ANCORA MAGNA GRECIA, SETTEROSA KO

Le elleniche restano una chimera per le azzurre (14-11). Niente finale, ma usciamo a testa alta.

Vince la Grecia, ed è quello che conta, perché il 14-11 in favore delle elleniche impedisce all’Italia di giocarsi la medaglia d’oro ai Mondiali di Shanghai. Guai, però, a parlare di “tragedia greca” anche se la tentazione è forte: la azzurre escono sconfitte, ma con onore. Pagano lo scotto dell’inesperienza – non dimentichiamoci che il ct Conti, in cattedra da nove mesi, ha portato in Cina ben sei (sei!) esordienti – al cospetto di una Grecia che un anno fa, agli Europei, ci ha battuto ben due volte ed ha vinto la medaglia d’argento. La stessa Grecia che, diversamente dal Setterosa ye-ye, da anni può vantare una squadra completa in ogni reparto, esperta – molte hanno vinto Coppa dei Campioni e Coppa LEN – e tatticamente organizzata, che lascia giocare male l’avversario. E che, come se non bastasse, finora non ha mai perso o pareggiato un incontro.

Era una semifinale difficilissima, si sapeva, e la realtà non ha smentito le previsioni. Conquistata la palla allo scatto iniziale con Cotti, e sprecata la prima azione offensiva, l’Italia capitola già dopo quarantacinque secondi: a castigarci è Alexandra Asimaki, fuoriclasse del Vouliagmeni che approfitta della marcatura morbida della Rambaldi e di una difesa disattenta per trafiggere la Gorlero. Scivolano via quattro minuti di equilibrio, tra errori in superiorità numerica e con l’Italia che si intestardisce nell’andare a concludere con palombelle innocue: la Asimaki va ancora a segno, in superiorità numerica, punendo un errore della difesa che poi concede pure un rigore, trasformato dalla Gerolymou. Se restiamo a galla è grazie alla doppietta della Abbate che, quando decide di tirare con potenza anziché precisione, centra il bersaglio.

Una partenza lenta, come era accaduto con l’Australia ai quarti. Le elleniche, però, sono più scaltre e smaliziate e sanno come far volgere a proprio vantaggio l’inesperienza e l’emozione delle azzurre. Lo sanno benissimo Gerolymou e Antonakou, due tra le migliori tiratrici della squadra vicecampione d’Europa: le loro bordate dal perimetro non lasciano scampo alla Gorlero, che proprio non sa come arginare le conclusioni a rete delle elleniche. Il numero uno azzurro crolla psicologicamente e viene infilzata anche da quello che, teoricamente, dovrebbe essere il lato sfavorevole per chi tira con il destro. A metà gara la Grecia ci arriva avanti di tre reti (8-5) e, nonostante la buona volontà, il Setterosa non riuscirà mai ad uscire da questo divario.

Anzi, succede che nella terza frazione le avversarie arrivano al massimo vantaggio, quello di cinque reti: il merito è tutto della Roubessi, che castiga la Gorlero alla minima indecisione. Le compagne di squadra eseguono alla perfezione il resto delle mansioni ed in difesa, quando una di loro va nel pozzetto, costringono le azzurre ad affrettare la conclusione. L’unico passaggio è vuoto è quello che consente, nel giro di un minuto, alla Frassinetti di guadagnare un paio di rigori che la Bianconi non fallisce: da 10-5 a 10-7. Potrebbe essere il segnale del risveglio del Setterosa, che manca per un soffio il “meno due”. Ma la Grecia torna in carreggiata e mantiene le tre reti a proprio favore anche al termine del penultimo tempo. Ormai la partita non ha più storia: le azzurre continuano a lottare, con abnegazione, ma il miracolo non riesce. La Grecia va, meritatamente, in finale. Il Setterosa esce sconfitto con onore, consapevole che c’è ancora una distanza a separarlo dalle potenze mondiali e, allo stesso tempo, che con la politica dei piccoli passi il divario potrà essere colmato. Ma sono considerazioni da farsi sull’aereo che riporterà le azzurre in Italia: c’è un bronzo da conquistare, un bronzo per interrompere il digiuno da medaglie, un bronzo per risalire.

 

Mercoledì 27 luglio 2011
GRECIA-ITALIA 14-11 (3-2, 5-3, 3-3, 3-3)
Natatorium, Shanghai

 

GRECIA: Kouvdou, Tsoukala, Melidoni, Psouni 1, Liosi 1, Avramidou, Asimaki 2, Roubessi 3, Gerolymou 3 (1 rig.), Manolioudaki 1, Antonakou 3, Lara, Goula. All. Morfesis.

ITALIA: Gorlero, Abbate 2, Casanova, Pomeri, Savioli 1, Lapi 1, Colaiocco, Bianconi 3 (2 rig.), Emmolo 1 (1 rig.), Rambaldi 3, Cotti, Frassinetti, Gigli. All. Conti.

ARBITRI: Tulga (TUR) e Borrell (ESP).

NOTE: superiorità numeriche Grecia 3/6 + 1 rig., Italia 3/8 + 3 rig. Espulsa definitivamente Tsoukala a 7’12” qt per somma di falli.

