F1: ROSSE COMPETITIVE A HOCKENHEIM, ALONSO IN PRIMA FILA

A Hockenheim pole position per la Red Bull di Sebastian Vettel ma la Ferrari di Alonso è in prima fila a soli due millesimi.

Fernando AlonsoPer una volta i tempi del venerdì hanno detto la verità: le Ferrari viste nelle prove di Hockenheim sono  a un livello di competitività riscontrato sino adesso nella stagione solo nella prima prova in Bahrain. Alonso è stato per due giorni perfetto, riuscendo a trasformare in efficienza in pista la propria aggressività e voglia di vincere, Massa si è ritrovato senza compiere errori, ma di fronte al giro messo in pista da Sebastian Vettel c’è solo da inchinarsi. Facile parlare dell’efficienza aerodinamica della Red Bull, ma qui c’è tanto cuore, e ne è venuto fuori un giro da raccontare a figli, nipoti, e proseguire nelle generazioni a venire. La coppia Red Bull è sempre e comunque veloce, i due piloti sono totalmente presi dalla loro lotta interna e dalla possibilità di vincere il loro primo mondiale, e saranno ancora quelli da battere per la gara di domani, ma questa prima fila di Alonso accende un piccolo lume di speranza nella testa di parecchi ferraristi.

Partenza di qualifiche  col botto per Vitantonio Liuzzi: il pilota italiano perde il posteriore della sua Force India sul cordolo umido prima del rettilineo d’arrivo, e la botta conseguente a muro è una di quelle che stendono chi guida e distruggono la macchina. Qualifiche finite per l’italiano che per l’occasione si unisce ai “soliti” esclusi da Q3: ovverosia i sei piloti delle tre nuove squadre, Hrt, Lotus e Virgin. Davanti a tutti la coppia Alonso e Vettel, che si ripetono esattamente nello stesso ordine in Q2, precedendo i rispettivi compagni di squadra.

Secondo spezzone di qualifiche che lascia sul campo le due Toro Rosso, le due Sauber, Petrov su Renault, Sutil che chiude una deludente sessione di qualifica per la Force India, e soprattutto – duole un poco dirlo, ma ormai non è più una novità – anche Michael Schumacher, beffato dalla Williams di Hulkenberg all’ultimo secondo. Da sottolineare ancora la prestazione di Barrichello con l’altra Williams, quinto in Q2, e ormai abbonato al passaggio in Q1.

Si entra in  Q3 con il rischio pioggia incombente, e con le due Ferrari e le due Red Bull pronte a giocarsi la pole. Ma l’Alonso di questi giorni è determinato e tagliente quanto le sue dichiarazioni alla vigilia,  e solo l’incredibile giro di Vettel riesce ad avere ragione della grinta dello spagnolo . Vettel sopravanza di pochi millesimi Alonso, più indietro un ottimo Massa, che riesce a precedere la seconda Red Bull, quella di un Webber  apparso un poco sotto tono, e forse schiacciato dalle tensioni interne alla squadra. Dietro le due Mclaren, un gradino al di sotto di Red Bull e Ferrari, con Button che riesce a precedere in qualifica il compagno Hamilton. Chiudono i dieci, il solito solido Kubica, l’ottimo inossidabile Barrichello, Rosberg, con una Mercedes che ancora una volta non riesce a spiegare nemmeno a se stessa le proprie prestazioni, e Hulkenberg, comunque positivo.

Domani ci sarà spazio per tanti possibili risultati, Alonso e Vettel sembrano i favoriti, ma molto dipenderà dalla partenza che si preannuncia a rischio contatti, dal meteo, e dall’usura delle gomme che potrebbe determinare una gara con più di un cambio pneumatici.



