SALTA IL DERBY BALCANICO IN SEMIFINALE

Montenegro fuori ai rigori: in semifinale la Serbia ritroverà di fronte gli Stati Uniti.

dal nostro inviato

FIRENZE Sembrava tutto già scritto, quasi fosse una profezia da cui non ci si poteva sottrarre: Italia-Croazia e Serbia-Montenegro, ennesima sfida fratricida tra formazioni della ex Jugoslavia, sarebbero state le semifinali della World League di Firenze. Niente di tutto ciò: il Montenegro esce di scena nella sfida inaugurale della giornata dedicata ai quarti di finale. A condannare i balcanici sono quei rigori che, proprio ieri, avevano consentito agli “Squali rossi” di passare come seconda classificata del girone B, incrociando gli Stati Uniti anziché il Settebello.

Ci si aspettava, indubbiamente, qualcosa di più da parte del Montenegro, che da due anni a questa parte non ha saputo ripetere la vittoria agli Europei di Málaga e quella in World League a Podgorica: Jokić e compagni palesano nuovamente la difficoltà sia nell’amministrare i vantaggi accumulati nei frangenti iniziali, sia nel saper reagire alle rimonte avversarie. Insomma, le risicate vittorie contro due avversari, sulla carta, ben più deboli quanto a tecnica e preparazione come Canada e Australia erano stati due campanelli d’allarme cui Petar Porobić, ancora privo di un uomo simbolo come Nikola Janović, non ha saputo prendere le contromisure adeguate. Un plauso agli Stati Uniti, che hanno rincorso per quattro tempi i montenegrini, raggiungendoli per poi assestare il colpo mortifero ai rigori. Qualche polemica per il gol del 6-6 segnato da Azevedo a otto secondo dal termine, con il tabellone elettronico che non segnalava il tempo rimanente.

Scontato il canovaccio delle altre due gare: la Serbia rifila ben diciannove reti ad un Canada che, comunque, merita di esser tenuto d’occhio in questo ultimo anno che precede il torneo olimpico. Grande dimostrazione di forza, quella dei serbi, che hanno fatto capire al contempo di mantenere la concentrazione anche in quelle partite il cui esito premia già in partenza il settebello slavo. Da segnalare il derby tutto personale per i canadesi Gasic, Dakic e Aleksic, cresciuti nella vecchia Jugoslavia o provenienti comunque da famiglie emigrate dai Balcani. Tutto facile anche per la Croazia contro una Cina che, al pari del Canada, potrebbe emergere nei prossimi anni: miglio marcatori dell’incontro Karač e Sukno con tre reti, tante quante quelle messe a segno da Pan. Una tripletta che, per un giocatore asiatico, fa certamente curriculum.

 

WORLD LEAGUE SUPER FINAL
FIRENZE, 21-26 GIUGNO
QUARTI DI FINALE

 

STATI UNITI-MONTENEGRO 10-9 dtr (0-3, 3-1, 1-1, 2-1; 4-3)

STATI UNITI: Moses, Varellas 2, Hudnut, Powers 1, Wright, Buckner, Beaubien, Azevedo 1, Bailey 1, Hutten, Smith, Krumpholz 1, Alexander 1. All. Schroeder.

MONTENEGRO: Šćepanović, Draško Brguljan, Radović 1, Danilović 1, Vukčević, Tičić 1, Mlađan Janović 2, Drašković, Klikovac, Darko Brguljan, Petrović 1, Jokić, Šefik. All. Porobić.

ARBITRI: Flahive (AUS) e Caputi (ITA).

NOTE: espulsi definitivamente Smith a 5’49” qt per somma di falli e Radović a 2’05” qt per gioco violento. Sequenza rigori: Jokić sbagliato, Azevedo gol, Mlađan Janović gol, Wright gol, Danilović gol, Alexander sbagliato, Petrović gol, Varellas gol, Darko Brguljan sbagliato, Bailey gol.

