SETTEBELLO, GRAZIE LO STESSO

L’Italia si arrende alla Serbia (7-8) nella finalissima di World League, dopo essere stata sempre in partita.

dai nostri inviati

FIRENZE Peccato, peccato davvero. Proprio sul più bello, proprio in finale, l’Italia si lascia sfuggire la World League. Soprattutto, vede sfumare la possibilità di qualificarsi direttamente per i Giochi Olimpici di Londra del prossimo anno. Sarebbe, tuttavia, più corretto dire che ha vinto la Serbia (8-7 il finale in favore degli uomini di Dejan Udovičić, vincitori del torneo per il secondo anno consecutivo e per la quarta volta negli ultimi cinque anni) e non che ha perso l’Italia. Perché il Settebello ha lottato ad armi pari, non si è dato per spacciato ed ha tenuto l’esito in bilico fino all’ultimo secondo, quando il tiro della disperazione di Gallo si è infranto contro il muro serbo.

Massimo equilibrio. Dimenticatevi il confronto diretto di mercoledì scorso, quello che aveva visto l’Italia arrendersi solamente ai rigori ai maestri serbi: in quel caso si lottava per il primo posto nel girone A, stasera c’era in palio un biglietto per Londra 2012. E si intuisce fin da subito come i serbi siano risoluti nel voler rifilare ad altri la patata bollente dei vari tornei di qualificazione: difesa serrata – l’Italia fallisce subito due superiorità numeriche – e attacco tremendamente cinico, con Udovičić beffa Tempesti su uomo in più e Duško Pijetlović – sembrava destinato alla squalifica, dopo l’espulsione per gioco violento rimediata in semifinale – si gira tra tre difensori realizzando da centroboa di razza. L’Italia, però, non accusa il colpo: raccoglie i cocci e, piano piano, costruisce pazientemente la rimonta. Che si concretizza prima con il grande gol di Aicardi dal centro e poi con la micidiale controfuga concretizzata da Giorgetti – sarà poi eletto, giustamente, miglior giocatore del torneo – con una conclusione che sibila tra le braccia di Soro.

Cuore azzurro. Ad onor di cronaca, in questa finale con vista su Londra manca, al Settebello, la lucidità in superiorità numerica (nessun gol, in due tempi, in quattro situazioni di uomo in più). Non mancano, invece, coraggio, determinazione, audacia. E il senso di squadra: tutti si danno una mano, tutti sono pronti a recitare una parte inedita pur di contribuire al bene comune. Si spiegano così le intrusioni di Giacoppo, un difensore, a centroboa. O gli interventi puliti di Gallo e Presciutti in marcatura su Nikić e Pijetlović, tra gli ospiti più ingrati che potessero bussare alla porta del Settebello. O i gol, realizzati dalla linea dei cinque metri, da Aicardi, uno che solitamente giostra con le spalle rivolte alla porta avversaria. Penalizzata sul piano fisico al cospetto dei marcantoni balcanici, la squadra di Sandro Campagna compensa con la rapidità dei suoi nuotatori: non è un caso che Fiorentini e Figlioli vincano due scatti a testa, non è un caso che le uniche ripartenze della partita arrivino proprio su iniziativa degli azzurri.

Scatto decisivo. Si gioca sul filo del rasoio per tre tempi buoni: la Serbia parte subito sullo 0-2, viene raggiunta in prossimità del suono della prima sirena, passa ancora, nuovo pareggio italiano e, infine, sorpasso in un paio di circostanze (4-3 e 5-4). L’equilibrio è il vero vincitore di questo incontro: Tempesti e Soro, indubbiamente i migliori al mondo nel loro ruolo, strappano applausi con interventi al limite del prodigioso, le rispettive difese assolvono al loro compito tenendo molto basso il dato delle superiorità numeriche. Quando un incontro non riesce a prendere una piega, finisce che la squadra più forte fa valere la propria superiorità. E così fa la Serbia nell’ultimo parziale, quello decisivo: Filipović, inserito dalla stampa presente a Firenze nella squadra ideale del torneo, infila Tempesti sul palo più lontano con una palombella per il 6-5 e, a meno di tre minuti dal termine, con un sinistro violento che, di fatto, deciderà l’incontro. Il tutto in colpevole, da parte degli azzurri, solitudine. L’Italia attacca e tiene sulle corde i serbi fino all’ultimo secondo. Fino a quando Gallo si ritrova sulla mano il pallone del possibile 8-8, che non si concretizza. Finisce con la Serbia che festeggia e che raggiunge Londra prima di tutti. Ma, se in futuro proseguirà su questi binari, per il Settebello la strada non è poi tanto lontana.

