LUCIA RECCHIA: IN LOTTA CONTRO LA SFORTUNA

Un talento cristallino, come pochi altri del panorama sciistico mondiale, troppo spesso fermato dalla malasorte: potrebbe essere questa una sintesi della parabola di Lucia Recchia. Nata a Rovereto l’8 gennaio del 1980, ma da sempre residente a Brunico, questa finanziera amante delle discipline veloci si era messa in luce già da giovanissima, con l’argento ai mondiali juniores in discesa libera nel 2000, in Canada. Con l’esordio in Coppa del Mondo avvenuto poche settimane prima, Lucia si conferma ad ottimi livelli, cogliendo una serie di piazzamenti di rilievo anche nel massimo circuito: spiccano il secondo posto in discesa ad Altenmarkt nel dicembre 2004 e il terzo posto nel supergigante di Aare due mesi più tardi: in mezzo, uno scintillante argento mondiale in SG, sulla pista di Santa Caterina Valfurva, che resta il suo miglior risultato di sempre. Tra gioie del genere ed innumerevoli infortuni, Lucia ha sempre tenuto duro ed ora, nonostante i 31 anni, è più motivata che mai a ripartire per una nuova stagione ricca di soddisfazioni, come ci dimostra in questa intervista nella quale ripercorre le tappe fondamentali della sua carriera.

 

Lucia, com’è avvenuto il tuo primo incontro con gli sci? E le prime gare?

“Ho iniziato a sciare all’età di tre anni sulle piste vicino a casa, con i miei genitori. Dopo aver frequentato una serie di corsi di perfezionamento, ho gareggiato per la prima volta a 10 anni, e da lì non ho praticamente più smesso!”

 

Hai un nome ed un cognome assolutamente “italiani”, eppure vivi da sempre nel cuore dell’Alto Adige, regione dove le spinte indipendentiste sono molto forti. Hai mai avuto problemi per questo?

“Mi sento assolutamente cittadina del mondo. Non ho mai avuto problemi, non mi sono mai sentita non accettata, perché ho sempre vissuto per lo sport e non per la politica: infatti, gli unici momenti spinosi li ho vissuti quando un giornalista si è inventato, su un quotidiano locale, delle cose mai dette, cercando di mettermi in contrapposizione al presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder, ma si tratta veramente di una storia assurda e senza fondamento.”

 

In tutti questi anni di carriera, qual è stata la tua soddisfazione più grande?

“Indubbiamente l’argento mondiale a Bormio-Santa Caterina, però ricordo con orgoglio anche le gare alle Olimpiadi di Vancouver, dove ho concluso al settimo e al nono posto sebbene corressi con un crociato rotto (operato nella primavera 2010) e avessi appena risolto gli innumerevoli problemi alla schiena. Un’esperienza davvero incredibile, la considero come una vittoria sia per me stessa che per le persone che mi sono state vicino durante i vari infortuni”.

 

Come hai accennato nell’ultima risposta, nel corso delle stagioni hai avuto numerosi infortuni. Dove hai trovato, ogni volta, la forza per ripartire? Adesso è tutto a posto?

“Ogni infortunio è una sfida da accettare e da vincere, questa è stata e resta la mia mentalità. Il gioco vale la candela: la risalita dopo il baratro è indubbiamente difficile ma genera una soddisfazione davvero enorme. Gli infortuni mi hanno insegnato ad essere paziente, ad ascoltare il mio corpo, a non forzare più del dovuto e, quindi, a godermi al massimo i momenti di salute, quando posso divertirmi praticando il mio lavoro, che per me resta innanzitutto un grande divertimento. A febbraio ho avuto una commozione cerebrale, ma adesso è tutto risolto: proseguo con il lavoro specifico per il ginocchio operato, notando giorno dopo giorno dei miglioramenti sensibili”.

 

C’è una pista del destino, sulla quale ti trovi benissimo e vorresti gareggiare sempre?

“La pista dei sogni è l’Olimpia delle Tofane di Cortina d’Ampezzo. Mi è sempre piaciuta in modo particolare, e vincere lì sarebbe una gioia incredibile: non credo sia troppo tardi, e dalla prossima stagione ce la metterò tutta per realizzare questo obiettivo”.

 

Com’è l’estate di una sciatrice, lontana dalle gare invernali?

“L’estate è il momento del rifornimento, quello in cui metti la benzina per la stagione successiva: tanta bicicletta (a maggio ho fatto il giro della Corsica, un’esperienza fantastica), che preferisco alla corsa anche per il benessere del ginocchio, e tanta palestra, senza dimenticare i fondamentali esercizi di equilibrio. Ovviamente, si va anche in ghiacciaio a sciare, ma è il lavoro atletico a predominare. Inoltre, l’estate è per me un periodo dove posso recuperare meglio dagli infortuni dell’annata precedente, non avendo l’urgenza della competizione”.

 

A sci fermi, com’è e cosa fa Lucia Recchia?

“Faccio veramente fatica a restare ferma. Amo lo sport in generale e mi diverto troppo a praticarlo. Con l’esperienza ho tuttavia imparato che serve anche qualche momento nel quale staccare la spina e distrarsi da tutto, e allora mi dedico agli amici, alla musica e alla lettura di un buon libro. Questi attimi di relax hanno una grande importanza e devono andare di pari passo con gli allenamenti”.

 

Una promessa per la prossima stagione?

“Divertirmi e farvi divertire! È il mio motto da sempre, e questa è la promessa per il prossimo inverno!”