PALLANUOTO: OLYMPIAKOS IN GRAVE CRISI

La società non paga gli stipendi e i giocatori si rifiutano di allenarsi: acque agitate al Pireo.

Hanno semplicemente deciso di difendere i loro diritti e di scioperare. Una scena divenuta oramai una pratica pressoché quotidiana in Grecia, dopo l’avvento di una recessione economica senza precedenti. Ma loro non sono dipendenti statali, portuali, insegnanti o agricoltori, tra le figure che più volte hanno incrociato le braccia nell’ultimo semestre. Sono i giocatori della squadra di pallanuoto dell’Olympiakos, celebre polisportiva del Pireo che ha in calcio e pallacanestro i suoi fiori all’occhiello: la società non paga da tempo gli stipendi e adesso i campioni di Grecia hanno deciso di incrociare le braccia, rifiutandosi di presenziare agli allenamenti. E, tra polemiche e disperati tentativi di trovare una soluzione, c’è chi ha già fatto le valigie.

La bolla è scoppiata un mese fa, il 6 settembre: i giocatori e l’allenatore Vangelis Pateros avrebbero dovuto riprendere gli allenamenti in vista della nuova stagione (il campionato greco inizia il 6 novembre e, qualche giorno dopo, sarà la volta dell’Eurolega) ma, invece di scendere in acqua, hanno deciso di scioperare fino a quando non riceveranno garanzie sul futuro. L’Olympiakos ha dovuto fare i conti con la sciagurata gestione del magnate Sokratis Kokkalis: un anno fa ammontava a 70 milioni di euro il debito della società, al momento solo parzialmente ripianato dal nuovo proprietario Vangelis Marinakis, re delle navi da trasporto (la sua flotta è di 170 cargo). In estate si era addirittura rincorsa la voce di un possibile ingaggio del fuoriclasse serbo Dejan Udovičić, ma la realtà ha assunto assai presto i connotati di una tragedia in perfetto stile di Sofocle.

Le risorse economiche di Marinakis sono state principalmente impiegate per rafforzare la squadra di calcio, reduce da una delle stagioni più fallimentari della sua gloriosa storia (scudetto al Panathinaikos dopo la vittoria di cinque campionati consecutivi e mancata qualificazione alla Champions’ League prima e all’Europa League poi). E mentre approdavano al Pireo i calciatori Riera e Rommedhal, due pilastri della squadra di pallanuoto si imbarcavano verso altre destinazioni, alla luce delle incertezze che aleggiano attorno alla società: il centroboa Georgios Afroudakis, miglior marcatore nella storia dello sport ellenico, ha sposato l’ambizioso progetto del Panathinaikos. Ma l’addio più doloroso è stato senza dubbio quello del capitano Theodoros Chatzitheodorou, vera e propria icona dell’Olympiakos: quindici gli anni trascorsi in calottina biancorossa, ventisette i trofei conquistati (nel 2002 pure un grande slam con campionato, Coppa nazionale, Coppa dei Campioni e Supercoppa Europea). Gli era stata proposta una riduzione dell’ingaggio, ma giocatore e società non hanno trovato l’accordo: Chatizitheodorou è adesso libero sul mercato ed il Panionios, vicecampione nazionale in carica, lo sta corteggiando.