In evoluzione. “Siamo come le figurine dei Pokemon che regalo a mio figlio: lui mi dice che ne vuole sempre una nuova, perché i personaggi cambiano, si evolvono. E noi siamo come loro”. Trova la forza di sorridere, Sandro Campagna, nonostante la delusione per il successo mancato di un soffio. “Fino a 2-3 anni fa Serbia e Croazia erano avversari inarrivabili, ora ce la stiamo giocando alla pari con loro”. Vero: nella finale degli Europei di Zagabria la resistenza degli azzurri durò due soli tempi, stasera il Settebello per poco non prolungava la sfida ai rigori.  E pensare che, due anni fa, ai Mondiali in casa chiudevamo con un brutto undicesimo posto. “Quando arrivi a perdere, in una finale, per un solo gol di scarto contro i campioni del mondo in carica, il cui zoccolo duro viene dalla squadra vincitrice dell’Eurolega, significa che la squadra c’è e che siamo alla pari. Solo giocando a questi livelli, a questi ritmi arriverà la giusta esperienza per fare ancora meglio. Abbiamo riportato entusiasmo attorno al Settebello: l’Italia deve essere consapevole di avere una bella nazionale. Godiamocela e lavoriamo sodo per i Mondiali”. Coraggio, azzurri.

 

Domenica 26 giugno 2011
ITALIA-SERBIA 7-8 (2-2, 1-1, 2-2, 2-3)
Piscina Paolo Costoli, Firenze

 

ITALIA: Tempesti, Luongo, Gitto, Figlioli 1, Pérez, Felugo, Giacoppo, Gallo 1, Presciutti, Fiorentini, Aicardi 3, Deserti, Giorgetti 2. All. Campagna.

SERBIA: Soro, Ćuk 1, Gocić, Vanja Udovičić 1, Vapenski, Duško Pijetlović 2, Nikić, Aleksić 1, Rađen, Filipović 3, Prlainović, Mitrović, Gojko Pijetlović. All. Dejan Udovičić.

ARBITRI: Margeta (SLO) e Moliner (ESP).

NOTE: superiorità numeriche Italia 1/9, Serbia 4/11. Espulsi definitivamente Gocić a 2’18” tt e Rađen a 5’21” qt per somma di falli. Spettatori 2200 circa. In tribuna il presidente della FIN Paolo Barelli e il sindaco di Firenze Matteo Renzi.

 

Damiano Benzoni
Simone Pierotti

L’ALLIEVO SUPERA IL MAESTRO: SETTEBELLO IN FINALE

Grande partita dell’Italia che batte ai rigori (13-11) la corazzata Croazia: è finale, di nuovo contro la Serbia.

dal nostro inviato

FIRENZE Non ci consentirà di cambiare la medaglia d’argento degli Europei di Zagabria con quella d’oro, ma vale comunque l’accesso alla finalissima di World League. Ergo la possibilità di riporre in bacheca l’unico trofeo non ancora vinto dal Settebello. E di qualificarsi subito per i Giochi di Londra. Va, dunque, all’Italia la seconda semifinale della World League di Firenze: gli azzurri di Sandro Campagna battono ai rigori (13-11) i campioni continentali della Croazia di Ratko Rudić. Vale a dire: l’allievo che, questa volta, supera il maestro. E non è una semplice saggezza popolare.