SETTEROSA EPICO, È SEMIFINALE!

Battuta ai rigori (14-12) l’Australia al termine di un match bellissimo. Ora la Grecia, bestia nera delle azzurre.

“Questa squadra è giovane ma forte”. Parole profetiche, quelle pronunciate alla viglia da Monica Vaillant, già campionessa del Setterosa e oggi motivatrice della nazionale femminile: le azzurre di Fabio Conti sconfiggono l’Australia, una delle pretendenti al titolo mondiale, e conquistano la semifinale, dove troveranno un’altra favoritissima, la Grecia. Certo è che dopo il 14-12 inflitto, seppur dopo i tiri di rigore, alle oceaniche questa Italia è capace di tutto, ma proprio tutto.

La stessa partita odierna è una summa di tutto ciò che una squadra di pallanuoto possa fare, nel bene e nel male. Il primo tempo è piacevole, nonostante il risultato con cui termina dia adito a considerazioni di ben altro tenore: va a segno un solo tiro, quello dell’australiana Melanie Rippon in ripartenza dopo una conclusione alta di Cotti. La palla scotta: 0/7 il rapporto tra gol e conclusioni a rete delle azzurre, simile – 1/9 – quello delle Stingers. Poi succede l’inaspettato: l’Italia si sveglia, e gioca otto minuti che rasentano la perfezione. L’Australia non trova più il gol, neppure in superiorità numerica e la temutissima Webster centra solo due legni. Il Setterosa, invece, regala al pubblico di Shanghai una bellissima dimostrazione: spettacolare la Frassinetti al centro, che conquista ben due rigori trasformati da Emmolo e Savioli, bravissima quest’ultima che segna il momentaneo 1-1 concludendo impeccabilmente una controfuga. In chiusura, poi, un’altra gioia: la giovanissima Pomeri, classe 1993, segna il suo primo gol ad un Mondiale superando la McCormack sul primo palo dal lato destro, non certo la migliore delle posizioni per chi tira di destro. Bello, bellissimo. Forse troppo, per essere vero.

E infatti, come per incanto – o forse perché è una delle migliori squadre del pianeta – l’Australia rialza il capo. E per il Setterosa son dolori. La difesa a uomini dispari regge che è una meraviglia, e difatti le oceaniche chiuderanno l’incontro con un eloquente 0/7 in superiorità. I problemi, semmai, arrivano dal perimetro, dove Ralph e Rebecca Rippon infilano senza pietà la Gorlero, e dai movimenti senza il pallone delle centrovasca australiane. E così, se in due tempi il pubblico si gode appena cinque reti, in soli otto minuti ne vede segnare esattamente il doppio: con un tempo ancora da giocare l’Italia conduce di misura (8-7). L’ultimo periodo è perfettamente speculare al primo: tanti errori in fase di conclusione da ambo le parti, qualche fallo fischiato ai rispettivi centroboa e solo l’Australia va a segno, con Beadsworth che griffa il pareggio dopo una superiorità numerica sciupata dalle azzurre.

Si va ai supplementari e, paradossalmente, la squadra più stanca sembra proprio l’Italia a dispetto dei tre giorni di riposo: sono, infatti, le Stingers a trovare nuovamente la via del gol, con la Gorlero che capitola sulla palombella maligna della Ralph. L’incantesimo del Setterosa, a digiuno di reti da oltre dieci minuti, viene spezzato solamente nella seconda parte della proroga: il merito è di Giulia Emmolo che realizza in superiorità numerica. Due minuti più tardi, quando l’Italia beneficia di una superiorità numerica a pochi secondi dal termine, si verifica la stessa, identica azione ma con esito diverso: la palla, anziché gonfiare la rete, incoccia il palo. E adesso i rigori. Segnano tutte, fino al quarto tentativo delle australiane: Ralph conclude alla sua sinistra, Gorlero vola e vendica il pallonetto dell’8-9. Sull’altra sponda, Frassinetti spiazza Brown, scesa in acqua proprio per i tiri di rigore: è fatta. L’Italia va in semifinale, l’Italia batte l’Australia, come già avvenne ai Mondiali di Perth del 1998 e a Fukuoka tre anni dopo. Guarda caso, il Setterosa salì sul punto più alto del podio. Segnale premonitore?

 

Lunedì 25 luglio 2011
ITALIA-AUSTRALIA 14-12 dtr (0-1, 4-0, 4-6, 0-1; 0-1, 1-0; 5-3)
Natatorium, Shanghai

 

ITALIA: Gorlero, Abbate, Casanova, Pomeri 1, Savioli 2, Lapi, Colaiocco, Bianconi 3, Emmolo 2, Rambaldi, Cotti, Frassinetti 1, Gigli. All. Conti.

AUSTRALIA: McCormack, Beadsworth 2, Smith, Rebecca Rippon 1, Moran, Knox 1, Webster 1, Gynther, Ralph 2, Lincoln Smith, Melissa Rippon 1, Zagame 1, Brown. All. McFadden.

