LE FINALISTE A CONFRONTO

Giocatore per giocatore, un confronto tra Spagna e Olanda, le finaliste del Coppa del Mondo.

Siamo all’atto finale. Fatte fuori la pochezza italiana, la confusione francese, il ritmato calcio asiatico, le decompressioni brasiliane e i solipsismi argentini, restano due outsider storiche che vinceranno il loro primo Campionato mondiale di calcio. Sarà una finale, si spera, bella, tra due squadre che hanno il coraggio di giocare al calcio e non di trincerarsi in difesa. Vediamo tutti i duelli che ci aspettano, per capire anche meglio chi potrà uscire vincitrice:

Maarten Stekelenburg – Iker Casillas

Fino alle semifinali il portiere olandese è stato il migliore del Mondiale, mentre Casillas ha riportato in Nazionale alcune defaillance da confusione madridista. Dopo la semifinale i due sono sullo stesso livello, anzi Casillas ha in più il miracolo del rigore di Cardozo. Il portiere dell’Ajax è perfetto nelle uscite e balbettante sui tiri da lontano, Casillas è uno dei migliori al mondo e quando vuole giocare fa il campione. VOTO: CASILLAS

Gregory van der Wiel – Sergio Ramos

Potrebbero trovarsi, se non quest’anno, almeno il prossimo a condividere lo stesso stadio di casa. van der Wiel è quello che serve al Real Madrid come impatto giovane in fascia e Mourinho lo sa. Intanto Sergio Ramos gioca sempre le sue partite di pura forza, mentre van der Wiel fa quello che semplicemente il dio del calcio gli ha instillato. Per completezza, sarebbe da scegliere Ramos, ma per capacità di essere utile alla manovra della propria squadra, scelgo VAN DER WIEL.

Giovanni van Bronckhorst – Joan Capdevila

L’olandese è il capitano-riferimento dell’intera difesa, l’altro è un intrufolato di successo. Ai Mondiali abbiamo visto un Giovani molto sulle sue, capace di reggere tutti i tipi di ali e di proporsi con moderatezza. Capdevila sui giornali italiani prende stranamente sempre 5 e mezzo o 6 in pagella, segno che chi le stila ne sa poco di calcio ed è abituato al televisore. Se uno segue davvero la partita di Capdevila, si rende conto di quanto è bravo a coprire l’intero out (davanti a lui gioca Iniesta che si accentra). Se solo l’Inghilterra avesse avuto Capdevila al posto di Cole in fascia a sinistra, sarebbe stata un’altra squadra. VOTO: CAPDEVILA

John Heitinga – Gerard Piqué

Sfida complicatissima, perché entrambi hanno giocato un Mondiale monstre. Piqué, nonostante parta sempre con il beneficio del dubbio, gioca partite solide e di grande presenza fisica, ma Heitinga in questo Mondiale ha stupito tutti. La promessa dell’Ajax, persa in squadre da quinto posto se va tutto bene, è risorta a grandi livelli. VOTO: HEITINGA

Joris Mathijsen – Carles Puyol

Non c’è partita. Il primo è il capitano e la pietra angolare su cui si regge la squadra migliore, l’altro è l’amico di John, bravo e pulito quanto vuoi, ma sempre una spalla, al massimo un caratterista. VOTO: PUYOL

Mark van Bommel – Sergio Busquets

Per quello che ci mette in campo e per come è importante per la squadra, van Bommel deve avere il merito che gli spetta. Se poi metti sul piatto della bilancia la freschezza difensiva e la classe geometrica di Sergio, diventa più dura. Ma van Bommel in questa squadra è qualcosa di più rispetto al semplice regista. VOTO: VAN BOMMEL

Nigel de Jong – Xabi Alonso

Dal giocatore del Madrid ci si aspetta sempre un po’ di più, soprattutto se lo metti a confronto con i due del Barcellona. È preciso nei lanci, abile a distruggere il gioco delle mezzeali, bravo nell’innescare Xavi e Iniesta, ma gli serve sempre una mezza figura per arrivare al punto. De Jong invece gioca sempre con la stessa continuità ferina, ammaestrata a dovere da van Bommel. Nelle due squadre, sembrerà strano, Alonso sembra meno indispensabile di de Jong. VOTO: DE JONG