Due tempi perfetti. Anche al cospetto dell’unica squadra giunta in semifinale a punteggio pieno l’Italia conferma di saper interpretare eccezionalmente le partite nelle battute iniziali: gli azzurri vincono lo scatto per la conquista della palla sia nel primo tempo che nel secondo, tanto per gradire. E, soprattutto, in oltre dodici minuti di gioco arriva ad infliggere ben quattro reti di distacco ai balcanici. Sbalorditivo, specie nel secondo parziale, il dato delle superiorità numeriche: la Croazia non riesce a sfruttare nemmeno una delle quattro situazioni di uomo in più. Gli azzurri sono consapevoli che per i centroboa Aicardi e Deserti è una serataccia, vuoi per la fisicità dei difensori croati, vuoi per la coppia arbitrale che raramente punisce la squadra di Rudić. E allora provano a giocarsi altre carte. Vincenti. Come quella di capitalizzare le superiorità numeriche (Fiorentini sotto porta e Figlioli dai cinque metri), di azzardare le controfughe (Gallo) e di sfruttare i movimenti senza il pallone per smarcare i tiratori scelti (Felugo e Giorgetti). Nel mezzo c’è anche il colpo di genio di Amaurys Pérez, difensore improvvisatosi centroboa, che con una beduina maligna batte Pavić.

Il ritorno della Croazia. Inermi, distratti, imbrigliati: sembrerà strano, ma è la fotografia della Croazia della prima metà dell’incontro. Dobud e Muslim, al centro, si trovano la porta sbarrata da Tempesti oppure vengono messi nelle condizioni di non nuocere, con l’Italia che raddoppia sempre. E la superiorità numerica, uno dei punti di forza dei croati, serve a poco: i tiratori più insidiosi vengono messi sotto pressione e, di conseguenza, indotti alla conclusione fuori misura. Ma poi succede che la partita stravolge completamente la sua trama. L’Italia, sia per la partenza spedita sia per l’inesperienza di molti suoi giocatori, rallenta vistosamente – per quasi due tempi non riesce neppure a segnare – e subisce l’inevitabile rimonta balcanica. Prima a piccoli passi, con il gol su uomo in più di Sukno, l’unico della terza frazione. Poi nel giro di sessanta secondi, nuovamente con il neorecchelino e capitan Barać che concludono, indisturbati, a rete.  La Croazia, adesso, in superiorità numerica è micidiale e la difesa non cede. Seguono cinque minuti da gatto e topo: Figlioli pone fine alla sterilità azzurra in attacco, Barać pareggia quasi immediatamente, Gallo in controfuga indirizza l’Italia verso la finale, a un minuto e mezzo dalla conclusione, ma poi Joković trova un varco tra Tempesti e il palo. Parità: si va ai rigori.

La tenuta mentale è tutto. Il folto pubblico della “Costoli”, in larga maggioranza italiano, si zittisce di colpo quando i rigoristi azzurri si presentano al limite dei cinque metri: la concentrazione è altissima. E, diversamente dalla gara con la Serbia, l’Italia non sbaglia un colpo: Felugo, Figlioli, Luongo, Gallo, Giorgetti. Pum, pum, pum, pum, pum. Dobud si fa neutralizzare il tiro da Tempesti, con l’aiuto della traversa. Il maestro Rudić, per una volta, deve arrendersi: l’Italia va in finale, a giocarsi il pass olimpico per Londra. “La tenuta mentale è l’aspetto più importante – commenta Campagna al termine della gara – avete visto come erano sereni i rigoristi?”. Il ct azzurro elogia, poi, la prestazione del Settebello: “Meritavamo assolutamente di vincere, abbiamo accusato un calo tra il terzo e il quarto tempo dopo una prima metà straordinaria: abbiamo gestito l’incontro a delle velocità pazzesche, non è facile a questi livelli. Ma, come ho detto, questa è la vittoria della tranquillità, della serenità, dell’entusiasmo: anche sul piano mentale stiamo raccogliendo i frutti del nostro lavoro. Pensate che molti nostri giocatori, fino a due anni fa, non avevano disputato nemmeno i play-off scudetto…la squadra è maturata tantissimo”. Le sue parole quasi si perdono nel frastuono della musica lanciata a fine partita: è un vecchio tormentone di Rino Gaetano, “Ma il cielo è sempre più blu”. Domani notte potrebbe essere nuvoloso e oscuro. Ma solo perché ricorderebbe quello di Londra, un sogno che potrebbe concretizzarsi con un anno di anticipo.

