TOUR: LA LOCOMOTIVA DI BERNA FISCHIA A ROTTERDAM

Fabian Cancellara è la prima maglia gialla del Tour de France. Lo svizzero ha vinto il cronoprologo di Rotterdam. Il migliore degli uomini di classifica è Lance Armstrong, quinto

Fabian CancellaraSono le 16.15 di un umido sabato pomeriggio quando scatta ufficialmente la 97esima edizione del Tour de France. Si parte da Rotterdam, il più grande porto d’Europa,  cuore economico e commerciale dell’Olanda: anche la Grande Boucle, dopo la Vuelta del 2009 e il Giro di quest’anno, sceglie dunque i Paesi Bassi come sede per lo start.

Il primo corridore a lanciarsi nel cronoprologo è Iban Mayoz, basco di San Sebastián, che indossa i colori della Footon-Servetto: 29 anni, corridore onesto e completo, un nome pesante, troppo simile a quell’Iban Mayo, anche lui basco, indimenticabile scalatore capace di trionfare sull’Alpe d’Huez, prima di cadere in disgrazia per uso di sostanze proibite. Come da pronostico, il buon Mayoz non fa una prova indimenticabile: però, anche solo per pochi minuti, lui è il Tour de France, lui è il leader, la prima, provvisoria maglia gialla, e si gode l’effimera gloria, anche se alla fine chiuderà a 59’’ dal vincitore. Ecco appunto, il vincitore. Con la consueta facilità di pedalata, Fabian Cancellara (Saxo Bank) si impone alla stratosferica media di 53.4 km/h, spezzando il sogno del tedesco Tony Martin (HTC-Columbia), in testa alla corsa per quasi tre ore. Il ragazzo svizzero, di sangue lucano, mette così a tacere tutte le polemiche che lo avevano riguardato sull’utilizzo di un motore nella bici, con una prova di forza e potenza straordinaria. Completa il podio lo specialista britannico David Millar (Garmin), seguito a ruota da un brillantissimo Lance Armstrong (Team RadioShack), il primo tra gli uomini di classifica, capace di infliggere oltre 30’’ ai vari Sastre, Basso, Men’šov e Wiggins, mentre Evans si difende meglio.

Il rivale per antonomasia del texano, ovvero Alberto Contador (Astana), perde cinque secondi dal corridore della RadioShack.  E gli italiani? Detto di Basso, che più di così non poteva obiettivamente fare, sorprende positivamente il giovane parmigiano Adriano Malori (Lampre-Farnese Vini), quattordicesimo a 35’’ dall’inarrivabile Fabian.  Ma il Tour non è solo la facilità di Cancellara nel trionfare, andando a cogliere la sedicesima maglia gialla della carriera: il Tour è fatica, è sofferenza, sin dalla prima tappa. Infatti, l’asfalto viscido causa molte cadute, e Mathias Frank, giovane svizzero della BMC, taglia il traguardo perdendo sangue dalla bocca. Possiamo leggere questa immagine come un segno per le prossime frazioni: questo Tour sarà veramente durissimo per tutti. Domani la prima tappa in linea, 224 km tra Amsterdam e Bruxelles attraverso le regolari pianure del Nord: ma se il dio Eolo dovesse fare la sua comparsa, potrebbe già esserci spettacolo.

Sabato 3 luglio 2010
Tour de France, prima tappa
Prologo Rotterdam
Cronometro individuale – 8 km

ORDINE DI ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Fabian CANCELLARA Saxo Bank 10’00”  (media 53.40 kmh)
2. Tony MARTIN HTC-Columbia a 10″
3. David MILLAR Gamin a 20″
4. Lance ARMSTRONG Team RadioShack a 22″
5. Geraint THOMAS Team Sky a 23″
6. Alberto CONTADOR
Astana a 27″
14. Adriano MALORI Lampre-Farnese Vini a 35″
18. Aleksandr VINOKUROV Astana a 38″
22. Cadel EVANS BMC a 39″
27. Manuel QUINZIATO Liquigas-Doimo a 43″
57. Robert GESINK Rabobank a 51″
68. Carlos SASTRE Cervélo a 54″
71. Ivan BASSO
Liquigas a 55″
74. Bradley WIGGINS Team Sky a 56″
76. Denis MEN’ŠOV Rabobank a 56″
195. Manuel CARDOSO
Footon-Servetto a 6’20”

Marco Regazzoni

-1: TUTTI GLI UOMINI DEL TOUR DE FRANCE

Mancano meno di 24 ore alla partenza da Rotterdam del Tour de France. La marcia di avvicinamento si conclude passando in rassegna i possibili protagonisti.

