WORLD LEAGUE: L’AUSTRALIA SI INVITA AL BALLO DEI BALCANI

Serbia, Croazia, Montenegro riportano i Balcani in cima alla World League di Pallanuoto; tra di loro una intrusa di lusso, l’Australia

World League PallanuotoLa World League di pallanuoto maschile? Sarà tutta una questione tra le squadre balcaniche e, a sorpresa, l’Australia. Questo il verdetto dei quarti di finale della Final Eight di Niš. i serbi padroni di casa ed i montenegrini hanno vita facile contro Cina e Sud Africa (che subisce addirittura un umiliante parziale da 10-0…), la Croazia la spunta sugli Stati Uniti mentre l’Australia continua a stupire ed estromette dalle semifinali quella Spagna che solo un anno fa sfiorò l’oro mondiale a Roma. E così si va verso una possibile riproposizione del podio dello scorso anno: a Podgorica, infatti, vinse il Montenegro seguito da Croazia e Serbia. I Balcani, insomma, regnano indiscussi nella pallanuoto.

Questa sera sono in programma le semifinali valide per la finalissima: se il Montenegro dovrà guardarsi dalla minaccia australiana (il settebello di John Fox tra un anno darà sicuramente filo da torcere alle nazionali europee ai prossimi Mondiali) pur partendo con i favori del pronostico, il destino ha voluto che le strade di Serbia e Croazia si incrociassero nuovamente. Le due nazionali si sono già affrontate nella fase a gironi, con sofferta vittoria dei serbi (9-8): dopo una partenza ad handicap, con due sconfitte in altrettanti incontri, i biancorossi sembrano aver imboccato la strada giusta. Lo spettacolo, ancora una volta, è assicurato.

STATI UNITI-CROAZIA 11-13 (2-5, 3-3, 4-5, 2-0)

STATI UNITI: Moses, Varellas, Sharf, Powers, Wright, Alexander 2, Bukner, Azevedo 3, Bailey 2, Hutten, Smith 2, Krumpholz 2, Stevens. All. Schroeder.
CROAZIA: Nižić, Burić, Bošković 2, Dobud 1, Joković 3, Karač 2, Marković, Bušlje, Sukno 3, Muslim 1, Paškvalin 1, Obradović, Pavić. All. Rudić.
ARBITRI: Naumov (Russia) e Bock (Germania).
NOTE: superiorità numeriche Stati Uniti 12, Croazia 6.

SPAGNA-AUSTRALIA 5-6 (1-2, 2-0, 2-3, 0-1)

SPAGNA: I. Aguilar, M. García, Martín, G. López, Molina 2, Minguell, Gallego, Español 1, Valles 1, Perrone 1, Mallarach, X. García, D. López. All. R. Aguilar.
AUSTRALIA: Stanton, Maitland, Miller, Swift, Younger 1, Cotterill, O’Halloran 1, McGregor 1, Martin 1, Campbell, Baird, Howden 2, Dennerley. All. Fox.
ARBITRI: Peris (Croazia) e Brguljan (Montenegro).
NOTE: superiorità numeriche Spagna 10, Australia 10.

MONTENEGRO- SUD AFRICA 21-2 (4-1, 10-0, 3-1, 4-0)

MONTENEGRO: Radić, Brguljan 2, Pasković 3, Danilović 4, Vukčević 2, Tičić 1, M. Janović 2, N. Janović 3, Ivović, Yloković 3, Gojković 1, Jokić, Šćepanović. All. Porobić.
SUD AFRICA: Belcher, Card, Stewart, McCarthz, Manson, Kzte, Samuel, Bell 1, Downes, Naidoo, Molzneux 1, Spencer, Kemp. All. Rowe.
ARBITRI: Hart (Australia) e Fernández (Spagna).
NOTE: superiorità numeriche Montenegro 7, Sud Africa 1.

CINA-SERBIA 4-17 (3-4, 1-3, 0-5, 0-5)

CINA: Ge, Tan 1, Liang 1, Yu 1, Guo 1, Pan, Y. Wang, Xie, Li, B. Wang, Han, Liand, Wu. All. Cai.
SERBIA: Soro, Avramović 1, Gocić, V. Udovičić 1, Vapenski, D. Pjetlović 1, Nikić 3, Aleksić 2, Rađen, Filipović 5, Prlainović 3, Mitrović 1, G. Pjetlović. All. D. Udovičić.
ARBITRI: Pinker (Sud Africa) e Rostard (Stati Uniti).
NOTE: superiorità numeriche Cina 4, Serbia 7.