 

Sabato 25 giugno 2011
ITALIA-CROAZIA  13-11 dtr (4-2, 2-1, 0-1, 2-3; 5-3)
Piscina Paolo Costoli, Firenze

 

ITALIA: Tempesti, Luongo, Gitto, Figlioli 2, Pérez 1, Felugo, Giacoppo, Gallo 2, Presciutti, Fiorentini 1, Aicardi, Deserti, Giorgetti 1. All. Campagna.

CROAZIA: Pavić, Burić 1, Bošković 2, Dobud, Joković 1, Muslim, Karač, Bušlje, Sukno 2, Barać 2, Paškvalin, Obradović, Buljubašić. All. Rudić.

ARBITRI: Naumov (RUS) e Margeta (SLO).

NOTE: superiorità numeriche Italia 5/9, Croazia 6/13. Espulso definitivamente Gitto per tre falli a 0’52” qt. Sequenza rigori: Felugo gol, Bošković gol, Figlioli gol, Dobud parato, Luongo gol, Sukno gol, Gallo gol, Joković gol, Giorgetti gol.

 

Simone Pierotti

IL SETTEBELLO SOFFRE, MA VA IN SEMIFINALE

L’Italia batte con qualche patema di troppo (7-6) la ruvida Australia: ritroverà la Croazia di Ratko Rudić.

dal nostro inviato

FIRENZE Spesso, nello sport, si verificano certi incroci maledetti. Squadre (teoricamente) più deboli, facili da affrontare, che alla fine riesci a sconfiggere, faticando tuttavia più del dovuto. L’Australia è una di quelle, almeno per l’Italia: ai Mondiali di Melbourne del 2007 ci si giocava l’accesso ai quarti di finale e solo una magia di Felugo, un ibrido tra audacia e incoscienza, all’ultimo secondo ci diede la vittoria. Quattro anni dopo diversi sono i giocatori – anzi, c’è chi, come Figlioli, ha pure cambiato passaporto -, diversi gli allenatori, diverso lo scenario. Eppure Italia-Australia, quarto di finale della World League di Firenze, non riesce a svincolarsi dai canoni che la vogliono partita scorbutica, poco spettacolare ma avvincente quanto a trama. E incerta fino all’ultimo.

Gol col contagocce. Il primo tempo della sfida della “Costoli” sembra quasi portare indietro nel tempo pubblico e addetti ai lavori. Agli anni in cui la pallanuoto era (forse) più tecnica ma anche meno dinamica. In otto minuti ne esce fuori un solo gol, quello che Presciutti realizza in controfuga a 1’47” dal riposo: quello che viene prima è un duello tra squadre all’apparenza contratte, incapaci di prevalere l’una sull’altra, nemmeno quando gli arbitri spediscono nel pozzetto un giocatore favorendo, dunque, chi in quel momento sta attaccando. 0/2 il dato degli azzurri, 0/1 quello degli aussie. Le difese, ancor prima che i portieri, sono imperforabili: l’Australia – scena inusuale in questa World League – si cimenta nel pressing, con il cagnaccio Martin che gioca in anticipo su Aicardi, l’Italia raddoppia su difensore e centrovasca dalla mano sbagliata. Più che una partita di pallanuoto, una guerra di logoramento.

