I SAMURAI FANNO SUL SERIO

Partiti come grandi favoriti della Coppa d’Asia, i Samurai Blu hanno terminato il loro girone in prima posizione per poi battere i padroni di casa del Qatar nei quarti di finale, al termine di una gara molto tirata e spettacolare.

GiapponePartiti come grandi favoriti della Coppa d’Asia, i Samurai Blu hanno terminato il loro girone in prima posizione per poi battere i padroni di casa del Qatar nei quarti di finale, al termine di una gara molto tirata e spettacolare. Parliamo quindi proprio dell’approccio tattico delle due squadre, focalizzandoci in particolare sulla nazionale del Sol Levante, e vediamo com’è andata la partita e chi ne è stato il grande protagonista.

Padroni di casa schieratisi con un classico 4-4-2 con Burhan a difesa dei pali protetto da una linea a quattro composta, da destra a sinistra, da Al-Hamad, Mohammed, Al Ghanim ed Abdulmaged. Ismail ed El Sayed le ali di centrocampo, Rizki e Quaye i mediani. Davanti, infine, Ahmed e Soria l’uno al fianco dell’altro. Di contro i giapponesi rispondono con un 4-2-3-1 con Kawashima in porta, Inoha e Nagatomo terzini e Yoshida-Uchida centrali. Endo e Hasebe i centrocampisti con licenza di rompere il gioco altrui per fare ripartire l’azione, ed un trio di trequartisti composto da Kagawa, Honda ed un Okazaki con licenza di scambiarsi di posizione con l’unica punta, Maeda.

Subito una buona partenza da parte dei padroni di casa che applicando un gran pressing sul centrocampo avversario impediscono alle due fonti di gioco nipponiche di poter impostare l’azione con efficacia. Per amplificare l’operato dei mediani, quindi, anche l’accoppiata Soria-Ahmed si mette a fare pressing alto, dando non pochi problemi al duo Uchida-Yoshida. Pressing, quello qatarese, abbinato ad una linea di difesa molto alta atta a tenere quanto più corta possibile la squadra. Aspetto, questo, riscontrabile anche da parte nipponica. Presto detto quale ne è stato il risultato: congestione massima a centrocampo.

E’ comunque bene, trattandosi di una rubrica di tattica calcistica, soffermarci un pochino di più sulla difesa giapponese. Perché come tutti credo ricorderete il buon Zaccheroni divenne famoso per l’adozione di un modulo poi non molto usato, ovvero sia un 3-4-3 che prevedeva una linea difensiva composta da tre soli uomini, contro i quattro di questo Giappone. Andando bene a vedere, però, la linea difensiva nipponica sa mutare di forma e sostanza un po’ con la stessa facilità con cui un camaleonte cambia il colore della propria pelle. Spesso e volentieri, infatti, uno dei terzini va a stringersi avvicinandosi ai centrali dando via libera all’altro, più libero di avanzare. Questo, che con la formazione base del match in esame vedeva spesso Inoha accentrarsi ed il cesenate Nagatomo sganciarsi, permette quindi alla retroguardia della nazionale del Sol Levante di passare da quattro a tre uomini, mutando quindi anche l’approccio difensivo della squadra intera.

Finezze tattiche a parte va comunque detto che ad inizio match ciò che si fa sentire di più è il fattore campo, che carica a molla i padroni di casa. Spronati dalla voglia di ben figurare davanti al proprio pubblico, infatti, i ragazzi allenati da Bruno Metsu partono subito a spron battuto cercando di imporsi fin dai primi attimi. Non risulta quindi essere un caso se Kawashima sarà chiamato a compiere due interventi importanti già nei primi nove minuti di gioco. Il tutto anche perché la difesa alta di cui abbiamo parlato risulta in realtà rivelarsi un’arma a doppio taglio per i Samurai Blu: se da una parte permetterà loro di tenere corta la squadra dall’altra darà modo agli avversari di poter colpire in velocità, quantomeno quando la trappola del fuorigioco non è in grado di scattare. Un po’ come al dodicesimo minuto di gioco, insomma, quando l’uruguaiano Soria, naturalizzato qatariota proprio per questioni calcistiche, s’infila sulla sinistra della retroguardia nipponica per poi, una volta entrato in area, battere Yoshida nell’uno contro uno andando ad infilare l’estremo difensore avversario con un tiro sul primo palo che, in realtà, sarebbe stato parabilissimo.