Pos. # Pilota Macchina Q1 Q2 Q3
1 5 Sebastian Vettel Red Bull-Renault 1′15.152 1′14.249 1′13.791
2 8 Fernando Alonso Ferrari 1′14.808 1′14.081 1′13.793
3 7 Felipe Massa Ferrari 1′15.216 1′14.478 1′14.290
4 6 Mark Webber Red Bull-Renault 1′15.334 1′14.340 1′14.347
5 1 Jenson Button McLaren-Mercedes 1′15.823 1′14.716 1′14.427
6 2 Lewis Hamilton McLaren-Mercedes 1′15.505 1′14.488 1′14.566
7 11 Robert Kubica Renault 1′15.736 1′14.835 1′15.079
8 9 Rubens Barrichello Williams-Cosworth 1′16.398 1′14.698 1′15.109
9 4 Nico Rosberg Mercedes 1’16.178 1’15.018 1′15.179
10 10 Nico Hulkenberg Williams-Cosworth 1′16.387 1′14.943 1′15.339
11 3 Michael Schumacher Mercedes 1′16.084 1′15.026
12 23 Kamui Kobayashi Sauber-Ferrari 1′15.951 1′15.084
13 12 Vitaly Petrov Renault 1′16.521 1′15.307
14 22 Pedro de la Rosa Sauber-Ferrari 1′16.450 1′15.550
15 17 Jaime Alguersuari Toro Rosso-Ferrari 1’16.664 1′15.588
16 16 Sebastien Buemi Toro Rosso-Ferrari 1′16.029 1′15.974
17 18 Jarno Trulli Lotus-Cosworth 1′17.583
18 19 Heikki Kovalainen Lotus-Cosworthi 1′18.300
19 14 Adrian Sutil Force India-Mercedes 1′16.220 1’15.467
20 21 Bruno Senna HRT-Cosworth 1′18.592
21 15 Vitantonio Liuzzi Force India-Mercedes 1′18.952
22 20 Sakon Yamamoto HRT-Cosworth 1′19.844
23 24 Timo Glock Virgin-Cosworth 1′18.343
24 25 Lucas di Grassi Virgin-Cosworth

Andrea Corbetta

IERI & OGGI: ZÁTOPEK E SIGNORA, ORO AD HELSINKI

Nella gara centrale della sua storica tripletta, la Locomotiva Umana, Emil Zátopek vince i 5.000 alle Olimpiadi di Helsinki pochi minuti prima della vittoria della moglie nel Giavellotto.

Emil Zatopek“Credo che in qualche modo la vittoria sui 5.000 possa averla ispirata”, “Davvero? Allora cerca un’altra ragazza, ispirale e vediamo se riesce a lanciare un giavellotto a 50 metri”. Questo scambio di battute avviene il 24 luglio 1952 alla conferenza stampa dopo la vittoria di Dana Ingrová in Zátopková nella gara di Lancio del Giavellotto tra la vincitrice e il marito Emil Zátopek che poco prima aveva conquistato l’alloro olimpico nei 5000 metri.

Nato il 19 settembre del 1922 in Moravia, Zátopek si era già imposto all’attenzione del mondo nelle Olimpiadi del 1948 a Londra dove vinse la medaglia d’Oro nei 10.000 e la medaglia d’Argento nei 5.000, primi tasselli di un dominio sul fondo mondiale che si confermò negli anni successivi. Alle stesse Olimpiadi, la moglie Dana dovette accontentarsi, nel Lancio del Giavellotto del settimo posto con una misura di poco inferiore ai 40 metri.

All’apice della sua carriera, il fondista cecoslovacco rischiò di non partecipare alle Olimpiadi di Helsinki: dapprima una infezione ghiandolare aveva portato i medici a consigliarli un periodo di assoluto riposo e poi Zátopek, spirito libero nella Cecoslovacchia sotto il giogo sovietico, pochio giorni prima della partenza per la Finlandia prese le difese dello staffettista Jungwirth, escluso dalla selezione perchè figlio di un prigioniero politico. “Se non parte, non parto neanche io” dichiarò Zátopek ed effettivamente quando la nazionale cecoslovacca arrivò Helsinki i 10.000 finlandesi che attendevano la Locomotiva Umana tornarono a casa delusi. Due giorni dopo il fondista e Jungwirth salirono sullo stesso aereo per raggiungere i compagni e i Giochi ritrovarono un protagonista che avevano rischiato di perdere prima ancora di iniziare.