Wesley Sneijder – Xavi Hernández

È il duello del Mondiale, ed è stato quello della Champions League (e pensare che fino a cinque giorni fa i giornali titolavano: “È il Mondiale delle sudamericane” e oggi, senza cambiare di una virgola il senso e il gusto: “È il Mondiale delle europee”). Sono giocatori diversi ma per la squadra hanno lo stesso valore. Non posso dare un voto pari e allora scelgo la capacità di Sneijder di diventare leader in una Nazionale nuova rispetto alla Spagna, che gioca da anni insieme, ma soprattutto anarchica caratterialmente come l’Olanda. Il primo a fare il bullo, van Persie, è stato ripreso proprio da Sneijder che ha assunto su di sé, quel giorno, le stimmate del comandante. VOTO: SNEIJDER

Dirk Kuyt – Andrés Iniesta

Sono stati decisivi allo stesso modo, la loro sfida, fatta di concretezza e intelligenza tecnica dirà molto su questa partita. Kuyt è un’ala tattica di livello mondiale, decisivo in ogni squadra (Inter, compralo, ti serve), Iniesta è un fuoriclasse che manca troppo se manca (Inter, ringrazia l’assenza) Insieme farebbero faville, ma siccome sono di nazionalità diverse, do il mio voto all’uomo che si assume maggiori responsabilità in attacco. VOTO: INIESTA

Arjen Robben – David Villa

Sono i calciatori che possono far vincere le proprie squadre. Il primo è arrivato infortunato e tornare ai livelli di aprile non è facile, il secondo è arrivato al massimo della forma ed esserlo per così tante partite ravvicinate è un problema. Se Robben sale di colpi e Villa cala d’intensità, vince l’Olanda, se la Spagna riesce a non far spremere Villa, visto ripiegare su Coentrão, e Robben osa poco non innescando i compagni, vince la Spagna. Il duello è anche in questa sfida, ma io voto lo spagnolo per quello che è stato. VOTO: VILLA

Robin van Persie – Fernando Torres

L’olandese può essere anche in forma, ma in questo gioco senza verticalizzazioni continue gioca male. Lo spagnolo è fuori forma, ma in una partita può mettere dentro tutto. Per quanto è servito storicamente alla sua squadra, Torres può fare la partita che serve, mentre van Persie canterà di nuovo forse stonando. VOTO: TORRES

Jvan Sica

AL VIA IL TRI NATIONS, CONVOCAZIONI A CONFRONTO – SECONDA PARTE: MEDIANA E TREQUARTI

Continua l’analisi comparativa per reparti delle squadre del Tri Nations: sotto esame i trequarti

Continua il nostro viaggio nelle convocazioni del Tri Nations che comincerà domani pomeriggio all’Eden Park di Auckland con la sfida tra gli All Blacks padroni di casa e il Sudafrica, campione uscente, campione del Mondo e grande favorita di quest’edizione. Mentre Wayne Smith, assistente CT della Nuova Zelanda, ha dichiarato che, dopo le tre sconfitte patite contro gli Springboks nella passata edizione, gli All Blacks non possono più considerarsi in vetta, Peter de Villiers ha sostenuto che il passato non gli importa, e che appoggiarsi sugli allori passati sarebbe un grosso rischio per il Sudafrica.

Le formazioni riflettono tutto quel che ci si attendeva: nessuna delle due squadre si risparmia, mettendo in campo la propria migliore formazione per imporre il proprio predominio fin dalla prima partita. Un confronto interessantissimo: se Donnelly e Thord dovranno faticare per arginare la seconda linea sudafricana con Matfield e Botha e la promessa della prima linea All Black Owen Franks dovrà tenere alta la testa contro una macchina da demolizione come Steenkamp, gli All Blacks hanno dalla loro un estremo come Muliaina contro Kirchner che ancora non ha dato risposte all’interrogativo sudafricano sulla maglia numero 15. Alle ali entrambe le squadre hanno corridori straordinari come Habana, de Villiers e Rokocoko, mentre nella cerniera dei centri neozelandesi torna Nonu, bloccato due mesi da un infortunio.

