L’IPOCRISIA DELL’ESCLUSIONE OLIMPICA DEL GHANA

Lo scorso 13 gennaio, in occasione del meeting del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) tenutosi nel quartier generale di Losanna, il Ghana è stato sospeso per “interferenze politiche” nei confronti del Comitato Olimpico del paese (GOC).

Lo scorso 13 gennaio, in occasione del meeting del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) tenutosi nel quartier generale di Losanna, il Ghana è stato sospeso per “interferenze politiche” nei confronti del Comitato Olimpico del paese (GOC). Un provvedimento simile a quello preso il 1° gennaio di quest’anno ai danni del Kuwait, lo stesso che impedì all’Iraq di partecipare alle Olimpiadi di Pechino.

La sospensione del GOC comporterà l’annullamento dei fondi da parte del CIO e la sospensione delle competizioni olimpiche per atleti e dirigenti.

La disputa fra il CIO è il governo ghanese prosegue ormai da 18 mesi in quanto, ormai, esistono de facto due presidenti: Ben Tongo Baba, riconosciuto dal CIO, e Francis Dodoo, ex triplista e ora sociologo, sostenuto dal governo. In occasione delle elezioni del 2009 è stato scelto il secondo ma il rivale, presidente uscente, ha criticato le modalità di votazione e il CIO non ha riconosciuto l’esito delle urne.

Anche in altre federazioni, specialmente per la federazione calcistica (GFA), è avvenuto qualcosa di simile. Lo scorso novembre, per un posto nel comitato esecutivo della Confederation of African Football (CAF), la GFA aveva proposto il suo stesso presidente Kwesi Nyantakyi mentre il governo aveva provato ad imporre senza successo una vecchia conoscenza del calcio italiano, Abedì Pelé. Nei mesi successivi il governo ha fatto evidenti pressioni sulla GFA, tra cui un raid nei suoi uffici richiesto dall’Economic and Organised Crime Office, alla probabile ricerca  di prove che potessero costringere Nyantakyi a dimettersi.

Difficile dare un giudizio dall’Italia: in entrambi casi pare esserci stata un’evidente interferenza governativa, anche se quest’ultima è molto più evidente in ambito calcistico che nel comitato olimpico.

Il Ghana, però, è ben lontano dal rappresentare lo stereotipo del paese africano governato da un presidente-dittatore che si fa eleggere tramite elezioni farsa e che sfrutta le vittorie sportive per aumentare il proprio prestigio. Da più di un decennio, ormai, il paese gode di una certa stabilità, la quale ha interessato anche i risultati sportivi, soprattutto in ambito calcistico (finale in Coppa d’Africa, ottavi ai Mondiali sudafricani, vittoria ai Mondiali under 20).

Le elezioni nazionali del 28 dicembre 2008 in Ghana sono state da un certo punto di vista storiche perché hanno segnato un secondo cambiamento politico pacifico alle urne dopo quello del 2000, evento assai raro nel continente africano. John Atta-Mills del National Democratic Congress (NDC) ha preso il posto, come Presidente del paese, di John Agyekum Kufuor del New Patriotic Party (NPP) che governava da due mandati. Grazie a questa transazione positiva, il Ghana può ormai essere considerata una democrazia stabile.

Come accade in tutti paesi democratici, in occasione di questi passaggi di consegne episodi di spoil system sono inevitabili: basti pensare a quello che accade dopo ogni tornata elettorale in Italia alla nostra televisione pubblica. Il NPP in otto anni aveva occupato con i suoi uomini gran parte delle cariche pubbliche e, una volta al potere, il NDC ha cominciato la sua silenziosa controffensiva che ha toccato anche lo sport, da sempre utile e sottile strumento propagandistico.

A questo punto quello che potrebbe sembrare in apparenza un banale conflitto di potere ha assunto implicazioni molto vaste, in quanto i dirigenti sportivi, minacciati di perdere la loro carica, si sono cautelati facendo appello alle istituzioni sportive internazionali e accusando chi li voleva sostituire di “interferenze politiche”.

La Carta Olimpica, che rappresenta una sorta di costituzione, al punto 28.9 afferma:

«Apart from the measures and sanctions provided in the case of infringement of the Olympic Charter, the IOC Executive Board may take any appropriate decisions for the protection of the Olympic Movement in the country of an NOC, including suspension of or withdrawal of recognition from such NOC if the constitution, law or other regulations in force in the country concerned, or any act by any governmental or other body causes the activity of the NOC or the making or expression of its will to be hampered. The IOC Executive Board shall offer such NOC an opportunity to be heard before any such decision is taken.»

Per proteggere il Movimento Olimpico, il CIO ha quindi applicato il diritto di sospendere un comitato olimpico (NOC) nel caso di influenze politiche in esso. Similmente, la FIFA ha la possibilità di agire allo stesso modo nei confronti della GFA.

Ma perché proprio il Ghana? È evidente che il Ghana, o il Kuwait, non siano i soli NOC che subiscono pressioni politiche. Ad esser pignoli, tutti i NOC in un modo o nell’altro subiscono influenze politiche in quanto ricattabili economicamente dai governi da cui dipendono. Più concretamente, però, il Ghana paga il fatto di essere una democrazia giovane: i vecchi dirigenti si aggrappano al potere sfruttando la giurisdizione delle istituzioni politiche internazionali, i giovani rampanti, forti del loro passato da atleti e del fatto di essere amati dal pubblico, vengono sostenuti maldestramente e senza seguire le procedure dal governo alla ricerca di consensi.

Ma siamo sicuri che questa situazione sia peggiore rispetto a quella di altri stati che hanno ottenuto addirittura il diritto di ospitare Olimpiadi e Mondiali e in cui la presidenza dei NOC o delle federazioni è diretta emanazione di scelte governative? Perché il CIO e la FIFA continuano a preferire stati che rispettano formalmente le loro procedure, ma sostanzialmente usano lo sport come strumento politico, e puniscono stati che, pur rompendo formalmente le loro regole, stanno cercando di darsi solide istituzioni democratiche?

Fermo restando che ha storicamente dimostrato di preferire la stabilità alla democrazia, l’impressione è che stavolta il CIO si sia fatto trascinare in una disputa di politica interna piuttosto che non di mancato rispetto della Carta Olimpica. Perché se è vero che la sospensione del Ghana è giuridicamente ineccepibile, allo stesso tempo appare assolutamente ipocrita e incoerente. Paesi economicamente e politicamente più potenti del Ghana come Cina, Russia e Qatar, i cui dirigenti sportivi sono diretta emanazione di scelte governative, non sono mai stati nemmeno richiamati, eppure l’uso politico dello sport in queste realtà è all’ordine del giorno.

E,  in queste dispute politiche, a pagare sono sempre gli atleti. La sospensione è ovviamente temporanea, ma se entro il 2012 non si sarà giunti a una soluzione, l’auspicio è che gli atleti possano almeno trovare una formula che permetta loro di gareggiare.