L’ESORDIO AUSTRALIANO AL TRI NATIONS AFFONDA GLI SPRINGBOKS

Terza sconfitta consecutiva per il Sudafrica: da favorita della vigilia a ultima in classifica con tutto da rifare.

Terzo KO consecutivo per gli Springboks che, a metà della loro campagna di difesa del titolo del Tri Nations, si trovano a guardare la graduatoria dal basso, senza aver ancora guadagnato nessun punto in classifica. Tre sconfitte segnate da un marchio ripetuto, ovvero il sin-binning di un giocatore nei minuti di apertura del match, sintomatico dei problemi di disciplina dei sudafricani, alle prese, con troppa fatica, con le nuove interpretazioni del regolamento. Non sono mancate le polemiche da parte di Peter de Villiers, bacchettato dal comitato organizzatore del SANZAR per le sue dichiarazioni: il coach del Sudafrica ha sostenuto di essere vittima di una cospirazione da parte degli arbitri che, in vista della Coppa del Mondo del 2011, starebbero spingendo la Nuova Zelanda per attrarre più pubblico alle partite dell’anno prossimo. Sorprende invece l’Australia che, con una squadra piuttosto giovane e sperimentale sapientemente guidata dall’esperienza di Ashley-Cooper, Giteau, Elsom e Sharpe, è riuscita a mettere i campioni uscenti con le spalle al muro.

Di nuovo il Sudafrica si è trovato a dover arretrare di fronte a un avversario determinato e più aggressivo nel cercare di superare la linea del vantaggio, il che ha reso l’Australia dominante nella gestione del breakdown, l’area del placcaggio: le terze linee Rocky Elsom e soprattutto David Pocock sono stati decisivi nei raggruppamenti, permettendo agli Wallabies di sviluppare il loro gioco di trequarti arrembanti e abili nel far girare la palla. Per contro i sudafricani, orfani tra l’altro di Fourie du Preez, hanno mancato troppi placcaggi decisivi e hanno concesso di nuovo troppo sul versante della disciplina: undici punizioni concesse (sei delle quali spedite in mezzo ai pali da Matt Giteau e James O’Connor per un totale di diciotto punti, guardacaso un punto solo in più rispetto allo scarto finale tra le due squadre) e due ammonizioni.

La prima ammonizione, dopo soli due minuti di gioco, è quella di Jaque Fourie, punito per un placcaggio irregolare. I sudafricani reggono senza concedere punti fino al ritorno del centro, ma anche in parità numerica continuano a subire il ritmo del gioco australiano: Giteau è infallibile dalla piazzola e poco dopo la mezz’ora il risultato è fissato sul 12-3 dalle sue punizioni. Per la prima meta bisogna aspettare i minuti finali del primo tempo: un ottimo break di Elsom da una rimessa laterale e un colpo di maestria di Giteau aprono la strada per la marcatura di Drew Mitchell e fissano il punteggio sul 17-3 all’intervallo.

La ripresa si apre subito con altri tre punti di Giteau e soprattutto con l’ammonizione di BJ Botha, seguita dalla sesta punizione per gli Wallabies, stavolta messa a segno da O’Connor. Al 54′ il Sudafrica si trova per la prima volta in superiorità numerica, con l’ammonizione di Quade Cooper per un placcaggio irregolare. Gli Springboks ne approfittano e cercano di riportarsi in partita: due mete non trasformate di Fourie e Gurthrö Steenkamp portano il risultato sul 23-13 per l’Australia a dieci minuti dal fischio finale. A richiudere definitivamente l’incontro ci pensa Will Genia, coronando con una meta trasformata da O’Connor un’ottima prestazione con la maglia numero nove che fu di George Gregan.

Sabato 24 luglio 2010
AUSTRALIA – SUDAFRICA 30-13 (17-3)
Lang Park, Brisbane (AUS)

AUSTRALIA: Ashley-Cooper – O’Connor, Horne, Giteau (74′ Barnes), Mitchell – Cooper, Genia – Brown (70′ McCalman), Pocock, Elsom (c) – Sharpe, Mumm (68′ Simmons) – Ma’afu, Faingaa (54′ Moore), Robinson (58′ Slipper).