Il 20 luglio il cecoslovacco difese l’Oro olimpico di 4 anni prima, imponendosi, a tempo di record olimpico, davanti al francese Mimoun staccato di 16″ e al russo Anufriyev. Due giorni dopo supera il primo turno dei 5.000, qualificandosi per la finale senza sprecare energie.

Il 24 luglio il programma delle gare di Atletica prevede alle 11.30 le qualificazioni del Giavellotto femminile,  il via dei 5.000 metri alle 16.40 e 5 minuti più tardi l’inizio della finale del Giavellotto. Dana Zátopková ottiene la terza misura delle qualificazioni con 45.57 dietro alle sovietiche Tshudina e Zibina. Alle 16.40 parte la finale dei 5.000 metri, una gara dagli altissimi contenuti agonistici che diventa presto una gara a quattro tra Zátopek, il francese Mimoun, l’inglese Chataway e il tedesco Schade. Il cecoslovacco guida il gruppetto al suono della campana ma  sembra non riuscire a reagire all’attacco di Chataway e Schade ai 300 metri; risucchiato anche da Mimoun, Zátopek non si da per vinto e piazza uno scatto micidiale ai 150 metri dall’arrivo, si spintona con Mimoun, passa all’esterno e si presenta in prima posizione sul rettilineo d’arrivo mentre cade Chataway, allungando con la sua caratteristica andatura ciondolante. Il titolo olimpico è suo mentre sul podio salgono anche Mimoun e Schade.

Nella pedana del Giavellotto, la moglie mette tutte d’accordo al primo lancio con una spallata poderosa da 50.47 che nessuno riuscirà a superare nei sei lanci della finale. Le si avvicina solo la sovietica Shudina che all’ultimo lancio piazza un 50.01 che le varrà la medaglia d’Argento superando la connazionale Gortshakova che si ferma a 49.76.

Tre giorni dopo, Zátopek completa una storica tripletta vincendo la prima Maratona della sua vita.

Massimo Brignolo

L’ESORDIO AUSTRALIANO AL TRI NATIONS AFFONDA GLI SPRINGBOKS

Terza sconfitta consecutiva per il Sudafrica: da favorita della vigilia a ultima in classifica con tutto da rifare.

Terzo KO consecutivo per gli Springboks che, a metà della loro campagna di difesa del titolo del Tri Nations, si trovano a guardare la graduatoria dal basso, senza aver ancora guadagnato nessun punto in classifica. Tre sconfitte segnate da un marchio ripetuto, ovvero il sin-binning di un giocatore nei minuti di apertura del match, sintomatico dei problemi di disciplina dei sudafricani, alle prese, con troppa fatica, con le nuove interpretazioni del regolamento. Non sono mancate le polemiche da parte di Peter de Villiers, bacchettato dal comitato organizzatore del SANZAR per le sue dichiarazioni: il coach del Sudafrica ha sostenuto di essere vittima di una cospirazione da parte degli arbitri che, in vista della Coppa del Mondo del 2011, starebbero spingendo la Nuova Zelanda per attrarre più pubblico alle partite dell’anno prossimo. Sorprende invece l’Australia che, con una squadra piuttosto giovane e sperimentale sapientemente guidata dall’esperienza di Ashley-Cooper, Giteau, Elsom e Sharpe, è riuscita a mettere i campioni uscenti con le spalle al muro.

Di nuovo il Sudafrica si è trovato a dover arretrare di fronte a un avversario determinato e più aggressivo nel cercare di superare la linea del vantaggio, il che ha reso l’Australia dominante nella gestione del breakdown, l’area del placcaggio: le terze linee Rocky Elsom e soprattutto David Pocock sono stati decisivi nei raggruppamenti, permettendo agli Wallabies di sviluppare il loro gioco di trequarti arrembanti e abili nel far girare la palla. Per contro i sudafricani, orfani tra l’altro di Fourie du Preez, hanno mancato troppi placcaggi decisivi e hanno concesso di nuovo troppo sul versante della disciplina: undici punizioni concesse (sei delle quali spedite in mezzo ai pali da Matt Giteau e James O’Connor per un totale di diciotto punti, guardacaso un punto solo in più rispetto allo scarto finale tra le due squadre) e due ammonizioni.