ARBITRI: Juház (HUN) e Borrell (ESP).

NOTE: superiorità numeriche Italia 3/9 + 3 rig., Australia 0/7. Sequenza rigori: Bianconi gol, Gynther gol, Cotti gol, Webster gol, Emmolo gol, Knox gol, Pomeri gol, Ralph parato, Frassinetti gol.

IL SETTEROSA FATICA, MA VA AI QUARTI

Esorcizzato il dragone cinese, seppur con qualche patema (10-9). E ora i quarti di finale.

Il bello della pallanuoto, e dello sport in generale, è che non finisce mai di impartire lezioni e di dare suggerimenti utili. Anche se viaggi con cinque gol di vantaggio a poco più di un tempo dalla conclusione, anche se finora è filato tutto liscio, la partita non è da considerarsi vinta fino a quando non arriva il triplice fischio o, almeno, fino a che il divario sia letteralmente impossibile da colmare. Probabilmente l’avrà appreso il Setterosa dopo la vittoria batticuore sulla Cina nell’ultima giornata della fase a gironi dei Mondiali di Shanghai: per centrare il primo posto e staccare il biglietto per i quarti di finale serviva il successo, e successo è stato (10-9). Ma le ragazze di Fabio Conti si sono complicate la vita, prestando il fianco ad una minacciosa rimonta cinese che, fortunatamente, non è arrivata al suo compimento.

Un bel peccato, aver rischiato di dilapidare in otto minuti il patrimonio accumulato nei precedenti ventiquattro. Sì, perché, escludendo l’atto di masochismo finale, il Setterosa interpreta magistralmente l’incontro, vero e proprio spareggio per la sovranità nel girone D e per la qualificazione ai quarti di finale: sempre avanti fin dal primo minuto e mezzo di gioco – unica eccezione il momentaneo 1-1 delle asiatiche -, le azzurre fanno tutto con sorprendente facilità. Le cinesi, sotto la gestione dello spagnolo Juan Jané, sono migliorate dalle Olimpiadi di Pechino e dai Mondiali di Roma, hanno più esperienza e padronanza dei fondamentali, eppure si lasciano infilare come delle novizie: errore in attacco con la difesa italiana schierata a zona, accenno di controfuga delle azzurre, lancio della Abbate o direttamente della Gorlero – è ancora lei la titolare – e finalizzazione di una compagna. Uno schema semplice, quasi da abbecedario della pallanuoto, che le ragazze di Fabio Conti applicano quasi fossero studentesse modello. Tutto gira alla perfezione, con Casanova e Frassinetti che sui due metri non hanno rivali.

Ma il Setterosa è squadra giovane, infarcita di esordienti. E gioca con determinazione e precisione ma ancora deve amministrare il proprio entusiasmo. Non a caso, tra il primo ed il secondo tempo incassa due gol consecutivi delle cinesi, che passano così dal 4-1 al 4-3. Poi, una volta ristabilite le gerarchie e raggiunto un massimo vantaggio di cinque reti (9-4), le azzurre danno nuovamente troppo spago alla Cina. Le asiatiche chiudono il terzo tempo con due reti in meno di un minuto che fanno suonare il campanello d’allarme all’Italia, poi fanno altrettanto dopo nemmeno due giri di lancette dell’ultimo parziale. La difesa azzurra regge in inferiorità numerica, ma il vero tallone d’Achille sono le rasoiate dai cinque metri di Sun Yujun e Ma e le conclusioni da posizione decentrata di Wang Yi, bestia nera della Gorlero. Dopo quasi un tempo di digiuno l’Italia torna a segnare, salvo poi vivere in apnea gli ultimi cento secondi a causa dell’ennesimo gol della Cina dalla lunga distanza (10-9): rischiamo grosso nel finale, quando Frassinetti commette fallo in attacco e diamo alle asiatiche la possibilità di pareggiare e di soffiarci il primo posto. La traversa salva la Gorlero, la Abbate abbranca la sfera e lascia scorrere i secondi: l’Italia vince, con tanta, tantissima fatica. E, probabilmente, ha capito che non ci si può dare per vincitori quando manca ancora un’eternità da giocare. Ma le ragazze di Fabio Conti sono giovani e anche brillanti e lunedì nei quarti di finale, dove pescheranno una tra Ungheria e Australia, potrebbero già fare tesoro di questa lezione.

 

Giovedì 21 luglio 2011
ITALIA-CINA 10-9 (4-2, 2-1, 3-3, 1-3)
Natatorium, Shanghai

 

ITALIA: Gorlero, Abbate 2, Casanova 1, Pomeri, Savioli, Lapi, Colaiocco, Bianconi 3, Emmolo 1, Rambaldi 1, Cotti, Frassinetti 3, Gigli. All. Conti.

CINA: Yang, Teng, Liu, Sun Yujun 2, He, Sun Yating, Song, Chen, Wang Yi 3, Ma 2, Sun Huizi, Zhang 2, Wang Ying. All. Jané.

ARBITRI: Koganov (UZB) e Flahive (AUS).

NOTE: superiorità numeriche Italia 3/8, Cina 2/5.