PALLANUOTO: SETTEBELLO, SCONFITTA CON ONORE

Nella finalissima degli Europei di Zagabria l’Italia si inchina ai padroni di casa (7-3) ma esce a testa alta.

“Le parole sono importanti” ammoniva Nanni Moretti nei panni di Michele Apicella nel  film “Palombella rossa”. Giusto. E quindi è più corretto dire non che l’Italia della pallanuoto maschile ha perso l’oro, ma che ha vinto l’argento. Perché questo secondo posto agli Europei di Zagabria coincide davvero con la rinascita di un movimento che nel corso degli anni aveva patito troppe delusioni, specialmente tra gli uomini. Il Settebello ha stupito tutti: ha superato un girone difficilissimo battendo Spagna e Montenegro, ha spezzato la serie negativa con la Romania, ha giocato magnificamente con l’Ungheria. Certo, è mancata la ciliegina sulla torta contro la Croazia, alla prima affermazione europea, confermatasi bestia nera degli azzurri di Sandro Campagna in questa tornata. Ed è proprio lui, il tecnico siciliano, il principale artefice di questo miracolo: era stato criticato per alcune convocazioni – vedi Bertoli e Fiorentini quando altri caldeggiavano Figari e Giorgetti – ma i fatti gli hanno dato ragione. Merito suo e dei suoi straordinari giocatori se il Settebello è tornato tra le grandi d’Europa, se è tornato a farci gioire ed emozionare. Che questo argento sia davvero un nuovo punto di partenza per la nostra pallanuoto.

Come era facile prevedere gli spalti del “Mladost Sports Center” sono colonizzati dai sostenitori croati e c’è pure Ivo Josipović, presidente della Repubblica: 5mila tifosi in bianco e rosso che fanno pendere l’ago della bilancia dalla parte degli uomini di Ratko Rudić. Che, dopo aver rischiato lo svantaggio sull’uomo in meno (decisiva la deviazione di capitan Barač su tiro dal vertice destro di Gallo), fanno subito infiammare il pubblico: arriva la prima superiorità numerica e Bošković pesca sul secondo palo il solitario Bušlje che non ha difficoltà a schiacciare il pallone in rete. L’Italia, da copione, si difende a zona raddoppiando, però, solo dalle posizioni 2 e 3: è una tattica per non far giungere a destinazione i servizi al centro, dove Gitto e Fiorentini si alternano nella simil-lotta grecoromana con il possente Dobud. Ma, dall’altro lato, lascia troppo spazio a Bošković che inquadra lo specchio e scaglia violentemente il pallone all’incrocio dei pali, con Tempesti che nulla può di fronte a cotanta potenza. Gli azzurri raccolgono pazientemente i primi cocci rotti e ripartono con serenità: guadagnano subito un’altra espulsione e questa volta fanno centro con un gol di Luongo, bravo a sfruttare la marcatura morbida di Bošković e a infilare Pavić sul primo palo. La partita si accende: il legno di Obradović fa il pari con quello di Figlioli, Aicardi riesce a girarsi al centro ma la sua conclusione viene strozzata. E a otto secondi dalla fine gli azzurri pareggiano con una staffilata di Figlioli che trova l’angolo basso, laggiù, dove la mano di Pavić non arriva. Il Settebello c’è. Eccome se c’è. Una volta vinta l’emozione dei minuti iniziali, esce allo scoperto e mette paura alla Croazia. Pavić vola su due conclusioni di Figlioli, la girata da breve distanza di Gitto finisce fuori per una questione di centimetri e poi lo stesso portiere croato fa buona guardia su una beduina di Deserti. Sul fronte della difesa gli azzurri chiudono i varchi, ma si arrendono al gol del capitano Samir Barač, tra i protagonisti dei primi successi del Brescia, che mette a sedere difensori e Tempesti in superiorità: è l’unico gol di un parziale che ci vede arrembanti, ordinati in difesa e sfortunati in attacco, giacché Aicardi e Deserti svolgono un gran lavoro sui due metri vanificato solamente dai salvataggi di un Pavić in grande forma.