Canguri indomiti. Una volta spezzati gli equilibri, la gara decolla: il Settebello raddoppia a inizio secondo tempo con Aicardi in superiorità numerica, Gitto fa centro dalla lunga distanza dopo quattro minuti di digiuno e, infine, Aicardi si destreggia abilmente tra Cotterill e Miller dopo che gli australiani hanno ridotto lo svantaggio sfruttando un paio di uomini in più. Nel terzo parziale gli uomini di Campagna allungano ancora con le legnate di Giorgetti e Luongo (6-2) ma poi, negli otto minuti conclusivi, anziché archiviare definitivamente la pratica si lasciano piano piano recuperare da un’Australia che pareva tagliata fuori. Succede tutto nel quarto parziale: McGregor approfitta immediatamente di una leggerezza di Tempesti per far sì che gli wallabies siano ancora lì, in scia, a non demordere. Per cinque minuti reti inviolate, Presciutti in tutta solitudine riporta a tre le reti di vantaggio azzurre, ma poi, a poco più di 120 secondi dal termine, l’Italia rischia di mandare tutto all’aria: Younger non fallisce in superiorità numerica, gli azzurri mandano sotto la doccia McGregor per somma di falli. Potrebbe essere il colpo decisivo, e invece non solo il Settebello spreca ma subisce una ripartenza che si conclude con la rete di Miller propiziata anche da un Tempesti colto in controtempo. Brividi nel finale quando, a venti secondi e poco più dalla fine, gli azzurri perdono un altro pallone che, per loro  fortuna, Martin manda su uno dei gonfiabili collocati dietro le due porte. Il Settebello riesce a condurre in porto una vittoria travagliata: adesso c’è la Croazia in semifinale. Una Croazia che fa paura, perché finora ha sempre vinto, senza mai dover ricorrere ai rigori. Una Croazia completa in ogni reparto, con possenti centroboa e difensori e longilinei nuotatori sulle corsie esterne. Ma l’Italia di Campagna, rispetto allo sfortunato epilogo degli Europei di Zagabria, ha preso maggior coscienza dei propri mezzi. E, stavolta, avrà tredici effettivi, con un Felugo non più infortunato e con un Aicardi non più febbricitante. E allora tutto può succedere, anche di tornare a mettere al collo una medaglia che, in World League, manca da sette anni. E che non è mai stata del metallo più prestigioso…

 

Venerdì 24 giugno 2011
ITALIA-AUSTRALIA (1-0, 3-2, 2-1
Piscina Paolo Costoli, Firenze

 

ITALIA: Tempesti, Luongo 1, Gitto 1, Figlioli, Pérez, Felugo, Giacoppo, Gallo, Presciutti 2, Fiorentini, Aicardi 2, Lapenna, Giorgetti 1. All. Campagna.

AUSTRALIA: Dennerley, Campbell, Younger, Baird, Maitland, Martin 1, Cotterill, McGregor 1, Swift, Woods, Howden 1, Miller 2, Roach. All. Fox.

ARBITRI: Čirić (SRB) e Stavropoulos (GRE).

NOTE: superiorità numeriche Italia 2/6, Australia 3/6. Espulso definitivmente McGregor a 1’36” qt per somma di falli.

 

Simone Pierotti

SALTA IL DERBY BALCANICO IN SEMIFINALE

Montenegro fuori ai rigori: in semifinale la Serbia ritroverà di fronte gli Stati Uniti.

dal nostro inviato

FIRENZE Sembrava tutto già scritto, quasi fosse una profezia da cui non ci si poteva sottrarre: Italia-Croazia e Serbia-Montenegro, ennesima sfida fratricida tra formazioni della ex Jugoslavia, sarebbero state le semifinali della World League di Firenze. Niente di tutto ciò: il Montenegro esce di scena nella sfida inaugurale della giornata dedicata ai quarti di finale. A condannare i balcanici sono quei rigori che, proprio ieri, avevano consentito agli “Squali rossi” di passare come seconda classificata del girone B, incrociando gli Stati Uniti anziché il Settebello.

Ci si aspettava, indubbiamente, qualcosa di più da parte del Montenegro, che da due anni a questa parte non ha saputo ripetere la vittoria agli Europei di Málaga e quella in World League a Podgorica: Jokić e compagni palesano nuovamente la difficoltà sia nell’amministrare i vantaggi accumulati nei frangenti iniziali, sia nel saper reagire alle rimonte avversarie. Insomma, le risicate vittorie contro due avversari, sulla carta, ben più deboli quanto a tecnica e preparazione come Canada e Australia erano stati due campanelli d’allarme cui Petar Porobić, ancora privo di un uomo simbolo come Nikola Janović, non ha saputo prendere le contromisure adeguate. Un plauso agli Stati Uniti, che hanno rincorso per quattro tempi i montenegrini, raggiungendoli per poi assestare il colpo mortifero ai rigori. Qualche polemica per il gol del 6-6 segnato da Azevedo a otto secondo dal termine, con il tabellone elettronico che non segnalava il tempo rimanente.