SEMIFINALI 5°-8° POSTO

ore 16.00 Stati Uniti-Cina
ore 17.20 Spagna-Sud Africa

SEMIFINALI 1°-4° POSTO

ore 18.40 Montenegro-Australia
ore 20.00 Serbia-Croazia

Simone Pierotti

TOUR: TAPPA A RODRIGUEZ, CONTADOR SCATENATO

Joaquin Rodriguez210.5 km e una salita destinata a fare male: infatti, nella tappa che prende il via verso mezzogiorno da Bourg-de-Péage per dirigersi a Mende la vera insidia non è costituita dai quattro colli di seconda e terza categoria da affrontare nella prima parte da giornata, ma dall’ultima salita, la Croix Neuve-monte Laurent Jalabert, 3.1 km al 10.1% che terminano a 2000 metri dal traguardo. Il motivo per cui l’ascesa conclusiva è intitolata all’indimenticabile Jaja è che qui il transalpino vinse il 14 luglio 1995, nel giorno della festa nazionale francese, regalando un’emozione indimenticabile a molti appassionati d’Oltralpe.

Subito dopo la partenza, iniziano i tentativi di fuga: tra gli altri, ci provano Sylvain Chavanel (Quick Step) e Damiano Cunego (Lampre-Farnese Vini) ma, per un motivo o per un altro, il gruppo non lascia scappare nessuno nella prima ora di corsa. Poco dopo però, avviene l’azione decisiva, ad opera di diciotto atleti, tra i quali ci sono Alexander Vinokourov (Astana), Andreas Klöden (Team RadioShack), Sandy Casar (Française des Jeux), il canadese Ryder Hesjedal (Garmin), il comasco Mauro Santambrogio (BMC) e poi Anthony Charteau (Bbox Bouygues Telecom) e Thor Hushovd (Cervélo) che approfittano dell’occasione per riconquistare rispettivamente la maglia a pois e quella verde. Così tanti corridori di alto livello davanti rappresentano un pericolo per la maglia gialla Andy Schleck, e infatti i suoi compagni della Saxo Bank inseguono a testa bassa, impedendo che il vantaggio dei fuggitivi cresca oltre i 2 minuti. A una cinquantina di chilometri dalla conclusione, subito dopo uno sprint intermedio, Vinokourov, Hesjedal, Klöden e il bielorusso Kiryienka (Caisse d’Epargne), secondo classificato due giorni fa, si avvantaggiano ulteriormente, staccando di una trentina di secondi gli ex compagni di fuga, mentre dietro anche la Liquigas di Basso e la Cervélo di Sastre danno man forte alla Saxo Bank nell’inseguimento. Sull’ultima salita, Vinokourov e Kiryienka fanno la differenza, col kazako che riesce, dopo vari tentativi, a staccare il bielorusso; ma dietro, il plotone della maglia gialla viene scosso da una vera e propria fucilata di Contador ai meno 2.5, con Schleck che, dopo un primo tentativo di reazione, si stacca; Contador supera il compagno Vinokourov e va in testa alla corsa, affiancato dal tenace connazionale Joaquín Rodriguez (Team Katusha) che era stato il primo ad accendere i fuochi nel gruppo. Proprio il catalano Rodriguez, nello sprint a due, si impone senza troppi problemi, cogliendo il diciottesimo successo di una carriera che lo ha visto vincere anche un titolo nazionale nel 2007 e il bronzo mondiale a Mendrisio nello scorso autunno. Contador recupera però secondi preziosi su Schleck, che comunque, pur faticando, conserva la maglia gialla. Tra gli altri uomini di classifica, anche oggi Basso non è apparso in condizioni brillanti, trovandosi in difficoltà subito dopo i primi scatti sulla salita conclusiva: sui Pirenei il ragazzo varesino dovrà davvero inventarsi qualcosa per poter essere competitivo per il podio finale. Da registrare anche il ritiro del velocista statunitense Tyler Farrar (Garmin).