Il dato negativo degli azzurri è proprio la fase offensiva, dove il solo Luongo ha segnato in superiorità numerica e dove andiamo in bianco per l’intero secondo tempo: frenesia e precipitosità sono le nostre consigliere fraudolente. Si vede, insomma, che manca Felugo. Ed è così pure nei successivi otto minuti, nei quali la porta avversaria ci sembra un cantuccio piccolo piccolo e la Croazia inizia a mettere le mani sull’oro con due reti identiche a quelle che ci hanno già segnato: Bošković si fa ancora apprezzare per i tiri da posizione 2, con il pallone che schizza sotto la traversa, mentre Buslje è nuovamente smarcato sul secondo palo in superiorità numerica, pronto ad accompagnare la sfera tricolore in fondo alla rete. Mancano tre lunghezze da recuperare, ad otto minuti dalla conclusione: non sarebbe un’impresa impossibile se l’Italia non incontrasse tutte queste difficoltà nell’andare a segno. Ci pensano comunque i croati a mettere a tacere qualsiasi velleità di rimonta: Joković spara sotto l’incrocio un tiro che Tempesti può solo sfiorare e, successivamente, Muslim sigla una rete che fa assumere al risultato le sembianze di una punizione fin troppo severa nei confronti del Settebello. Che mette dentro l’ultimo gol dell’incontro con Gallo, una conclusione dalla distanza che fa breccia in uno dei pochi momenti in cui Pavić non è irreprensibile. Il portiere del Mladost, infatti, neutralizza anche gli ultimi, disperati tentativi degli azzurri. Bacia il pallone ogni volta che salva il risultato. Ed è il primo ad alzare le braccia prima del triplice fischio che sancisce la prima volta europea della Croazia. Nove anni dopo, l’Italia si ferma ancora una volta a un passo dall’oro. Ma a Budapest non fece tanto scalpore, oggi sì perché è un argento conquistato con un gruppo – sì, un gruppo – rivoluzionato da un anno a questa parte e con numerosi giovani tanto inesperti quanto generosi e impagabili per abnegazione. A Shangai torneremo a presentarci tra le favorite: è soprattutto dalle sconfitte che si costruiscono i successi più luminosi. Il futuro è anche nostro. Basta volerlo, Federazione e società in primis.

 

Sabato 11 settembre 2010

CROAZIA-ITALIA 7-3 (2-2, 1-0, 2-0, 3-1)

Mladost Sports Center, Zagabria

CROAZIA: Pavić, Joković 1, Bošković 2, Burić, Barač 1, Sukno, Dobud; Muslim 1, Karač, Bušlje 2, Hinić, Obradović, Buljubašić. All. Rudić.

ITALIA: Tempesti, Gallo 1, Fiorentini, Gitto, Figlioli 1, Presciutti, Aicardi; Pastorino ne, Luongo 1, Bertoli, Felugo ne, Giacoppo, Deserti. All. Campagna.

ARBITRI: Tulga (Turchia) e Stavridis (Grecia).

NOTE: superiorità numeriche Italia 1/8, Croazia 3/7. Spettatori 5000. Presenti in tribuna il presidente della FIN Paolo Barelli, il segretario generale della FIN Antonello Panza ed il presidente della Repubblica croata Ivo Josipović.

 

ALBO D’ORO EUROPEI PALLANUOTO

1926 Ungheria
1927 Ungheria
1931 Ungheria
1934 Ungheria
1938 Ungheria
1947 ITALIA
1950 Olanda
1954 Ungheria
1958 Ungheria
1962 Ungheria
1966 Urss
1970 Urss
1974 Urss
1977 Ungheria
1981 Germania Ovest
1983 Urss
1985 Urss
1987 Urss
1989 Germania Ovest
1991 Jugoslavia
1993 ITALIA
1995 ITALIA
1997 Ungheria
1999 Ungheria
2001 Jugoslavia
2003 Serbia-Montenegro
2006 Serbia
2008 Montenegro
2010 Croazia

Simone Pierotti

PALLANUOTO: SETTEBELLO DA FAVOLA

Capolavoro del Settebello che batte l’Ungheria 10-8 e ritrova la finale europea dopo Budapest 2001.