La prima ammonizione, dopo soli due minuti di gioco, è quella di Jaque Fourie, punito per un placcaggio irregolare. I sudafricani reggono senza concedere punti fino al ritorno del centro, ma anche in parità numerica continuano a subire il ritmo del gioco australiano: Giteau è infallibile dalla piazzola e poco dopo la mezz’ora il risultato è fissato sul 12-3 dalle sue punizioni. Per la prima meta bisogna aspettare i minuti finali del primo tempo: un ottimo break di Elsom da una rimessa laterale e un colpo di maestria di Giteau aprono la strada per la marcatura di Drew Mitchell e fissano il punteggio sul 17-3 all’intervallo.

La ripresa si apre subito con altri tre punti di Giteau e soprattutto con l’ammonizione di BJ Botha, seguita dalla sesta punizione per gli Wallabies, stavolta messa a segno da O’Connor. Al 54′ il Sudafrica si trova per la prima volta in superiorità numerica, con l’ammonizione di Quade Cooper per un placcaggio irregolare. Gli Springboks ne approfittano e cercano di riportarsi in partita: due mete non trasformate di Fourie e Gurthrö Steenkamp portano il risultato sul 23-13 per l’Australia a dieci minuti dal fischio finale. A richiudere definitivamente l’incontro ci pensa Will Genia, coronando con una meta trasformata da O’Connor un’ottima prestazione con la maglia numero nove che fu di George Gregan.

Sabato 24 luglio 2010
AUSTRALIA – SUDAFRICA 30-13 (17-3)
Lang Park, Brisbane (AUS)

AUSTRALIA: Ashley-Cooper – O’Connor, Horne, Giteau (74′ Barnes), Mitchell – Cooper, Genia – Brown (70′ McCalman), Pocock, Elsom (c) – Sharpe, Mumm (68′ Simmons) – Ma’afu, Faingaa (54′ Moore), Robinson (58′ Slipper).

SUDAFRICA: Kirchner – Aplon, Fourie, Olivier (54′ de Jongh), Habana – M.Steyn (54′ James), Pienaar (72′ Hougaard) – Spies (48′-55′ van der Linde), Kankowski (56′ Potgieter), Burger – Matfield, Rossouw (68′ van der Merwe) – BJ Botha (68′ van der Linde), Smit (c) (72′ Ralepelle), Steenkamp.

ARBITRO: George Clancy (IRL)

MARCATORI
2′ amm. Fourie RSA
14′ p. Giteau AUS 3-0
17′ p. M.Steyn RSA 3-3
19′ p. Giteau AUS 6-3
23′ p. Giteau AUS 9-3
31′ p. Giteau AUS 12-3
39′ m. Mitchell AUS 17-3
Fine Primo Tempo 17-3
42′ p. Giteau AUS 20-3
45′ amm. BJ Botha RSA
46′ p. O’Connor AUS 23-3
54′ amm. Cooper AUS
62′ m. Fourie RSA 23-8
71′ m. Steenkamp RSA 23-13
75′ m. Genia t. O’Connor AUS 30-13
FINALE 30-13

CLASSIFICA: Nuova Zelanda* 10, Australia** 4, Sudafrica 0.
* una partita in meno
** due partite in meno

Damiano Benzoni

VOLLEY: L’ITALIA SI ARRENDE ALL’ARREMBANTE GIOVENTU’ CUBANA

L’Italia del ct Anastasi esce dalla scena delle Final Six di World League con una pesante sconfitta (0-3) contro Cuba.

il muro di CubaBattuta d’arresto per gli azzurri nella partita decisiva. Cuba pur schierando un sestetto molto giovane (i fenomeni che giocano in Europa non sono convocati) dimostra ottima fisicità e qualità. Anastasi concede nuovamente fiducia a Parodi preferendolo a Savani.