SUDAFRICA: Kirchner – Aplon, Fourie, Olivier (54′ de Jongh), Habana – M.Steyn (54′ James), Pienaar (72′ Hougaard) – Spies (48′-55′ van der Linde), Kankowski (56′ Potgieter), Burger – Matfield, Rossouw (68′ van der Merwe) – BJ Botha (68′ van der Linde), Smit (c) (72′ Ralepelle), Steenkamp.

ARBITRO: George Clancy (IRL)

MARCATORI
2′ amm. Fourie RSA
14′ p. Giteau AUS 3-0
17′ p. M.Steyn RSA 3-3
19′ p. Giteau AUS 6-3
23′ p. Giteau AUS 9-3
31′ p. Giteau AUS 12-3
39′ m. Mitchell AUS 17-3
Fine Primo Tempo 17-3
42′ p. Giteau AUS 20-3
45′ amm. BJ Botha RSA
46′ p. O’Connor AUS 23-3
54′ amm. Cooper AUS
62′ m. Fourie RSA 23-8
71′ m. Steenkamp RSA 23-13
75′ m. Genia t. O’Connor AUS 30-13
FINALE 30-13

CLASSIFICA: Nuova Zelanda* 10, Australia** 4, Sudafrica 0.
* una partita in meno
** due partite in meno

Damiano Benzoni

L’INDISCIPLINA COSTA ANCORA CARA AI BOKS, MENTRE GLI ALL BLACKS DOMINANO IL TRI NATIONS

Seconda vittoria con bonus consecutiva nel Tri Nations per gli All Blacks, ora in cima alla classifica del torneo a punteggio pieno.

L’hanno fatto di nuovo: gli All Blacks hanno trasformato la loro fame nella seconda vittoria con bonus sui campioni del Mondo consecutiva nel giro di una settimana. Ora la Nuova Zelanda, dopo aver battuto il Sudafrica 31-17, guida a punteggio pieno la classifica del Tri Nations, mentre gli Springboks cercano di capire come arginare gli uomini in nero. Più fame, ma anche più inventiva e il dominio delle fasi statiche: quella che, prima del calcio di inizio del torneo, tutti consideravano il punto di forza da cui i sudafricani sarebbero partiti per conquistare il titolo senza rivali. E se stavolta il piede di Carter era in giornata no e la touche sudafricana è riuscita ad esprimersi al suo livello, una nuova sconfitta a un anno dalla Coppa del Mondo lascia il CT Peter de Villiers con molto su cui riflettere.

Come era già accaduto sabato scorso, anche stavolta l’indisciplina ha presentato il conto al Sudafrica: dopo soli quattro minuti di gioco Danie Rossouw, chiamato a sostituire lo squalificato Bakkies Botha, è stato ammonito lasciando la sua squadra in inferiorità per dieci minuti. Dieci minuti nei quali gli All Blacks si sono portati sul 10-0: prima una meta di potenza di Ma’a Nonu, poi un bel break di Piri Weepu a esporre le pecche difensive degli Springboks e servire la marcatura per Mils Muliaina. Al ritorno di Rossouw in campo, una punizione di Carter (primo centro al quarto tentativo) fissa il punteggio sul 13-0 alla mezz’ora, ma proprio il seconda linea sudafricano, prima ammonito, si riscatta segnando la prima meta della sua nazionale nel Tri Nations.

Nella ripresa ogni velleità di rimonta dei sudafricani, che nel frattempo si erano portati sul 13-10, viene spenta dai dilaganti All Blacks: prima l’ala Rene Ranger marca il suo esordio da titolare andando in meta, poi Weepu (chiamato a sostituire l’inefficace Carter dalla piazzola) centra i pali con una punizione e infine Israel Dagg, con una bellissima meta individuale, agguanta il punto di bonus per la Nuova Zelanda. Serve solo alle statistiche e all’orgoglio la meta finale di Schalk Burger.