Tanti avevano sognato di scriverlo (anche noi, lo confessiamo). Di urlarlo ai quattro venti. Ma, appunto, pensavamo che fosse solo un sogno. Ora, invece, è la dolce, dolcissima realtà: il Settebello, nonostante la pesantissima assenza di Maurizio Felugo, domina la semifinale con l’Ungheria vincitrice degli ultimi tre Giochi Olimpici (l’avreste mai detto?) e conquista la finale degli Europei, dove (ri)troverà Ratko Rudić e la sua Croazia, gli unici che finora possono vantarsi di averci battuto. Tanti i paralleli con Budapest 2001, ultimo Europeo che ha regalato una medaglia al Settebello: in semifinale battemmo l’Ungheria, l’allenatore era proprio Sandro Campagna. E non mancano analogie pure tra gli ultimi gol azzurri segnati nei due incontri. Quello del Settebello è un autentico capolavoro. Non è una partita perfetta, ma sfruttiamo cinicamente le superiorità numeriche, come le grandi squadre sanno fare, e dimostriamo di essere un gruppo compatto, formidabile. E un monumentale Tempesti neutralizza pure due rigori. Da brividi.

Nell’Italia è Fiorentini il giocatore chiamato a sostituire l’indisponibile Felugo, dall’altra parte Madaras e Biros sono le guide di un gruppo di baldi giovani. Nei primi minuti regna sovrano l’equilibrio tra due squadre contratte: portieri e difese vigilano molto attentamente e le conclusioni sbattono sulle braccia avversarie (Gitto e Fiorentini) o sui cartelloni pubblicitari (Kis, Gallo e Madaras). Poi, a metà frazione, l’Italia passa: Gallo serve sull’altro versante Figlioli che, contrariamente da quanto ci si aspetterebbe, va a segno con un’elegante palombella anziché con una delle sue conclusioni potenti. In un sol colpo regaliamo la prima superiorità numerica all’Ungheria e pure un rigore (fallo abbastanza evidente di Gallo ai danni di Szívos): Biros potrebbe subito pareggiare ma Tempesti compie il miracolo e respinge il tiro, a dir la verità centrale, del capitano ungherese, unico superstite della squadra campione d’Europa nel 1999. Gli sforzi del portiere azzurro vengono premiati dai compagni: l’Italia gode della prima superiorità numerica, Gallo colpisce due pali nella stessa azione e, fortunatamente, Presciutti riprende il pallone scaraventandolo sul palo lontano. Nel finale regaliamo un altro uomo in più all’Ungheria e questa volta Hosnyánszky colpisce la traversa, poi anche Deserti centra un legno con una meravigliosa beduina. Andiamo al primo intervallo sul doppio vantaggio e in otto minuti l’Ungheria non ha ancora fatto gol a Tempesti: sembra davvero ritornato il Settebello di un tempo. Ma l’incanto ha breve durata, perché i magiari vengono inevitabilmente allo scoperto e in pochi minuti segnano ben tre reti: due di queste, entrambe opera di Norbert Madaras, consentono alla formazione di Kemény di recuperare lo svantaggio e di portarsi sul 3-3. Ma l’Italia rimette subito il naso avanti: il merito è di Valentino Gallo, bravissimo a scovare un cunicolo stretto stretto in cui infilare il pallone del 4-3. E tutto questo a tredici secondi dalla fine.