Tour de France198 atleti equamente suddivisi in 22 squadre: sono i numeri del Tour de France che partirà domani da Rotterdam. Dopo aver analizzato i favoriti vediamo ora invece nello specifico i velocisti, i battitori liberi e gli italiani al via della Grande Boucle.

I VELOCISTI

Quest’anno gli sprint a ranghi compatti dovrebbero essere in numero minore rispetto a quanto siamo abituati a vedere, tuttavia, in almeno 6 occasioni, potremmo assistere alla tradizionale volata di gruppo. Mark Cavendish punta a ripetere il dominio assoluto messo in atto lo scorso anno e, di fatto, tutta la HTC-Columbia sarà a sua disposizione, a parte Michael Rogers che potrebbe tentare di fare classifica. Tra i suoi rivali più pericolosi non si può non citare l’eterno Oscar Freire (Rabobank), sempre competitivo negli appuntamenti-clou. Altre due vecchie volpi delle volate sono Robbie McEwen (Team Katusha) e Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini), che però hanno smarrito lo smalto dei giorni migliori. Gli anni passano anche per Thor Hushovd, compagno di Sastre alla Cervélo, che però riesce generalmente a piazzare almeno una zampata ad ogni Tour. Tra i più giovani, il tedesco Gerald Ciolek della Milram ha più volte messo in luce le sue qualità, e anche in questo caso la sua squadra lavorerà quasi interamente per lui. Ma sulla carta sarà Tyler Farrar (Garmin Transitions) il principale rivale di Cavendish: giovane, potente e dato in ottima condizione, il ragazzo statunitense verrà aiutato negli sprint dagli esperti Julian Dean e Robert Hunter.

GLI UOMINI CHE PUNTANO A VITTORIE DI TAPPA

Chi ha messo gli occhi sul cronoprologo e sulla cronometro di Bordeaux, chi invece punterà a sfruttare una delle tante fughe che nasceranno: tra gli “uomini da un giorno”, la palma di leader va indubbiamente a Fabian Cancellara (Saxo Bank) che, se da un lato dovrà aiutare i fratelli Schleck, dall’altro ha segnato col cerchio rosso le due prove contro il tempo, di cui è il re incontrastato. Nella sua stessa squadra, anche il “vecchio” Jens Voigt, più simile ad un locomotore che ad un ciclista, tenterà la fuga buona. David Zabriskie (Garmin) è un altro cronoman affermato e quest’anno ha dimostrato grande brillantezza al Giro di California. Chi invece è chiamato alla prova del nove è il tedesco Tony Martin, già vincitore del titolo nazionale a cronometro e di una tappa al Giro di Svizzera: per il ragazzo di Cottbus è giunta l’ora di confermare le sue doti anche nella massima corsa a tappe. Altri atleti tenteranno invece gli attacchi da lontano, sperando di cogliere la fuga buona. É questa la specialità di Juan Antonio Flecha, spagnolo della Rabobank, ma il nostro Damiano Cunego (Lampre), che non sembra poter essere competitivo sulle tre settimane di corsa, non perderà certo l’occasione di mettere in mostra le proprie abilità di passista-scalatore, bravissimo a districarsi negli sprint ristretti. Anche il campione nazionale francese Thomas Voeckler (Bbox Bouygues) è uomo da fughe da lontano o da colpi di mano nel finale di corsa, speranzoso di poter riconquistare per qualche giorno l’agognata maglia gialla. Il russo Aleksandr Kolobnev, sempre piazzato ai Campionati del Mondo, è un corridore per certi versi simile a Cunego, e nella Katusha avrà il ruolo di battitore libero, coadiuvato in questo dal compagno Vladimir Karpec, il quale però potrebbe anche tentare di fare classifica. Edvald Boasson Hagen (Team Sky) ha una brillantezza difficilmente riscontrabile in un ragazzo di 23 anni, e al Giro dell’anno scorso ha dimostrato di non temere la pressione del grande evento. L’estone Rein Taaramäe (Cofidis) è forse troppo acerbo per fare classifica, ma cercherà di centrare la fuga buona.  Chiudiamo il gruppo con due francesi e due italiani: nella prima categoria rientrano il trentanovenne Christophe Moreau (Caisse d’Epargne) che, almeno in una tappa di montagna, cercherà di tener duro, e quel Sandy Casar (Française des Jeux) sempre piazzato e sempre all’attacco, che dovrà però aiutare anche il compagno Christophe Le Mével; tra gli azzurri, il trentino Daniel Oss della Liquigas-Doimo ha dimostrato di essere un uomo da corsa dura, e la tappa di Arenberg sembra fatta apposta per lui, mentre il valtellinese Francesco Gavazzi (Lampre-Farnese Vini) ha brillanti doti da passista veloce che andrebbero messe a frutto anche in una corsa di così grande spessore.