Partenza a razzo di Cuba; è soprattutto con le battute che i caraibici mettono in grossa difficoltà la nostra ricezione. Sul 14 a 10 Anastasi è costretto al primo time out. Marra, grande protagonista in tutto il torneo, appare smarrito di fronte ai diabolici servizi cubani; poi si riprenderà. Sul 17 a 12 entra Travica per Vermiglio, un importante turno in battuta di Mastrangelo riporta l’Italia sul 17 a 20 ma è solo un’illusione. Gli azzurri sono troppo Fei dipendenti e, con il muro cubano devastante, il primo set si chiude sul 25 a 17.

Nel secondo set si riparte dalla regia di Vermiglio, un po’ preso di mira dall’arbitro. Finalmente si vede una buona Italia che lotta punto a punto trascinata inizialmente da Fei e successivamente da Mastrangelo. Un leggero appannamento del nostro opposto però fa scappare Cuba sul 21 a 18. Anastasi opta quindi per far riposare Fei inserendo Lasko. L’opposto di Verona ripaga la fiducia mettendo giù la palla del 21 pari. Un gran salvataggio di Marra sul 23 a 24 porta il secondo set ai vantaggi. I cubani, dopo un’estenuante maratona punto a punto, sfruttano un’invasione aerea fischiata a Vermiglio e chiudono sul 35 a 33.

Nel terzo set Cuba riprende a martellare in battuta mettendo in gran difficoltà la ricezione italiana. Al primo tempo tecnico di sospensione i caraibici dilagano 8 a 3. Anastasi ripropone prima Travica in palleggio e sul 13-5 Lasko come opposto. L’Italia prova a rifarsi sotto ma è Leon a chiudere meritatamente set e incontro sul 25 a 22.

Cuba ha dimostrato di non basarsi esclusivamente sulla diagonale Hierrezuelo – Hernández. Impressionante la forza fisica espressa in attacco dai giovanissimi schiacciatori-ricevitori: Leal ma soprattutto il diciassettenne Leon in grado di colpire con irridente facilità sopra le mani del muro azzurro. L’esperienza è garantita dal ventitreenne Simón, centrale di qualità con una gran varietà di colpi sia in attacco che in battuta.

All’Italia è mancata soprattutto la continuità per vincere. Fei è sparito a metà del secondo set, Černic ha mostrato la solita grinta mettendo giù palloni importanti ma ha anche subito la fisicità dei cubani, Vermiglio è stato troppo nervoso, Birarelli ha sbagliato troppe battute, Parodi non è riuscito ad essere incisivo in attacco, inoltre nonostante delle ottime difese ha evidenziato alcune lacune in ricezione. Positivi solamente Marra, malgrado qualche difficoltà nel trattenere i potentissimi servizi cubani e Mastrangelo che, pur servito pochissimo, è stato l’unico azzurro a intimorire i cubani a muro e col servizio.

L’Italia rientra mestamente a casa con la convinzione però di avere la qualità per giocarsela a settembre con le migliori del mondo. Scordiamoci gli anni Novanta ma il podio  non è così lontano. Cuba invece se riuscirà ad essere incisiva come oggi al servizio potrà dare davvero del filo da torcere a un Brasile non in perfetta forma.

Nella notte la Serbia ha superato con un netto 3-0 l’Argentina qualificandosi per la semifinale che la vedrà opposta alla Russia.

Venerdì 23 luglio 2010
CUBA ITALIA 3 – 0
(25-17; 35-33; 25-22)
Cordoba (ARG)

CUBA: Leon 14, Leal 12, Gutierrez (L), Camejo 7, Simón (C) 10, Hierrezuelo 4, Hernández 11. (Leyva, Cepeda n.e., Bell n.e., Mesa n.e., Díaz 1.)

ITALIA: Mastrangelo 6, Marra (L), Parodi 7, Vermiglio (C) 1, Fei 12, Birarelli 4, Černic 12. (Lasko 8, Maruotti n.e., Savani 1, Travica, Sala n.e.)