Domani tredicesima tappa, per certi versi simile a quella odierna anche se di difficoltà leggermente minore: 196 km tra Rodez e Revel, cinque colli di bassa categoria sparsi lungo il percorso, ma l’ultimo è posizionato ad una manciata di chilometri dal traguardo.

Venerdì 16 luglio 2010
Tour de France, dodicesima tappa
Bourg-de-Péage – Mende (210.5 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Joaquín RODRIGUEZ Team Katusha 4h58’26”
(media 42,3 km/h)
2. Alberto CONTADOR
Astana stesso tempo
3. Alexander VINOKUROV
Astana a 3″
4. Jurgen VAN DEN BROECK
Omega Pharma-Lotto a 10″
5. Andy SCHLECK
Saxo Bank stesso tempo
13. Damiano CUNEGO
Lampre-Farnese Vini a 31″

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 58h42’01”
2. Alberto CONTADOR Astana a 31″
3. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi a 2’45
11. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 5’30”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Thor HUSHOVD
Cérvelo 167
2. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini 161
3. Robbie MCEWEN
Team Katusha 138

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 107
2. Jérôme PINEAU
Quick Step 92
3. Andy SCHLECK
Saxo Bank 64

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 58h42’01”
2. Robert GESINK
Rabobank a 4’27”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 5’16”

Marco Regazzoni

CINQUE ANNI DI SQUALIFICA: IL RUGBY INGLESE ANNUNCIA TOLLERANZA ZERO SULL’EYE-GOUGING

In Inghilterra un giocatore ha subito la squalifica esemplare di cinque anni per aver commesso eye-gouging: tolleranza zero o lui pagherà per tutti?

Dura lex, sed lex: la RFU (Rugby Football Union, la federazione rugbistica inglese) ha emanato una sanzione record per punire un atto di eye-gouging, ovvero il gesto di mettere le dita nell’occhio a un avversario. A fare le spese della punizione esemplare è stato il vicecapitano del Whitehaven RFC Callum Jennings, colpevole di aver colpito con un frontino eseguito in maniera illegale un avanti avversario. Era il 24 ottobre 2009 e il trentasettenne Alan Hedworth degli Aspatria Eagles fu ricoverato e tenuto sotto i ferri per più di tre ore nel tentativo di salvare la vista del suo occhio sinistro. Jennings sostiene che il suo gesto sia stato un incidente, senza alcuna volontarietà. Hedworth, di professione agricoltore, ora possiede solo l’uso dell’occhio destro e ha dovuto smettere di giocare: il retro del suo bulbo oculare è stato lesionato gravemente e questo ha causato una perdita di corpo vitreo. Secondo alcuni esperti Hedworth potrebbe recuperare il 25% della sua vista tramite la chirurgia, ma rischierebbe di danneggiare anche l’occhio rimasto sano.

Callum Jennings durante la partita di quel giorno era capitano della sua squadra. Il primo verdetto della RFU risale al 23 marzo: durante l’udienza disciplinare tenuta a Preston l’allenatore del Whitehaven John Gaffney prese le difese di Jennings, sostenendo che il giocatore, fino a quel giorno detentore di un record disciplinare esemplare, era devastato dall’infortunio causato al suo avversario. La difesa di Gaffney non fu sufficiente per evitare a Jennings una squalifica di 76 settimane. “Quello che è successo è stato completamente involontario, sento di esser stato trattato duramente”, dichiarò il giocatore nell’occasione, e annunciò l’intenzione di fare ricorso. Un ricorso che non è andato come Jennings sperava, visto che il comitato disciplinare della RFU ha esteso la durata della squalifica, anziché alleggerirla.

“Dopo aver ascoltato opinioni mediche e disciplinari esperte, l’accusa è stata emendata e tramutata in un’accusa di aver colpito l’avversario, atto che infrange la Regola 10(4)(a). Il comitato ha considerato che l’atto, che ha causato la cecità dell’occhio sinistro di Hedworth, sia da considerarsi un offesa gravissima. Jennings può tornare a giocare il 17 marzo 2015”. Un verdetto shock che, secondo il comitato stesso, è dovuto anche alla decisione di Jennings di appellarsi alla precedente squalifica: la punizione massima per il reato di striking è di quattro anni, ma la squalifica è stata maggiorata del 25% proprio perchè “Jennings non ha dimostrato nessun rimorso riguardo all’azione da lui commessa”. La più lunga squalifica per gouging fino ad oggi risaliva a un match di Heineken Cup del 1999: nei minuti finali dell’inconto il pilone del Colomiers Richard Nones cercò un contatto deliberato con la zona oculare del tallonatore Sven Cronk. Espulso dall’arbitro, ricevette una squalifica di due anni, presa senza l’ausilio di materiale video. Il suo appello fu rigettato.