Nel frattempo il portiere Nikolaos Deligiannis ed il centroboa Antonis Vlontakis hanno fatto da portavoce dei giocatori nelle trattative con la società, alle quali non era però presente Marinakis: finora solo fumate nere, con gli amministratori che hanno formulato la proposta di decurtare del 60% gli ingaggi.  In una lettera firmata, la squadra ha lamentato la mancanza di trasparenza e gratitudine da parte della società: “Il vicepresidente Yannis Kent ci aveva assicurato che all’avvio della stagione tutto si sarebbe risolto e invece per due mesi c’è  stato silenzio assoluto.  Noi abbiamo fatto il nostro dovere vincendo il campionato da imbattuti per il secondo anno consecutivo. Per sette mesi non ci hanno pagato e, in seguito, ci hanno annunciato che gli ingaggi della stagione 2009-2010 verranno pagati a rate fino a dicembre 2011!”. Christos Afroudakis, intervistato dall’emittente radiofonica Sentra, ha rincarato la dose: “Riceveremo 400mila euro invece del milione che ci spetterebbe. E hanno detto che i nostri stipendi sono troppo cari, quando noi giocatori già in due precedenti occasioni avevamo accettato una riduzione. Da parte nostra non c’è l’intenzione di usare ancora una volta la buona volontà, è una vergogna per lo sport greco dal momento che nella squadra dell’Olympiakos ci sono giocatori che hanno preso parte alle Olimpiadi”. Non è da escludere che si arrivi alle vie legali: “Certo, è una soluzione estrema. Ma non so come la squadra riuscirà a scendere in acqua se non troviamo una soluzione, probabilmente con i giovani. La questione, tuttavia, è che non ci siamo allenati per tutta l’estate: ci costerà molto, ma avrà importanza solo se troveremo una soluzione. In caso contrario, non parteciperemo al campionato”.

Campionato che inizierà solamente tra un mese. Il tempo stringe. Come nelle commedie di Aristofane, ci vorrebbe che dall’alto calasse un deus ex machina pronto a risolvere l’intricata situazione. Ma l’Olympiakos sembra davvero sull’orlo del precipizio.

Simone Pierotti

PALLANUOTO: LE FINALISTE DI COPPA ITALIA

La corazzata Recco, la neopromossa Camogli, Brixia e Florentia si qualificano per la Final Four di Coppa Italia.

Il campionato inizierà solamente tra meno di due settimane ma la pallanuoto italiana ha già stabilito chi si contenderà la coppa nazionale: nel week-end appena trascorso era infatti in programma la seconda fase di Coppa Italia, da cui sarebbero usciti i nomi delle partecipanti alla Final Four. La vera sorpresa è l’uscita di scena della Rari Nantes Savona che pochi mesi fa si trovò a lottare per lo scudetto.

Girone C. Alla “Scandone” di Napoli la Pro Recco si presentava con i favori del pronostico: alle altre tre contendenti – i padroni di casa del Circolo Nautico Posillipo, la matricola terribile Rari Nantes Camogli e l’incognita Latina Pallanuoto – sarebbero andate le briciole. O meglio: in palio c’era comunque il secondo posto, che dava il diritto di partecipare alla Final Four. E, mentre i recchelini hanno vinto a mani basse il girone, i camogliesi hanno strappato la qualificazione battendo di misura il Posillipo (7-6) e, successivamente, il Latina che ha chiuso l’avventura a zero punti: bene i fratelli Michele e Stefano Luongo così come Samuele Avallone, rientrato in Italia dopo la lunga parentesi australiana. Nel Recco, poi, sono andati subito a segno i nuovi acquisti Ivović (addirittura sei reti nel match contro Latina) e Zloković, di scena contro la sua ex squadra, il Posillipo. Ed ha pure debuttato il sedicenne Federico Pizzo, nipote del “Caimano” Eraldo, autentico monumento vivente della pallanuoto mondiale. Il solo Gocić, infine, non basta al Latina per passare il turno.

Girone D. Anche in questo gruppo salta il fattore campo: si giocava a Bogliasco, ma il settebello locale non è riuscito a sfruttare questo vantaggio. In attesa del secondo turno di qualificazione in Eurolega, il Brixia si assicura quantomeno la Final Four di Coppa Italia, chiudendo il cammino con il primo posto. I lombardi iniziano con il freno a mano tirato, pareggiando 7-7 contro il Bogliasco (tripletta per Roberto Calcaterra da una parte e Heiko Nossek dall’altra), poi battono di un solo gol il Savona e, infine, superano piuttosto agevolmente la Florentia seconda forza del girone. Nei toscani brillano il centroboa rumeno Radu ed il giovane centrovasca Gobbi, tra i savonesi è il montenegrino Mlađan Janović a suonare  – inutilmente – la carica, con gli azzurri Aicardi e Deni Fiorentini che hanno lanciato segnali positivi.