GLI ALTRI ITALIANI

Gli italiani al via della corsa francese saranno solo 18: se i migliori sono già stati citati, gli altri avranno il compito di sorprendere. Il campione del mondo di Varese 2008 Alessandro Ballan viene da una prima parte di stagione non propriamente indimenticabile, ma al campionato nazionale ha lanciato segnali importanti: lo si aspetta al varco soprattutto nelle primissime tappe, che si disputeranno nel “suo” Nord. Assieme a lui, la BMC di Cadel Evans schiera anche Mauro Santambrogio, che dovrebbe però stare accanto al capitano. Il cosentino Francesco Reda deve ancora trovare una sua dimensione, e il fatto di correre in una Quick Step senza un vero capitano potrebbe permettergli di avere maggiore libertà per mettere in mostra la propria classe. Al fianco di Basso e del già citato Oss, la Liquigas schiera Manuel Quinziato, altro trentino pericoloso nelle tappe vallonate e nelle cronometro, e Francesco Bellotti, corridore completo e ormai esperto. L’altra italiana Lampre affianca a Cunego, Petacchi e Gavazzi il promettente Adriano Malori, già campione del mondo a cronometro under 23, il fidato gregario Mauro Da Dalto e lo sprinter Mirco Lorenzetto, che dovrà aiutare Petacchi nelle volate di gruppo. La Footon-Servetto è una squadra italo-spagnola nota per la propria vocazione offensiva, ed Eros Capecchi tenterà qualche attacco da lontano anche per cercare di inserirsi nella classifica generale, mentre il talentuoso ventenne Fabio Felline ha l’occasione di vivere un’esperienza fondamentale per il proprio futuro. La parata degli azzurri si chiude con Rinaldo Nocentini: la dolorosa frattura alla gamba rimediata al GP Insubria lo ha privato di metà stagione, ma Rinaldo è sempre quel ragazzo capace di vestire il giallo del leader della corsa per otto giorni nel 2009, e la Ag2r-La Mondiale punta soprattutto su di lui per fare buona figura.

Marco Regazzoni

TOUR DE FRANCE -1: GLI UOMINI DI CLASSIFICA

Continua l’avvicinamento al Tour de France: diamo un’occhiata ai favoriti per la vittoria finale.

Tour de France198 atleti equamente suddivisi in 22 squadre: sono i numeri del Tour de France che partirà sabato da Rotterdam. Cerchiamo di scoprire quali corridori, a pochi giorni dal via, sembrano avere i favori del pronostico.

Qui ci si gioca la maglia gialla, tra infernali pavé, montagne impervie e piatte cronometro: ovviamente, solo un gruppo ristretto di atleti può puntare al massimo obiettivo, anche se le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Davanti a tutti mettiamo naturalmente Alberto Contador, vincitore di due delle ultime tre edizioni della Grande Boucle: un moderno Indurain, formidabile a cronometro e tostissimo in salita, che, da capitano del team Astana, avrà al suo fianco validi gregari, tra i quali spiccano Aleksandr Vinokurov (se accetterà un ruolo di secondo piano), il sempre impeccabile Paolino Tiralongo e il valido passista Andrij Hrivko. Quest’anno nessun dualismo interno con Lance Armstrong, che ha fatto le valigie per creare la RadioShack: quella statunitense è indubbiamente la squadra più competitiva, perché al fianco del campione texano troviamo il vincitore del Giro del Delfinato Janez Brajkovič, il costante tedesco Andreas Klöden, l’eterna promessa Jaroslav Popovyč e il sempre brillante Levi Leipheimer. Potrebbero sembrare troppi galli in un pollaio, ma alla fine il carisma di Armstrong dovrebbe avere la meglio.