Scontato il canovaccio delle altre due gare: la Serbia rifila ben diciannove reti ad un Canada che, comunque, merita di esser tenuto d’occhio in questo ultimo anno che precede il torneo olimpico. Grande dimostrazione di forza, quella dei serbi, che hanno fatto capire al contempo di mantenere la concentrazione anche in quelle partite il cui esito premia già in partenza il settebello slavo. Da segnalare il derby tutto personale per i canadesi Gasic, Dakic e Aleksic, cresciuti nella vecchia Jugoslavia o provenienti comunque da famiglie emigrate dai Balcani. Tutto facile anche per la Croazia contro una Cina che, al pari del Canada, potrebbe emergere nei prossimi anni: miglio marcatori dell’incontro Karač e Sukno con tre reti, tante quante quelle messe a segno da Pan. Una tripletta che, per un giocatore asiatico, fa certamente curriculum.

 

WORLD LEAGUE SUPER FINAL
FIRENZE, 21-26 GIUGNO
QUARTI DI FINALE

 

STATI UNITI-MONTENEGRO 10-9 dtr (0-3, 3-1, 1-1, 2-1; 4-3)

STATI UNITI: Moses, Varellas 2, Hudnut, Powers 1, Wright, Buckner, Beaubien, Azevedo 1, Bailey 1, Hutten, Smith, Krumpholz 1, Alexander 1. All. Schroeder.

MONTENEGRO: Šćepanović, Draško Brguljan, Radović 1, Danilović 1, Vukčević, Tičić 1, Mlađan Janović 2, Drašković, Klikovac, Darko Brguljan, Petrović 1, Jokić, Šefik. All. Porobić.

ARBITRI: Flahive (AUS) e Caputi (ITA).

NOTE: espulsi definitivamente Smith a 5’49” qt per somma di falli e Radović a 2’05” qt per gioco violento. Sequenza rigori: Jokić sbagliato, Azevedo gol, Mlađan Janović gol, Wright gol, Danilović gol, Alexander sbagliato, Petrović gol, Varellas gol, Darko Brguljan sbagliato, Bailey gol.

 

SERBIA-CANADA 19-7 (6-3, 3-2, 5-1, 5-1)

SERBIA: Soro, Ćuk 1, Gocić, Vanja Udovičić 4, Vapenski 2, Duško Pijetlović 3, Nikić 3, Rađen, Filipović 4, Prlainović 1, Mitrović 1, Gojko Pijetlović. All. Dejan Udovičić (squalificato, in panchina Dejan Stanojević).

CANADA: Randall, Kudaba, Touni, Constantin 3, Boyd 1, Robinson 1, Conway 2, Graham, Gasic, Dakic, Vikalo, McElroy, Aleksic. All. Jovanović.

ARBITRI: Margeta (SLO) e Brguljan (MNE).

 

CINA-CROAZIA 5-15 (2-5, 1-4, 1-1, 1-5)

CINA: Ge, Tan 1, Liang Zhongxing, Yu, Guo, Pan 3, Li Bin 1, Wang, Xie, Liang Nianxiang, Zhang, Dong, Wu. All. Cai.

CROAZIA: Pavić, Burić, Bošković 2, Dobud 2, Joković, Muslim, Karač 3, Bušlje, Sukno 3, Barać 2, Paškvalin, Obradović 2, Buljubašić 1. All. Rudić.

ARBITRI: Terpenka (CAN) e Goldenberg (USA).

NOTE: espulso definitivamente Liang Zhonxing a 5’09” tt.