Quella di Jenkins è una sentenza che vuole lanciare un segnale forte e che si inserisce nel quadro della tolleranza zero verso gli atti violenti da parte dell’IRB. Nel 2009 l’alto livello del rugby ha registrato otto squalifiche per gouging, che comprendono le otto settimane comminate al capitano italiano Sergio Parisse e al sudafricano Schalk Burger e che sono culminate con la squalifica di 70 settimane per il pilone dello Stade Français David Attoub, colpevole di gouging nei confronti del flanker dell’Ulster Stephen Ferris durante una partita di Heineken Cup. Secondo il giudice sportivo Jeff Blankett, quello di Attoub è stato “il peggior atto di gouging che mi è capitato di dover giudicare: si tratta di un atto deliberato che ha causato disagio e un lieve infortunio alla vittima. La sanzione deve essere tale perchè altri giocatori si fermino a riflettere prima che qualcuno subisca un serio infortunio all’occhio”. Nel momento dell’infrazione, Ferris era bloccato sotto un raggruppamento e non aveva modo di difendersi o ripararsi. Un compagno di squadra di Attoub, Julien Dupuy, fu squalificato per gouging nel corso dello stesso match, subendo uno stop di 24 settimane.

A parte Attoub e Nones, nessun giocatore dell’alto livello ha subito squalifiche che superassero le 26 settimane: la punizione veramente esemplare, quella subita da Jennings, viene invece da quello che gli anglosassoni chiamano grassroots rugby. Per quanto la decisione sia condivisibile nella sua durezza, in particolare pensando al danno subito da Hedworth, il dubbio che rimane è che questo possa rimanere un caso isolato. La squalifica di Attoub lascia ben sperare in tal senso, ma bisognerà vedere come si comporteranno i vari organi disciplinari in futuro: i casi di Jennings e Attoub potrebbero diventare apripista per una tolleranza zero nei confronti del gioco pericoloso, oppure Jennings sarebbe solo un signor nessuno additato come capro espiatorio per tutti i casi di eye-gouging.

Damiano Benzoni

CHIUSO IL VOLLEY MERCATO: IL PUNTO

Si è chiuso il Volley Mercato: il punto della situazione sui roster delle squadre di A1 mentre è ancora possibile l’acquisto di giocatori che militano all’estero

Aleksandr VolkovSi è chiuso mercoledì il mercato per i giocatori che già militano nel nostro campionato che resta però ancora aperto per i giocatori provenienti da campionati esteri e per gli italiani non tesserati. Facciamo il punto della situazione.

CASTELLANA GROTTA: Sestetto completamente rinnovato per la matricola pugliese. Confermato solo l’allenatore Lattari. Il reparto dei centrali con Rak e Cozzi è di assoluta qualità ma sono anche molte le scommesse: la regia affidata al giovane Falaschi (classe 1987), l’opposto Milushev e lo schiacciatore Dvoranen.

CUNEO: Squadra che vince non si cambia, casomai si rafforza e allora ecco Volkov. Con il centralone russo di due metri e dieci Cuneo potrà fare un’ulteriore salto di qualità. L’innesto dell’ex Dinamo Mosca è stato possibile perché ora Wijsmans sarà considerato italiano a tutti gli effetti.

FORLÌ: Ennesima rivoluzione in terra Romagna. Confermati solamente allenatore e libero. Si ripartirà quindi dalla diagonale Saitta – Falasca, dall’esperienza di Vigor Bovolenta. Oivanen, Diachov e il croato Kovacevic completano un sestetto tutto nuovo che faticherà non poco a trovare la giusta amalgama.

LATINA: Diagonale nuova di zecca per la compagine laziale. Sottile in palleggio e il nazionale serbo Starovic come martello. L’ex centrale di Treviso Khout e lo schiacciatore serbo Kovacevic completano l’importante campagna acquisti della squadra di Medei.