 

SERBIA-CANADA 19-7 (6-3, 3-2, 5-1, 5-1)

SERBIA: Soro, Ćuk 1, Gocić, Vanja Udovičić 4, Vapenski 2, Duško Pijetlović 3, Nikić 3, Rađen, Filipović 4, Prlainović 1, Mitrović 1, Gojko Pijetlović. All. Dejan Udovičić (squalificato, in panchina Dejan Stanojević).

CANADA: Randall, Kudaba, Touni, Constantin 3, Boyd 1, Robinson 1, Conway 2, Graham, Gasic, Dakic, Vikalo, McElroy, Aleksic. All. Jovanović.

ARBITRI: Margeta (SLO) e Brguljan (MNE).

 

CINA-CROAZIA 5-15 (2-5, 1-4, 1-1, 1-5)

CINA: Ge, Tan 1, Liang Zhongxing, Yu, Guo, Pan 3, Li Bin 1, Wang, Xie, Liang Nianxiang, Zhang, Dong, Wu. All. Cai.

CROAZIA: Pavić, Burić, Bošković 2, Dobud 2, Joković, Muslim, Karač 3, Bušlje, Sukno 3, Barać 2, Paškvalin, Obradović 2, Buljubašić 1. All. Rudić.

ARBITRI: Terpenka (CAN) e Goldenberg (USA).

NOTE: espulso definitivamente Liang Zhonxing a 5’09” tt.

 

ITALIA-AUSTRALIA 7-6

 

PROGRAMMA SEMIFINALI (DOMANI IN ACQUA)


5°-8° POSTO

Ore 16.00: AUSTRALIA-CINA

Ore 17.30: MONTENEGRO-CANADA

1°-4° POSTO

Ore 19.00: STATI UNITI-SERBIA

Ore 20.30: ITALIA-CROAZIA

 

Simone Pierotti

IERI & OGGI: L’ITALIA PERDE AI RIGORI LA COPPA DEL MONDO DEL 1994

Sedici anni fa la finale del Rose Bowl di Pasadena: sono solo i rigori a risolvere una partita molto chiusa tra Italia e Brasile. Gli errori di Baresi, Massaro e Baggio consegnano la Coppa al Brasile di Dunga.

Baggio e Taffarel17 luglio 1994: alle 12.30, ora americana, Italia e Brasile si ritrovano al Rose Bowl di Pasadena per disputarsi la finale della Coppa del Mondo del 1994. Gli azzurri di Arrigo Sacchi arrivano alla finale trascinati da Roberto Baggio: dopo un girone eliminatorio che passa alla storia per essere il primo concluso con tutte le squadre, Messico, Norvegia, Italia e Irlanda pari merito infatti con una vittoria, una sconfitta e un pareggio a testa e dove solo la differenza reti esclude la Norvegia, una doppietta del Divin Codino elimina la Nigeria negli ottavi, un goal al 88′ regola la pratica Spagna e un’altra doppietta liquida in semifinale la sorprendente Bulgaria.

Ma è proprio Roberto Baggio a disturbare i sonni prima della finale: negli ultimi minuti della semifinale uno stiramento muscolare mette pesantemente in forse la sua presenza nella finale contro il Brasile di capitan Dunga. L’infermeria azzurra sta concludendo anche a tempo di record il recupero di Franco Baresi, leader carismatico di quella squadra: il 23 giugno nella partita contro la Norvegia, il capitano si procura una lesione al menisco. Operazione immediata e rientro a tempo di record pianificato per la finale a 24 giorni dall’intervento.

Alla lettura delle formazioni il mistero è svelato: Franco Baresi sarà al centro della difesa e, lo si scoprirà nello sviluppo della finale, Roberto Baggio, più per onore di sponsor che per reale efficienza, occupa il suo posto. Con due giocatori sul filo del rasoio della ricaduta, al 35′ del primo tempo arriva la tegola di un ulteriore infortunio: si stira anche Mussi e Apolloni prende il suo posto. La partita è oggettivamente brutta con l’Italia impegnata più a difendere che offendere e il Brasile che si infrange contro il muro azzurro. In 120 minuti le conclusioni a rete si contano sulle dita della mano e si arriva, per la prima volta in una finale mondiale, ai calci di rigore.