I magiari sono avversari tosti, abituati a lottare. E lo dimostrano in apertura del terzo parziale, quando Kis approfitta di un’indecisione di Bertoli per battere Tempesti con un rovescino. Gli ungheresi ci raggiungono ancora, ma questa sarà l’ultima volta. Perché l’Italia, da adesso, inizia veramente a offrire il meglio del suo repertorio: Figlioli buca Szécsi con un tiro diretto dai cinque metri, Gitto non spreca una superiorità numerica. 6-4. Kemény, infuriato, spedisce tra i pali il secondo portiere Nagy nel tentativo di chiudere le maglie della difesa, sperando che i suoi uomini in fase offensiva siano più incisivi. L’Ungheria, quando attacca in superiorità, dimostra di essere in possesso di grandi palleggiatori e, soprattutto, tiratori: è Madaras a castigarci con un gran sinistro ad incrociare che spiazza Tempesti. Ma l’Italia di stasera non si lascia impietosire e, con un gol fotocopia del primo, Gitto ci dà ancora il doppio vantaggio. Il settebello potrebbe poi allungare, ma commette due errori: Fiorentini spreca una controfuga, sul rovesciamento di fronte andiamo sotto di un uomo e consentiamo a Hosnyánszky di avvicinarsi alla porta e concludere indisturbato a rete. Finale incandescente: Luongo delizia il pubblico di Zagabria con l’ennesima prodezza di questi Europei e Tempesti respinge il secondo rigore della serata, ipnotizzando questa volta Daniel Varga. 8-6. Ancora otto minuti da giocare. Sono un’eternità ma stiamo legittimando il vantaggio. A meno di cinque minuti dall’ultima sirena l’episodio chiave: Dénes Varga esce per somma di falli e, nell’azione generata dalla sua espulsione, Giacoppo schiaccia in rete un passaggio con il contagiri di Presciutti. Per la prima volta l’Italia mette tre reti tra sé e l’Ungheria. Che non si dà per vinta e, anzi, va a segno con un’azione che farebbe la gioia di qualsiasi allenatore: Madaras sposta il gioco sulla destra per Biros, il capitano serve al centro Szívos che deve solamente appoggiare il pallone in rete. L’Italia, tuttavia, non si ferma più: Figlioli vede Nagy fuori dei pali e, dalla lunga distanza, decide di regalare la seconda palombella dell’incontro. Un gol che fa il pari con quello del definitivo 8-7 nella semifinale di Budapest di nove anni fa: guarda caso, a segnarlo fu un altro straniero naturalizzato, il rumeno Bogdan Rath. Szívos mantiene il risultato in bilico quando restano poco più di due minuti, ma è l’ultimo sussulto. Come nel 2001, finisce con gli azzurri che saltano in panchina e alzano le braccia in acqua e con i sostenitori ungheresi ammutoliti. Portiere insuperabile, difesa accorta, collettivo che manda in gol svariati giocatori e attacco che capitalizza pressoché tutte le superiorità numeriche. Sì, è tornato il Settebello. E ora vendichiamoci, con gli interessi, della sconfitta di qualche giorno fa.

Giovedì 9 settembre 2010

ITALIA-UNGHERIA 10-8 (2-0, 2-3, 4-3, 2-2)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Tempesti, Gallo 2, Fiorentini, Gitto 2, Figlioli 3, Presciutti 1, Aicardi; Pastorino ne, Luongo 1, Bertoli, Felugo ne, Giacoppo 1, Deserti. All. Campagna.

UNGHERIA: Szécsi, Madaras 3, Hosnyánszky 1, Biros, Dénes Varga, Daniel Varga, Kis; Nagy, Torok, Bundschuh, Vámos, Szívos 2, Harai. All. Kemény.

ARBITRI: Margeta (Slovenia) e Buch (Spagna)

NOTE: superiorità numeriche Italia 7/9, Ungheria 4/11. Uscito per limite di falli Denes Varga (U) a 2’45” del quarto tempo.  Tempesti (I) para un rigore a 4’23” del primo tempo a Biros e a 7’53” del terzo tempo a Dénes Varga.

Simone Pierotti

PALLANUOTO: ANCHE IL SETTEBELLO VA IN SEMIFINALE

Agli Europei di Zagabria l’Italia batte la Germania (6-2) ed è in semifinale contro l’Ungheria.

Li avevamo già battuti un mese fa, i tedeschi. Ma era la finale dell’Otto Nazioni di Siracusa, torneo che serviva come preparazione agli Europei. Stavolta in palio c’era un traguardo ben più prestigioso: la semifinale continentale e, con essa, la qualificazione agli Europei del 2012. E l’Italia impartisce una lezione ancor più severa (6-2) ai solidi tedeschi allenati da Hagen Stamm, nerboruti marcantoni a cui, però, mancano ancora la cattiveria e l’intraprendenza da grande squadra. Nove anni dopo, siamo nuovamente in semifinale ad un Europeo con identico avversario, l’Ungheria. E proprio al 2001 risale l’ultima medaglia azzurra: allora conquistammo l’argento. Allora, come oggi, l’allenatore del Settebello rispondeva al nome di Sandro Campagna.