Alla fine del match restano le critiche sudafricane alle nuove interpretazioni del regolamento e all’arbitraggio dell’irlandese Alain Rolland, colpevole di aver risparmiato un giallo a McCaw e di non aver sanzionato una carica irregolare di Rene Ranger durante l’azione della terza meta neozelandese. Resta però aperto il problema dell’indisciplina sudafricana: due ammonizioni nei minuti iniziali di altrettante partite, la squalifica di Bakkies Botha e ora quella per Jean de Villiers, colpevole di un placcaggio irregolare. Il Tri Nations si sposta dalla Nuova Zelanda all’Australia, e il Sudafrica avrà molto a cui pensare durante il proprio turno di riposo.

Sabato 17 luglio 2010
NUOVA ZELANDA – SUDAFRICA 31-17 (13-7)
Westpac Stadium, Wellington (NZL)

NUOVA ZELANDA: Muliaina – Jane, Smith, Nonu (73′ Cruden), Ranger (63′ Dagg) – Carter, Weepu (63′ Cowan) – Read, McCaw (c) (76′ Messam), Kaino – Donnelly (63′ Whitelock), Thorn – O.Franks (70′ B.Franks), Mealamu (76′ Flynn), Woodcock.

SUDAFRICA: Kirchner – J.de Villiers (41′ Aplon), Fourie, Olivier, Habana – M.Steyn, Januarie (53′ Pienaar) – Spies (70′ Kankowski), Louw, Burger – Matfield, Rossouw (53′ Bekker) – van der Linde (41′ BJ Botha), Smit (c) (76′ Ralepelle), Steenkamp.

ARBITRO: Alain Rolland (IRL)

MARCATORI
4′ amm. Rossouw RSA
7′ m. Nonu NZL 5-0
11′ m. Muliaina NZL 10-0
30′ p. Carter NZL 13-0
36′ m. Rossouw t. M.Steyn RSA 13-7
Fine Primo Tempo 13-7
42′ p. M.Steyn RSA 13-10
45′ m. Ranger NZL 18-10
51′ p. Weepu NZL 21-10
65′ m. Dagg t. Carter NZL 28-10
69′ m. Carter NZL 31-10
74′ m. Burger t. M.Steyn RSA 31-17
FINALE 31-17

CLASSIFICA: Nuova Zelanda 10, Australia* e Sudafrica 0.
* due partite in meno

Damiano Benzoni

CINQUE ANNI DI SQUALIFICA: IL RUGBY INGLESE ANNUNCIA TOLLERANZA ZERO SULL’EYE-GOUGING

In Inghilterra un giocatore ha subito la squalifica esemplare di cinque anni per aver commesso eye-gouging: tolleranza zero o lui pagherà per tutti?

Dura lex, sed lex: la RFU (Rugby Football Union, la federazione rugbistica inglese) ha emanato una sanzione record per punire un atto di eye-gouging, ovvero il gesto di mettere le dita nell’occhio a un avversario. A fare le spese della punizione esemplare è stato il vicecapitano del Whitehaven RFC Callum Jennings, colpevole di aver colpito con un frontino eseguito in maniera illegale un avanti avversario. Era il 24 ottobre 2009 e il trentasettenne Alan Hedworth degli Aspatria Eagles fu ricoverato e tenuto sotto i ferri per più di tre ore nel tentativo di salvare la vista del suo occhio sinistro. Jennings sostiene che il suo gesto sia stato un incidente, senza alcuna volontarietà. Hedworth, di professione agricoltore, ora possiede solo l’uso dell’occhio destro e ha dovuto smettere di giocare: il retro del suo bulbo oculare è stato lesionato gravemente e questo ha causato una perdita di corpo vitreo. Secondo alcuni esperti Hedworth potrebbe recuperare il 25% della sua vista tramite la chirurgia, ma rischierebbe di danneggiare anche l’occhio rimasto sano.

Callum Jennings durante la partita di quel giorno era capitano della sua squadra. Il primo verdetto della RFU risale al 23 marzo: durante l’udienza disciplinare tenuta a Preston l’allenatore del Whitehaven John Gaffney prese le difese di Jennings, sostenendo che il giocatore, fino a quel giorno detentore di un record disciplinare esemplare, era devastato dall’infortunio causato al suo avversario. La difesa di Gaffney non fu sufficiente per evitare a Jennings una squalifica di 76 settimane. “Quello che è successo è stato completamente involontario, sento di esser stato trattato duramente”, dichiarò il giocatore nell’occasione, e annunciò l’intenzione di fare ricorso. Un ricorso che non è andato come Jennings sperava, visto che il comitato disciplinare della RFU ha esteso la durata della squalifica, anziché alleggerirla.

