PALLANUOTO: SETTEBELLO DA FAVOLA

Capolavoro del Settebello che batte l’Ungheria 10-8 e ritrova la finale europea dopo Budapest 2001.

Tanti avevano sognato di scriverlo (anche noi, lo confessiamo). Di urlarlo ai quattro venti. Ma, appunto, pensavamo che fosse solo un sogno. Ora, invece, è la dolce, dolcissima realtà: il Settebello, nonostante la pesantissima assenza di Maurizio Felugo, domina la semifinale con l’Ungheria vincitrice degli ultimi tre Giochi Olimpici (l’avreste mai detto?) e conquista la finale degli Europei, dove (ri)troverà Ratko Rudić e la sua Croazia, gli unici che finora possono vantarsi di averci battuto. Tanti i paralleli con Budapest 2001, ultimo Europeo che ha regalato una medaglia al Settebello: in semifinale battemmo l’Ungheria, l’allenatore era proprio Sandro Campagna. E non mancano analogie pure tra gli ultimi gol azzurri segnati nei due incontri. Quello del Settebello è un autentico capolavoro. Non è una partita perfetta, ma sfruttiamo cinicamente le superiorità numeriche, come le grandi squadre sanno fare, e dimostriamo di essere un gruppo compatto, formidabile. E un monumentale Tempesti neutralizza pure due rigori. Da brividi.

Nell’Italia è Fiorentini il giocatore chiamato a sostituire l’indisponibile Felugo, dall’altra parte Madaras e Biros sono le guide di un gruppo di baldi giovani. Nei primi minuti regna sovrano l’equilibrio tra due squadre contratte: portieri e difese vigilano molto attentamente e le conclusioni sbattono sulle braccia avversarie (Gitto e Fiorentini) o sui cartelloni pubblicitari (Kis, Gallo e Madaras). Poi, a metà frazione, l’Italia passa: Gallo serve sull’altro versante Figlioli che, contrariamente da quanto ci si aspetterebbe, va a segno con un’elegante palombella anziché con una delle sue conclusioni potenti. In un sol colpo regaliamo la prima superiorità numerica all’Ungheria e pure un rigore (fallo abbastanza evidente di Gallo ai danni di Szívos): Biros potrebbe subito pareggiare ma Tempesti compie il miracolo e respinge il tiro, a dir la verità centrale, del capitano ungherese, unico superstite della squadra campione d’Europa nel 1999. Gli sforzi del portiere azzurro vengono premiati dai compagni: l’Italia gode della prima superiorità numerica, Gallo colpisce due pali nella stessa azione e, fortunatamente, Presciutti riprende il pallone scaraventandolo sul palo lontano. Nel finale regaliamo un altro uomo in più all’Ungheria e questa volta Hosnyánszky colpisce la traversa, poi anche Deserti centra un legno con una meravigliosa beduina. Andiamo al primo intervallo sul doppio vantaggio e in otto minuti l’Ungheria non ha ancora fatto gol a Tempesti: sembra davvero ritornato il Settebello di un tempo. Ma l’incanto ha breve durata, perché i magiari vengono inevitabilmente allo scoperto e in pochi minuti segnano ben tre reti: due di queste, entrambe opera di Norbert Madaras, consentono alla formazione di Kemény di recuperare lo svantaggio e di portarsi sul 3-3. Ma l’Italia rimette subito il naso avanti: il merito è di Valentino Gallo, bravissimo a scovare un cunicolo stretto stretto in cui infilare il pallone del 4-3. E tutto questo a tredici secondi dalla fine.