La vera sfida, però, è al cuore del gioco: terze linee e mediani. Januarie contro Cowan si prospetta un testa a testa rovente, fatto di tensione, provocazioni e nervosismo. A aggiungere scintille sarà poi il valore dei due reparti di terza linea: l’aggressività brada di Burger e il gioco al limite del regolamento di McCaw potrebbero essere gli ingredienti di un incontro esplosivo, mentre Kaino e Louw avranno l’incombenza di mettere la maggior pressione possibile per spegnere rispettivamente Morné Steyn e Dan Carter, due macchine di punti e gioco che, una volta avviate, è difficile arginare.

MEDIANA

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Ricky Januarie (Stormers) Jimmy Cowan (Highlanders) Luke Burgess (Waratahs)
Ruan Pienaar (Sharks) Piri Weepu (Hurricanes) Will Genia (Reds)
Butch James (Bath – ENG) Dan Carter (Crusaders) Berrick Barnes (Waratahs)
Morné Steyn (Bulls) Aaron Cruden (Hurricanes) Quade Cooper (Reds)

Al Sudafrica mancherà tantissimo: Fourie du Preez è probabilmente il miglior mediano di mischia degli ultimi tre anni, ma salterà il torneo per infortunio. A sostituirlo Peter de Villiers ha chiamato quello che il francese Parra ha definito “un pitbull”: Ricky Januarie degli Stormers, pur non riuscendo a dare il ritmo impartito da du Preez, è un ottimo strumento per il gioco di pressione sudafricano. Dietro di lui, all’apertura, c’è Morné Steyn, macchina da punti e mete che sembra chiudere qualsiasi prospettiva di utilizzo in mediana per Butch James. Per contro, James rappresenta una buona opzione anche come primo centro, in veste di secondo playmaker della squadra. La scelta migliore per la maglia numero nove è probabilmente quella degli All Blacks, che possono utilizzare senza problemi Cowan e Weepu, giocatori dotati entrambi di buona esperienza internazionale, sebbene il primo soffra eccessivamente la pressione. Dan Carter è considerato una delle migliori aperture al mondo, anche se probabilmente anche un bambino potrebbe giocare con la sua confidenza e sapienza potendo contare sul sostegno e sulla protezione di un pacchetto di mischia come quello neozelandese. Gli australiani invece, oltre a Genia, hanno la possibilità di far crescere due aperture giovani e promettenti, su cui dovranno tentare di imperniare la propria squadra per la Coppa del Mondo del prossimo anno: Quade Cooper è l’uomo del momento, ma ci si aspetta un buon utilizzo anche per Berrick Barnes. Entrambi però non godono del supporto necessario e dovranno farsi strada attraverso la pressione delle terze linee più aggressive del pianeta.

CENTRI

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Juan de Jongh (Stormers) Richard Kahui (Chiefs) Anthony Faingaa (Reds)
Jaque Fourie (Stormers) Ma’a Nonu (Hurricanes) Matt Giteau (Brumbies)
Wynand Olivier (Bulls) Conrad Smith (Hurricanes) Rob Horne (Waratahs)
Benson Stanley (Blues)

Quattro convocati per la Nuova Zelanda, che può fare affidamento sull’esperienza di Ma’a Nonu e Conrad Smith per far crescere nel frattempo Kahui e Stanley. Il Sudafrica sembra invece focalizzato sulla coppa formata da Wynand Olivier al 12 e Jaque Fourie al 13, ma può contare su più opzioni rispetto agli All Blacks: oltre all’emergente de Jongh, infatti, ci sono Butch James, convocato come apertura, ma utilizzabile col numero 12 come secondo playmaker, e Jean de Villiers che, utilizzato fuori ruolo all’ala, è un secondo centro dal passo devastante. L’Australia può contare sull’esperienza di un solo uomo: Matt Giteau, l’utility back per eccellenza del rugby attuale. Mediano di mischia, apertura, primo centro, eventualmente estremo: Giteau può giocare dappertutto e dovrà reggere da solo il peso della cerniera di centri australiana, aiutando gli inesperti Faingaa e Horne.