“Dopo aver ascoltato opinioni mediche e disciplinari esperte, l’accusa è stata emendata e tramutata in un’accusa di aver colpito l’avversario, atto che infrange la Regola 10(4)(a). Il comitato ha considerato che l’atto, che ha causato la cecità dell’occhio sinistro di Hedworth, sia da considerarsi un offesa gravissima. Jennings può tornare a giocare il 17 marzo 2015”. Un verdetto shock che, secondo il comitato stesso, è dovuto anche alla decisione di Jennings di appellarsi alla precedente squalifica: la punizione massima per il reato di striking è di quattro anni, ma la squalifica è stata maggiorata del 25% proprio perchè “Jennings non ha dimostrato nessun rimorso riguardo all’azione da lui commessa”. La più lunga squalifica per gouging fino ad oggi risaliva a un match di Heineken Cup del 1999: nei minuti finali dell’inconto il pilone del Colomiers Richard Nones cercò un contatto deliberato con la zona oculare del tallonatore Sven Cronk. Espulso dall’arbitro, ricevette una squalifica di due anni, presa senza l’ausilio di materiale video. Il suo appello fu rigettato.

Quella di Jenkins è una sentenza che vuole lanciare un segnale forte e che si inserisce nel quadro della tolleranza zero verso gli atti violenti da parte dell’IRB. Nel 2009 l’alto livello del rugby ha registrato otto squalifiche per gouging, che comprendono le otto settimane comminate al capitano italiano Sergio Parisse e al sudafricano Schalk Burger e che sono culminate con la squalifica di 70 settimane per il pilone dello Stade Français David Attoub, colpevole di gouging nei confronti del flanker dell’Ulster Stephen Ferris durante una partita di Heineken Cup. Secondo il giudice sportivo Jeff Blankett, quello di Attoub è stato “il peggior atto di gouging che mi è capitato di dover giudicare: si tratta di un atto deliberato che ha causato disagio e un lieve infortunio alla vittima. La sanzione deve essere tale perchè altri giocatori si fermino a riflettere prima che qualcuno subisca un serio infortunio all’occhio”. Nel momento dell’infrazione, Ferris era bloccato sotto un raggruppamento e non aveva modo di difendersi o ripararsi. Un compagno di squadra di Attoub, Julien Dupuy, fu squalificato per gouging nel corso dello stesso match, subendo uno stop di 24 settimane.

A parte Attoub e Nones, nessun giocatore dell’alto livello ha subito squalifiche che superassero le 26 settimane: la punizione veramente esemplare, quella subita da Jennings, viene invece da quello che gli anglosassoni chiamano grassroots rugby. Per quanto la decisione sia condivisibile nella sua durezza, in particolare pensando al danno subito da Hedworth, il dubbio che rimane è che questo possa rimanere un caso isolato. La squalifica di Attoub lascia ben sperare in tal senso, ma bisognerà vedere come si comporteranno i vari organi disciplinari in futuro: i casi di Jennings e Attoub potrebbero diventare apripista per una tolleranza zero nei confronti del gioco pericoloso, oppure Jennings sarebbe solo un signor nessuno additato come capro espiatorio per tutti i casi di eye-gouging.