Specialmente nella prima frazione, la sfida tra Italia e Germania è un duello tra difese serrate: gli azzurri, per limitare la maggior potenza fisica dei tedeschi, ricorrono ad una zona che non lascia arrivare palloni a Schlotterbeck; dall’altra parte Čigir’ è un custode attento nel chiudere lo specchio alle conclusioni di Presciutti (superiorità numerica) e Figlioli, che poi supera il portiere di origini russe ma non il palo. Gli va meglio poco dopo, quando il primo tempo volge oramai al termine: il centrovasca naturalizzato prende palla dalla lunga distanza e castiga Čigir’ sul palo più lontano con una conclusione fulminea. Se i primi sette minuti non offrono grandi emozioni, gli ultimi sessanta secondi sono i più divertenti: Oeler riequilibra il risultato in superiorità numerica, poi Deserti costringe Real al fallo da rigore. Non si presenta lo specialista Figlioli, finora mai a segno dai cinque metri, e nemmeno Felugo, messo ko da un colpo alla mano destra (per lui l’Europeo finisce qui e, come da regolamento, non potrà essere sostituito): a battere il rigore è il giovane Luongo, una delle sorprese più belle di questo Europeo, che realizza con la freddezza di un veterano. Stessa sinfonia nel secondo quarto: si lotta incessantemente sui due metri, spesso i rispettivi centroboa commettono fallo in attacco e le occasioni da rete latitano. A rompere la monotonia è Deserti che compie la sua seconda prodezza giornaliera, facendo cadere nuovamente Real nella trappola del fallo da rigore: questa volta batte Figlioli ed il cecchino di origini australiane si sblocca, infilando Čigir’ proprio sopra la testa. Per più di tre minuti l’Italia mantiene immacolata la propria porta, fino a quando Bukowski non viene lasciato colpevolmente nelle condizioni di fintare, prendere la mira e battere l’attento Tempesti. La Germania rimane in partita, in scia ad un Settebello al quale tuttavia non causa particolari grattacapi. Come nel primo tempo, gli azzurri segnano un altro gol pesante allo scorrere dei titoli di coda: Presciutti si alza dai cinque metri e la sua bordata colpisce prima il palo e poi la testa di Čigir’, finendo la sua corsa in porta. La Germania, frattanto, sparisce dallo specchio d’acqua di Zagabria dopo il gol di Bukowksi: nei restanti sedici minuti non infilerà più alcun pallone alle spalle di Tempesti, sulle cui braccia sbattono ripetutamente le conclusioni dei tiratori tedeschi. L’Italia non ha alcun interesse a giocare su ritmi forsennati e si limita così ad amministrare il vantaggio: il bottino viene rimpinguato con i gol di Aicardi nel terzo tempo – uno schema in superiorità numerica eseguito magistralmente – e di Gallo nell’ultima frazione. È semifinale, con il minimo sforzo, ma ci mancherà Felugo. Peschiamo un’Ungheria non più imbattibile come nei passati due lustri: l’ultima volta che li abbiamo affrontati in semifinale fu nel 2001, a Budapest. Già allora era il Settebello di Sandro Campagna, che fece piangere lacrime amare al pubblico della “Alfréd Hajós”, ciecamente convinto della vittoria dei propri beniamini. Guarda caso, dall’altra parte c’erano, allora come oggi, Croazia e Serbia…

In chiusura un dato che deve inorgoglirci: a Zagabria siamo l’unico paese ad essere arrivato in semifinale con ambo le formazioni, maschile e femminile. E le selezioni Juniores ’93 hanno vinto recentemente i rispettivi campionati Europei. Che sia, davvero, l’anno della rinascita per la pallanuoto italiana?

Mercoledì 7 settembre 2010

ITALIA-GERMANIA 6-2 (2-1, 2-1, 1-0, 1-0)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Tempesti, Gallo 1, Felugo, Gitto, Figlioli 2, Presciutti 1, Aicardi 1; Pastorino, Luongo 1, Bertoli, Giacoppo, Fiorentini, Deserti. All. Campagna.

GERMANIA: Čigir’, Marko Stamm, Schroedter, Kreuzmann, Oeler 1, Politze, Schlotterbeck; Kong, Naroska, Real, Bukowksi 1, Schüler, Rößing. All. Hagen Stamm.

ARBITRI: Borrell (Spagna) e Stavridis (Grecia).

NOTE: superiorità numeriche Italia 2/3, Germania 1/4.

Simone Pierotti

PALLANUOTO: ITALIA KO, CROAZIA IN SEMIFINALE

Il Settebello incappa nella prima sconfitta (8-5) agli Europei di Zagabria: va ai quarti, dove affronterà la Germania.