I magiari sono avversari tosti, abituati a lottare. E lo dimostrano in apertura del terzo parziale, quando Kis approfitta di un’indecisione di Bertoli per battere Tempesti con un rovescino. Gli ungheresi ci raggiungono ancora, ma questa sarà l’ultima volta. Perché l’Italia, da adesso, inizia veramente a offrire il meglio del suo repertorio: Figlioli buca Szécsi con un tiro diretto dai cinque metri, Gitto non spreca una superiorità numerica. 6-4. Kemény, infuriato, spedisce tra i pali il secondo portiere Nagy nel tentativo di chiudere le maglie della difesa, sperando che i suoi uomini in fase offensiva siano più incisivi. L’Ungheria, quando attacca in superiorità, dimostra di essere in possesso di grandi palleggiatori e, soprattutto, tiratori: è Madaras a castigarci con un gran sinistro ad incrociare che spiazza Tempesti. Ma l’Italia di stasera non si lascia impietosire e, con un gol fotocopia del primo, Gitto ci dà ancora il doppio vantaggio. Il settebello potrebbe poi allungare, ma commette due errori: Fiorentini spreca una controfuga, sul rovesciamento di fronte andiamo sotto di un uomo e consentiamo a Hosnyánszky di avvicinarsi alla porta e concludere indisturbato a rete. Finale incandescente: Luongo delizia il pubblico di Zagabria con l’ennesima prodezza di questi Europei e Tempesti respinge il secondo rigore della serata, ipnotizzando questa volta Daniel Varga. 8-6. Ancora otto minuti da giocare. Sono un’eternità ma stiamo legittimando il vantaggio. A meno di cinque minuti dall’ultima sirena l’episodio chiave: Dénes Varga esce per somma di falli e, nell’azione generata dalla sua espulsione, Giacoppo schiaccia in rete un passaggio con il contagiri di Presciutti. Per la prima volta l’Italia mette tre reti tra sé e l’Ungheria. Che non si dà per vinta e, anzi, va a segno con un’azione che farebbe la gioia di qualsiasi allenatore: Madaras sposta il gioco sulla destra per Biros, il capitano serve al centro Szívos che deve solamente appoggiare il pallone in rete. L’Italia, tuttavia, non si ferma più: Figlioli vede Nagy fuori dei pali e, dalla lunga distanza, decide di regalare la seconda palombella dell’incontro. Un gol che fa il pari con quello del definitivo 8-7 nella semifinale di Budapest di nove anni fa: guarda caso, a segnarlo fu un altro straniero naturalizzato, il rumeno Bogdan Rath. Szívos mantiene il risultato in bilico quando restano poco più di due minuti, ma è l’ultimo sussulto. Come nel 2001, finisce con gli azzurri che saltano in panchina e alzano le braccia in acqua e con i sostenitori ungheresi ammutoliti. Portiere insuperabile, difesa accorta, collettivo che manda in gol svariati giocatori e attacco che capitalizza pressoché tutte le superiorità numeriche. Sì, è tornato il Settebello. E ora vendichiamoci, con gli interessi, della sconfitta di qualche giorno fa.

Giovedì 9 settembre 2010

ITALIA-UNGHERIA 10-8 (2-0, 2-3, 4-3, 2-2)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Tempesti, Gallo 2, Fiorentini, Gitto 2, Figlioli 3, Presciutti 1, Aicardi; Pastorino ne, Luongo 1, Bertoli, Felugo ne, Giacoppo 1, Deserti. All. Campagna.

UNGHERIA: Szécsi, Madaras 3, Hosnyánszky 1, Biros, Dénes Varga, Daniel Varga, Kis; Nagy, Torok, Bundschuh, Vámos, Szívos 2, Harai. All. Kemény.

ARBITRI: Margeta (Slovenia) e Buch (Spagna)

NOTE: superiorità numeriche Italia 7/9, Ungheria 4/11. Uscito per limite di falli Denes Varga (U) a 2’45” del quarto tempo.  Tempesti (I) para un rigore a 4’23” del primo tempo a Biros e a 7’53” del terzo tempo a Dénes Varga.

Simone Pierotti

PALLANUOTO: GRECIA E RUSSIA PER L’ORO

Quella che era una finale anticipata sarà la finale effettiva: Grecia e Russia si giocano il titolo continentale tra le donne.

Lo avevamo, in qualche modo, pronosticato già in precedenza e non perché abbiamo il dono della veggenza: Grecia-Russia sarà la finalissima del torneo femminile degli Europei di Zagabria. Domani si sfidano le due eccellenze della pallanuoto (in rosa) continentale che, non a caso, si giocarono il bronzo mondiale un anno fa a Roma, dietro a Stati Uniti e Canada. Se è vero che tre indizi fanno una prova, sconfiggere le due squadre è la conditio sine qua non per dettar legge in Europa: dopo Ethnikos e UGRA Khanty-Mansiys in Coppa LEN e Vouliagmeni e Kinef Kiriši in Coppa Campioni, ecco che Grecia e Russia, questa volta con le rispettive nazionali, tornano a contendersi un titolo europeo in campo femminile. Finora l’hanno sempre spuntata le formazioni elleniche (e Kabanov allena, oltre alla selezione russa, anche il Kinef): che non ci sia due senza tre?