Damiano Benzoni

SGAMBETTO NEOZELANDESE NELLA PRIMA DEL TRI NATIONS

Vittoria netta per la Nuova Zelanda nella giornata inaugurale del Tri Nations

La disciplina fa vincere e perdere le partite: questo è successo all’Eden Park di Auckland, dove Bakkies Botha ha messo la sua firma, in negativo, all’incontro inaugurale del Tri Nations 2010 vinto 32-12 dalla Nuova Zelanda sul Sudafrica. Il seconda linea sudafricano, ad appena tre minuti dall’inizio delle ostilità, aveva colpito il mediano neozelandese Jimmy Cowan con una testata. Un gesto non visto dall’arbitro, ma che potrebbe costare caro a Botha, che dovrà apparire di fronte al ufficiale giudiziario del SANZAR Dennis Wheelahan dopo esssere stato citato per gioco pericoloso dal commissario della partita, Scott Nowland. Non è stato l’unico gesto di indisciplina da parte del sudafricano: Botha ha potenzialmente cambiato il corso del match al tredicesimo minuto, ricevendo un cartellino giallo per infrazioni ripetute mentre gli All Blacks avevano messo il Sudafrica con le spalle al muro della loro linea di meta. Durante i dieci minuti di espulsione temporanea, Carter ha pareggiato i conti (Morné Steyn aveva portato il Sudafrica in vantaggio con una punizione pochi minuti prima) dalla piazzola, prima che un contrattacco di Muliaina facesse arrivare la palla a Conrad Smith per la prima meta dell’incontro.

Era il diciottesimo minuto, e da quel momento il Sudafrica non è più riuscito a rialzarsi. Grazie a una grande partita di Mealamu e di Donnelly, i neozelandesi sono stati competitivi in touche, mentre i sudafricani Steenkamp e du Plessis non sono riusciti a replicare le ottime prestazioni di giugno e a sottomettere Owen Franks e Woodcock in mischia chiusa. Un errore difensivo di Jean de Villiers, andato all’intercetto invece di difendere sulla propria ala, ha aperto lo spazio per la seconda meta degli All Blacks. A marcarla, un’ispirato e carismatico Ma’a Nonu, sapiente guida del reparto arretrato neozelandese, che ha così chiuso il primo tempo sul 20-3.

Inutili i tentativi degli Springboks di rientrare in partita all’inizio della ripresa, nonostante i due calci messi a segno da Steyn: i neozelandesi si dimostrano più efficaci nel guadagnare la linea del vantaggio e ben presto varcano la meta avversaria una terza volta, grazie alla stupenda linea di corsa del numero otto Kieran Read, accorso a ricevere un passaggio in sospensione di Weepu, appena entrato al posto di Cowan. Il punto di bonus neozelandese, e il colpo di grazia per i sudafricani, arriva nuovamente per motivi disciplinari: una punizione veloce, e Read spedisce il pilone Tony Woodcock in meta. 32-12, quattro mete a zero, cinque punti in classifica a zero. Contro i pronostici la Nuova Zelanda parte in testa, e il Sudafrica deve riorganizzarsi per riaffrontare gli All Blacks, settimana prossima, di nuovo in casa loro, a Wellington. Perdere di nuovo darebbe un notevole vantaggio alla Nuova Zelanda e, nel caso il passivo dovesse essere nuovamente così largo, sarebbe un duro colpo psicologico per i Boks.

Sabato 10 luglio 2010
NUOVA ZELANDA – SUDAFRICA 32-12 (20-3)
Eden Park, Auckland (NZL)

NUOVA ZELANDA: Muliaina – Jane, Smith, Nonu, Rokocoko (58′ Kahui) – Carter, Cowan (54′ Weepu) – Read, McCaw (c), Kaino (72′ Messam) – Donnelly (72′ Whitelock), Thorn – O.Franks (64′ B.Franks), Mealamu (78′ Flynn), Woodcock.

SUDAFRICA: Kirchner – de Villiers, Fourie, Olivier (72′ Aplon), Habana – M.Steyn (72′ James), Januarie (76′ Pienaar) – Spies, Louw (52′ Rossouw), Burger – Matfield, B.Botha (52′ Bekker) – du Plessis (59′ BJ Botha), Smit (c) (72′ Ralepelle), Steenkamp.

