DAVIDE DIELI NUOVO CAMPIONE ITALIANO DEI PESI PIUMA

Davide Dieli strappa a Massimo Morra la corona tricolore dei Pesi Piuma.

Davide DieliIn uno scenario davvero incredibile, nella pineta di Marina di Grosseto all’interno del Village “Cieloverde”, uno dei più grandi d’Italia, Rosanna Conti Cavini ha messo in scena una bella riunione che, oltre alla boxe, intendeva premiare anche il regista Rai Giancarlo Tomassetti, che proprio venerdì 16 ha lasciato il lavoro per la meritata pensione. A tenere il clou c’ha pensato il bel match valevole per il titolo italiano dei pesi piuma detenuto da Massimo Morra, appena ingaggiato dalla manager Monia Cavini, contro il romano Davide Dieli. Morra, quasi 37enne, Dieli, 31enne domani (auguri) hanno dato vita a un bella bella contesa all’arma bianca che, dopo le prime due riprese a favore del campione, che nella seconda ripresa ha fatto traballare lo sfidante con un gran gancio destro, ha visto un quasi autentico monologo di Dieli, bravissimo a colpire in anticipo e con un pizzico di potenza un Morra generossissimo che veniva sempre avanti. Cinque, due e un punto per Dieli, nuovo campione italiano, i verdetti dei giudici. Dieli raccoglie il primo squillo di una carriera che lo aveva visto finora affrontare quasi solamente collaudatori stranieri che in una occasione lo avevano anche battuto.

Il retroscena racconta però dell’ingenuità di Morra che non ha denunciato un infortunio alla mano destra, che poi gli è stata ingessata, durante il terzo round: il regolamento dice che entro la quarta ripresa un infortunio fa scattare il no contest, e il ragazzo di Civitavecchia avrebbe conservato il titolo. Onore alla sportività e al coraggio.

Per il resto della serata solita vittoria sbrigativa di Andrea Di Luisa, campione italiano dei supermedi e fenomenale picchiatore, che ha impiegato meno di un round a mettere ko tecnico l’ungherese Olah (nona vittoria su nove, tutte prima del limite!), mentre ha sofferto un po’ il giovane Giuseppe Di Micco, alla settima vittoria in carriera, nel venire a capo dell’ostico romeno Nicolae ai punti in sei riprese. Per Di Micco è l’avvicinamento decisivo al titolo italiano dei supergallo di Massimo Deidda.

Andrea Bacci

TOUR: UN “VINO” D’ANNATA TRIONFA A REVEL

Prima dei Pirenei, Vinokurov trova la vittoria dopo la crisi di ieri in casa Astana; la mglia verde ritorna sulle spalle di Petacchi

Alexandre VinokurovAvvicinandosi sempre più ai Pirenei, il Tour de France offre una serie di tappe comunque mosse ed interessanti: se quella di ieri ha visto una vera e propria bagarre tra gli uomini di classifica, anche quella odierna presenta un percorso vallonato, ricco di insidie e adatto anche a colpi di mano nel finale. I 196 km tra Rodez e Revel presentano infatti cinque gran premi della montagna di quarta e terza categoria, con una salita di 1900 metri al 6% che termina a 8 km dal traguardo. Il comune dell’Alta Garonna dove si conclude la frazione odierna ha già ospitato il Tour in diverse occasioni: l’ultima volta fu nel 2005, con una grande vittoria del Falco della Val Seriana Paolo Savoldelli, allora compagno di squadra del dominatore Lance Armstrong.