La formazione capitanata da Sof’ja Konuch estromette dalla corsa all’oro l’Olanda campionessa olimpica. Una vittoria limpida (10-7), una partita nella quale le russe mantengono sempre un vantaggio mai inferiore alle due reti. E nel tabellino finiscono le solite note: Prokofieva (tripletta), Beljaeva e Ivanova (doppiette). E Konuch, segnando una rete, si conferma la miglior marcatrice della formazione russa in questi Europei. L’Olanda, dal canto suo, perde ancora un’occasione per tornare padrona d’Europa: l’ultimo oro risale, ormai, al 1993 mentre è di undici anni fa l’ultima medaglia (argento a Prato, dietro all’Italia). Se Maugeri non può certo rallegrarsi per la sconfitta ha, comunque, ricevuto la conferma su chi potrà fare affidamento: van Belkum e Mieke Cabout timbrano il cartellino anche questa volta e restano le principali trascinatrici di questo gruppo che, a quanto pare, è ancora in ritardo rispetto alle prime della classe.

Con identico risultato l’Ungheria supera la Spagna e chiude così l’Europeo al quinto posto. Sfida interessante tra due nazionali che hanno proposto una buona pallanuoto e, soprattutto, alcuen giovani dall’avvenire assicurato. E questo è, soprattutto, il caso della Spagna: l’esordiente Miguel Ángel Oca ha portato a Zagabria un gruppo giovane – appena 19.6 anni di età media, la più bassa tra le otto partecipanti alla fase finale – in cui ha brillato soprattutto la stella di Roser Tarragó e di Andrea Blas, appena 35 anni in due. E lo stesso dicasi per l’Ungheria, collettivo dove la mescolanza tra l’esperienza delle veterane e la sfrontatezza delle giovani produce buoni risultati: il futuro è roseo con Gyöngyössy e Szűcs, basta solamente pazientare.

EUROPEI DI PALLANUOTO 2010

RISULTATI TORNEO FEMMINILE

FINALE 5°-6° POSTO

Ungheria-Spagna 10-7

SEMIFINALI

Italia-Grecia 5-10

Russia-Olanda 10-7

PROGRAMMA FINALI

3°-4° posto: Italia-Olanda

1°-2° posto: Grecia-Russia

OGGI IN ACQUA – TORNEO MASCHILE

ore 10.00  Russia-Macedonia (finale 11°-12° posto)

ore 12.00  Spagna-Grecia (semifinali 7°-10° posto)

ore 14.00  Turchia-Romania (semifinali 7°-10° posto)

ore 17.45  Serbia-Croazia (semifinali 1°-4° posto)

ore 20.40  Italia-Ungheria (semifinali 1°-4°posto)

Simone Pierotti

PALLANUOTO: SETTEROSA, NIENTE FINALE

Sconfitta per l’Italdonne agli Europei di Zagabria (10-5): in finale va la Grecia.

Se, appena un anno fa, qualcuno avesse detto che il Setterosa si sarebbe spinto sino alle semifinali europee, dopo il nono posto ai Mondiali in casa, probabilmente si sarebbe beccato del visionario. Poi, quando alle porte della finalissima ci arrivi per davvero, digerisci male una sconfitta. E il 10-5 incassato contro la Grecia è una cucchiaiata ancor più amara del 7-5 subìto per mano delle elleniche otto giorni fa. Perché quella sconfitta non ci precludeva il passaggio al turno successivo, ma questa ci risveglia con violenza dai sogni d’oro – nel senso della medaglia – come la sirena di un’ambulanza nel cuore della notte. Il Setterosa perde perché non gioca da Setterosa, perde perché la Grecia è una squadra tosta e, non a caso, fin dal primo giorno gode dei favori del pronostico. Guai, però, a gettare nel dimenticatoio tutto quello che le ragazze di Roberto Fiori hanno fatto in questi Europei che, quantomeno, ci fanno nuovamente accomodare al tavolo delle grandi.