 

ITALIA-AUSTRALIA 7-6

 

PROGRAMMA SEMIFINALI (DOMANI IN ACQUA)


5°-8° POSTO

Ore 16.00: AUSTRALIA-CINA

Ore 17.30: MONTENEGRO-CANADA

1°-4° POSTO

Ore 19.00: STATI UNITI-SERBIA

Ore 20.30: ITALIA-CROAZIA

 

Simone Pierotti

SULLA CINA CON (POCO) FURORE

Il Settebello batte gli asiatici 12-9, giocando a ritmi blandi. Ora l’Australia ai quarti.

dal nostro inviato

FIRENZE Il minimo sforzo. Anzi, volendo dirla tutta nemmeno la sconfitta entro i tempi regolamentari avrebbe pregiudicato il secondo posto dell’Italia nel girone A. Logico, dunque, che il Settebello, nella partita che concludeva la fase eliminatoria, giocasse senza grande intensità. Tanto più che, dall’altra parte, c’era una Cina chiaramente condannata a fare da comprimaria agli azzurri. Il grande pubblico, questa volta, diserta le tribune della Costoli, segno che questa partita, di fascino, ne trasmetteva assai poco: se non altro è servita a Campagna per saggiare la prontezza dei giocatori che finora avevano giocato poco o nulla, vedi il portiere Pastorino ed il centroboa Lapenna.

Difesa allegra. Una domanda sarà, sicuramente, sorta spontanea: il Settebello che, alla Serbia, non ha fatto nemmeno segnare un gol in superiorità numerica in tre tempi è lo stesso che concede ben nove reti alla modesta Cina? Sì, è lo stesso. Solo che ha cambiato due giocatori e, soprattutto, non sembra per nulla intenzionato a dannarsi l’anima: c’è un quarto di finale, piuttosto impegnativo, contro un avversario grintoso e ben predisposto in acqua come l’Australia, figurarsi se è il caso di smarrire energie vitali contro la cenerentola del gruppo. Che, sia ad uomini pari che in superiorità numerica, coglie in fallo gli azzurri nel loro settore nevralgico, la retroguardia: troppi palloni arrivati al centro e girati in fondo al sacco dai terminali offensivi cinesi e difesa che scricchiola più del solito quando si trova a difendere con un uomo in meno. Ma il calo di tensione può anche essere comprensibile.

Durus Alex, sed Alex. Che siano i rocciosi americani, i mostri sacri serbi o i volenterosi cinesi, invece, non fa differenza per Alex Giorgetti: il centrovasca recchelino, tra i grandi esclusi agli Europei di Zagabria, anche stasera ha messo a segno una tripletta. La terza consecutiva. Sembra lui, dunque, l’emblema di questa Italia: sa sfruttare le superiorità numeriche (come tutta la squadra), risulta molto efficace senza ingarbugliarsi in soluzioni spettacolari ma rischiose (come tutta la squadra), segna all’ultimo secondo contro la Serbia dando dimostrazione di non lasciare nulla di intentato (come tutta la squadra). Accanto alla sua piacevole conferma c’è la sorpresa, altrettanto piacevole, di Federico Lapenna: il recchelino ha segnato due reti da centroboa di razza alla prima apparizione. Se è vero che Aicardi ha giocato divinamente contro la Serbia, è anche vero che l’altra scelta, l’esperto Deserti, sa farsi apprezzare per il lavoro sporco sui due metri, dove un’espulsione guadagnata o un passaggio decisivo valgono quanto un gol. L’imbarazzo della scelta: a averne, di questi dilemmi. Ora, con l’Australia, non saranno ammesse amnesie. Perché gli oceanici non sono certo dei novizi. E, soprattutto, perché perdere significherebbe uscire di scena. E abbandonare i sogni di qualificarsi fin da subito per le Olimpiadi.

 

Giovedì 23 giugno 2011
CINA-ITALIA 9-12 (2-4, 3-3, 2-3, 2-2)
Piscina Paolo Costoli, Firenze

 

CINA: Ge, Tan 2, Liang 1, Yu 2, Guo 1, Pan, Li Bin, Wang, Xie 1, Li Li 1, Zhang 1, Dong, Wu. All. Cai.

ITALIA: Pastorino, Luongo, Gitto 1, Figlioli, Pérez 1, Felugo 1, Giacoppo, Gallo 1, Presciutti 3, Fiorentini, Lapenna 2, Deserti, Giorgetti 3. All. Campagna.

ARBITRI: Terpenka (CAN) e Brguljan (MNE)

NOTE: superiorità numeriche Cina 4/6, Italia 5/7.

 

Simone Pierotti