Peccato. Proprio sul più bello, proprio al crocevia tra quarti e semifinali, il Settebello conosce per la prima volta l’amaro sapore della sconfitta agli Europei di Zagabria. Sconfitta che arriva al cospetto della Croazia padrona di casa, supportata da un esercito di 5mila tifosi, che ci aggancia al primo posto in classifica ma, in virtù della vittoria nello scontro diretto, si qualifica direttamente in semifinale al posto degli azzurri. Che, invece, la semifinale dovranno guadagnarsela superando lo scoglio della Germania. Ma la battuta d’arresto subita per mano dei croati non può e non deve inficiare quanto di buono fatto dal Settebello che anche questa sera ha dimostrato di potersela giocare ad armi pari con chiunque.

Il pubblico del Mladost Sports Center carica i suoi beniamini e fischia gli azzurri quando sono in possesso palla. Ma, almeno nelle battute iniziali, il Settebello pare non sentirci da quell’orecchio. Perché Felugo sblocca il risultato dopo due minuti con una deliziosa palombella che Pavić non può proprio fermare. L’Italia, tuttavia, festeggia per pochissimo tempo: in superiorità numerica i croati pareggiano con la stella Bošković – con il mancino Joković che attira su di sé la difesa per poi cedere palla al compagno – e poi passano in vantaggio con una prodezza del ventenne Sandro Sukno,  in gol proprio sotto gli occhi di papà Goran. E, a poco più di due minuti dal termine, il destro di Muslim ci castiga ancora, portando la Croazia al massimo vantaggio. L’Italia spreca nella stessa azione, in superiorità numerica, due occasioni con Figlioli e Luongo: il giovane ex Sori, comunque, si fa perdonare in men che non si dica con un gran diagonale. Il Settebello, insomma, c’è. Va ancor meglio nel secondo parziale: è vero che gli azzurri fanno una fatica immane a schierarsi in attacco e a rendersi pericolosi, ma la difesa esegue alla perfezione il proprio compito, sbarrando i varchi ai cecchini croati. Per i rispettivi centroboa è una notte da vacche magre: Dobud e Hinić si vedono puntualmente soffiare sotto il naso i palloni che i compagni recapitano a loro, Aicardi e Deserti soccombono davanti alla fisicità di Burić e Buslje e al lassismo dei due arbitri. Menomale che Gallo guadagna fallo dai cinque metri e scarica sotto la traversa, cogliendo di sorpresa un disattento Pavić. Sull’altra sponda, però, pare essersi risvegliato il talento di Sandro Sukno che va ancora a segno in superiorità numerica: il genietto dello Jug Dubrovnik è un giocatore troppo pericoloso per essere lasciato così solo e in condizione di fare tutte quelle finte. Ma l’Italia riesce ancora a pareggiare: la controfuga sprecata da Burić, con miracolo prodigioso di Tempesti, si trasforma in un rovesciamento di fronte che Presciutti non spreca siglando il 4-4.

Quanto di buono fatto vedere dal Settebello finora, però, svanisce come per sortilegio nella terza frazione: Joković finta la conclusione e serve Dobud che, sul dorso, infila in rete con un tocco leggero ma efficace, favorito da una disattenzione della difesa italiana. Felugo dalla lunga distanza – gran gol il suo – tiene a galla il Settebello. Che successivamente inizia ad affondare: Joković infila Tempesti proprio nell’angolo che il custode recchelino non riesce a coprire e poi Sukno conferma di essere in serata di grazia siglando il suo terzo gol in altrettante situazioni di superiorità numerica. Mancano tre minuti alla fine del parziale: mentre la Croazia in attacco ci punisce appena ne ha l’opportunità, in difesa fa valere centimetri e kilogrammi in più tenendoci a debita distanza dalla porta di Pavić, che si fa sempre più piccola. La coppia arbitrale ci rimette in carreggiata: l’israeliano Levin dice che Buljubasić deve accomodarsi nel pozzetto, il collega turco Tulga indica invece l’8 di Buslje. Morale della favola: i giocatori croati non capiscono chi debba scontare i venti secondi di penalità e Tulga assegna un rigore all’Italia. Dai cinque metri Figlioli conferma che la sua mano destra non è in vena di prodezze e spara addosso a Pavić che poi salva su un autentico rigore in movimento di Aicardi, con la Croazia costretta a difendere con ben due uomini in meno. Tempesti fa altrettanto su Dobud, ma poi si arrende al micidiale tiro a schizzo scagliato da Muslim nell’ultimo minuto. Nel quarto parziale non succede nulla: l’Italia si conferma ermetica in difesa, specialmente a uomini pari, e per contro assolutamente innocua in attacco (1/7 il dato finale delle superiorità numeriche). Per la prima volta dopo quattro vittorie – e che vittorie! – ci può anche stare. C’è tutto il tempo di preparare il delicato quarto di finale contro la Germania, squadra solida ma decisamente meno pericolosa della Serbia, l’altra nazionale del girone B costretta a passare dai quarti. Per dirla con le belle parole di Joe Biden, vicepresidente USA, “non importa quante volte cadi, quello che conta è la velocità con cui ti rimetti in piedi”.