Nicola Sbetti

TOUR: A BORDEAUX ANCORA CAVENDISH MA PETACCHI E’ IN VERDE

Cavendish raccoglie il suo quarto successo in questo Tour mentre Petacchi veste la maglia verde: ultima sfida domenica a Parigi

Mark CavendishArchiviate le grandi montagne, i 171 superstiti di questo Tour de France iniziano, perlomeno metaforicamente, a vedere i Campi Elisi di Parigi, dove domenica si concluderà la corsa: infatti, le ultime tre tappe non prevedono nemmeno un gran premio della montagna e l’unica possibilità per fare la differenza sarà l’interminabile cronometro di domani, con Contador che a questo punto sembra aver in pugno la prima posizione.

La marcia verso la capitale francese riparte da Salies-de-Béarn in direzione Bordeaux dove, dopo 198 km assolutamente piatti, si conclude la diciottesima tappa. La città della Gironda chiama a raccolta gli sprinter: infatti, in passato il traguardo del velodromo Lescure ha premiato i più grandi velocisti della storia, da Rik Van Looy a Freddy Maertens, da Dedé Darrigade ad Erik Zabel.

Dopo una decina di chilometri, parte la fuga di giornata, composta dall’ex maglia a pois Jérôme Pineau (Quick Step), dal passista-veloce danese Matti Breschel (Saxo Bank), dal bretone Benoit Vaugrenard (Française des Jeux) e da Daniel Oss (Liquigas-Doimo), ventitreenne trentino molto adatto alle Classiche del Nord ma in grado di districarsi con successo anche nelle volate. La testa della corsa mantiene per svariati chilometri un vantaggio che oscilla solo tra i 2 e i 4 minuti, perché dietro la Lampre-Farnese Vini di Petacchi guida con decisione l’inseguimento, intenzionata a portare il proprio capitano allo sprint. L’avventura dei fuggitivi termina ad una dozzina di chilometri dalla conclusione, con Daniel Oss che è l’ultimo ad arrendersi, dimostrando comunque una grande condizione che gli permette di stare davanti, solo contro il gruppo lanciatissimo, fino ai -3.5: i Cervélo di Hushovd e gli Sky di Boasson Hagen cercano di impostare la volata sorprendendo Cavendish e Petacchi, ma è ancora una volta l’inglese ad avere la meglio, precedendo Dean e l’atleta spezzino, in parte disturbato dall’australiano Lancaster. Per Petacchi comunque c’è la riconquista dell’ambita maglia verde, da difendere con le unghie e con i denti nella tappa degli Champs Élysées. L’atleta dell’Isola di Man coglie invece il poker stagionale al Tour de France, quattordicesima vittoria in carriera nella corsa transalpina: numeri da urlo per un ragazzo di appena venticinque anni.

Domani sono in programma 52 km a cronometro tra Bordeaux e Pauillac, piatti come un tavolo da biliardo: Cancellara è logicamente il favorito per la vittoria di tappa, mentre Contador non dovrebbe avere problemi a mantenere il suo vantaggio nei confronti di Andy Schleck. Ma le sorprese, in un Tour de France, sono sempre dietro l’angolo.

Venerdì 23 luglio 2010
Tour de France, diciottesima tappa
Salies-de-Béarn – Bordeaux (198 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Mark CAVENDISH
HTC-Columbia 4h37’09”
(media 42 km/h)
2. Julian DEAN
Garmin stesso tempo
3. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini stesso tempo
4. Robbie MCEWEN
Team Katusha stesso tempo
5. Oscar FREIRE Rabobank stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alberto CONTADOR
Astana 88h09’48”
2. Andy SCHLECK
Saxo Bank a 8″
3. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi a 3’32”
29. Damiano CUNEGO
Lampre-Farnese Vini a 51’56”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini 213
2. Thor HUSHOVD Cérvelo 203
3. Mark CAVENDISH
Team Htc-Columbia 197

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 143
2. Christophe MOREAU
Caisse d’Epargne 128
3. Andy SCHLECK
Saxo Bank 116

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 88h09’56”
2. Robert GESINK
Rabobank a 6’33”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 10’04”

Marco Regazzoni