L’ALLIEVO SUPERA IL MAESTRO: SETTEBELLO IN FINALE

Grande partita dell’Italia che batte ai rigori (13-11) la corazzata Croazia: è finale, di nuovo contro la Serbia.

dal nostro inviato

FIRENZE Non ci consentirà di cambiare la medaglia d’argento degli Europei di Zagabria con quella d’oro, ma vale comunque l’accesso alla finalissima di World League. Ergo la possibilità di riporre in bacheca l’unico trofeo non ancora vinto dal Settebello. E di qualificarsi subito per i Giochi di Londra. Va, dunque, all’Italia la seconda semifinale della World League di Firenze: gli azzurri di Sandro Campagna battono ai rigori (13-11) i campioni continentali della Croazia di Ratko Rudić. Vale a dire: l’allievo che, questa volta, supera il maestro. E non è una semplice saggezza popolare.

Due tempi perfetti. Anche al cospetto dell’unica squadra giunta in semifinale a punteggio pieno l’Italia conferma di saper interpretare eccezionalmente le partite nelle battute iniziali: gli azzurri vincono lo scatto per la conquista della palla sia nel primo tempo che nel secondo, tanto per gradire. E, soprattutto, in oltre dodici minuti di gioco arriva ad infliggere ben quattro reti di distacco ai balcanici. Sbalorditivo, specie nel secondo parziale, il dato delle superiorità numeriche: la Croazia non riesce a sfruttare nemmeno una delle quattro situazioni di uomo in più. Gli azzurri sono consapevoli che per i centroboa Aicardi e Deserti è una serataccia, vuoi per la fisicità dei difensori croati, vuoi per la coppia arbitrale che raramente punisce la squadra di Rudić. E allora provano a giocarsi altre carte. Vincenti. Come quella di capitalizzare le superiorità numeriche (Fiorentini sotto porta e Figlioli dai cinque metri), di azzardare le controfughe (Gallo) e di sfruttare i movimenti senza il pallone per smarcare i tiratori scelti (Felugo e Giorgetti). Nel mezzo c’è anche il colpo di genio di Amaurys Pérez, difensore improvvisatosi centroboa, che con una beduina maligna batte Pavić.

Il ritorno della Croazia. Inermi, distratti, imbrigliati: sembrerà strano, ma è la fotografia della Croazia della prima metà dell’incontro. Dobud e Muslim, al centro, si trovano la porta sbarrata da Tempesti oppure vengono messi nelle condizioni di non nuocere, con l’Italia che raddoppia sempre. E la superiorità numerica, uno dei punti di forza dei croati, serve a poco: i tiratori più insidiosi vengono messi sotto pressione e, di conseguenza, indotti alla conclusione fuori misura. Ma poi succede che la partita stravolge completamente la sua trama. L’Italia, sia per la partenza spedita sia per l’inesperienza di molti suoi giocatori, rallenta vistosamente – per quasi due tempi non riesce neppure a segnare – e subisce l’inevitabile rimonta balcanica. Prima a piccoli passi, con il gol su uomo in più di Sukno, l’unico della terza frazione. Poi nel giro di sessanta secondi, nuovamente con il neorecchelino e capitan Barać che concludono, indisturbati, a rete.  La Croazia, adesso, in superiorità numerica è micidiale e la difesa non cede. Seguono cinque minuti da gatto e topo: Figlioli pone fine alla sterilità azzurra in attacco, Barać pareggia quasi immediatamente, Gallo in controfuga indirizza l’Italia verso la finale, a un minuto e mezzo dalla conclusione, ma poi Joković trova un varco tra Tempesti e il palo. Parità: si va ai rigori.

La tenuta mentale è tutto. Il folto pubblico della “Costoli”, in larga maggioranza italiano, si zittisce di colpo quando i rigoristi azzurri si presentano al limite dei cinque metri: la concentrazione è altissima. E, diversamente dalla gara con la Serbia, l’Italia non sbaglia un colpo: Felugo, Figlioli, Luongo, Gallo, Giorgetti. Pum, pum, pum, pum, pum. Dobud si fa neutralizzare il tiro da Tempesti, con l’aiuto della traversa. Il maestro Rudić, per una volta, deve arrendersi: l’Italia va in finale, a giocarsi il pass olimpico per Londra. “La tenuta mentale è l’aspetto più importante – commenta Campagna al termine della gara – avete visto come erano sereni i rigoristi?”. Il ct azzurro elogia, poi, la prestazione del Settebello: “Meritavamo assolutamente di vincere, abbiamo accusato un calo tra il terzo e il quarto tempo dopo una prima metà straordinaria: abbiamo gestito l’incontro a delle velocità pazzesche, non è facile a questi livelli. Ma, come ho detto, questa è la vittoria della tranquillità, della serenità, dell’entusiasmo: anche sul piano mentale stiamo raccogliendo i frutti del nostro lavoro. Pensate che molti nostri giocatori, fino a due anni fa, non avevano disputato nemmeno i play-off scudetto…la squadra è maturata tantissimo”. Le sue parole quasi si perdono nel frastuono della musica lanciata a fine partita: è un vecchio tormentone di Rino Gaetano, “Ma il cielo è sempre più blu”. Domani notte potrebbe essere nuvoloso e oscuro. Ma solo perché ricorderebbe quello di Londra, un sogno che potrebbe concretizzarsi con un anno di anticipo.

 

Sabato 25 giugno 2011
ITALIA-CROAZIA  13-11 dtr (4-2, 2-1, 0-1, 2-3; 5-3)
Piscina Paolo Costoli, Firenze

 

ITALIA: Tempesti, Luongo, Gitto, Figlioli 2, Pérez 1, Felugo, Giacoppo, Gallo 2, Presciutti, Fiorentini 1, Aicardi, Deserti, Giorgetti 1. All. Campagna.

CROAZIA: Pavić, Burić 1, Bošković 2, Dobud, Joković 1, Muslim, Karač, Bušlje, Sukno 2, Barać 2, Paškvalin, Obradović, Buljubašić. All. Rudić.

ARBITRI: Naumov (RUS) e Margeta (SLO).

NOTE: superiorità numeriche Italia 5/9, Croazia 6/13. Espulso definitivamente Gitto per tre falli a 0’52” qt. Sequenza rigori: Felugo gol, Bošković gol, Figlioli gol, Dobud parato, Luongo gol, Sukno gol, Gallo gol, Joković gol, Giorgetti gol.

 

Simone Pierotti