Domenica 5 settembre 2010

ITALIA-CROAZIA 5-8 (2-3, 2-1, 1-4, 0-0)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Tempesti, Gallo 1, Felugo 2, Gitto, Figlioli, Presciutti 1, Aicardi; Pastorino, Luongo 1, Bertoli, Giacoppo, Fiorentini, Deserti. All. Campagna.

CROAZIA: Pavić, Joković 1, Bošković 1, Burić, Barač, Sukno 3, Dobud 1; Muslim 2, Karač, Buslje, Hinić, Obradović, Buljubasić. All. Rudić.

ARBITRI: Tulga (Turchia) e Levin (Israele).

NOTE: superiorità numeriche Italia 1/7, Croazia 4/8. Uscito per limite di falli Buslje (C) a 5’24” del terzo tempo. Pavić (C) para un rigore a Figlioli a 5’24” del terzo tempo. Spettatori 5mila.

Simone Pierotti

BOLOGNA OSPITA LA WORLD CRICKET LEAGUE

Da oggi al 21 agosto a Bologna va in scena la quarta divisione della World Cricket League.

Foto: www.crickitalia.org

Da oggi fino al 21 agosto si disputerà per la prima volta in Italia (Bologna, Medicina, Pianoro e San Lazzaro i comuni interessati) e in un paese non legato all’area del Commonwealth la World Cricket League di quarta divisione. La World Cricket League è la principale competizione internazionale di cricket per squadre non dotate del Test Status, ossia del permesso dell’ICC (la federazione internazionale) di poter disputare i tradizionali incontri di cinque giorni. Vi partecipano quindi tutte le nazioni del mondo associate all’ICC, escluse le prime dieci squadre del ranking mondiale. La World Cricket League, nata nel 2007 per diffondere la disciplina e accrescerne lo sviluppo al di là dei suoi tradizionali confini, è suddivisa in ben 8 divisioni e funge anche come torneo di qualificazione alla Coppa del Mondo.

L’Italia ha esordito in questa competizione nel 2007 in Australia. In quell’occasione gli azzurri, guidati dal capitano/allenatore Joe Scuderi, pur vendendo cara la pelle, retrocedettero in quarta divisione. L’anno successivo a Dar es Salam, capitale della Tanzania, gli italiani, trascinati dai fratelli Northcote, ottennero tre importanti vittorie sufficienti per garantire la permanenza in quarta divisione.

LE SQUADRE

NEPAL La principale indiziata per la vittoria finale è il Nepal che, dopo aver vinto in casa (non senza qualche polemica) la WCL division V, punta senza mezzi termini alla promozione in division III. Il captano di lungo corso Paras Khadka (capitano anche dell’under17 e under19) è stato un po’ polemico per non aver avuto voce in capitolo nella selezione della squadra. I nepalesi inoltre, continuano a mettere le mani avanti rispetto al loro essere favoriti in quanto il materiale artificiale (astro-turf) dei campi bolognesi potrebbe danneggiarli ma anche i precedenti giocano a favore del giovane team nepalese: 2 vittorie e 1 scofitta con gli USA. Una vittoria con l’Italia risalente al 2005.

USA Subito dietro alla compagine asiatica troviamo gli USA il cui obiettivo neanche troppo nascosto è quello di tornare “back to where we rightly belong”, ovvero in division 1. Dal 2005 al 2008 una guerra intestina alla federazione ha di fatto impedito agli USA di disputare la WCL e altri incontri internazionali. La squadra a stelle e strisce capitanata da Steve Massiah è una squadra molto esperta tanto che vanta in organico il quantaquattrenne Nasir Javed. È curioso notare come entrambe le squadre provenienti dalla division V siano favorite per la promozione in division III.