Se nel girone eliminatorio il Setterosa aveva iniziato discretamente contro la Grecia, questa volta è proprio la falsa partenza a compromettere l’esito dell’incontro: le avversarie si difendono con ordine ed in attacco si affidano all’estro delle tiratrici o alla forza dei centroboa Asimaki e Lara. Le azzurre riescono, paradossalmente, a contenerle quando difendono in inferiorità ma cedono a uomini pari: Psouni va subito a segno con l’ausilio di una deviazione tanto fortuita quanto determinante, quasi in chiusura Gerolymou raddoppia su rigore e Antonakou fa centro dal perimetro. Le superiorità numeriche, specie nel secondo parziale, decidono tanto nel bene quanto nel male i destini del Setterosa, ermetico quando difende e sprecone quando attacca. Bianconi interrompe il digiuno realizzando il gol che, nei pensieri di Fiori, dovrebbe dare il la alla rimonta azzurra. E invece le greche ci colgono nuovamente in fallo segnandoci su azione, su rigore e persino in superiorità numerica, fino a quel momento il punto di forza delle italiane. La prima metà gara si chiude sul 7-2 per la formazione di Morfesis e, con il Setterosa distratto e mansueto di oggi, il risultato pare ormai deciso.

Ma le azzurre non vogliono ancora darsi per spacciate. E affrontano la seconda parte dell’incontro con maggior concentrazione: non a caso riusciamo a sbloccarci in superiorità numerica, grazie al gol di Cotti. Chi di superiorità ferisce, però, di superiorità perisce: la precisa Roubesi non ha pietà e sfrutta il vantaggio numerico siglando l’8-3. Garibotti mette dentro il suo secondo rigore di giornata e l’Italia torna nuovamente a sperare. Ma è una speranza vana, giacché le azzurre non concretizzano due superiorità che ci avrebbero riportato sulla scia delle greche. Che, dopo averci fatto sfogare, ci puniscono allungando a cinque le reti di vantaggio con Lara. Non c’è più niente da fare, la finale è compromessa e le reti di Abbate dal centro e l’ennesimo rigore di Gerolymou – implacabile dai cinque metri l’attaccante del Vouliagmeni – fanno solamente contenti gli amanti delle statistiche. Avevamo già battuto le greche in semifinale agli Europei, a Vienna e a Budapest, questa volta siamo noi ad uscire sconfitte. Per una squadra giovane ma discontinua come il Setterosa è tutta esperienza che entra.E, possibilmente, da sfruttare già nella finalina contro l’Olanda guidata da Mauro Maugeri.

Mercoledì 8 settembre 2010

ITALIA-GRECIA 5-10 (0-3, 2-4, 2-1, 1-2)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Gigli, Emmolo, Motta, Abbate 1, Bianconi 1, Radicchi, Casanova; Gorlero, Garibotti 2, Aiello, Rocco, Cotti 1, Frassinetti. All. Fiori.

GRECIA: Tsouri, Antonakou 1, Roubesi 1, Psouni 1, Gerolymou 4, Liosi, Asimaki; Kouvdou, Tsoukala 1, Melidoni, Avramidou 1, Manolioudaki, Lara 1. All. Morfesis.

ARBITRI: Kun (Ungheria) e Simioun (Romania).

NOTE: superiorità numeriche Italia 1/8, Grecia 4/9. Uscita per limite di falli Radicchi (I) a 6’16” del quarto tempo.

Simone Pierotti

PALLANUOTO: DERBY BALCANICO IN SEMIFINALE

Nuovo capitolo della saga dei Balcani: Croazia-Serbia è l’altra semifinale degli Europei di Zagabria.

Se è vero, come dicevano i nostri antenati latini, che historia magistra vitae, l’auspicio è che dalle parti di Zagabria abbiano appreso la lezione fornita dal recente passato e che non ci facciano assistere ad uno spettacolo indecoroso come quello di sette anni fa a Kranj, che tutto fece alla pallanuoto fuorché bella pubblicità. Per l’ennesima volta le strade di Croazia e Serbia si incrociano. E per questo derby balcanico vale lo stesso parallelismo fatto per l’altra semifinale, quella tra Ungheria e Italia: le due squadre si affrontarono nell’anticamera della finalissima a Budapest, nel 2001. La Serbia si chiamava ancora Jugoslavia, anche se di quella realtà territoriale rimaneva ormai il nome. E vinse, battendo gli azzurri nell’atto supremo.

