PASSARETTI: “CREDO ANCORA NELLA NAZIONALE”

Il wicket-keeper della PGS Lux si racconta, tra i ricordi di inizio carriera ed il sogno azzurro non ancora accantonato.

Gabriele Passaretti, romano, 29 anni, è senza dubbio il miglior wicket-keeper di scuola italiana emerso negli ultimi quindici anni. Dopo essere stato premiato nel 2004 come miglior giocatore del torneo, in occasione dei Campionati Europei division II, non ha però più vestito la maglia azzurra in partite ufficiali, chiuso dall’italo-sudafricano Nicholas Northcote. Oggi gioca nel campionato italiano di serie A nella PGS Lux e non accantona del tutto il sogno della Nazionale.

Gabriele, com’è che un romano si avvicina al cricket?

“Fino a 14 anni giocavo a calcio nelle giovanili della Lodigiani (oggi Atletico Roma, ndr). Poi, dopo un infortunio al menisco, ho cominciato a giocare meno e a stufarmi dell’ambiente. È stato Ivan Sarnelli, amico di famiglia e attuale compagno di squadra, ad avvicinarmi a questo bellissimo sport. Un’estate in Inghilterra sono finito quasi per caso in campo, senza capirci un granché: l’anno dopo ero già ad allenarmi nelle giovanili della Lazio”.

Parlaci un po’ dei tuoi primi anni nella Lazio.

“Gli allenatori erano Manlio De Amicis e  Punya “Kary” Kariwasam, due persone che hanno contribuito moltissimo alla mia crescita. Ricordo che fin dai primissimi giorni Kary  mi disse “Mettiti i guanti che tu devi fare il wicket-keeper”: nel cricket il wicket-keeper è il giocatore che, mentre la sua squadra lancia, sta alle spalle del battitore avversario, una sorta di ricevitore. Le soddisfazioni arrivarono subito e l’anno successivo, ancora ragazzetto, entrai in punta di piedi in prima squadra come ultimo battitore. Da undicesimo ho poi cominciato a risalire l’ordine di battuta, continuando a migliorare il mio gioco, anche perché ero in squadra con degli autentici fuoriclasse”.

Non c’è stata solo la Lazio, però, nella tua carriera?

“No, infatti, dopo gli anni alla Lazio ho passato un biennio alla Roma come capitano, seguito da due anni al Pianoro dove ho vinto lo scudetto e la coppa Italia. Dopo la parentesi Bolognese però sono tornato a Roma con il Gallicano e, a seguito del fallimento della società, sono approdato alla Pgs Lux”.

L’esperienza più bella?

“Senza dubbio l’Australia: nel 2002 andai per tre mesi in Tasmania, a Hobart. Ho fatto davvero un importante salto di qualità. La sveglia era alle 7: piscina palestra e dopo la pausa, ben cinque ore di allenamento”.

L’azzurro arrivò di conseguenza?

“No, avevo già fatto tante manifestazioni internazionali, anche come capitano, con le nazionali juniores e da due anni partecipavo ad alcune di quelle della nazionale maggiore. Era bellissimo perché ci permetteva di viaggiare in tutta la Gran Bretagna e in tutta Europa, anche se molte volte finivamo in zone davvero disperse. Tra l’altro anche Manlio con la Lazio organizzò molte volte dei tour inglesi in cui soggiornavamo in una Club House accanto ai nonni di Ivan e Dylan Sarinelli. In nazionale maggiore arrivai quando era ancora allenata dal grande Doug Ferguson: pur giocando alle spalle di un mostro sacro come Kamal Kariwasam, fratello di Kary, riuscivo comunque a ritagliarmi lo spazio in qualche partita”.

Arriviamo al 2004, il tuo anno magico.

“Mi convocarono per l’Europeo in Belgio come wicket-keeper titolare: giocai tutte le partite, vincemmo, fummo promossi e fui eletto miglior giocatore del torneo, riuscendo a fare dei record importanti per l’Italia e per un giocatore italiano. Tuttavi,a la bellezza del ricordo contrasta con l’amarezza di aver perso la maglia azzurra. L’arrivo degli oriundi mi ha chiuso le porte, però io alla nazionale ci credo e ci voglio credere. Purtroppo, migliorare il proprio gioco in Italia è molto difficile”.

Come concili la vita privata e il cricket?

“Non è sempre facile, c’è anche il lavoro in albergo e l’università, dove studio architettura. Poi, oltre agli allenamenti, mi dedico anche i giovani. Sostanzialmente è la passione che mi fa andare avanti, anche se il livello del campionato italiano di cricket non è così elevato. Poiché le partite in stagione sono poche, cerchiamo di organizzare anche altri incontri. Giocare a cricket è bellissimo però senza nazionale è un po’ più difficile trovare sempre gli stimoli”.

Passiamo al campionato. Come valuti la stagione della Pgs Lux?

“Essendo neopromossi e al primo anno in serie A, l’obiettivo era quello di non arrivare ultimi. Ce l’abbiamo fatta, la quota che ci eravamo prefissati era 100 punti e abbiamo chiuso con uno in più. Diciamo che in generale siamo soddisfatti”.

Nel 2010 chi sono i giocatori che ti hanno maggiormente impressionato?

“Dylan Sarnelli ha dimostrato di essere un buon lanciatore. Ha solo 19 anni e come fast bowler è forse il lanciatore di scuola italiana più forte in circolazione, anche se come tecnica ed esperienza c’è sempre uno come Edoardo Gallo che, pur allenandosi pochissimo, riesce comunque a esprimersi ad altissimi livelli”.

E fra gli avversari?

“Non lo so, non c’è un giocatore che gioca in Italia che ammiro particolarmente. I più forti sono sempre i soliti Hemanta Jayasena, Aklak Qureshi  o Crawley che è venuto quest’anno in Italia per poter giocare in nazionale”.

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