DOPPIO REGISTA PER IL REAL?

L’arrivo di Nuri Şahin a Madrid potrebbe comportare una rivoluzione nell’assetto tattico delle merengues.

Modifiche tattiche in vista, per il Real di Mourinho: è notizia di questi giorni l’acquisto di Nuri Şahin, talentuosissimo centrocampista turco che è stato tra i principali trascinatori del Borussia Dortmund capace di imporsi in Bundesliga quest’anno.

E l’arrivo del giovanissimo regista ex Feyenoord comporterà indubbiamente qualche cambiamento in quel di Madrid.
Due le ipotesi più probabili: da una parte l’accantonamento dell’ormai trentenne Xabi Alonso, dall’altra la modifica del modulo attualmente in uso, con l’utilizzo di due registi in contemporanea.

Posto che la prima ipotesi, sulla carta, non porterebbe ad alcuna modifica tattica, con Şahin semplicemente impegnato a svolgere il lavoro che fino a quest’anno è stato svolto da Alonso, la seconda prevedrebbe, invece, una modifica tanto nella tattica di base quanto nell’atteggiamento e nel gioco della squadra.  E quest’ultimo sembrerebbe lo scenario più intrigante.

Quest’anno il Real Madrid è sceso spesso in campo con un modulo pressoché speculare a quello che portò l’Inter di Mourinho a vincere il Triplete: quattro difensori in linea, due centrocampisti schierati in mediana, tre trequartisti ed un’unica punta. L’arrivo di Şahin, però, non potrà che portare ad una qualche modifica tattica. Perché pensare ad una coesistenza del duo Nuri-Xabi in un modulo del genere rasenta la follia: vero è che entrambi sono abituati a giocare nei due di mediana in un 4-2-3-1 – anche il Borussia ha prediletto questo modulo lungo tutto il corso della stagione -, altrettanto vero, però, è che entrambi sono oggi spalleggiati da due giocatori di quantità (Bender nell’undici tedesco e Khedira in quello spagnolo). Proporre un modulo del genere, con due registi puri dediti più alla costruzione che alla distruzione, e le cui caratteristiche sono fortemente legate a capacità tecnica e visione di gioco ma non alla bontà delle proprie doti di incontrista, significherebbe sbilanciare troppo la squadra, rischiando di prendere delle grandi imbarcate laddove ci si trovi a giocare contro avversari di un certo livello.

A questo punto, per far coesistere Şahin ed Alonso pare davvero essere assolutamente necessario un cambio di modulo. E la via più indicata da prendere sembrerebbe essere quella del ritorno alle origini per il tecnico lusitano: Mourinho diventò, infatti, famoso grazie ad un 4-3-3 che provò a proporre anche una volta arrivato in Italia. Per trapiantarlo anche a Milano sponda nerazzurra si fece quindi acquistare Quaresma e Mancini, che però bucarono clamorosamente l’adattamento in quella squadra.

Ecco che un ritorno ad una sorta di 4-3-3 potrebbe davvero essere la soluzione ideale per schierare assieme i due registi di cui disporrà il prossimo anno. Il tutto provando a ricalcare, anche solo lontanamente, quello che è l’attuale modulo del Barcellona. I Blaugrana, infatti, giocano con due giocatori di assoluto talento nel reparto nevralgico del campo, entrambi dediti a costruire più che a distruggere (compito riservato prevalentemente a Busquets). Allo stesso modo, Mourinho potrebbe quindi pensare di affiancare Şahin ed Alonso, che garantirebbero qualità notevole in mezzo al campo, ad un mediano dai polmoni d’acciaio e dalle capacità interdittorie assolute. Un nuovo Makelele, tanto per restare in territorio madrileno.

In questo, e con l’aiuto dei tre attaccanti, il Real potrebbe andare a trovare i giusti equilibri, non rinunciando al contempo a costruire un gioco quantomeno apprezzabile, cosa che in Spagna è sempre richiesta, soprattutto a chi siede sulla panchina della Casa Blanca.

