SUDAFRICA 2010: LA TOP 11 DI PIANETA SPORT

Francesco Federico Pagani stila la Top 11 (allenatore compreso) dei Campionati Mondiali di calcio.

TatticaTerminato il Mondiale proviamo a stilare una classica Top 11 comprendente i migliori giocatori, ruolo per ruolo, della rassegna iridata stessa. Per farlo, quindi, impostiamo uno schema stile 4-2-3-1, esattamente quello che ha portato l’Olanda là dove era impensabile potesse arrivare.

PORTIERE

Iker Casillas (Spagna): il portiere delle Merengue nelle ultime due stagioni non aveva probabilmente dato il meglio di sé, ma ai Mondiali si è fatto trovare assolutamente pronto risultando poi decisivo in finale, dove in un paio di occasioni ha stregato Robben, impedendogli di portare in vantaggio gli Orange.

DIFENSORI

Sergio Ramos (Spagna): pur non essendo il terzino destro migliore al mondo (Maicon e Dani Alves gli sono entrambi superiori) dimostra di non essere poi così lontano dai top player del ruolo disputando un grande Mondiale fatto di buona qualità ma anche, e soprattutto, tanta tanta quantità.

Carles Puyol (Spagna): il capitano della nazionale iberica era Casillas, ma quello che pareva essere il vero leader della nazionale iberica era lui. Grandissimo carisma, tenacia da vendere, efficacia in marcatura come pochi altri al mondo. Il tutto coronato dal goal vittoria in semifinale. Ora lascerà la nazionale spagnola, ma sarà ricordato per sempre dai tifosi delle Furie Rosse. E non solo.

Diego Lugano (Uruguay): pur limitato da alcuni problemi fisici Lugano dimostra ancora una volta di essere uno dei centrali difensivi più sottovalutati dell’intero panorama mondiale. Arcigno in marcatura, grande senso della posizione, paga un po’ solo una velocità non propriamente da sprinter. Ma quando manca lui la solidità difensiva della Celeste ne risente, e non è certo un caso.

Giovanni van Bronckhorst (Olanda): dopo una carriera giocata su più che buoni livelli van Bronckhorst si presenta in Sudafrica come capitano di una nazionale che, sulla carta, non aveva molte chance di arrivare in fondo. Con classe e carisma, però, il terzino sinistro Oranje guiderà i suoi ad una finale insperata, arrivando ad un passo da un traguardo storico.

CENTROCAMPISTI

Bastian Schweinsteiger (Germania): se saprà confermarsi sui livelli toccati questa stagione Bastian diventerà a breve uno dei migliori centrocampisti al mondo, senza alcun dubbio. Una volta riconquistato il centro del campo, dopo che per anni era stato dirottato sulle fasce, il talentuoso giocatore del Bayern Monaco ha dimostrato a tutti di che pasta è fatto, confermandosi poi su altissimi livelli anche al Mondiale.

Xavi Hernández (Spagna): è stato per la Spagna ciò che Pirlo fu quattro anni fa per l’Italia, cioè quel giocatore capace di creare gioco, dettare i tempi, alzare o abbassare i ritmi a proprio piacimento, inventare giocate di alta scuola. Del resto se Schweinsteiger viene su forte lui è ormai qualche anno che è considerabile tra i migliori centrocampisti al mondo!

TREQUARTISTI

Thomas Müller (Germania): sulla destra della nostra immaginaria linea della trequarti non potevamo che piazzare lui, la Scarpa d’Oro e il Miglior Giovane del torneo. Autore di un Mondiale davvero stratosferico Müller è uno dei nomi nuovi di questa Germania che proprio in Sudafrica potrebbe aver aperto un ennesimo ciclo.

Wesley Sneijder (Olanda): personalmente il premio di MVP del torneo l’avrei dato a lui. E’ lui, infatti, a trascinare un’Olanda non certo fenomenale, sulla carta, ad un passo da un’impresa storica che in passato venne fallita da squadre molto più attrezzate della compagine allestita da Van Marwijk. Sneijder che, insomma, chiude alla grandissima, a livello personale, un anno davvero straordinario.

Andrés Iniesta (Spagna): non poteva non trovare spazio in questa squadra l’uomo in grado di risolvere, con una propria giocata, la finalissima. Giocatore straordinario, questo ragazzo, che unisce mobilità e tecnica sopraffina in un connubio strepitoso. Un solo appunto: dovrebbe imparare a calciare un po’ di più, alcune volte il troppo altruismo diventa veramente penalizzante.

