ALLA SCOPERTA DELL’UDINESE AMMAZZAGRANDI

Nel giro di una settimana ha sconfitto Juventus ed Inter. Nel corso del campionato aveva già sconfitto il Napoli (oggi secondo) e pareggiato a San Siro col Milan capolista per 4 a 4. Parliamo dell’Udinese.

Totò Di NataleNel giro di una settimana ha sconfitto Juventus ed Inter. Nel corso del campionato aveva già sconfitto il Napoli (oggi secondo) e pareggiato a San Siro col Milan capolista per 4 a 4. Stiamo parlando dell’Udinese, squadra che dopo l’importantissima vittoria di Torino si trova ora in sesta posizione, a due soli punti da una zona Champions che non è poi così un miraggio.

Parliamone, allora, di questa macchina costruita da Guidolin. Perché l’undici di base è ben definito e i meccanismi piuttosto chiari. Riuscendo a raccogliere risultati così importanti, poi, vale proprio la pena analizzare un po’ come stiano le cose in quel di Udine.

In Friuli il mister di Castelfranco Veneto sta impostando un 3-5-2 piuttosto quadrato capace di mettere in difficoltà un po’ tutti gli avversari grazie ad un mix di grinta, rapidità e talento davvero importante. Partiamo dalla difesa, quindi. Dove possiamo trovare tre uomini schierati a protezione del solito Handanovic, ormai alla quarta stagione da titolare in Friuli: Benatia, Zapata e Domizzi, schierati con il colombiano come centrale posto un paio di metri dietro ai due compagni. E proprio il ragazzo di Padilla è colui che con la sua esperienza, a fronte dell’ancor pur giovane età, è deputato a guidare l’intero reparto.

Detto del reparto arretrato passiamo quindi in mediana. Al centro del campo si schierano infatti tre giocatori deputati ad effettuare tre lavori specificatamente diversi: se Inler è il motorino di un centrocampo che gira grazie al suo dinamismo ma, soprattutto, attorno alle sue giocate e seguendo il tempo che proprio da lui è dettato, Pinzi è invece il soldatino infaticabile che effettua un importantissimo doppio lavoro, andando tanto a pressare alto le fonti di gioco avversarie quanto a tamponare le incursioni sulla propria trequarti campo. Chiude il lotto quel Kwadwo Asamoah che è invece un po’ il tuttofare del reparto: abbinando qualità e quantità, infatti, l’ex Liberty Professional contribuisce a dare nerbo al proprio centrocampo addizionando anche un lavoro importante in fase offensiva, dove sa spesso rendersi anche pericoloso grazie ad una discreta castagna e a tempi d’inserimento piuttosto buoni.

I giocatori chiave di questa Udinese guidoliniana non sono però quelli sin qui citati, che pur importanti non rivestono il ruolo centrale dei tre che vado a presentare ora: Armero, Isla e Sanchez.

Se i primi due contribuiscono, con il loro lavoro instancabile, a cucire i tre reparti infoltendo la linea di retroguardia quanto dando un’opzione in più in fase di possesso il terzo è il giocatore capace di sparigliare le carte in tavola, inventandosi la giocata risolutiva quanto piazzando l’accelerazione decisiva al momento giusto. Ma vediamo le cose più nel concreto: Armero ed Isla, due giocatori che in altri contesti potrebbero forse apparire solo onesti mestieranti del pallone, ricoprono in quest’intelaiatura un’importanza centrale. Dotati di un atletismo realmente importante, infatti, sanno coprire tutta la fascia senza colpo ferire, andando quindi tanto ad infoltire la retroguardia in fase di non possesso, allor quando schiacciandosi in linea con Domizzi, Zapata e Benatia possono trasformare la difesa in una linea a cinque, quanto a risultare determinanti in fase di possesso, sapendo scendere come treni per mettere in mezzo palloni importanti. Un po’ come quello del definitivo due a uno sulla Juventus di domenica sera. Ma non solo: sempre restando alla partita di Torino va detto che i due possono risultare importanti anche quando cercano di giocare quanto più larghi che mai, finanche proprio a ridosso della linea laterale, per provare ad aprire il più possibile la squadra avversaria, con i terzini altrui costretti a loro volta ad allargarsi per cercare di controllarli, andando quindi spesso a creare falle centrali importanti. Fondamentale anche il gioco di Sanchez, che abbinando una rapidità superlativa ad una creatività rara sa essere quell’uomo capace di andare tanto a giocare tra le linee quanto a svariare sulla fascia per trovare il varco giusto.

Chiude quest’undici che sta tornando a far sognare il pubblico del Friuli capitan Totò Di Natale, che dopo aver rifiutato in estate il passaggio proprio alla Juventus sta disputando un ennesimo campionato su livelli stratosferici. Prima punta atipica, Di Natale abbina rapidità, esperienza e fiuto del goal in un mix unico e letale che si è tradotto nelle quindici reti realizzate sino ad oggi dal bomber di Napoli.

Fin dove possa arrivare, questa squadra, non è dato saperlo. Di certo finché le cose gireranno come sta accadendo ultimamente nessun traguardo sarà impossibile. Certo non quel quarto posto che sembra oggi realmente a portata di mano e che sarà sicuramente raggiungibile se l’undici di Guidolin continuerà a marciare sulla strada sino ad oggi intrapresa.

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