ARBITRO: Alan Lewis (IRL)

MARCATORI
6′ p. M.Steyn RSA 0-3
13′ amm. B.Botha RSA
13′ p. Carter NZL 3-3
18′ m. Smith t. Carter NZL 10-3
24′ p. Carter NZL 13-3
35′ m. Nonu t. Carter NZL 20-3
Fine Primo Tempo 20-3
41′ p. M.Steyn RSA 20-6
46′ p. M.Steyn RSA 20-9
56′ m. Read t. Carter NZL 27-9
60′ p. M.Steyn RSA 27-12
79′ m. Woodcock NZL 32-12
FINALE 32-12

CLASSIFICA: Nuova Zelanda 5, Australia* e Sudafrica 0.
* una partita in meno

Damiano Benzoni

AL VIA IL TRI NATIONS, CONVOCAZIONI A CONFRONTO – SECONDA PARTE: MEDIANA E TREQUARTI

Continua l’analisi comparativa per reparti delle squadre del Tri Nations: sotto esame i trequarti

Continua il nostro viaggio nelle convocazioni del Tri Nations che comincerà domani pomeriggio all’Eden Park di Auckland con la sfida tra gli All Blacks padroni di casa e il Sudafrica, campione uscente, campione del Mondo e grande favorita di quest’edizione. Mentre Wayne Smith, assistente CT della Nuova Zelanda, ha dichiarato che, dopo le tre sconfitte patite contro gli Springboks nella passata edizione, gli All Blacks non possono più considerarsi in vetta, Peter de Villiers ha sostenuto che il passato non gli importa, e che appoggiarsi sugli allori passati sarebbe un grosso rischio per il Sudafrica.

Le formazioni riflettono tutto quel che ci si attendeva: nessuna delle due squadre si risparmia, mettendo in campo la propria migliore formazione per imporre il proprio predominio fin dalla prima partita. Un confronto interessantissimo: se Donnelly e Thord dovranno faticare per arginare la seconda linea sudafricana con Matfield e Botha e la promessa della prima linea All Black Owen Franks dovrà tenere alta la testa contro una macchina da demolizione come Steenkamp, gli All Blacks hanno dalla loro un estremo come Muliaina contro Kirchner che ancora non ha dato risposte all’interrogativo sudafricano sulla maglia numero 15. Alle ali entrambe le squadre hanno corridori straordinari come Habana, de Villiers e Rokocoko, mentre nella cerniera dei centri neozelandesi torna Nonu, bloccato due mesi da un infortunio.

La vera sfida, però, è al cuore del gioco: terze linee e mediani. Januarie contro Cowan si prospetta un testa a testa rovente, fatto di tensione, provocazioni e nervosismo. A aggiungere scintille sarà poi il valore dei due reparti di terza linea: l’aggressività brada di Burger e il gioco al limite del regolamento di McCaw potrebbero essere gli ingredienti di un incontro esplosivo, mentre Kaino e Louw avranno l’incombenza di mettere la maggior pressione possibile per spegnere rispettivamente Morné Steyn e Dan Carter, due macchine di punti e gioco che, una volta avviate, è difficile arginare.

MEDIANA

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Ricky Januarie (Stormers) Jimmy Cowan (Highlanders) Luke Burgess (Waratahs)
Ruan Pienaar (Sharks) Piri Weepu (Hurricanes) Will Genia (Reds)
Butch James (Bath – ENG) Dan Carter (Crusaders) Berrick Barnes (Waratahs)
Morné Steyn (Bulls) Aaron Cruden (Hurricanes) Quade Cooper (Reds)

Al Sudafrica mancherà tantissimo: Fourie du Preez è probabilmente il miglior mediano di mischia degli ultimi tre anni, ma salterà il torneo per infortunio. A sostituirlo Peter de Villiers ha chiamato quello che il francese Parra ha definito “un pitbull”: Ricky Januarie degli Stormers, pur non riuscendo a dare il ritmo impartito da du Preez, è un ottimo strumento per il gioco di pressione sudafricano. Dietro di lui, all’apertura, c’è Morné Steyn, macchina da punti e mete che sembra chiudere qualsiasi prospettiva di utilizzo in mediana per Butch James. Per contro, James rappresenta una buona opzione anche come primo centro, in veste di secondo playmaker della squadra. La scelta migliore per la maglia numero nove è probabilmente quella degli All Blacks, che possono utilizzare senza problemi Cowan e Weepu, giocatori dotati entrambi di buona esperienza internazionale, sebbene il primo soffra eccessivamente la pressione. Dan Carter è considerato una delle migliori aperture al mondo, anche se probabilmente anche un bambino potrebbe giocare con la sua confidenza e sapienza potendo contare sul sostegno e sulla protezione di un pacchetto di mischia come quello neozelandese. Gli australiani invece, oltre a Genia, hanno la possibilità di far crescere due aperture giovani e promettenti, su cui dovranno tentare di imperniare la propria squadra per la Coppa del Mondo del prossimo anno: Quade Cooper è l’uomo del momento, ma ci si aspetta un buon utilizzo anche per Berrick Barnes. Entrambi però non godono del supporto necessario e dovranno farsi strada attraverso la pressione delle terze linee più aggressive del pianeta.