Parlando di tasso tecnico, però, il divario è ampio. E questa differenza si fa sentire in special modo quando i nipponici decidono di far girare palla. Come al ventottesimo minuto, quando imbastiscono una bella azione che viene finalizzata da Kagawa, stellina di quel Borussia dei miracoli di cui vi parlai settimana scorsa. Il tutto, e non è un caso, nasce sulla sinistra: come abbiamo detto, infatti, Nagatomo ha licenza di spingere e proprio la sua pressione costante risulta essere un aiuto non indifferente alla squadra. Interessante, nell’occasione, vedere il movimento della star di Dortmund, che dopo aver ricevuto ai venticinque metri dalla porta scaricherà il pallone centralmente per Honda, puntando poi proprio la porta qatariota. Movimento importante, questo: il trequartista del CSKA, infatti, servirà di prima intenzione Okazaki che partito sul filo del fuorigioco si presenterà a tu per tu con l’estremo difensore avversario, provando a batterlo con un pallonetto che si rivelerà però un po’ corto. Non troppo corto, tuttavia, per Kagawa, che scattato alle spalle di tutti i difensori potrà andare a raccogliere il pallone per infilarlo comodamente in rete prima che la retroguardia di casa possa intervenire e sventare la minaccia.

Ad inizio ripresa Metsu, grande giramondo del calcio mondiale, aggiusta la sua squadra arretrando e decentrando Ahmed sulla trequarti destra, per cercare di contrattaccare Nagatomo impedendogli così di affondare con continuità sulla fascia ed inserendo l’ex napoletano Montezine in luogo di El Sayed per avere più qualità a centrocampo. Il match però cambia intorno all’ora di gioco, quando Yoshida viene ingiustamente espulso per doppia ammonizione (la sua entrata su Ahmed è sul pallone, cartellino giallo fuori luogo) e sulla punizione che ne segue Kawashima commette un errore piuttosto grossolano sulla conclusione di Montezine, favorendo il secondo vantaggio della squadra di casa.  A quel punto il nostro Zaccheroni si trova di fronte ad un problema non da poco: c’è in fatti da dare un nuovo equilibrio ad una squadra che va a trovarsi in inferiorità numerica. Per provare a sistemare le cose, quindi, il tecnico di Meldola inserisce un centrale difensivo, Iwamasa, al posto dell’unica punta, Maeda, passando quindi ad un 4-2-3 in cui sarà Honda a dover rivestire il duplice ruolo di trequartista centrale e, all’occorrenza, punta.

I padroni di casa, però, non sapranno sfruttare l’uomo in più: lasceranno infatti assolutamente troppo campo agli avversari che anche grazie ad una maggiore tecnicità riusciranno ad improntare l’ultimo terzo di gara su di un possesso palla spiccatamente in loro favore, con il duo Endo-Hasebe che prenderà in pieno possesso del centrocampo. A fare la differenza, quindi, sarà il maggior tasso tecnico della squadra dell’estremo oriente, così come il loro maggior coraggio e la presenza di un Kagawa assolutamente ispirato: dopo aver realizzato il primo pareggio, infatti, la stellina del Borussia andrà a siglare anche il secondo al termine di un’azione molto manovrata che darà bene l’idea dello schiacciamento verso la propria area dei padroni di casa, la cui fragilità difensiva resterà però praticamente invariata e permetterà al numero 10 nipponico di riequilibrare il risultato.  Non contento, poi, il piccolo trequartista di Hyogo propizierà anche la rete del definitivo 3 a 2 raccogliendo al limite dell’area un suggerimento di capitan Hasebe ed infilandosi all’interno della stessa per poi servire Inoha che potrà quindi realizzare indisturbato la rete della definitiva vittoria dei Samurai Blu.

Soluzioni tattiche interessanti, quelle approntate da Zaccheroni in questa sua esperienza asiatica. E chissà che proprio le scelte del mister di Meldola non risultino alla fine decisive verso una vittoria che tutti quanti attendono, nel paese del Sol Levante.