Ivan Basso si presenta a questo Tour forte della vittoria ottenuta al Giro, ma anche consapevole del fatto che ripetere la straordinaria doppietta di Marco Pantani, ormai datata 1998, è quanto mai proibitivo: tuttavia, il ragazzo varesino si è preparato al meglio, trascorrendo diversi giorni in altura al San Pellegrino, e potrà contare sull’aiuto di Roman Kreuziger, deputato a imitare le gesta di Vincenzo Nibali, e dell’affidabilissimo scalatore Sylwester Szmyd. Denis Men’šov e Robert Gesink sembrano partire alla pari in casa Rabobank: l’olandese ha la condizione migliore, ma il russo ha dimostrato più volte in passato di essere fatto apposta per le corse di tre settimane. Qualche chance anche per i fratelli lussemburghesi Andy e Fränk Schleck, col primo che, nonostante la giovane età, è più adatto a fare classifica. Il campione del mondo Cadel Evans ha lo svantaggio di non avere una squadra competitiva in montagna, per quanto non si possano discutere le sue straordinarie doti di cronoman e scalatore. La carrellata dei favoriti si chiude con Carlos Sastre, perseguitato per tutta la stagione da una fastidiosa ernia al disco che ancora adesso gli impedisce di essere al top della condizione. Il Tour de France ci ha però abituato anche al delle sorprese e allora attenzione all’asturiano Samuel Sánchez, unico “straniero” nella “nazionale basca” Euskaltel-Euskadi, adattissimo a rivestire il ruolo di mina vagante, e al britannico Bradley Wiggins (Team Sky), lo scorso anno clamorosamente vicino al podio.

Marco Regazzoni

-2: LE STRADE DEL TOUR DE FRANCE

Quasi 3600 km per arrivare al tradizionale traguardo parigino: andiamo alla scoperta del percorso del Tour 2010

Tour de FranceAncora pochi giorni e la novantasettesima edizione del Tour de France sarà realtà. Il serpentone giallo partirà da Rotterdam il 3 luglio, per giungere ai Campi Elisi il 25 dello stesso mese, dopo 3596 km di salite, discese, pianure, volate, scatti e fughe. Rispetto agli anni scorsi, questa Grande Boucle sembra più dura: i chilometri a cronometro individuale sono pressoché identici a quelli dell’edizione 2009, ma viene meno la tradizionale cronosquadre e i colli alpini e pirenaici assumono un’importanza ancora maggiore.

Si partirà da Rotterdam con un cronoprologo di 8.9 km. All’apertura farà seguito una tappa disegnata su misura per i velocisti con traguardo a Bruxelles, mentre già dal terzo giorno si inizierà a fare sul serio. L’arrivo sul circuito automobilistico di Spa è infatti adatto a fughe e colpi di mano, data la presenza di sei Gran Premi della Montagna, pur di bassa categoria, concentrati nei chilometri finali del percorso. Il quarto giorno è per uomini duri: si va ad Arenberg, la culla della Parigi-Roubaix, dopo 213 km nei quali il pavé sarà il protagonista assoluto. Segnate questa tappa con un cerchio rosso, perché, soprattutto se ci sarà maltempo, la battaglia è assicurata.

Seguono quindi tre frazioni tranquille, indispensabili per caricare le batterie in vista delle prime salite. Infatti, sabato 10 luglio si arriva alla stazione sciistica di Rousses, 1168 metri di quota nel Giura francese, situata subito dopo la Côte de Lamoura, salita di seconda categoria e sesta ascesa di giornata: attenzione anche alla Vouglans e alla Croix de la Serra. Il giorno successivo il classico traguardo di Morzine, nel cuore delle Alpi, preannuncia una seconda battaglia tra gli scalatori. Dopo il meritato giorno di  riposo, i corridori dovranno vedersela con la tappa forse più impegnativa: 204 km da Morzine a Saint-Jean-de-Maurienne, con ascese storiche come la Colombière, il Saisies e soprattutto la Madeleine, situata ad una trentina di chilometri dall’arrivo.

