-26 GIUGNO
QUARTI DI FINALE

 

STATI UNITI-MONTENEGRO 10-9 dtr (0-3, 3-1, 1-1, 2-1; 4-3)

STATI UNITI: Moses, Varellas 2, Hudnut, Powers 1, Wright, Buckner, Beaubien, Azevedo 1, Bailey 1, Hutten, Smith, Krumpholz 1, Alexander 1. All. Schroeder.

MONTENEGRO: Šćepanović, Draško Brguljan, Radović 1, Danilović 1, Vukčević, Tičić 1, Mlađan Janović 2, Drašković, Klikovac, Darko Brguljan, Petrović 1, Jokić, Šefik. All. Porobić.

ARBITRI: Flahive (AUS) e Caputi (ITA).

NOTE: espulsi definitivamente Smith a 5’49” qt per somma di falli e Radović a 2’05” qt per gioco violento. Sequenza rigori: Jokić sbagliato, Azevedo gol, Mlađan Janović gol, Wright gol, Danilović gol, Alexander sbagliato, Petrović gol, Varellas gol, Darko Brguljan sbagliato, Bailey gol.

 

SERBIA-CANADA 19-7 (6-3, 3-2, 5-1, 5-1)

SERBIA: Soro, Ćuk 1, Gocić, Vanja Udovičić 4, Vapenski 2, Duško Pijetlović 3, Nikić 3, Rađen, Filipović 4, Prlainović 1, Mitrović 1, Gojko Pijetlović. All. Dejan Udovičić (squalificato, in panchina Dejan Stanojević).

CANADA: Randall, Kudaba, Touni, Constantin 3, Boyd 1, Robinson 1, Conway 2, Graham, Gasic, Dakic, Vikalo, McElroy, Aleksic. All. Jovanović.

ARBITRI: Margeta (SLO) e Brguljan (MNE).

 

CINA-CROAZIA 5-15 (2-5, 1-4, 1-1, 1-5)

CINA: Ge, Tan 1, Liang Zhongxing, Yu, Guo, Pan 3, Li Bin 1, Wang, Xie, Liang Nianxiang, Zhang, Dong, Wu. All. Cai.

CROAZIA: Pavić, Burić, Bošković 2, Dobud 2, Joković, Muslim, Karač 3, Bušlje, Sukno 3, Barać 2, Paškvalin, Obradović 2, Buljubašić 1. All. Rudić.

ARBITRI: Terpenka (CAN) e Goldenberg (USA).

NOTE: espulso definitivamente Liang Zhonxing a 5’09” tt.

 

ITALIA-AUSTRALIA 7-6

 

PROGRAMMA SEMIFINALI (DOMANI IN ACQUA)


5°-8° POSTO

Ore 16.00: AUSTRALIA-CINA

Ore 17.30: MONTENEGRO-CANADA

1°-4° POSTO

Ore 19.00: STATI UNITI-SERBIA

Ore 20.30: ITALIA-CROAZIA

 

Simone Pierotti

GODI FIORENZA

Tutto pronto nel capoluogo toscano per la Super Final della World League maschile.

Mancava da tanti anni – dodici, per l’esattezza – la grande pallanuoto internazionale, a Firenze. Mancava da dodici anni alla piscina Costoli, storico impianto all’aria aperta rimesso in sesto con un investimento da 200mila euro. E la prossima settimana, dal 21 al 26 giugno, torna in grande stile con la Super Final della World League maschile. Che, per la seconda volta, farà tappa in Italia a tre anni di distanza dall’edizione disputata a Genova. Per la Federnuoto, reduce dall’organizzazione dell’atto finale dell’Eurolega maschile, è certamente un onore, per il Settebello del ct Sandro Campagna l’occasione di confrontarsi con le migliori squadre al mondo – mancano, a voler cercare il pelo nell’uovo, solo Spagna ed Ungheria – e di dimostrare che l’argento conquistato lo scorso settembre agli Europei di Zagabria non è stato episodico.

Proprio gli azzurri sono stati inseriti nel girone A, un gruppo piuttosto impegnativo come testimonia la presenza di Serbia e Stati Uniti. I balcanici arriveranno in Toscana ebbri di entusiasmo per la conquista dell’Eurolega ad opera del Partizan Belgrado, che rifornisce numerosi elementi alla nazionale guidata da Dejan Udovičić: il ct era a Roma, a visionare conferme e possibili innesti per la sua squadra, e avrà appuntato ben più di un nome sul proprio taccuino. Da non dimenticare, poi, che i vari Mitrović, Nikić, Rađen, Prlainović e Udovičić si presenteranno alla Costoli in qualità di detentori del titolo e, soprattutto, di vincitori della competizione in tre delle ultime quattro edizioni. Attenzione anche agli Stati Uniti, unica potenza pallanotistica non europea: sotto la guida di Terry Schroeder gli americani si sono sempre più imposti sulla scena internazionale, arrivando a conquistare un argento olimpico ed un quarto posto ai Mondiali. Merito di quei giocatori cresciuti nei campionati del Vecchio Continente, con il centrovasca di origini brasiliane Tony Azevedo su tutti. Vittima predestinata, invece, sembrerebbe essere la Cina che lo scorso autunno ha visto sfumare, per un solo gol di distacco, il sesto oro della sua storia ai Giochi asiatici: tra gli uomini di Tianxoing Cai e gli avversari c’è un divario al momento incolmabile, la qualificazione ai danni di Giappone, Nuova Zelanda e, soprattutto, Kazakistan è comunque il segnale che il movimento sta andando nella giusta direzione.

Nel girone B la corsa al primo posto pare essere tutta una questione – ma guarda un po’ – balcanica: la Croazia, che il santone Ratko Rudić ha trascinato sulla vetta dell’Europa, ed il Montenegro di Petar Porobić sono, indubbiamente, le corazzate di questo gruppo. Il confronto diretto tra le due nazionali sarà un’interessante rivincita della finalissima dell’edizione di due anni fa, disputata a Podgorica e vinta dai padroni di casa. A completare il gruppo l’Australia di John Fox che, come dimostrato lo scorso anno a Niš, ha saputo voltar pagina dopo il traumatico addio di Pietro Figlioli per il Settebello e, infine, il Canada: i cugini “poveri” degli USA affideranno le chiavi della squadra al promettente Justin Boyd, giocatore in forza al Budva, che nella recente Final Four di Eurolega ha messo a segno una doppietta nella finale per il terzo posto.