TRIANGOLO ARRETRATO

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Gio Aplon (Stormers) Cory Jane (Hurricanes) Adam Ashley-Cooper (Brumbies)
Jean de Villiers (Munster – IRL) Rene Ranger (Blues) Peter Hynes (Reds)
Bryan Habana (Stormers) Joe Rokocoko (Blues) Digby Ioane (Reds)
François Hougaard (Bulls) Israel Dagg (Highlanders) Kurtley Beale (Waratahs)
Zane Kirchner (Bulls) Mils Muliaina (Chiefs) James O’Connor (Western Force)

Quanta corsa: il Sudafrica si affida alle sue frecce più veloci per il triangolo arretrato, convocando Bryan Habana, esempio perfetto dell’ala moderna e completa, Jean de Villiers e Gio Aplon, da alcuni considerato l’erede di Habana. Le due ali, insomma, non sono una preoccupazione per gli Springboks: il vero buco della formazione verde-oro è rappresentato dall’estremo. Zane Kirchner è l’uomo designato al 15, ma ancora non sta convincendo, e l’esperimento Aplon non sembra destinato ad avere seguito. In questa situazione, l’esclusione di François Steyn e le polemiche in atto tra lui e il CT Peter de Villiers pesano tantissimo sui sudafricani: riusciranno gli Springboks a recuperare re Frans entro la Coppa del Mondo? I più solidi, in quella posizione, sono i neozelandesi: Malili Mils Muliaina è il miglior estremo tra le tre squadre. Al suo fianco verranno utilizzati come prima scelta Joe Rokocoko e Cory Jane, mentre Dagg e Ranger tenteranno di fare esperienza il più possibile. Con Adam Ashley-Cooper e James O’Connor, l’Australia può fare veramente male a largo: una qualità, quella degli Wallabies, che però rischia di venire soffocata dalla difficoltà di ottenere palloni puliti da utilizzare. Se solo la trequarti australiana potesse contare su un pacchetto di mischia all’altezza della situazione, potrebbe creare seri problemi alle altre contendenti.

Damiano Benzoni

AL VIA IL TRI NATIONS, CONVOCAZIONI A CONFRONTO – PRIMA PARTE: LA MISCHIA

A confronto, reparto per reparto, le mischie delle nazionali del Tri Nations 2010, che inizierà domani con Nuova Zelanda – Sudafrica

Sabato inizia il Tri Nations, il torneo che vede affrontarsi le tre squadre più forti dell’emisfero australe, in attesa vi si unisca anche la nazionale argentina: Nuova Zelanda, Sudafrica e Australia. Grande attesa per gli Springboks che si presentano al torneo non solo da campioni in carica, ma anche da campioni del Mondo a un anno dalla Rugby World Cup neozelandese e forti di un’esaltante vittoria ai danni della Francia fresca di Grande Slam nel Sei Nazioni. Il Sudafrica è anche l’unica squadra che ha convocato giocatori impegnati in altri campionati, chiamando ben quattro europei: BJ Botha, van der Linde e Jean de Villiers sono impegnati con tre franchigie irlandesi nella Celtic League, mentre Butch James gioca la Guinness Premiership con il Bath.

