VUELTA 2010: NIBALI, MA NON SOLO

Protagonisti, delusioni e curiosità dell’edizione della Vuelta appena conclusa.

Una Vuelta per uomini duri, così si diceva prima della partenza della corsa. E in effetti la vittoria è andata ad un “uomo duro”, un grande passista che ha imparato, nel corso degli anni, prima a difendersi e poi ad attaccare anche in salita: Vincenzo Nibali, nato a Messina il 14 novembre di 26 anni fa ma residente a Mastromarco, nel Pistoiese, ha colto così un trionfo che all’Italia ciclistica mancava da vent’anni, da quel Marco Giovannetti che in maglia Seur vinse la Vuelta nel 1990. Ha saputo gestirsi alla perfezione nelle tre settimane, senza farsi abbattere dai momenti di difficoltà (Andorra e Cotobello), ma anzi, trovando sempre la forza per ribaltare a suo favore le situazioni di corsa.

Come ha saputo fare sull’infernale Bola del Mundo, dove la sua vittima è stata Ezequiel Mosquera, un corridore comunque straordinario. Trentacinque anni, galiziano di Teo, il corridore della Xacobeo-Galicia ha ottenuto la sua prima vittoria di tappa nella competizione sognata da ogni spagnolo, oltre ad essere giunto secondo nella classifica finale: se questo atleta avesse avuto maggiore lucidità tattica, nel suo palmarés ci sarebbe molto di più di una frazione alla Vuelta e di altre quattro corse minori, perché è difficile trovare uno scalatore con doti migliori delle sue.

E poi Peter Velits, che qualcuno non conosceva neppure tre settimane fa: il venticinquenne slovacco, giornata dopo giornata, ha scalato la classifica, arrivando all’apoteosi con una straordinaria vittoria nella cronometro di Peñafiel e con il terzo posto nella graduatoria finale. Il futuro è suo, oltre che di Nibali.

Un pensiero va anche ad Igor Antón: due vittorie di tappa, sei giorni con la maglia rossa di leader, e poi una sfortunatissima caduta, all’imbocco della salita di Peña Cabarga, che lo priva delle ambizioni di gloria. Non possiamo dire che, senza quell’incidente, sarebbe stato il basco a vincere la corsa: sicuramente però, Nibali avrebbe avuto un rivale in più.

Onesta la corsa di Xavier Tondo, sesto posto finale, brillante quella del figlio d’arte Nicholas Roche, settimo nella generale, al miglior piazzamento di sempre in una corsa a tappe. Più deludenti Fränk Schleck, quinto, e Carlos Sastre, ottavo: il madrileno in particolare non ha mai dato l’idea di essere nel vivo della gara, mentre Joaquim Rodriguez, che sembrava il rivale più accreditato di Nibali, paga il crollo nella cronometro e si deve accontentare della quarta posizione Discorso a parte merita Denis Menchov, forse il favorito numero uno della corsa, penalizzato da una violenta botta al ginocchio nelle prime frazioni che lo ha tagliato fuori dalla classifica.

Tra i vincitori di tappa, due successi a testa per Tyler Farrar, Mark Cavendish e Philippe Gilbert: il terzo in particolare ha dato prova di una condizione atletica straripante, che lo rende il favorito numero uno per l’ormai prossimo Campionato del Mondo di Melbourne. Anche lo statunitense e il britannico sapranno comunque dire la loro su un circuito che potrebbe premiare uno sprinter. Il norvegese Thor Hushovd piazza la sua solita zampata a Murcia e poi sparisce, mentre Oscar Freire, prima del ritiro, non è mai stato protagonista della corsa: una citazione anche per il bielorusso Yauheni Hutarovich, vincitore a Marbella e possibile protagonista del Mondiale, e per il mai domo Alessandro Petacchi, capace di mettere in fila tutti a Orihuela.

Va applaudito il coraggio di Imanol Erviti, Carlos Barredo, Mikel Nieve e David Moncoutié, vincitori con azioni da lontano: in particolare, il francese è stato capace di portarsi a casa anche la maglia a pois di miglior scalatore, domando al meglio le grandi difficoltà altimetriche presentate da questa corsa.

E gli azzurri? Detto di Nibali e di Petacchi, ottimi segnali anche da Marzio Bruseghin: senza essere coinvolto nella caduta di Antón, sarebbe stato probabilmente in grado di chiudere nella top ten, ma comunque pare che questo infortunio possa essere superato in tempo per dare il suo solito, imprescindibile apporto alla causa azzurra del Mondiale. Sempre piazzato Daniele Bennati, in qualche occasione “gregario di lusso” per Nibali, sempre all’attacco il piemontese Giampaolo Cheula, senza la fortuna necessaria: qualche bel segnale anche da Giampaolo Caruso e Manuele Mori, mentre Angelo Furlan fa ancora fatica a ritrovare le sue ottime doti di sprinter.

Adesso, tutti in Australia per il Mondiale: Nibali, sicuramente, ci arriverà con una marcia in più.

Marco Regazzoni

Un pensiero riguardo “VUELTA 2010: NIBALI, MA NON SOLO”

  1. Ho apprezzato molto la scelta degli organizzatori di adottare la maglia rossa per il leader. Anzi, credo che questa decisione andasse presa molto tempo prima. La maglia gialla rimandava troppo al Tour de France, mentre il rosso è tradizionalmente il colore della Spagna, dei toreri, della “furia roja”. Meglio tardi che mai.

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