Scenario davvero accattivante quello che si sta delineando a Madrid. Che con l’arrivo di Mourinho anche il Real inizi ad effettuare campagne acquisti con una certa logica di base? Lo scopriremo presto. Se durante l’estate non si penserà, come al solito, ad ammonticchiare talento là davanti, ma si proverà a costruire una vera squadra partendo dal rinforzare la difesa, ecco che il Real Madrid potrebbe finalmente fare quel salto di qualità di cui necessita da tempo immemore. E, a quel punto, l’imbarazzante superiorità del Barcellona potrebbe presto scomparire…

TUTTO IN … SEI MINUTI

Un Borussia da sogno distrugge la terza forza del campionato in soli sei primi di gioco

Borussia DortmundUn Borussia da sogno distrugge la terza forza del campionato in soli sei primi di gioco

In Germania c’è una squadra che sta stupendo il mondo: il Borussia Dortmund di Jürgen Klopp, quarantaquattrenne allenatore nativo di Stoccarda già in passato alla guida del Magonza. Nessuno, infatti, si sarebbe aspettato che il BVB fosse in grado di mantenere un tale ritmo in questa prima metà di campionato: con quindici vittorie su diciotto partite i gialloneri stanno dominando incontrastati la Bundesliga con dodici punti di vantaggio sull’Hannover, secondo. A fare impressione dei Die Schwarzgelben è soprattutto il fatto che essi sono attualmente considerabili una macchina praticamente perfetta: miglior attacco (42 reti segnate) e miglior difesa del campionato (11 subite) sono lì a dimostrarlo.

Ma su cosa si fonda questo straordinario schiacciasassi che sta facendo impazzire il Signal Iduna Park? Stiamo quindi all’attualità ed andiamo ad analizzare l’ultima vittoria, ottenuta giusto lo scorso venerdì nell’anticipo di Leverkusen.

Partendo, ovviamente, proprio dalla disposizione in campo: Borussia che scende sul terreno della BayArena col suo solito 4-2-3-1 in cui, però, mancano due pedine di assoluta importanza: il bomber della squadra, Lucas Barrios (titolare in sedici delle precedenti diciassette partite), deve accomodarsi in panchina non essendo al meglio a livello di salute, mentre il fantasista, Shinji Kagawa, è in Qatar con la nazionale nipponica guidata da Alberto Zaccheroni, impegnato nel corso dell’attuale edizione della Coppa d’Asia. Il posto delle due stelle offensive del BVB viene quindi preso dal polacco Robert Lewandowski (alla seconda presenza da titolare in campionato, cui vanno aggiunti quindici ingressi dalla panca) e dal giovane Mario Götze, giovane stellina proveniente dal vivaio cui tutti, in Germania, pronosticano un futuro da star assoluta.

Ecco quindi che i nostri Die Schwarzgelben scendono in campo con il solito Weidenfeller in porta protetto da una linea a quattro cui fanno da cardini centrale Subotic ed Hummels, giovani difensori tra i più interessanti in circolazione in Europa. Le fasce, invece, sono presidiate da Schmelzer e Piszczek, terzini con licenza d’offendere. La coppia di centrocampisti è poi molto ben composta ed amalgamata, con Sven Bender a fare legna e Nuri Sahin ad impostare e creare gioco. Il tutto alle spalle del trio composto, da destra a sinistra, da Blaszczykowski, Götze e Großkreutz. Unica punta, infine, il già citato Lewandowski.

Di contro il Leverkusen deve rinunciare a Derdiyok, Barnetta e Vidal così che Jupp Heynckes decide di schierare un 4-4-2 con Adler in porta, una linea difensiva composta da Schwaab, Friedrich, Reinartz e Castro ed una linea di centrocampo con Augusto, Lars Bender, Rolfes e Sam. Di punta, quindi, la coppia Helmes- Kießling.

Tattiche diverse e capacità tecniche differenti si traducono in un differente approccio al match: da una parte una squadra, quella ospite, che punta molto sul possesso e sul tentativo di creare la superiorità numerica con gli inserimenti dei suoi trequartista e dall’altra una squadra, quella ospitante molto stretta e chiusa, in particolar modo nella propria metà campo, per cercare di contrastare quanto appena detto.