Sebbene siano i probabili favoriti per la vittoria, i sudafricani non potranno abbassare la guardia: gli All Blacks di Wayne Smith sono coscienti di dover dimostrare qualcosa prima di potersi fregiare di essere la squadra più forte del mondo. Smith stesso ha dichiarato di potersi dire favorito nella competizione, mentre gli australiani hanno detto di essere motivati dal fatto di essere considerati solo outsider nella competizione di quest’anno. Il calcio d’inizio sarà domani pomeriggio, all’Eden Park di Auckland, con la sfida inaugurale tra Nuova Zelanda e Sudafrica

Andiamo a confrontare i valori delle squadre convocate, reparto per reparto:

PRIMA LINEA

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Chiliboy Ralepelle (Bulls) Corey Flynn (Crusaders) Saia Faingaa (Reds)
John Smit (Sharks) – CAP. Keven Mealamu (Blues) Stephen Moore (Brumbies)
BJ Botha (Ulster – NIR) John Afoa (Blues) Ben Daley (Reds)
Jannie du Plessis (Sharks) Ben Franks (Crusaders) Salesi Ma’afu (Brumbies)
Tendai Mtawarira (Sharks) Owen Franks (Crusaders) Benn Robinson (Waratahs)
Gurthrö Steenkamp (Bulls) Tony Woodcock (Blues) James Slipper (Reds)
CJ van der Linde (Leinser – IRL)

Davanti, dove si gioca la battaglia più dura, i favoriti sembrano essere gli Springboks: capitan John Smit può riprendere il suo posto a tallonatore, dopo esser stato utilizzato fuori posizione nelle gare di novembre, e Gurthrö Steenkamp sta dimostrandosi il pilone più forte dell’anno, dopo aver sottomesso l’azzurro Castrogiovanni in un recente test match. Come se non bastasse per ridare sicurezza alla prima linea sudafricana, a rinforzare il reparto è tornato Tendai Mtawarira, the Beast, escluso dalla nazionale su richiesta del Ministero sudafricano dello sport per il fatto di essere un cittadino dello Zimbabwe. Una situazione che Mtawarira ha risolto acquisendo a fine giugno la cittadinanza sudafricana. Ottimi anche i ricambi, con il tallonatore Ralepelle e i piloni BJ Botha, du Plessis e van der Linde. Sbagliatissimo comunque dare per spacciati gli All Blacks, anzi: i neozelandesi hanno un pack di altissimo livello e con Mealamu e Flynn sono probabilmente i meglio attrezzati nel ruolo del tallonatore. L’intero blocco di prima linea fa capo a due sole franchigie, i Blues e i Crusaders e ad affiancare i più esperti Afoa e Woodcock ci sono i fratelli Ben e Owen Franks, promesse dei Crociati di Christchurch. Di fronte a queste corazzate impallidisce invece la prima linea australiana: solo Moore e Robinson possono vantare una buona esperienza internazionale, e il reparto è storicamente il tallone d’Achille degli Wallabies.

SECONDA LINEA

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Andries Bekker (Stormers) Anthony Boric (Blues) Mark Chisholm (Brumbies)
Bakkies Botha (Bulls) Tom Donnelly (Highlanders) Dean Mumm (Waratahs)
Victor Matfield (Bulls) Brad Thorn (Crusaders) Nathan Sharpe (Western Force)
Danie Russouw (Bulls) Sam Whitelock (Crusaders) Rob Simmons (Reds)

In seconda linea e in rimessa laterale nessuno può battere gli Springboks: il reparto è ben diretto dal vicecapitano Victor Matfield, affiancato generalmente da Bakkies Botha. Un sodalizio di valore assoluto che rappresenta uno dei reparti più rodati e efficaci al mondo. I rimpiazzi, inoltre, sono più che riserve: Andries Bekker ha ben figurato nei test di giugno, e Danie Russouw ha la versatilità per essere utilizzato anche in terza linea. Non possono vantare lo stesso valore nè gli All Blacks nè gli australiani, che pure hanno uomini del calibro di Brad Thorn e Nathan Sharpe a fornire esperienza al reparto. Per i neozelandesi Boric e Donnelly battaglieranno per affiancare Thorn, e occhi aperti per il giovane Whitelock, mentre gli australiani hanno altri due uomini di discreta esperienza come Chisholm e Mumm e un esordiente assoluto, Rob Simmons dei Reds.