Oggi ci vogliono soltanto 5 km prima che parta la fuga di giornata, composta da Sylvain Chavanel (Quick Step), da Juan Antonio Flecha (Team Sky) e da Pierrick Fedrigo (Bbox Bouygues Telecom). Si tratta di tre ottimi passisti: Chavanel ha già vinto due tappe in questa Grande Boucle, indossando per altrettanti giorni la maglia gialla; Flecha è il classico corridore da fuga, già vincitore della frazione di Tolosa al Tour 2003 e di un Campionato di Zurigo; Fedrigo, campione nazionale francese nel 2005, vanta già due successi al Tour de France. I tre, a differenza degli attaccanti di ieri, non rappresentano assolutamente un problema per gli uomini di classifica e per il leader Andy Schleck, e dunque il loro vantaggio sale rapidamente fino ai 5-6 minuti, ma non oltre perché comunque la Lampre-Farnese Vini di Petacchi pensa che lo spezzino, nonostante il tracciato vallonato, abbia comunque chance di vittoria, e impone dunque un ritmo regolare per tenere sotto controllo il terzetto al comando. Il lavoro di Simon Spilak e Adriano Malori per la squadra italiana e di Maxime Monfort per la HTC-Columbia di Cavendish permette al plotone principale di recuperare secondi su secondi: così, nonostante molti potessero pensare all’azione del terzetto come quella decisiva, ai -10 il gruppo è compatto, dopo aver completato l’inseguimento ai fuggitivi. Si arriva quindi all’ultima salita, sulla quale le squadre dei velocisti contano di tenere le fila serrate: tuttavia, Alessandro Ballan (BMC) prova ad attaccare in solitaria, però al termine della salita rinviene su di lui, a velocità doppia, il kazako Vinokurov (Astana), ancora deluso dal piazzamento di ieri. Per Ballan non c’è nulla da fare, e dietro nessuna squadra è in grado di riorganizzarsi per inseguire il compagno di Contador: Vinokurov, con un’azione da manuale, coglie la sua settima vittoria di tappa al Tour de France, tre anni dopo quello scandalo-doping che lo costrinse ad abbandonare la corsa e a subire una lunga squalifica. Sceso dalla bicicletta, il vincitore abbraccia Contador, ponendo fine alle polemiche nate ieri per lo scatto della spagnolo che di fatto è andato a riprendere il compagno di squadra, in fuga da inizio tappa. Ad una quindicina di secondi arriva il gruppo principale, comunque frazionato, e Cavendish precede Petacchi per il secondo posto, ma lo spezzino riconquista l’agognata maglia verde ai danni di Hushovd, solo ottavo al traguardo.

Domani, la quattordicesima tappa partirà da Revel: dopo un centinaio di chilometri relativamente tranquilli, il gruppo dovrà affrontare il Port de Pailhhères, 15.5 km al 7.9%, salita hors categorie ideale preambolo dell’ascesa sulla quale si concluderà la tappa, i 7.8 km all’8.2% che porteranno i corridori ad Aix-3-Domaines.

Sabato 17 luglio 2010
Tour de France, tredicesima tappa
Rodez – Revel (196 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alexander VINOKUROV Astana 4h26’26”    (media 44,1km/h)
2. Mark CAVENDISH
Team HTC-Columbia a 13″
3. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini stesso tempo
4. Edvald BOASSON HAGEN
Team Sky stesso tempo
5. José Joaquin ROJAS
Caisse d’Epargne stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 63h08’40”
2. Alberto CONTADOR Astana a 31″
3. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi a 2’45
11. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 5’30”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini 187
2. Thor HUSHOVD
Cérvelo 185
3. Mark CAVENDISH
Team Htc-Columbia 162

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 107
2. Jérôme PINEAU
Quick Step 92
3. Mario AERTS Omega Pharma-Lotto 65

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 63h08’40”
2. Robert GESINK
Rabobank a 4’27”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 5’16”

Marco Regazzoni

LA SCURE DELLA COVISOC ESCLUDE 21 SOCIETA’. ADDIO A PRO VERCELLI E PERUGIA

Pro VercelliOtto squadre (Rimini, Mantova, Gallipoli, Perugia, Monopoli, Itala San Marco, Pescina e Scafatese) non avevano neanche provato ad iscriversi, sette (Arezzo, Real Marcianise, Alghero, Cassino, Manfredonia, Olbia e Pro Vasto) non avevano opposto ricorso alla prima decisione della Covisoc; il quadro delle squadre escluse dai prossimi tornei professionistici si è definito ieri con la mancata accettazione da parte della Covisoc dell’Ancona (serie B), Figline (Prima Divisione) e Legnano, Potenza, Sangiustese e Pro Vercelli in seconda divisione.

Ventuno squadre su 132 spariscono dalla mappa del calcio professionistico italiano, più del 15 percento, una mattanza. Non si è più di fronte al caso singolo del presidente che ha fatto il passo più lungo della gamba ma ad un problema sistemico dove la Lega Pro paga dazio all’ipertrofica struttura dei campionati. La realtà italiana non è in grado di supportare 132 squadre professionistiche e la nuova riforma dei campionati dovrà partire da questa consapevolezza.