Bayer che ha quindi controllato discretamente nel primo tempo le avanzate avversarie proprio riuscendo a non regalare eccessivi spazi al Borussia. Il tutto pur trovando difficoltà in fase offensiva in particolar modo per la tendenza dei due giocatori di fascia sinistra (Castro e Sam, solitamente impiegati sull’out opposto) di accentrarsi per poter sfruttare al meglio il loro piede naturale.  In apertura di ripresa gli ospiti riescono subito a spaccare in due la partita, segnando ben tre reti nel giro di soli sei minuti. Ad aprire le danze è Großkreutz, abile a sfruttare un errore di Schwaab: sulla rimessa lunga di Piszczek è infatti possibile notare come Lewandowski e Götze si muovano per impegnare i due centrali difensivi dei Werkself che, così, lasceranno in situazione di uno contro uno proprio l’ala sinistra giallonera ed il terzino destro loro compagno di squadra che dimostrerà di non essere all’altezza delle aspettative bucando goffamente un colpo di testa (toccando in realtà il pallone con il braccio, sarebbe potuto essere rigore) che spiana la strada alla rete del vantaggio ospite.  Non contenta la retroguardia delle Aspirine decide di concedere un altro goal, poco più tardi.

Ed è un’azione, questa, che va osservata molto bene, perché rende davvero perfettamente l’idea di cosa possa diventare l’attacco giallonero in determinate circostanze. Subotic, pressato, alleggerisce su Weidenfeller che dopo aver controllato il pallone alza la testa, prende la mira ed effettua un lancio profondo alla ricerca di Lewandowski. Ancor prima che il pallone arrivi nella zona occupata dalla punta dell’est Europa possiamo notare come le due ali, Großkreutz e Blaszczykowski, attacchino la profondità, così da trovarsi già oltre al proprio compagno che fa da riferimento avanzato quando questo arriverà sul pallone, quasi all’altezza della trequarti avversaria. Qui possiamo quindi solo limitarci a fare la conta degli errori della difesa dei Werkself: innanzitutto Reinartz si fa battere con troppa facilità da Lewandowski sul gioco aereo, favorendo l’inserimento di Großkreutz che, a sua volta, sfrutterà la superficialità di Friedrich, assolutamente negativo nell’occasione, e la mancata diagonale di Schwaab per tagliare alle spalle di tutti e presentarsi a tu per tu con Adler, facilmente infilato nell’uno contro uno. Azione questa, insomma, che dà davvero bene l’idea di uno dei meccanismi di gioco del perfetto ingranaggio di costruito da Klopp: quando Sahin e Kagawa (o Götze, come nel caso in questione) non hanno l’opportunità di inventarsi qualcosa sfruttando tutta la loro tecnica e la loro fantasia ecco che possono diventare le ali, ficcanti quando partono in velocità, l’arma in più del BVB. L’attacco ad un’unica punta può infatti diventare, come per magia, uno splendido quanto temibilissimo tridente.

Tre minuti più tardi, poi, viene posta la definitiva parola fine sul match con un’azione costruita tutta in velocità che può essere tranquillamente usata a simbolo di una squadra oggi realmente fantastica: Piszczek batte una rimessa laterale all’interno della propria metà campo indirizzando la palla all’altezza della trequarti avversaria, dove sarà preda di Götze. Che, pressato, sa di non poter manovrare con il dovuto spazio e decide quindi di stoppare la palla in favore di Lewandowski il quale, a sua volta, la girerà immediatamente in direzione di un Großkreutz che coronerà la sua splendida prestazione allungandosi in scivolata per fare in modo che il pallone possa tornare a chi, di fatto, aveva cominciato l’azione: Mario Götze. Il trequartista campione d’Europa nel 2009 con l’under 17, quindi, s’infilerà con facilità alle spalle di una difesa ancora una volta ballerina, per poter battere facilmente il povero Adler.

Azione tutta in velocità e ricca di tocchi di prima che sintetizza bene il gioco di una squadra, il Borussia Dortmund, che come abbiamo detto in precedenza sta realmente facendo sognare i propri tifosi, abbinando risultati e bel gioco.