TERZA LINEA

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Schalk Burger (Stormers) Jerome Kaino (Blues) Rocky Elsom (Brumbies) – CAP
François Louw (Stormers) Richie McCaw (Crusaders) – CAP Scott Higginbotham (Reds)
Dewald Potgieter (Bulls) Victor Vito (Hurricanes) Matt Hodgson (Western Force)
Ryan Kankowski (Sharks) Liam Messam (Chiefs) Ben McCalman (Western Force)
Pierre Spies (Bulls) Kieran Read (Crusaders) David Pocock (Western Force)
Richard Brown (Western Force)

Schalk Burger – Richie McCaw – Rocky Elsom. Questa la trimurti delle terze linee dell’emisfero sud: un maestro della pressione come il sudafricano Burger, un buon portatore di palla come il capitano australiano Elsom e la perfetta sintesi tra i due, il capitano degli All Blacks McCaw, placcatore instancabile, guardia sempre sul filo del fuorigioco (e spesso un poco oltre) e ottimo ball-carrier, il tutto a un ritmo di lavoro quasi ineguagliabile. La qualità non si ferma però qua: gli Springboks nei test di giugno hanno scoperto François Louw, solo quattro caps finora, che sembra però destinato a non mollare facilmente la maglia numero 7 verde-oro. Tra i flanker Burger e Louw, all’otto, Pierre Spies e titolare quasi inamovibile: potersi però permettere di tenere come seconda scelta un giocatore con l’atleticità e la visione di gioco di Ryan Kankowski non è certo da tutte le nazionali. La Nuova Zelanda invece può puntare su un Jerome Kaino ormai assodato e su Kieran Read all’otto, valida opzione anche per le rimesse laterali, mentre Vito e Messam avranno possibilità di fare esperienza nel torneo. L’Australia si trova a rinnovare: Elsom è l’unico del reparto ad aver giocato più di venti partite in nazionale, con la coppia Pocock e Brown di Western Force ad affiancarlo. Due gli esordienti assoluti nel ruolo: Higginbotham dei Reds e McCalman dei Force, mentre Hodgson, quarto convocato dei Force nel reparto, ha giocato solo due partite con la maglia dell’Australia.

Nel pomeriggio la seconda parte, con i trequarti delle tre squadre a confronto.

Damiano Benzoni

ALMANACCO DI SUDAFRICA 2010: 7 LUGLIO

La storia essenziale della Coppa del Mondo di Sudafrica 2010 raccontata, giorno dopo giorno, partita dopo partita, attraverso i tabellini e le reazioni della stampa delle nazioni in campo: una carrellata di prime pagine che fornisce uno spaccato di cultura sportiva, emozioni, tecnica giornalistica e non, design editoriale che permette di costruire un racconto non convenzionale della Coppa del Mondo 2010.



SPAGNA – GERMANIA 1-0 (0-0)

SPAGNA: Casillas (c), Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila, Busquets, Iniesta, Xavi Hernández, Xabi Alonso (92′ Marchena), Pedro (85′ Silva), Villa (81′ Torres).

GERMANIA: Neuer, Lahm (c) Mertesacker, Friedrich, Boateng (52′ Jansen), Khedira (80′ Gomez), Schweinsteiger, Trochowski (62′ Kroos), Özil, Podolski, Klose.

ARBITRO: Kassai (HUN)

GOL: 73′ Pujol (SPA)

NOTE: nessun ammonito

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Massimo Brignolo

LA ROJA IN FINALE PER LA PRIMA VOLTA

La Spagna raggiunge per la prima volta nella storia la finale della Coppa del Mondo che disputerà domenica contro l’Olanda. Per la prima volta dal 1978, si incontrano due squadre che non hanno mai vinto la Coppa