Il calcio perde una squadra storica come la Pro Vercelli con i suoi sette scudetti tra il 1908 e il 1922, una squadra come il Perugia che ha scritto pagine importanti nella storia della serie A negli anni Ottanta e soprattutto perde realtà che rappresentano bacini di utenza importanti: spariscono nove capoluoghi di provincia (anche se a Vercelli la Pro Belvedere retrocessa ai playout dalla seconda divisione chiederà il ripescaggio).

Parte ora, per ridefinire gli organici dei nuovi campionati la giostra dei ripescaggi che in ogni caso consegnerà dei tornei dove le partecipanti non dipenderanno da meriti sportivi. Triestina o Hellas Verona dovrebbero sostituire l’Ancona in serie B ma il ripescaggio richiede due milioni di euro di pagamento immediato, è difficile prevedere che gli altri 20 posti in Prima e Seconda Divisione possano consentire tornei a ranghi completi. La richiesta di ripescaggio in Prima Divisione vale un milione e duecentomila euro, in Seconda Divisione ottocentomila.

Massimo Brignolo

MOTOGP: POLE PER LORENZO, VALE RIPARTE DAL QUINTO POSTO

Quarta pole consecutiva per Jorge Lorenzo mentre Valentino Rossi al ritorno dopo il gravissimo infortunio si deve accontentare del quinto tempo.

Jorge LorenzoContinua con la quarta pole position consecutiva il dominio assoluto di Jorge Lorenzo nella MotoGp. Dopo Silverstone, Assen e Montmelò, infatti, il pilota Yamaha strappa il primo posto anche nelle qualificazioni del Gran Premio di Germania sul breve circuito sassone, il più corto del motomondiale, staccando di soli 24 centesimi Casey Stoner su Ducati e di più di un decimo Daniel Pedrosa su Honda. Viste le precarie condizioni fisiche a poco più di un mese dal rientro lampo dall’infortunio subìto al Mugello, non male la prestazione di Valentino Rossi, terminato tuttavia a più di mezzo secondo dalla pole e pronto a gareggiare domani partendo dal quinto posto. In prima fila ci sarà comunque un altro italiano, Andrea Dovizioso, arrivato a quattro decimi di secondo da Lorenzo.

Più che dalla sfida per la pole, le prove sono state movimentate dalla rottura del motore Yamaha di Lorenzo a 25 minuti dalla bandiera a scacchi, costata la sospensione delle prove per pulire la pista dall’olio e uno scivolone per Bane Spies e Randy De Puniet, con il francese che non ha completato le prove per una botta alla gamba destra rimediato nell’occasione. De Puniet (Honda clienti) sarà comunque regolarmente al via domani, partendo dal settimo posto in griglia, tre posizioni più su di Melandri (decimo su Honda clienti). Solo quattordicesimo Capirossi su Suzuki.

«Sono contento e soddisfatto», ha commentato l’autore della pole, Lorenzo. «Stoner e Pedrosa domani avranno un buon passo ma noi siamo migliorati rispetto a ieri».

Pos Num Pilota Team Moto Tempo
1 99 Jorge LORENZO SPA Fiat Yamaha Team Yamaha 1’21.817
2 27 Casey STONER AUS Ducati Team Ducati 1’21.841
3 26 Dani PEDROSA SPA Repsol Honda Team Honda 1’21.948
4 4 A. DOVIZIOSO ITA Repsol Honda Team Honda 1’22.263
5 46 Valentino ROSSI ITA Fiat Yamaha Team Yamaha 1’22.395
6 40 Hector BARBERA SPA Paginas Amarillas Aspar Ducati 1’22.454
7 14 R. DE PUNIET FRA LCR Honda MotoGP Honda 1’22.610
8 58 M. SIMONCELLI ITA San Carlo Honda Gresini Honda 1’22.624
9 41 A. ESPARGARO SPA Pramac Racing Team Ducati 1’22.910
10 33 M. MELANDRI ITA San Carlo Honda Gresini Honda 1’22.917
11 36 Mika KALLIO FIN Pramac Racing Team Ducati 1’22.961
12 5 Colin EDWARDS USA Monster Yamaha Tech3 Yamaha 1’23.026
13 11 Ben SPIES USA Monster Yamaha Tech3 Yamaha 1’23.028
14 65 Loris CAPIROSSI ITA Rizla Suzuki MotoGP Suzuki 1’23.040
15 69 Nicky HAYDEN USA Ducati Team Ducati 1’23.090
16 19 A. BAUTISTA SPA Rizla Suzuki MotoGP Suzuki 1’23.193
17 15 A. DE ANGELIS RSM Interwetten Honda MotoGP Honda 1’23.515