Nella lista dei rigoristi lo staff azzurro sceglie più sulla base del carattere e della fiducia che sulle condizioni fisiche dei reduci e la scelta si paga sino in fondo: è Franco Baresi il primo ad andare sul dischetto e calcia alto, ma Pagliuca devia il penalty di Marcio Santos ristabilendo l’equilibrio. Albertini ed Evani per l’Italia, Romario e Branco per il Brasile non sbagliano e tocca a Massaro. La conclusione dell’attaccante del Milan, debole e centrale, viene respinta senza problemi. La fredda realizzazione del capitano brasiliano Dunga costringe Baggio a segnare a tutti i costi per tenere in piedi l’Italia. Per ristabilire una verità storica spesso dimenticata anche in nome dell’intoccabilità di alcuni dei protagonisti di questa storia occorre ricordare che anche in caso di rete di Baggio sarebbe stato necessario un miracolo di Pagliuca o un errore degli ultimi rigoristi verdeoro per ritornare in parità. Il Divin Codino spara alto, Taffarel esulta e il Brasile si laurea campione del mondo per la quarta volta. Da quel momento e fino ad ora in Italia, la finale di Pasadena verrà sempre ricordata, ingenerosamente, per l’errore di Roberto Baggio.


Massimo Baggio

URUGUAY: FEBBRE A 120′

L’Uruguay passa le forche caudine del Ghana solo ai rigori, dopo che all’ultimo minuto di gioco una mano di Suárez e un rigore sbagliato di Gyan avevano graziato la Celeste.

Esce anche l’ultima africana dalla prima Coppa del Mondo disputata nel continente: al quarto di finale disputato al Soccer City un Ghana mai domo cede il passo solo ai rigori (4-2, dopo che i tempi regolamentari e i supplementari si erano chiusi sull’1-1) all’Uruguay di Oscar Washington Tabárez. Una partita torrida e ruvida che fino all’ultimissimo minuto del supplementare non ha mancato di regalare emozioni.

Il momento decisivo della partita è proprio quel 120′: è l’ultima azione della partita e i ghanesi, dopo aver dominato il secondo tempo supplementare, tentano un’ultima sortita offensiva. Da una punizione sulla destra Muslera respinge il tiro. Appiah cerca di girare il rimpallo a rete, ma la palla rimbalza sulle gambe di Suárez e poi viene colpita di testa verso rete da Adiyiah. La ferma di nuovo Suárez, sulla riga, di mano: cartellino rosso e rigore contro per l’uruguagio, ma partita salvata. Dal dischetto degli undici metri Asamoah Gyan, con il peso di tutta l’Africa sulle spalle, fa tremare la traversa. Al direttore di gara, il portoghese Benquerença, non resta che fischiare e rimandare il verdetto ai rigori. Ma mentre Gyan si riscatta dall’errore commesso tre minuti prima trasformando il primo penalty della serie, il tiro da fermo di Mensah e quello di Adiyiah, entrambi indirizzati alla sinistra di Muslera, vengono neutralizzati dal portiere della Lazio, e il cucchiaio del loco Abreu conclude con l’ennesima emozione della serata un incontro disputato sul filo del rasoio e deciso in maniera drammatica.

Era stato l’Uruguay a dimostrarsi più convincente in avvio di partita, abile a rallentare il ritmo dei ghanesi e ad accelerarlo repentinamente una volta entrati in possesso di palla. Gli africani, per contro, hanno acquistato gradualmente coraggio, salendo in cattedra verso metà del primo tempo e sbloccando il punteggio proprio a ridosso dell’intervallo: l’effetto del tiro di Sulley Muntari dai trenta metri sorprende Muslera e decreta la rete dell’1-0 che affossa un Uruguay rimasto privo del capitano Lugano, infortunatosi una decina di minuti prima.