MACERATA: Confermata la coppia serba di centrali, la diagonale Vermiglio – Omrcen e Paparoni come libero, in banda l’importante innesto di Savani che farà coppia con Martino compensa le partenze di Cisolla ma soprattutto di Swiderski.

MODENA: C’era aria di grandi rivoluzioni a Modean. Alla fine alla corte di Silvano Prandi è arrivato un solo grande inserimento: lo schiacciatore russo Yuri Berezhko. Non è detto che sia poi un male.

MONZA: Più che i nuovi acquisti, (il centrale finlandese Shumov e lo schiacciatore statunitense Rooney) contano le conferme (Travica, Gavotto, Buti). Il grande successo però è stato quello di mantenere in vita e competitiva la squadra malgrado i problemi economici.

PERUGIA: Problemi economici e rinnovamento totale anche a Perugia. Si partirà quindi dalla diagonale teutonico – carioca Steuerwald – Dias, dai due centrali veneti Cester e Braga e dagli schiacciatori Schwarz e Nikic e dal libero Giovi. Trovare l’alchimia giusta non sarà facile così come non sarà affatto facile concludere la regular season nella parte sinistra della classifica.

PIACENZA: Fra le tante partenze, da Meoni a Marshall l’unica conferma, oltre a coach Lorenzetti, è stata Zlatanov. Le novità rispondono ai nomi del palleggiatore cubano Gonzalez , dell’opposto svedese Nilsson, dei centrali Holt e Tencati e dello schiacciatore Popp. Grosse attese anche per il libero della nazionale Marra, chiamato alla sua prima stagione in una squadra di vertice.

ROMA: Mix di esperienza e gioventù per l’ambiziosa squadra di Giani. Sono arrivati da Macerata i veterani Cisolla, Lebl e Corsano ma anche la giovanissima promessa argentina Uriarte (classe 1990).

TRENTO: Un solo cambiamento per la squadra di Stoytchev via Vissotto (in rotta con la società) dentro l’ex Perugia Stokr anche se è ipotizzabile che Sokolov avrà sicuramente grande spazio. D’altronde anche quest’anno Trento giocherà quasi 60 partite e la panchina lunga non potrà certo nuocere.

TREVISO: Il ritorno del palleggiatore Pujol e dello schiacciatore Kovar, assieme all’innesto dell’ex piacentino Bjelica rappresentano le novità di una Sisley in cerca di rivincita affidata alle cure del confermato coach Roberto Piazza.

VERONA: Il nuovo palleggiatore, un certo Marco Meoni , è la ciliegina sulla torta della nuova squadra di coach Bagnoli. Nuovi i due centrali Pajenk e Brunner, i due schiacciatori, Urnaut e Herpe e anche il libero Smerilli. Confermato l’opposto della nazionale Lasko.

VIBO VALENTIA: L’innesto di Coscione e la conferma di Simeonov garantiscono una diagonale palleggio-opposto di qualità ma molto dovranno fare anche gli schiacciatori Anderson e Ananiev, altrimenti per gli uomini del neocoach Di Pinto sarà un’altra stagione al di sotto delle ambizioni.

Nicola Sbetti

IERI & OGGI: BARTALI TRIONFA A AIX-LES-BAINS E L’ITALIA SI PLACA

Il trionfo di Bartali sulle strade del Tour nei giorni dell’attentato a Togliatti: era il 16 luglio 1948 quando Ginettaccio ipotecò la vittoria nella Grande Boucle.

Gino BartaliEstate del 1948. Le prime elezioni che si sono svolte il 18 marzo di quello stesso anno in un clima arroventato tra fantasmi di cosacchi che abbeverano i cavalli in Piazza San Pietro e di servi del nemico a stelle e strisce hanno diviso l’Italia e la netta vittoria della Democrazia Cristiana ha portato alla guida del governo Alcide De Gasperi mentre Palmiro Togliatti, superando la sua base, in una responsabile scelta sulla via della normalizzazione della situazione ha accettato di guidare una opposizione accorta ed oculata. La situazione esplode nuovamente il 14 luglio quando Antonio Pallante, studente venticinquenne, esplode quattro colpi di pistola ferendo in modo grave il segretario del Partito Comunista. Alla notizia in tutta Italia partono manifestazioni spontanee che portano a gravi incidenti in molte città, la situazione sembra sfuggire di mano al governo. A Genova i dimostranti disarmano la polizia, a Torino sequestrano l’amministratore delegato della Fiat, Vittorio Valletta.