La notizia, dunque, è che il Montenegro non potrà difendere lo storico titolo conquistato due anni fa a Málaga. Vi è di più: non potrà concorrere neppure per una medaglia. Gli squali rossi di Petar Porobić escono di scena per mano dei “cugini” serbi – gli stessi che sconfissero nella finalissima agli Europei in Andalusia – al termine di una partita a dir poco tirata, povera di gol (undici) così come Italia-Germania. Inevitabile che la sfida si giocasse sul filo del rasoio, senza che una delle due contendenti prevalesse nettamente nei confronti dell’altra: il Montenegro conduce sempre e la Serbia lo riacciuffa prontamente, fino a compiere il sorpasso decisivo nel quarto tempo. Inutile assalto del Montenegro nei secondi finali: Soro salva su Vukčević, poi sulla ribattuta Ivović fallisce miseramente. Su questa impresa si legge, nitida, la firma di Vanja Udovičić: il capitano mette a segno quattro delle sei reti serbe. Serbi che portano a compimento la vendetta nei confronti del “traditore” Šefik, il portiere protagonista di mille battaglie che proprio quest’anno ha scelto la nazionalità montenegrina. E adesso sotto con un altro derby, quello (infinito) contro la Croazia. Nella finale degli Europei di Kranj sappiamo tutti come finì: lancio di oggetti in acqua, scontri tra tifosi, incidenti a Belgrado e Novi Sad e pure un incidente diplomatico tra i due paesi. Una situazione favorita anche dallo scarso numero di forze dell’ordine, insufficiente per far fronte all’afflusso delle due tifoserie. Sette anni fa si giocava in campo neutro, questa volta è la Croazia a godere del sostegno del pubblico di casa. Un motivo in più per non sottovalutare il problema dell’ordine pubblico.

Si sono giocate anche i quarti di finale valevoli per i piazzamenti dal settimo al dodicesimo posto: se era stata preventivata la vittoria della Spagna ai danni di una Russia mai caduta così in basso (e la serie negativa prosegue dopo essere arrivata nona a Belgrado e decima a Málaga), non altrettanto si può dire del 9-6 inflitto dalla Turchia alla Macedonia. Per la nazionale guidata da Sinan Turunc è una vittoria a suo modo storica: nel peggiore dei casi i turchi chiudererebbero al decimo posto, mai si erano spinti così in alto. Vittoria limpida quella con i balcanici, mai capaci di cogliere il pareggio, anche momentaneo: gli eroi di giornata, è il caso di dirlo, sono Oytun Okman (tripletta), Alican Çağatay e Yiğithan Hantal (doppiette).

EUROPEI DI PALLANUOTO 2010

RISULTATI TORNEO MASCHILE

QUARTI DI FINALE 7°-12° POSTO

Spagna-Russia 9-6

Turchia-Macedonia 9-6

QUARTI DI FINALE 1°-6° POSTO

Italia-Germania 6-2

Montenegro-Serbia 5-6

PROGRAMMA SEMIFINALI

Serbia-Croazia

Italia-Ungheria

OGGI IN ACQUA – TORNEO FEMMINILE

ore 15.30  Ungheria-Spagna (finale 5°-6° posto)

ore 17.30  Italia-Grecia (semifinale)

ore 19.30  Russia-Olanda (semifinale)

Simone Pierotti

PALLANUOTO: ANCHE IL SETTEBELLO VA IN SEMIFINALE

Agli Europei di Zagabria l’Italia batte la Germania (6-2) ed è in semifinale contro l’Ungheria.

Li avevamo già battuti un mese fa, i tedeschi. Ma era la finale dell’Otto Nazioni di Siracusa, torneo che serviva come preparazione agli Europei. Stavolta in palio c’era un traguardo ben più prestigioso: la semifinale continentale e, con essa, la qualificazione agli Europei del 2012. E l’Italia impartisce una lezione ancor più severa (6-2) ai solidi tedeschi allenati da Hagen Stamm, nerboruti marcantoni a cui, però, mancano ancora la cattiveria e l’intraprendenza da grande squadra. Nove anni dopo, siamo nuovamente in semifinale ad un Europeo con identico avversario, l’Ungheria. E proprio al 2001 risale l’ultima medaglia azzurra: allora conquistammo l’argento. Allora, come oggi, l’allenatore del Settebello rispondeva al nome di Sandro Campagna.