Seguono quindi tre tappe adatte alle fughe, con colli più o meno impegnativi disseminati qua e là per il percorso, finché domenica 18 luglio, quattordicesimo giorno di corsa, saranno ancora una volta gli scalatori ad essere chiamati in causa, col traguardo in salita di Ax 3 Domaines situato 30 km dopo il Port de Paillhères, salita hors categorie che scollina oltre i duemila metri. Il giorno successivo, dopo il transito sul Portet d’Aspet in memoria del compianto Fabio Casartelli, il gruppo affronterà il Port de Balès, altro GPM fuori categoria, prima di lanciarsi in picchiata su Bagnères-de-Luchon. Martedì 20 si scaleranno in successione Peyresourde, Aspin, Tourmalet ed Aubisque: nomi che fanno venire i brividi, ma l’ultimo scollinamento è situato a 60 km dal traguardo di Pau. Tuttavia, il Tourmalet verrà affrontato una seconda volta il giorno successivo, come sede d’arrivo della diciassettesima tappa, dopo il secondo ed ultimo giorno di riposo. La pianura verso Bordeaux farà da antipasto per l’ultimo, grande sussulto di questo spettacolare Tour, ovvero i 52 km piatti come un biliardo da fare a cronometro, tra la città girondina e Pauillac, per assestare definitivamente la classifica. Tradizionale conclusione sui Campi Elisi, domenica 25 luglio, con la premiazione del vincitore: sentiremo forse l’Inno di Mameli, dodici anni dopo il trionfo di Pantani?

Tour de France 2010

Marco Regazzoni

-3: FENOMENOLOGIA DEL TOUR DE FRANCE

Inizia una serie di articoli di presentazione della 97ma edizione del Tour de France che prenderà il via sabato da Rotterdam

Tour de France«Ogni anno nel mese di luglio, si verifica in Francia un evento di grande importanza, che interessa tutto il paese: si corre il Tour de France».

Con queste parole iniziava la sezione dedicata al ciclismo del film «Le sport et les hommes» (1961), co-prodotto dal celebre semiologo francese Roland Barthes e dallo scrittore e regista del Québec Hubert Aquin, vincitore del premio per la miglior regia al festival di Cortina d’Ampezzo.

A distanza di quasi cinquant’anni nulla sembra cambiato. Per più di tre settimane, nonostante i Mondiali di calcio, l’attenzione del paese si riverserà sulla Grande Boucle anche perché:

«Il Tour è talmente esteso da percorrere la Francia in profondità. Grazie a ciò ogni francese rivive le sue case e i suoi monumenti, il suo presente provinciale e il suo antico passato».

«Dicono che i francesi non si intendono di geografia: la loro geografia non è quella dei libri ma quella del Tour. Ogni anno, grazie a esso, i francesi scoprono la lunghezza delle loro cose e l’altezza delle loro montagne. Ogni anno rivivono l’unità materiale del loro paese, ne censiscono le frontiere e i prodotti»

«Questo è il teatro della lotta: la Francia intera»

Si parte però da Rotterdam, in Olanda, al di fuori dunque di quei confini una volta sacri e invalicabili oggi invece facilmente percorribili senza nemmeno la necessità di cogliere il significato del termine “frontiera”. Proprio questo forse vuole essere il significato delle sempre più frequenti partenze al di fuori dei confini nazionali (anche il Giro è partito dall’Olanda): lenire lo sciovinismo e allargare il senso di appartenenza ad una comunità. Non a caso è stata scelta l’Olanda. I Paesi Bassi non sono solo la terra delle biciclette, ma anche il paese in cui è stato firmato il trattato di Amsterdam che ha istituzionalizzato gli accordi di Schengen per la libera circolazione degli individui all’interno del territorio europeo.

«Questa guerra lunga un mese […] ogni giorno ha la sua battaglia, ogni sera il suo vincitore: acqua, fiori, baci… tutto questo prima che il vincitore di un giorno indossi la maglia gialla, insegna rituale della sua vittoria».

Cambiano le squadre, compaiono gli sponsor e la provenienza degli atleti si fa sempre più diversificata, ma i simboli e i rituali restano quelli di sempre: la maglia gialla, il podio, i fiori i baci e anche il vino… sì perché:

«Anche se i ciclisti non possono bere vino è necessario che il Vino sia presente al Tour, perché il Tour è tutta la Francia».

Non possiamo che concludere questa rivisitazione letteraria della Grande Boucle ricordando che la lotta del Tour de France:

«è una competizione, non un conflitto. Questo significa che l’uomo non deve sconfiggere l’uomo, ma la resistenza delle cose».

Nicola Sbetti

Tutte le citazioni sono state tratte da: R. Barthes, Lo sport e gli uomini, Torino, Einaudi, 2007, pp.23-35.