PUNTA

Diego Forlán (Uruguay): fino ai quarti di finale non avrei avuto dubbi ed avrei messo titolare, in questa Top 11, David Villa, senza se e senza ma. Poi, però, Del Bosque ha deciso di cambiare un po’ l’assetto della sua Spagna, promovendo titolare Pedro e relegando Villa centralmente, quando è risaputo che dà il meglio di sé potendo partire leggermente spostato sulla sinistra. Il tutto ha quindi influito negativamente sulle prestazioni del neo acquisto del Barcellona, che si è involuto rispetto ai primi match. Di contro, invece, Forlan è stato il vero trascinatore, dentro e fuori del campo, di una squadra che inseguiva una semifinale Mondiale da ormai sessant’anni. Missione compiuta per la Celeste, ma non solo: a lui, come ulteriore soddisfazione personale, è stato assegnato il premio di Pallone d’Oro del Torneo. Meritatissimo.

ALLENATORE

Joachim Löw (Germania): nessuno ha fatto bene quanto lui, quest’anno. Löw ha infatti avuto il coraggio di costruire una squadra molto giovane per poi darle una fortissima impronta di gioco andando quindi a guadagnarsi un’onorevolissima terza piazza che avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa in più se Puyol non avesse castigato i suoi in semifinale. Allenatore sicuramente da tenere d’occhio per il futuro, il tedesco.

Francesco Federico Pagani

SPAGNA CAMPIONE!

SpagnL’eroe che non ti aspetti. Tutti a fantasticare sul duello tra Sneijder e Villa non solo per la Coppa del Mondo, ma anche per la classifica cannonieri e, probabilmente, pure per il Pallone d’oro. E invece, a decidere la finale di Sud Africa 2010 – e a regalare il primo Mondiale della sua storia alla Spagna – è stato Andrés Iniesta, onesto centrocampista del Barcellona. Lui, cresciuto nella cantera blaugrana, è il simbolo della vittoria di una certa filosofia di fare sport in Spagna, non solamente nel calcio: le affermazioni nel basket, nel ciclismo, nel tennis sono figlie di una politica improntata sui settori giovanili che, adesso, ha portato i suoi frutti. E così, con il quarto 1-0  consecutivo, la Spagna sale sul gradino più alto del podio. La Coppa del Mondo si rivela, invece, ancora una chimera per l’Olanda: tre
sconfitte in altrettante finali (1974, 1978 e adesso 2010). Proprio nel momento decisivo sono mancati i due uomini migliori, Robben e Sneijder. E ora chissà quando verrà spezzato il malvagio incantesimo

Si accendono i riflettori sulla finale: Nelson Mandela fa il giro d’onore nello stadio di Johannesburg ed è forse il momento più emozionante dell’intero Mondiale. Poi entrano le squadre: Del Bosque e van Marwijk schierano due formazioni identiche, affidandosi ad un solo attaccante – peraltro più di movimento che di peso – supportato da tre mezzepunte. Lo spagnolo lascia ancora in panchina Torres e dà fiducia a Pedro del Barcellona, l’olandese recupera van der Wiel e de Jong e può così mandare in campo l’undici ideale. Si intuisce fin da subito quale sarà il leit motiv della finale del primo Mondiale in terra africana: la Spagna offre qualche lampo di gioco, l’Olanda si limita ad impedire che gli iberici possano esprimersi al meglio, ricorrendo più volte alle maniere ruvide. La prima emozione la regala Sergio Ramos dopo quattro minuti, impegnando di testa Stekelenburg sugli sviluppi di una punizione: l’esterno difensivo del Real Madrid non disdegna qualche incursione offensiva ed impensierisce ancora la difesa in maglia arancione, costringendo Heitinga a rifugiarsi in angolo su un pericoloso tiro-cross. Sull’azione susseguente Villa calcia di prima intenzione di sinistro, ma colpisce solo la rete esterna, dando l’illusione del gol.

E l’Olanda? La risposta dell’undici di van Marwijk è tutta in una conclusione di Kuyt dalla distanza facile preda di Casillas, propiziata da una leggerezza di Busquets, e in una punizione telefonata di Sneijder. Il ct arancione sa che la forza della Spagna è soprattutto nelle eminenze grigie del suo centrocampo: così si spiegano i (pesanti) falli di Van Bommel e de Jong ai danni di Iniesta e Xabi Alonso, che sarebbero potuti essere sanzionati con l’espulsione diretta. Sembra il destino della Spagna, quello di ritrovarsi di fronte avversari che preferiscono affidarsi alla tattica del “non gioco”: era successo contro Portogallo e Paraguay, accade anche contro l’Olanda, aggressiva ed attendista. All’intervallo saranno tre i cartellini gialli sventolati da Webb agli olandesi: oltre ai due mediani viene ammonito pure van Persie. L’ultimo sussulto della prima frazione lo regalano Pedro (conclusione a lato dopo una buona percussione centrale) e Robben (sinistro sul primo palo, con Casillas che spedisce in angolo). Partita dura e con i nervi a fior di pelle, poco spettacolo in campo.

