NUMERO 3 – FEBBRAIO 2011


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L’Editoriale

Anno nuovo…

… vita nuova. Non per Pianeta Sport, però. Anche per il primo numero del 2011, infatti, continuiamo a dividerci tra attualità, dossier speciali e qualche tuffo nel passato. Un nu-mero dove il calcio gioca un ruolo da protagonista, indubbiamente. Eppure la copertina è tutta per il cricket, nel segno della nostra politica volta a valorizzare e parlare degli sport più bistrattati: le prime pagine della rivista sono dedicate alla salvezza ottenuta dagli azzurri nella World Cricket League. Ad un rapido sguardo sembrerebbe una notizia priva di appeal. E invece il mantenimento della categoria è da considerarsi un grandis-simo traguardo per tutto il movimento italiano del cricket e per una nazionale fatta di immigrati e figli di emigranti.

Febbraio è il mese in cui si svolgeranno due importanti appuntamenti. Entrambi per giovani promesse dello sport, entrambi a Viareggio. Il primo in ordine di tempo sarà la Coppa Carnevale di nuoto, giunta alla sua 34a edizione: i principali campioni italiani de-gli ultimi venti anni sono passati da qua, ma avrete modo di scoprire come anche la le-gione straniera sia ricca di nomi di grido. Ben più vecchio e seguito è invece il Torneo di Viareggio, da tre anni a questa parte ribattezzato Viareggio Cup: nonostante la crisi economica saranno ancora presenti quarantotto squadre. Su entrambe le manifesta-zioni è stata, comunque, fatta una scelta precisa: il fatto che si disputino proprio a feb-braio è stato in realtà un pretesto per raccontare la loro genesi, il loro sviluppo. E, so-prattutto, la loro straordinaria capacità di raccontare storie personali e di lanciare se-gnali di distensione, specie negli anni della Guerra Fredda.

Già, la Guerra Fredda: vi siete mai chiesti che fine abbia fatto lo sport dell’Unione So-vietica? In questo numero dedichiamo un’ampia panoramica ai campionati di calcio di numerosi stati che facevano parte della galassia socialista: dalla Prem’er Liga russa alle meno note leghe di Armenia, Bielorussia e Kazakistan, passando per le curiosità dei campionati dell’Asia Minore, in cui il calcio si mescola a una situazione politica fatta di instabilità, rivolte popolari e del capitalismo rudimentale dei nuovi oligarchi dell’Est. Si parlerà estensivamente anche dell’esperienza olimpica dell’Unione Sovietica, della squadra unificata che disputò i Giochi di Barcelona nel 1992 e del destino a cinque cer-chi delle repubbliche un tempo riunite sotto la falce ed il martello.

E sempre rimanendo nell’orbita del blocco orientale, abbiamo dedicato allo Zenit San Pietroburgo una retrospettiva storica. Una ricostruzione del calcio nella vecchia Lenin-grado quando le repubbliche socialiste erano ancora unite sotto una sola bandiera, quando l’esplosione di Aršavin e Pavljučenko ed i trionfi europei erano un’ipotesi più fu-turistica che futuribile. Quel che resta intatto, naturalmente, è il rapporto tra calcio e società, tra calcio e potere: un binomio decisamente di attualità da quando il pallone i-nizia ad attirare un numero crescente di tycoon. L’auspicio, allora, è che da oggi guar-diate con occhio diverso questi campionati. Non fermandovi solamente alle abbondanti nevicate e alle temperature polari che accompagnano ogni incontro a quelle latitudini.

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