Nella ripresa il Ghana conferma la sua contraddizione: una squadra capace di ottime accelerazioni, di fraseggi veloci, precisi e cristallini negli spazi ristretti, più volte si fa trovare a controllare il pallone in maniera goffa e impacciata. Contraddizione ben rappresentata anche dal portiere Richard Kingson che, a salvataggi istintivi e rinfrancanti, ha alternato momenti di insicurezza quasi imbarazzanti. Suo l’errore che concede, al decimo della ripresa, il pareggio all’Uruguay: Forlán batte una punizione dalla sinistra, Kingson si sposta di quel metro che basta a farlo trovare fuori posizione.

Resta comunque un Ghana che ha messo il cuore fino all’ultimo e che si è reso protagonista di ottime performance. In quest’occasione hanno brillato l’instancabile lavoro di Samuel Inkoom, le sgroppate di Kevin-Prince Boateng e un Asamoah Gyan, punto di riferimento dell’attacco ghanese che, fino all’ultimo, anche dopo due ore di gioco, non ha smesso di mettere in difficoltà l’ottima difesa della Celeste. Terza squadra africana nella storia a qualificarsi ai quarti, come Camerun (1990) e Senegal (2002) il Ghana è arrivato a pareggiare alla fine del tempo regolamentare, disputando i tempi supplementari. E come Camerun (battuto da un rigore dell’inglese Lineker al 105′) e Senegal (rete del turco Mansız al quarto minuto del primo supplementare), non è riuscito ad accedere alla semifinale.

Per l’Uruguay da sottolineare la prova di Jorge Fucile, determinante nonostante il colpo che gli ha fatto perdere brevemente i sensi alla fine del primo tempo, il lavoro di interdizione di Egidio Arévalo e soprattutto un Diego Forlán, poi ben supportato da Abreu, che ha fatto vedere ottimi spunti offensivi. Il prossimo ostacolo sarà l’Olanda, e sarà durissima affrontarla con i 120 minuti di oggi nelle gambe e nella testa, e soprattutto con diverse assenze di peso. Mancheranno all’appello infatti gli squalificati Fucile e Suárez, novella mano de Dios uruguagia, oltre a Godín e, con ogni probabilità, capitan Diego Lugano, il cui infortunio al ginocchio è parso serio.

Venerdì 2 luglio 2010
URUGUAY – GHANA 1-1 (1-0; 1-1; 1-1) – 4-2 d.c.r.
Soccer City, Johannesburg (RSA)

URUGUAY: Muslera, M.Pereira, Lugano (c) (38′ Scotti), Victorino, Fucile, A.Fernández (46′ Lodeiro), Pérez, Arévalo, Cavani (76′ Abreu), Suárez, Forlán.

GHANA: Kingson, Paintsil, Vorsah, John Mensah (c), Sarpei, Inkoom (74′ Appiah), Asamoah, Annan, K.Boateng, Muntari (88′ Adiyiah), Gyan.

ARBITRO: Olegário Benquerença (POR)

GOL: 47′ pt. Muntari (GHA), 55′ Forlán (URU)

NOTE: ammoniti Fucile, Pérez, Arévalo (URU), Sarpei, Pantsil, John Mensah (GHA). Espulso al 121′ Suárez (URU) per aver bloccato con le mani un tiro sulla linea di porta. Al 122′ Gyan (GHA) calcia un rigore sulla traversa.

RIGORI:

URUGUAY 4 GHANA 2
Forlán 1 Gyan 1
Victorino 2 Appiah 2
Scotti 3 John Mensah 2 (p)
M.Pereira 3 (a) Adiyiah 2 (p)
Abreu 4

Damiano Benzoni