QUALIFICATE ALLA FINAL FOUR DI COPPA ITALIA (18-19/03/2011)

Pro Recco

Rari Nantes Camogli

Brixia Leonessa Nuoto

Rari Nantes Florentia

Simone Pierotti

CICLISMO: VINCE HUSHOVD, RABBIA POZZATO

Il norvegese è il nuovo campione del mondo, l’italiano si ferma ai piedi del podio.

In una gara che assegna medaglie, il quarto posto è in assoluto il risultato peggiore che possa capitare: perché si è lì, ad un passo dalla cerimonia del podio, ad un passo dal metterti al collo un metallo che, indipendentemente dal suo colore, costituisce sempre una grande soddisfazione. Ma quarto no: quarto è lo smacco più grande che ci possa essere. Ricordiamo la rabbia di Michele Bartoli che colse questo piazzamento a Plouay nel 2000, o Davide Rebellin a Varese 2008, ma lì la delusione fu decisamente mitigata dall’oro-bronzo di Ballan e Cunego. Oggi è toccato a Filippo Pozzato, il leader della nazionale azzurra, con il norvegese Thor Hushovd a fare festa.

Come da tradizione, sin dai primi chilometri della prova è partita una fuga rimasta in testa per quasi duecento chilometri, composta dal venezuelano Jackson Rodríguez, dall’irlandese Matt Brammeier, dal colombiano David Tamayo (il primo a rompere gli indugi), dall’ucraino Olexsandr Kvachuk e dal sorprendente marocchino Mohamed Elammoury. Il vantaggio del quintetto arriva anche oltre i 20’, ma poi il lavoro di Belgio, Spagna e Italia riduce decisamente il gap e frantuma il plotone principale, nel quale rimangono una trentina di atleti. Tra gli azzurri, encomiabile il lavoro del giovane trentino Daniel Oss, il primo a sacrificarsi per la causa, aiutato dagli esperti Andrea Tonti e Matteo Tosatto. Proprio l’ultimo forcing del veneto e di Vincenzo Nibali fa dividere ulteriormente il gruppo, con due grandi favoriti come Fabian Cancellara e Óscar Freire che restano nelle retrovie: riusciranno a rientrare ad una ventina di chilometri dal traguardo, ma avranno speso troppe energie per poter essere competitivi. Nibali e il campione nazionale Giovanni Visconti fanno anche la differenza in compagnia di altri tre atleti, con i quali restano al comando della corsa sino ad una quindicina di chilometri dal termine, quando il plotone di una quarantina di atleti si ricompone. Ai -10 attacca il belga Philippe Gilbert, probabilmente il favorito numero uno della vigilia: è in condizione fisica straripante e lo dimostra in questa azione, che si spegne solamente a 3000 metri dal traguardo; da notare che il gruppo si era nuovamente diviso e all’inseguimento del vallone erano rimasti solamente cinque atleti, tra cui il campione in carica Cadel Evans, ma poi il grande lavoro specialmente della nazionale slovena ha permesso il ricongiungimento.

Nel finale ci sono vari attacchi, tra cui quelli del russo Gusev, del serbo Brajkovic e del campione nazionale olandese Terpstra, ma la volata è inevitabile. Nella ventina di atleti che resta davanti negli ultimi metri non ci sono Cavendish e Farrar, i due sprinter più forti: parte lungo il belga Greg Van Avermaet, superato a centro strada dal danese Matti Breschel, ma è il norvegese Thor Hushovd a tirar fuori la zampata vincente, davanti al danese e al padrone di casa Allan Davis. Quarto, come detto, un Filippo Pozzato in rimonta, nonostante i crampi, ma ugualmente deluso.