Le cronache narrano che Alcide De Gasperi, la sera del 14 luglio preoccupato per l’evolversi della situazione, riesca a pensare anche ad un uso dello sport come diversivo sociale e telefoni a Cannes dove la squadra italiana impegnata nel Tour de France sta vivendo la giornata di riposo prevista dal calendario chiedendo ad un Gino Bartali, preoccupatissimo per le sorti della sua famiglia, una grande impresa.

Il toscano a 34 anni è ritornato al Tour dopo la vittoria del 1938 e arriva alla giornata di riposo con un fardello di 21′ di distacco dalla maglia gialla, il bretone Louison Bobet. Il giorno successivo è in programma il primo dei tre tapponi alpini, la Cannes – Briançon con Allos, Vars e Izoard ad arricchire l’altimetria di 274 km di corsa. In una giornata di grande freddo, Bartali va all’attacco sul Vars e sull’Izoard: all’arrivo saranno sei i minuti di distacco del secondo, il belga Schotte, terzo l’italiano Camellini a nove minuti. Bobet arriverà con più di 18′ di ritardo e Bartali balza al secondo posto della classifica a 1’06” dal bretone. In una tesissima Piazza del Duomo dove sarebbe bastata una scintilla per scatenare una nuova guerra civile, la radio porta la notizia e la tensione, per qualche minuto, si scioglie.

Ma Bartali racconta di aver promesso a De Gasperi non solo la vittoria di una tappa ma la vittoria finale e il 16 luglio 1948 Ginettaccio si scatena. E’ una giornata da tregenda che prevede 5 passi alpini da Briancon a Aix-Les-Bains: il Galibier in mezzo ad una tormenta di neve, la Croix-de-Fer in un mare di fango, il Col de Porte nella nebbia e Cucheron e Granier sotto la neve. Bartali lascia sfogare Bobet sul Galibier e passa sulla vetta in un gruppetto a 2′ dalla testa della corsa che nella discesa opera il ricongiungimento.  E’ sulla Croix-de-Fer che parte l’attacco alla maglia gialla: Bartali scatta a 23 km dalla vetta e solo Bobet e l’altro francese Brulè gli stanno dietro mentre i distacchi iniziano a farsi abissali. L’italiano vince il Gran Premio della Montagna e guadagna 1′ di abbuono mentre Bobet si deve accontentare di 30″. Nella discesa una foratura ferma Gino mentre i due francesi filano via.

I corridori sono attesi dalla valle della Romanche sferzata da un forte vento contrario; in un capolavoro di tattica, Alfredo Binda suggerisce a Bartali di attendere gli inseguitori (Schotte, Ockers, Van Dijck, Camellini e Kirchen).  L’inseguimento (6 contro 2 in una anomala crono a squadre controvento) riesce  e il gruppetto si ritrova compatto all’attacco del col de Porte. Bartali piazza un altro attacco dei suoi e nessuno riesce a contrastarlo; un Bobet distrutto dalla fatica non resista neanche all’attacco di Ockers a 2 km dalla vetta dove l’italiano transita con 6’22” di vantaggio sul bretone indossando ormai la maglia gialla virtuale. L’arrivo a Aix-les-Bains è trionfale: 6′ minuti di vantaggio su Ockers, più di 7′ su Bobet. La maglia gialla è sulle spalle di Bartali che ha messo una seria ipoteca sulla vittoria finale. A mettere il sigillo finale arriveranno ancora le vittorie di tappa il giorno successivo a Losanna e nell’ultima settimana a Liegi.

Sul traguardo di Parigi, Bartali trionfa con un vantaggio di 26’16” sul belga Schotte e di 28’48” sul francese Lapébie. Louison Bobet si deve accontentare del quarto posto a 32’59” dall’italiano ma si rifarà vincendo tre Grande Boucle consecutive dal 1953 al 1955.

Al ritorno in Italia, Bartali è accolto come un eroe da Alcide De Gasperi: ancora una volta, come molte altre in futuro, lo sport è servivo come ottimo diversivo sociale.

Massimo Brignolo