CENTRI

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Juan de Jongh (Stormers) Richard Kahui (Chiefs) Anthony Faingaa (Reds)
Jaque Fourie (Stormers) Ma’a Nonu (Hurricanes) Matt Giteau (Brumbies)
Wynand Olivier (Bulls) Conrad Smith (Hurricanes) Rob Horne (Waratahs)
Benson Stanley (Blues)

Quattro convocati per la Nuova Zelanda, che può fare affidamento sull’esperienza di Ma’a Nonu e Conrad Smith per far crescere nel frattempo Kahui e Stanley. Il Sudafrica sembra invece focalizzato sulla coppa formata da Wynand Olivier al 12 e Jaque Fourie al 13, ma può contare su più opzioni rispetto agli All Blacks: oltre all’emergente de Jongh, infatti, ci sono Butch James, convocato come apertura, ma utilizzabile col numero 12 come secondo playmaker, e Jean de Villiers che, utilizzato fuori ruolo all’ala, è un secondo centro dal passo devastante. L’Australia può contare sull’esperienza di un solo uomo: Matt Giteau, l’utility back per eccellenza del rugby attuale. Mediano di mischia, apertura, primo centro, eventualmente estremo: Giteau può giocare dappertutto e dovrà reggere da solo il peso della cerniera di centri australiana, aiutando gli inesperti Faingaa e Horne.

TRIANGOLO ARRETRATO

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Gio Aplon (Stormers) Cory Jane (Hurricanes) Adam Ashley-Cooper (Brumbies)
Jean de Villiers (Munster – IRL) Rene Ranger (Blues) Peter Hynes (Reds)
Bryan Habana (Stormers) Joe Rokocoko (Blues) Digby Ioane (Reds)
François Hougaard (Bulls) Israel Dagg (Highlanders) Kurtley Beale (Waratahs)
Zane Kirchner (Bulls) Mils Muliaina (Chiefs) James O’Connor (Western Force)

Quanta corsa: il Sudafrica si affida alle sue frecce più veloci per il triangolo arretrato, convocando Bryan Habana, esempio perfetto dell’ala moderna e completa, Jean de Villiers e Gio Aplon, da alcuni considerato l’erede di Habana. Le due ali, insomma, non sono una preoccupazione per gli Springboks: il vero buco della formazione verde-oro è rappresentato dall’estremo. Zane Kirchner è l’uomo designato al 15, ma ancora non sta convincendo, e l’esperimento Aplon non sembra destinato ad avere seguito. In questa situazione, l’esclusione di François Steyn e le polemiche in atto tra lui e il CT Peter de Villiers pesano tantissimo sui sudafricani: riusciranno gli Springboks a recuperare re Frans entro la Coppa del Mondo? I più solidi, in quella posizione, sono i neozelandesi: Malili Mils Muliaina è il miglior estremo tra le tre squadre. Al suo fianco verranno utilizzati come prima scelta Joe Rokocoko e Cory Jane, mentre Dagg e Ranger tenteranno di fare esperienza il più possibile. Con Adam Ashley-Cooper e James O’Connor, l’Australia può fare veramente male a largo: una qualità, quella degli Wallabies, che però rischia di venire soffocata dalla difficoltà di ottenere palloni puliti da utilizzare. Se solo la trequarti australiana potesse contare su un pacchetto di mischia all’altezza della situazione, potrebbe creare seri problemi alle altre contendenti.

Damiano Benzoni