Hushovd, trentaduenne di Grimstad, non è mai stato un velocista puro, capace di aggiudicarsi trenta vittorie a stagione: contro Cipollini, McEwen, Zabel o Cavendish difficilmente riusciva e riesce ad avere la meglio. Ma quando il gruppo non è completamento compatto, composto solo da poche decine di atleti, lui c’è, e, come un vecchio leone esperto, sa sfoderare gli artigli necessari per trionfare. Quest’anno aveva già fatto così in una tappa del Tour de France e in una della Vuelta, ma in carriera, oltre che plurivincitore di frazioni nei grandi giri, lo ricordiamo anche trionfatore di una Gand-Wevelgem e di un mondiale under23 a cronometro nel lontano 1998. Per la Norvegia, che schierava solamente tre atleti, si tratta del primo oro tra i professionisti; argento per il danese Matti Breschel, che ripete così il piazzamento di Varese 2008; bronzo per un Allan Davis comprensibilmente deluso, visto che si deve accontentare della medaglia meno pregiata davanti ai suoi tifosi.

E l’Italia? Non si può dire che gli azzurri abbiano corso male; tutti i ragazzi si sono sacrificati per la causa, ma Pozzato, deputato a finalizzare, è stato colto dai crampi negli ultimi chilometri di corsa e, nonostante ciò, ha chiuso in quarta posizione. Forse, accorgendosi delle difficoltà fisiche del vicentino, si sarebbe potuto preservare Visconti o Gavazzi per lo sprint finale. Qualcun altro potrebbe dire che un Cunego o, per assurdo, un Bennati sarebbero stati in grado di battere Hushovd: ma siamo sicuri che avrebbero avuto la brillantezza necessaria per restare con i primissimi fino in fondo? I dubbi sono molti, quel che è certo è che i ragazzi, come sempre, hanno dato l’anima anche se stavolta il risultato lascia davvero l’amaro in bocca.

Marco Regazzoni

SI CHIAMA BRONZINI, MA È D’ORO

Prima medaglia d’oro dell’Italia ai Mondiali di ciclismo: la vince Giorgia Bronzini.

Dopo le prime tre gare, il medagliere azzurro era ancora a secco: ma nella scorsa notte, nella prova in linea femminile, le italiane difendevano il titolo mondiale conquistato con Tatiana Guderzo a Mendrisio, e hanno disputato una corsa davvero perfetta. In primis, Valentina Carretta, ventunenne varesina bravissima a controllare i tentativi di fuga delle avversarie nella prima parte di corsa; poi Noemi Cantele, anche lei varesina, e Tatiana Guderzo, la vicentina iridata in carica, che tentano di andare in fuga ma poi si mettono a disposizione della compagna Giorgia Bronzini, evidentemente più in forma. Le tre azzurre fanno parte del gruppetto di dieci atlete, tra cui le favorite Nicole Cooke e Marianne Vos, che si avvantaggia sul penultimo strappo; nel finale, la stessa Cooke e la tedesca Judith Arndt attaccano con decisione, ma il lavoro straordinario di Guderzo e Cantele permette di raggiungere le due fuggitive a poche centinaia di metri dal traguardo. La vicentina e la varesina, senza più energie, si staccano una volta raggiunto il loro obiettivo: è questa l’essenza del ciclismo, il lavoro di squadra fino allo sfinimento, l’aiuto incondizionato ad un’amica/compagna fino al limite delle proprie energie. Restano in cinque davanti: oltre alla Cooke e alla Arndt, evidentemente provate dalla loro azione, c’è per l’appunto Giorgia Bronzini, in compagnia dell’olandese Marianne Vos e della svedese Emma Johansson. E Bronzini-Vos-Johansson è anche l’ordine d’arrivo sul traguardo, con la ventisettenne piacentina che ripaga al meglio lo straordinario sforzo delle compagne di squadra, uscendo dalla ruota della Vos solamente negli ultimi metri con una volata tutta forza e potenza. Grande è la delusione per l’olandese, al quarto argento mondiale; ma grande è la gioia della Bronzini, che abbraccia una per una tutte le compagne di squadra oltre al ct Dino Salvoldi, e si gode le note dell’Inno di Mameli sul gradino più alto del podio. Poi, nelle interviste del dopo gara, la dedica a Franco Ballerini e all’altra azzurra Marina Romoli, uno dei talenti più puri del ciclismo nazionale, investita nello scorso giugno in un incidente che le è costato cinquecento punti di sutura e la perforazione di un polmone. Sei giorni di coma, tra vita e morte, e poi la ripresa, un passo dopo l’altro: siamo sicuri che lei avrà gioito più di chiunque altro, davanti al televisore, vedendo l’ennesimo trionfo delle azzurre.

