I CAMPIONI SIAMO NOI!

Vittoria da antologia sulla Serbia ai supplementari (8-7): il Settebello conquista l’oro mondiale!

BALLIAMO SUL MONDO. La gioia di Tempesti, Presciutti, Felugo e Figlioli.

Quando l’Italia della pallanuoto vinse il suo primo oro mondiale, a Berlino nel 1978, il difensore azzurro Amaurys Pérez aveva appena due anni e viveva ancora nella natìa Cuba: i suoi attuali compagni, invece, non erano ancora venuti alla luce. Quando l’Italia della pallanuoto vinse il suo secondo oro mondiale, a Roma nel 1994, l’allenatore Sandro Campagna era ancora un atleta che segnava e faceva segnare, Tempesti e Felugo erano due adolescenti e tutti gli altri nuotavano le prime vasche e toccavano i primi palloni. Oggi quei bambini sono cresciuti ed hanno scritto un’altra bellissima pagina dello sport italiano: due anni esatti dopo l’umiliante undicesimo posto a Roma ecco il terzo oro mondiale nella storia del Settebello. Un’oro che balugina tra i riflettori del “fiore di magnolia”, un oro messo al collo dopo la battaglia infinita con la Serbia, arrivata fino ai supplementari e vinta meritatamente per 8-7 dagli azzurri.

Vittoria di nervi. Il successo del ct Sandro Campagna e dei suoi meravigliosi ragazzi è, forse, soprattutto mentale. Per giocare, e vincere, la finale di un Mondiale non basta essere tecnicamente superiori, o tatticamente più disciplinati, della squadra che occupa l’altra metà della vasca: bisogna batterla con la testa. L’Italia è stata esemplare nel non smarrire la diritta via nei momenti difficili: andata sotto di un gol nel secondo e nel terzo tempo, dopo una prima metà gara contrassegnata da una sola marcatura e dagli errori in superiorità numerica, la nazionale azzurra ha mantenuto la calma. Gli schemi hanno iniziato a girare, soprattutto sull’uomo in più, e i serbi – peraltro assai limitati nel loro potenziale – si sono trovati a rincorrere. Gli azzurri sono stati ancor più straordinari nell’ultimo parziale ed infine ai supplementari: tre rigori subiti con Tempesti sbalorditivo che ne respinge un paio, due espulsioni definitive pesanti, specie quella del centroboa Deserti, qualche decisione arbitrale dubbia. Cambia la geografia della pallanuoto: è finita l’egemonia balcanica, da oggi Serbia e Croazia ci guardano dal basso verso l’alto. E anche Rudić lo ha ammesso: l’allievo Campagna non ha più nulla da imparare, adesso può muoversi con le proprie gambe.

Finale leggendaria. La cronaca della finale è un racconto epico, altamente emotivo, struggente. Perfetto equilibrio, come in entrambe le semifinali e nella sfida per il bronzo, segno che gli scarti tra le varie nazionali sono davvero minimi e questo è certamente un bene per la pallanuoto. Chiudiamo i primi sette minuti in vantaggio di un gol, quello messo a segno da Gallo dopo poco più di un minuto, poi ci lasciamo andare ad un passaggio a vuoto prima dell’intervallo lungo: Giorgetti recupera un pallone in inferiorità numerica e cede a Tempesti, ma il suo retropassaggio non è ben calibrato e così diventa un passaggio per Prlainović che deve solo depositare in rete. E poi il ventunenne Ćuk, giovane virgulto del Partizan, azzecca la conclusione dalla distanza. Tre gol in due tempi, di cui appena uno in superiorità numerica: Italia e Serbia si equivalgono, ma con il passare dei minuti, con la tensione che sale e quel nodo alla gola che si fa più stretto le maglie della difesa si allargano. Specie quelle della Serbia: Aicardi si libera di Rađen al centro e infila Soro con una beduina, il centroboa savonese sblocca poi gli azzurri in superiorità numerica e così fanno pure Presciutti in controfuga – i serbi avevano protestato per una trattenuta di Giorgetti su Udovičić – e Figlioli con una pregevole finta che pietrifica il portiere serbo. I balcanici segnano solamente con Filipović: con un tempo ancora da giocare, l’Italia vede l’oro, con un paio di reti di vantaggio.

Che pathos! L’ultimo quarto, e i due supplementari da tre minuti ciascuno sono di una sofferenza atroce: Deserti inciampa nel terzo fallo personale fermando Udovičić, ma poi Tempesti neutralizza il rigore di Filipović. Ma i serbi sono squadra indomita e l’errore dai cinque metri, anziché demoralizzarli, li incattivisce: Udovičić infila la difesa e batte Tempesti e poi, dopo il nuovo gol azzurro firmato da Presciutti, arrivano il tocco vincente di Duško Pijetlović ed il rigore, stavolta impeccabile, di Filipović aspramente contestato dagli azzurri. Parità: 6-6, non bastano gli ultimi due minuti, ci vogliono i supplementari e l’Italia perde anche Gitto per gioco violento. Un impagabile Aicardi, stremato perché senza ricambi a centroboa, ha ancora la forza per riportarci in vantaggio, ma poi Filipović fa ancora centro, ancora in superiorità numerica. In un minuto si decide la finale: Tempesti respinge a Udovičić il secondo rigore di giornata e, esattamente sessanta secondi dopo, Felugo indovina la conclusione vincente dal lato cattivo. Manca ancora il secondo supplementare, ma il dado ormai è tratto. Gli ultimi, disperati tentativi dei serbi si infrangono sui galleggianti dietro il fortino di Tempesti: rinvio dal fondo, Felugo si defila, tiene il pallone e lo alza al cielo. La vendetta della finale di World League – guarda caso, anche lì finì 8-7, ma per la Serbia – è servita: azzurri campioni del mondo, per la terza volta nella storia. Dopo anni di delusioni, di critiche, di scoramento, l’Italia (della pallanuoto) s’è desta.

 

Sabato 30 luglio 2011
SERBIA-ITALIA 7-8 dts (0-1, 2-0, 1-4, 3-1; 1-2, 0-0)
Natatorium, Shanghai

 

SERBIA: Soro, Avramović, Gocić, Vanja Udovičić 1, Ćuk 1, Duško Pijetlović 1, Nikić, Aleksić, Rađen, Filipović 3 (1 rig.), Prlainović 1, Mitrović, Gojko Pijetlović. All. Dejan Udovičić.

ITALIA: Tempesti, Pérez, Gitto, Figlioli 1, Giorgetti, Felugo 1, Figari, Gallo 1, Presciutti 2, Fiorentini, Aicardi 3, Deserti, Pastorino. All. Campagna.

ARBITRI: Tulga (TUR) e Koganov (AZE).

NOTE: superiorità numeriche Serbia 3/10 + 3 rig., Italia 5/11. Espulsi definitivamente Deserti a 7’21” qt e Aleksić a 5’50” qt per somma di falli, Gitto a 0’51” qt per gioco violento e Pastorino a 1’34” pts per proteste. Tempesti respinge rigore a Filipović a 7’21” qt e a Udovičić a 1’34” pts.