Specialmente nella prima frazione, la sfida tra Italia e Germania è un duello tra difese serrate: gli azzurri, per limitare la maggior potenza fisica dei tedeschi, ricorrono ad una zona che non lascia arrivare palloni a Schlotterbeck; dall’altra parte Čigir’ è un custode attento nel chiudere lo specchio alle conclusioni di Presciutti (superiorità numerica) e Figlioli, che poi supera il portiere di origini russe ma non il palo. Gli va meglio poco dopo, quando il primo tempo volge oramai al termine: il centrovasca naturalizzato prende palla dalla lunga distanza e castiga Čigir’ sul palo più lontano con una conclusione fulminea. Se i primi sette minuti non offrono grandi emozioni, gli ultimi sessanta secondi sono i più divertenti: Oeler riequilibra il risultato in superiorità numerica, poi Deserti costringe Real al fallo da rigore. Non si presenta lo specialista Figlioli, finora mai a segno dai cinque metri, e nemmeno Felugo, messo ko da un colpo alla mano destra (per lui l’Europeo finisce qui e, come da regolamento, non potrà essere sostituito): a battere il rigore è il giovane Luongo, una delle sorprese più belle di questo Europeo, che realizza con la freddezza di un veterano. Stessa sinfonia nel secondo quarto: si lotta incessantemente sui due metri, spesso i rispettivi centroboa commettono fallo in attacco e le occasioni da rete latitano. A rompere la monotonia è Deserti che compie la sua seconda prodezza giornaliera, facendo cadere nuovamente Real nella trappola del fallo da rigore: questa volta batte Figlioli ed il cecchino di origini australiane si sblocca, infilando Čigir’ proprio sopra la testa. Per più di tre minuti l’Italia mantiene immacolata la propria porta, fino a quando Bukowski non viene lasciato colpevolmente nelle condizioni di fintare, prendere la mira e battere l’attento Tempesti. La Germania rimane in partita, in scia ad un Settebello al quale tuttavia non causa particolari grattacapi. Come nel primo tempo, gli azzurri segnano un altro gol pesante allo scorrere dei titoli di coda: Presciutti si alza dai cinque metri e la sua bordata colpisce prima il palo e poi la testa di Čigir’, finendo la sua corsa in porta. La Germania, frattanto, sparisce dallo specchio d’acqua di Zagabria dopo il gol di Bukowksi: nei restanti sedici minuti non infilerà più alcun pallone alle spalle di Tempesti, sulle cui braccia sbattono ripetutamente le conclusioni dei tiratori tedeschi. L’Italia non ha alcun interesse a giocare su ritmi forsennati e si limita così ad amministrare il vantaggio: il bottino viene rimpinguato con i gol di Aicardi nel terzo tempo – uno schema in superiorità numerica eseguito magistralmente – e di Gallo nell’ultima frazione. È semifinale, con il minimo sforzo, ma ci mancherà Felugo. Peschiamo un’Ungheria non più imbattibile come nei passati due lustri: l’ultima volta che li abbiamo affrontati in semifinale fu nel 2001, a Budapest. Già allora era il Settebello di Sandro Campagna, che fece piangere lacrime amare al pubblico della “Alfréd Hajós”, ciecamente convinto della vittoria dei propri beniamini. Guarda caso, dall’altra parte c’erano, allora come oggi, Croazia e Serbia…

In chiusura un dato che deve inorgoglirci: a Zagabria siamo l’unico paese ad essere arrivato in semifinale con ambo le formazioni, maschile e femminile. E le selezioni Juniores ’93 hanno vinto recentemente i rispettivi campionati Europei. Che sia, davvero, l’anno della rinascita per la pallanuoto italiana?

Mercoledì 7 settembre 2010

ITALIA-GERMANIA 6-2 (2-1, 2-1, 1-0, 1-0)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Tempesti, Gallo 1, Felugo, Gitto, Figlioli 2, Presciutti 1, Aicardi 1; Pastorino, Luongo 1, Bertoli, Giacoppo, Fiorentini, Deserti. All. Campagna.

GERMANIA: Čigir’, Marko Stamm, Schroedter, Kreuzmann, Oeler 1, Politze, Schlotterbeck; Kong, Naroska, Real, Bukowksi 1, Schüler, Rößing. All. Hagen Stamm.

ARBITRI: Borrell (Spagna) e Stavridis (Grecia).

NOTE: superiorità numeriche Italia 2/3, Germania 1/4.

Simone Pierotti