E questa notte, con l’arrivo previsto verso le 10 ore italiane, la squadra guidata da Paolo Bettini andrà all’assalto dell’iride maschile: ma Gilbert, Freire, Evans e tutti gli altri non staranno certo a guardare.

Marco Regazzoni

CICLISMO: MATTHEWS ORO, COLBRELLI SESTO

Ai Mondiali di ciclismo su strada vittoria in casa per l’australiano Michael Mattews negli Under 23.

L’Australia fa festa nel giorno della gara riservata agli under 23: il vincitore è infatti il canguro ventenne Michael Matthews che, nonostante la giovane età, corre già tra i professionisti nelle file del team locale Jayco-Skins. La corsa è stata caratterizzata da una serie di tentativi di fuga, i più significativi dei quali ad opera dello statunitense Ben King e del trentino Moreno Moser, figlio di Diego e nipote dell’indimenticabile Francesco. Il ragazzo di Palù di Giovo è stato in testa in solitaria per lunghi chilometri, sfruttando al meglio gli strappi del percorso che ben si addicono alle sue doti di passista-scalatore, ma nulla ha potuto contro il forte ritmo del gruppo che lo ha ripreso ad un giro e mezzo dalla conclusione. Nel finale, vanno all’attacco anche il francese Tony Gallopin, protagonista alla Vuelta in maglia Cofidis, e l’altro azzurro Enrico Battaglin: tuttavia, negli ultimi due chilometri il gruppo è compatto e gli australiani lanciano al meglio la volata di Matthews, che si impone davanti al tedesco John Degenkolb e allo statunitense Taylor Phinney, già oro nella cronometro. Sesto posto per Sonny Colbrelli, troppo chiuso negli ultimi metri per poter ambire ad un piazzamento migliore: a fine gara è palpabile la delusione tra gli italiani, con lo stesso Battaglin che si rammarica dei suoi tentativi sugli ultimi strappi che gli hanno portato via le energie necessarie per lanciare al meglio lo sprint di Colbrelli.

Matthews, che si era già fatto notare nel tradizionale Tour de Langkawi di inizio stagione, ha già firmato un contratto con la Rabobank per il 2011, e quindi sarà protagonista anche sulle strade europee a partire dal prossimo anno.

La gara under 23 lascia un preciso messaggio al gruppo dei professionisti, ed in particolare alla nazionale azzurra: oggi sono arrivati in volata 40 atleti, e dunque, per evitare uno sprint di gruppo nei quali i nostri non sarebbero certo i favoriti, bisognerà fare corsa dura sin dai primissimi chilometri.

Nella notte tra oggi e domani è in programma la gara femminile, con la vicentina Tatiana Guderzo e la varesina Noemi Cantele, un po’ sottotono nella cronometro, chiamate a difendere l’oro e il bronzo conquistati a Mendrisio un anno fa.

Marco Regazzoni