Riccardo Patrian

IERI & OGGI: L’ITALIA PERDE AI RIGORI LA COPPA DEL MONDO DEL 1994

Sedici anni fa la finale del Rose Bowl di Pasadena: sono solo i rigori a risolvere una partita molto chiusa tra Italia e Brasile. Gli errori di Baresi, Massaro e Baggio consegnano la Coppa al Brasile di Dunga.

Baggio e Taffarel17 luglio 1994: alle 12.30, ora americana, Italia e Brasile si ritrovano al Rose Bowl di Pasadena per disputarsi la finale della Coppa del Mondo del 1994. Gli azzurri di Arrigo Sacchi arrivano alla finale trascinati da Roberto Baggio: dopo un girone eliminatorio che passa alla storia per essere il primo concluso con tutte le squadre, Messico, Norvegia, Italia e Irlanda pari merito infatti con una vittoria, una sconfitta e un pareggio a testa e dove solo la differenza reti esclude la Norvegia, una doppietta del Divin Codino elimina la Nigeria negli ottavi, un goal al 88′ regola la pratica Spagna e un’altra doppietta liquida in semifinale la sorprendente Bulgaria.

Ma è proprio Roberto Baggio a disturbare i sonni prima della finale: negli ultimi minuti della semifinale uno stiramento muscolare mette pesantemente in forse la sua presenza nella finale contro il Brasile di capitan Dunga. L’infermeria azzurra sta concludendo anche a tempo di record il recupero di Franco Baresi, leader carismatico di quella squadra: il 23 giugno nella partita contro la Norvegia, il capitano si procura una lesione al menisco. Operazione immediata e rientro a tempo di record pianificato per la finale a 24 giorni dall’intervento.

Alla lettura delle formazioni il mistero è svelato: Franco Baresi sarà al centro della difesa e, lo si scoprirà nello sviluppo della finale, Roberto Baggio, più per onore di sponsor che per reale efficienza, occupa il suo posto. Con due giocatori sul filo del rasoio della ricaduta, al 35′ del primo tempo arriva la tegola di un ulteriore infortunio: si stira anche Mussi e Apolloni prende il suo posto. La partita è oggettivamente brutta con l’Italia impegnata più a difendere che offendere e il Brasile che si infrange contro il muro azzurro. In 120 minuti le conclusioni a rete si contano sulle dita della mano e si arriva, per la prima volta in una finale mondiale, ai calci di rigore.

Nella lista dei rigoristi lo staff azzurro sceglie più sulla base del carattere e della fiducia che sulle condizioni fisiche dei reduci e la scelta si paga sino in fondo: è Franco Baresi il primo ad andare sul dischetto e calcia alto, ma Pagliuca devia il penalty di Marcio Santos ristabilendo l’equilibrio. Albertini ed Evani per l’Italia, Romario e Branco per il Brasile non sbagliano e tocca a Massaro. La conclusione dell’attaccante del Milan, debole e centrale, viene respinta senza problemi. La fredda realizzazione del capitano brasiliano Dunga costringe Baggio a segnare a tutti i costi per tenere in piedi l’Italia. Per ristabilire una verità storica spesso dimenticata anche in nome dell’intoccabilità di alcuni dei protagonisti di questa storia occorre ricordare che anche in caso di rete di Baggio sarebbe stato necessario un miracolo di Pagliuca o un errore degli ultimi rigoristi verdeoro per ritornare in parità. Il Divin Codino spara alto, Taffarel esulta e il Brasile si laurea campione del mondo per la quarta volta. Da quel momento e fino ad ora in Italia, la finale di Pasadena verrà sempre ricordata, ingenerosamente, per l’errore di Roberto Baggio.


Massimo Baggio