ITALIA Gli azzurri hanno già giocato in precedenza con tutte le squadre presenti alla WCL 2010 division IV eccezion fatta per gli USA. L’ex capitano, ora coach, Joe Scuderi, in un’intervista ai media dell’ICC ha parlato chiaro: “Conosciamo le nostre rivali, partiamo alla pari puntiamo alla promozione in Division III ma se le cose non dovessero andare bene puntiamo almeno a restare dove siamo”. Nel 2008 l’Italia si era salvata nella division IV torneo disputato in Tanzania. Molti atleti della nazionale italiana giocano all’estero e in questo senso l’Europeo di Jersey è servito per ricompattare il gruppo. Dopo i successi dell’under 15 e dell’under 17, promosse entrambe nell’élite europea il futuro del cricket italiano appare in crescita anche se, in previsione futura, la concorrenza delle asiatiche potrebbe mettere in dubbio la permanenza dell’Italia in division IV.

TANZANIA Per il semplice fatto di giocare in casa l’Italia si fa preferire nei pronostici alla Tanzania che ha ospitato, salvandosi per il rotto della cuffia, lo scorso torneo di IV divisione. Il punto di forza degli africani è facilmente individuabile nel terzetto di professionisti che giocano nel Watford Cricket Club formato da Hamisi Abdallah, Khalil Rehemtulla e Athumani Kakonzi. Quest’ultimo però non sarà a Bologna per un infortunio. L’assenza del giovane lanciatore Athuman Kakonzi rappresenta un duo colpo per le ambizioni di promozione della Tanzania.

ISOLE CAYMAN Da covo di pirati a paradiso fiscale, gli abitanti delle isole Cayman hanno trovato anche il tempo di giocare a cricket. La squadra, retrocessa dalla division III, non è certo favorita. Pur dovendo fare attenzione soprattutto a evitare una seconda retrocessione consecutiva potrebbe dire la sua anche nella lotta alla promozione. In questo senso la partita d’esordio con l’Italia suona già come un dentro/fuori.

ARGENTINA Dopo aver sorpreso il mondo raggiungendo la WCL division II ha iniziato una preoccupante parabola discendente. Nessuna vittoria in Namibia nella division II, nessuna vittoria nella division III organizzata in casa. Un’ininfluente vittoria con le Isole Cayman e un pareggio in amichevole con le Bahamas potrebbero aver ridato morale a una squadra il cui maggior difetto sembra proprio essere l’approccio mentale all’incontro. Sebbene i “pumas” sembrino i maggiori indiziati alla retrocessione l’intero torneo sembrerebbe presentarsi all’insegna dell’equilibrio.

GLI IMPIANTI

BOLOGNA: Via Romita 2, al quartiere Navile, presso il Centro Sportivo Dozza;
MEDICINA: Via delle Fragole, presso il centro sportivo Cà Nova;
PIANORO: Via Amendola 7/9 (lungo Savena), all’Oval di Rastignano;
SAN LAZZARO: Via Canova, nel Parco della Resistenza.

IL CALENDARIO
tutte le gare cominciano alle 10.30

14 agosto
a Pianoro: USA – NEPAL
a Medicina: ITALIA – ISOLE CAYMAN
a Bologna: TANZANIA – ARGENTINA

15 agosto
a Pianoro : ITALIA – NEPAL
a Medicina: ARGENTINA- ISOLE CAYMAN
a Bologna: USA -TANZANIA

17 agosto
a Pianoro : ITALIA – ARGENTINA
a Medicina: NEPAL – TANZANIA
a Bologna : USA – ISOLE CAYMAN

18 agosto
a Pianoro: ISOLE CAYMAN – TANZANIA
a Medicina: ITALIA – USA
a Bologna : NEPAL – ARGENTINA

20 agosto
a Pianoro: USA – ARGENTINA
a Medicina: ISOLE CAYMAN – NEPAL
a Bologna: TANZANIA – ITALIA

21 agosto
a Pianoro: FINALE 1° e 2° posto
a Medicina: Play off per il 3° e 4° posto
a Bologna: Play off per il 5° e 6° posto

Nicola Sbetti