La gioia spagnolaPensare ad un movimento, quello spagnolo, che nella sua storia non era mai riuscito ad arrivare ad una finale Mondiale faceva stranire non poco. Mentre a livello di club il Real mieteva vittime e raccoglieva successi a destra e a manca, infatti, la nazionale non riusciva mai a riproporsi allo stesso livello. A cambiare l’antifona ci ha quindi pensato una generazione straordinaria, tra le migliori mai viste in Spagna e non solo. Squadra completissima, infatti, quella allenata prima da Aragones ad Euro 2008 e poi, attualmente, da Del Bosque nel corso di questo Mondiale. Unica nota stonata, proprio rispetto al torneo iridato in corso di svolgimento in Sudafrica, il rendimento di un Fernando Torres che pare essere l’ombra di sè stesso: giocasse ai suoi livelli, infatti, la Roja avrebbe probabilmente vinto molto più largamente i propri match e sarebbe arrivata come favoritissima ad una finale in cui partirà comunque con i favori del pronostico, ma senza che possano esserci certezze in merito al possibile risultato finale.

A decidere il match disputato contro una chiusissima Germania è una rete del gladiatore per eccezione della nazionale iberica, quel Carles Puyol che pur senza indossare la fascia da capitano fa da leader in campo di un gruppo tecnicamente sopraffino cui lui, con la sua grinta, può dare scosse decisive. Splendida l’esecuzione aerea del centrale Blaugrana: sul cross battuto dalla sinistra del fronte offensivo spagnolo, infatti, Puyol si fionda in area con lo slancio massimo per andare a svettare più in alto anche di Piquè, compagno di reparto tanto nel club quanto in nazionale universalmente riconosciuto come uno dei maestri nel gioco aereo del calcio di oggi giorno. Nonostante paghi diversi centimetri rispetto al difensore ex Manchester United, insomma, Puyol dà prova delle sue grandissimi qualità incornando un pallone che si insacca quindi alle spalle di un immobile Neuer, bucato dalla fiondata scoccata dall’avversario.

Spagna che comunque, al di là del gran goal realizzato dal proprio centrale, merita senza se e senza ma la vittoria del match: la qualità del gioco espresso dalla Roja non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello espresso dalla nazionale di Loew, ancora una volta costretta a fermarsi in semifinale (dopo che quattro anni fa i tedeschi si erano dovuti piegare, di fronte al proprio pubblico, davanti agli Azzurri). I favori del pronostico risulteranno essere un peso psicologico eccessivamente pesante per la nazionale di Del Bosque? Difficile, probabilmente. Questa, del resto, è praticamente la stessa squadra che solo due anni fa si laureò Campione d’Europa. Non solo: tantissimi dei suoi componenti hanno una spropositata esperienza internazionale e sono abituatissimi a giocare a certe temperature.

Giocatori come Casillas, Puyol, Iniesta e Xavi sentiranno sicuramente un po’ di tensione pre-match, come è normale succeda in una situazione del genere, ma difficilmente potranno scendere in campo con la tremarella alle gambe e sentendosi bloccati, incapaci di giocare ai livelli che gli competono. Dopo l’Europeo, insomma, gli iberici potrebbero raddoppiare facendo proprio anche il Mondiale. Per intanto non possiamo che levarci il cappello davanti a questa signora squadra, l’unica tra le favoritissime alla vittoria finale ad aver rispettato i pronostici riuscendo a centrare l’accesso all’ultimo atto della competizione.

Mercoledì 7 luglio 2010
SPAGNA – GERMANIA 1-0 (0-0)
Durban Stadium, Durban

SPAGNA: Casillas (c), Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila, Busquets, Iniesta, Xavi Hernández, Xabi Alonso (92′ Marchena),  Pedro (85′ Silva), Villa (81′ Torres).

GERMANIA: Neuer, Lahm (c) Mertesacker, Friedrich, Boateng (52′ Jansen), Khedira (80′ Gomez), Schweinsteiger, Trochowski (62′ Kroos), Özil, Podolski, Klose.

ARBITRO: Kassai (HUN)

GOL: 73′ Pujol (SPA)

NOTE: nessun ammonito

Francesco Federico Pagani