IERI & OGGI: FABIO ON PENSE À TOI

Morire a venticinque anni andando in bicicletta. Il destino è spesso cinico come nel caso di Fabio Casartelli morto sulle strade del Tour il 18 luglio 1995.

Fabio CasartelliIl Tour de France arriva oggi in zona Pirenei e domani nella tappa Pamiers – Bagneres de Luchon affronterà dopo un centinaio di chilometri il Col de Portet d’Aspet, asperità di media difficoltà appena sopra i mille metri d’altezza.

Sulle stesse strade, 15 anni fa, il 18 luglio 1995, “Fabio ha chiuso gli occhi. Per sempre” come aprì la sua drammatica cronaca sulla Gazzetta dello Sport Pier Bergonzi. Era l’ultimo Tour dell’era Indurain che a Parigi conquisterà la sua quinta maglia gialla consecutiva, un ventiquattrenne Lance Armstrong è nel cuore della sua prima vita ciclistica, il giorno prima a Guzet Neige si era imposto per distacco Marco Pantani. Nella squadra di Lance Armstrong, la Motorola, è iscritto un venticinquenne al terzo anno da professionista dopo una luminosa carriera da dilettante culminata nella medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Barcellona: Fabio Casartelli.

Quel 18 luglio il programma presenta uno dei più classici tapponi pirenaici: Portet d’Aspet, Menté , Peyresourde, Aspin, Tourmalet. E’ quindi naturale che sul Portet d’Aspet a soli 35 km dalla partenza il gruppo scollini a ranghi compatti e si getti a capofitto nella discesa verso Ger-de-Boutx. “Caduta grave” gracchia Radio Corsa, in una curva verso sinistra è l’ecatombe: il francese Dante Rezze finisce diritto giù nella scarpata e verrà tirato su con una corda, Perini, Museeuw e Breukink riescono a rialzarsi e ripartire. Ci si affanna intorno a Baldinger che urla e ha una frattura esposta del bacino, lì vicino una pozza di sangue preannuncia la tragedia. Fabio Casartelli, in un ciclismo senza caschi e senza protezioni sulle strade, ha picchiato la testa sul lato sinistro con violenza contro un blocco di cemento che limita la strada, uno dei tanti paracarri che fungono da protezione per le auto nelle strade montane francesi.

Non c’è nulla da fare e anche il trasporto d’urgenza all’ospedale di Tarbes è inutile: dopo un’agonia di due ore, Fabio, che non ha mai ripreso conoscenza, chiude gli occhi. Per sempre. Quindici anni fa come adesso lo spettacolo deve continuare: tra chi dice di non essere stato informato e chi difende la filosofia del “show must go on” la tappa arriva a Cauterets, vince Virenque tra baci delle miss e champagne. Solo il giorno dopo il grande circo dedica la sua attenzione al dramma consumato: da Tarbes a Pau il gruppo passeggia, quasi in processione, e concede alla Motorola l’arrivo in prima fila. Tre giorni dopo a Limoges, Lance Armstrong vince in solitaria la tappa che sulla carta doveva vedere l’affondo di Casartelli. Dita rivolte al cielo per l’ultimo saluto a Fabio.

“Fabio, on pense à toi”, reciterà l’anno successivo uno striscione sui Pirenei.

Massimo Brignolo