La ripresa inizia nella stessa, identica maniera: la Spagna attacca e crea (Capdevila cicca malamente la palla da ottima posizione), l’Olanda ricorre sistematicamente al fallo e così pure van Bronckhorst e Heitinga finiscono sul taccuino del direttore di gara. Al quarto d’ora Del Bosque si gioca la prima sostituzione, richiamando Pedro e rimpiazzandolo con il suo sostituto naturale Jesús Navas. Ma, paradossalmente, un minuto dopo l’Olanda confeziona l’occasione più nitida dell’incontro: Sneijder innesca magnificamente Robben che fugge verso la porta di Casillas e calcia di piatto, trovando però la deviazione decisiva di piede del capitano spagnolo. Una parata che vale quanto il gol di un attaccante. Passano pochi minuti e la chance capita alle Furie rosse con Navas che punta van Bronckhorst, entra in area e serve sulla sinistra Villa: il tiro da due passi, a botta sicura, viene alzato oltre la traversa da Heitinga che, di fatto, aveva servito il pallone sui piedi del neoattaccante del Barcellona. Nel frattempo anche van Marwijk cambia uomini ma non assetto, spedendo Elia al posto di Kuyt. Ancora brividi nel finale: Sergio Ramos, tutto solo nel cuore dell’area, non inquadra di testa su corner di Xavi, mentre Robben si divora nuovamente il gol del vantaggio con un’azione fotocopia, con Casillas ancora bravo a chiudergli la porta. Quando la partita si avvia verso i supplementari, Del Bosque decide che è il momento di Fabregas, in campo al posto di Xabi Alonso.

La proroga si apre subito con un episodio da moviola: serie di contrasti in area dell’Olanda, Heitinga colpisce in maniera scomposta su Xavi all’altezza del dischetto e i dubbi sulla regolarità del’intervento permangono. La stanchezza inizia a battere cassa e così le maglie delle due difese si aprono: Fabregas e Villa si ritrovano in superiorità numerica, il genietto dell’Arsenal pecca di egoismo, così come Pedro contro la Germania, ed anziché servire il compagno preferisce concludere, senza tuttavia trovare il raddoppio. Poco dopo, Mathijsen spedisce alto di testa, con Casillas uscito a vuoto, sugli sviluppi di un calcio piazzato. La porta di Stekelenburg sembra stregata: van Bronckhorst devia un diagonale di Navas che dà l’illusione del gol e strozza in gola l’urlo di gioia degli spagnoli. Frattanto van der Vaart rileva il condottiero de Jong, un cambio che van Marwijk aveva effettuato anche in semifinale: un’Olanda a trazione anteriore che, forse, inizia a preparare i suoi migliori tiratori in vista dei rigori. Iniziano i secondi quindici minuti di tempi supplementari e Del Bosque decide di dar fiducia al suo uomo fin qui più in ombra, Fernando Torres, togliendo un generoso Villa. Ma è Iniesta a decidere il Mondiale. Prima propizia la seconda ammonizione di Heitinga, regalando così alla Spagna la superiorità numerica per dieci minuti buoni. Poi segna il gol che qualsiasi calciatore sogna di marcare: cross di Torres respinto dalla difesa olandese, Fabregas riprende la palla e serve sulla destra il mediano del Barcellona che scaraventa in rete con un diagonale potente, evitando il ritorno di van der Vaart e trascinando la Spagna sulla vetta del mondo. Un anno fa il 26enne giocatore presentò il suo libro “Un año en el paraíso”. Adesso, forse, è il caso di aggiungere un nuovo capitolo.

Domenica 11 luglio 2010
SPAGNA – OLANDA 1-0 (0-0, 0-0) dts
Soccer City, Johannesburg

SPAGNA: Casillas (c), Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila, Busquets, Iniesta, Xavi Hernández, Xabi Alonso (87′ Fabregas), Pedro (59′ Navas), Villa (106′ Torres).

OLANDA: Stekelenburg, van der Wiel, Heitinga, Mathijsen, van Bronckhorst (105′ Braafheid), van Bommel, De Jong (97′ van der Vaart), Robben, Sneijder, Kuyt (70′ Elia)

ARBITRO: Webb (ENG)

GOL: 116′ Iniesta (SPA)

NOTE:Espulso Heitinga per doppia ammonizione al 109′ Ammoniti Van Persie, Puyol, Van Bommel, Sergio Ramos, De Jong, Van Bronckhorst, Heitinga, Capdevila, Robben, Van der Wiel, Mathijsen, Iniesta, Xavi

Simone Pierotti